di Gilberto Trombetta
Che Unione Europea ed euro abbiano fatto aumentare le divergenze tra i Paesi membri anziché ridurle come promettevano di fare, è un dato ormai acquisito.
Neanche gli europeisti più accecati dalla fede nel “sogno europeo” (per troppi diventato un incubo) possono ormai negare un’evidenza così macroscopica.
Per colpa delle insensate regole europee e dell’adozione dell’euro, le distanze tra Paesi centrali e periferici dell’Europa sono spaventosamente aumentate.
Come se non fosse un danno abbastanza grave, a queste bisogna aggiungere l’aumento delle asimmetrie fra le regioni all’interno dei singoli stati membri.
Non contenti di allontanare sempre di più gli Stati membri tra di loro, UE ed euro hanno contribuito sostanzialmente a riportare di attualità una questione mai davvero risolta: la Questione Meridionale.
L’ulteriore conferma arriva dal rapporto “European Job Monitor 2019” pubblicato questa settimana* dalla Commissione Europea.
Come risulta evidente dal primo grafico, nel periodo che va dal 2002 al 2017 l’Italia, dopo una prima fase di crescita, ha subito una forte perdita di lavori ben retribuiti, sostituiti con lavori a basso reddito.
Questo è dovuto prevalentemente alle riforme del mercato del lavoro, come il Jobs Act, che hanno portato una forte sostituzione di contratti a tempo indeterminato con lavori fortemente precari e, quindi, maggiormente sottopagati.
Guardando nel dettaglio l’andamento delle Regioni italiane, risulta lampante un forte declassamento delle tipologie di lavoro tra il 2002 e il 2017.
Rispetto alla media dei nove Stati membri, tutte le Regioni -tranne la Lombardia – sono caratterizzate da una quota più elevata di posti di lavoro a basso reddito e da una percentuale inferiore di posti di lavoro a elevato reddito. Le dinamiche tuttavia differiscono da Regione a Regione.
Puglia, Calabria, Sicilia e Campania hanno infatti registrato un aumento molto più significativo della percentuale di posti di lavoro a basso reddito.
Insomma nel Sud Italia c’è stata una distruzione decisamente maggiore di lavori ad alto e medio reddito, sostituiti con lavori a salari bassi o molto bassi.
Sostituzione che risulta ancora più evidente da questo grafico:
Un fenomeno, questo, che ha causato l’insorgerne di un altro non meno grave: quello migratorio dal Sud al Nord del Paese.
Insomma, UE ed Euro oltre ad aver aumentato come mai prima le divergenze tra gli Stati membri, le hanno portate all’esasperazione anche all’interno dei singoli Paesi.
Vanificando, per quanto riguarda l’Italia, tutto quello che era stato fatto di buono nei decenni precedenti per ridurre le disparità tra Sud e Nord del Paese e prendersi cura della questione meridionale.
Per uscire da questo circolo vizioso mortifero, come suggerisce anche questo studio, servirebbe solo una cosa: l’intervento dello Stato nell’economia.
Con investimenti infrastrutturali per decine di miliardi di euro e assunzioni nel pubblico.
Esattamente quello che non è possibile fare in questo delirio germanocentrico che chiamiamo Unione Europea.
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