di Luis Aranguiz
Cosa spiega lo “spostamento a destra” avvenuto negli ultimi anni in molti paesi latinoamericani?
La diffusione in America Latina delle sette evangeliche neo-pentecostali, che dispongono di ingenti finanziamenti che le rendono più “concorrenziali” rispetto alla Chiesa Cattolica, ha contribuito alla salita al potere di personaggi e di forze politiche “di destra”, vicine agli interessi dei poteri economico-finanziari
In alcuni paesi (Argentina, Cile, Ecuador) la popolazione ha già mostrato segni di disillusione.
Eppure dietro a questi fenomeni pare esserci una strategia ben precisa di sostituire i cristiani “cattolici di sinistra” (perché attenti al sociale), con i cristiani “evangelici di destra” (molto attenti alle questioni morali, ma molto poco a quelle sociali).
Negli ultimi anni l’America Latina è stata lo scenario di un importante attività politica di esponenti evangelici. Non è noto che molti di questi tentativi siano stati legati principalmente a una tendenza ideologica di destra.
Senza andare oltre, c’è stato Jimmy Morales, attuale presidente del Guatemala. Nel 2017, Fabricio Alvarado è stato candidato alla presidenza in Costa Rica. L’impeachment contro Dilmah Rousseff era guidato da Eduardo Cunha, uno dei principali membri del Congresso del caucus evangelico in Brasile.
L’anno scorso alle elezioni presidenziali in Cile, ci sono state più di venti candidature congressuali di evangelici, molte delle quali orientate a destra. Tutti questi esempi sono riportati, ovviamente, senza menzionare il crescente fenomeno dei partiti e movimenti politici evangelici nella regione iniziato alcuni decenni fa.
“Destrizzazione” o moralizzazione della politica?Man mano che questo fenomeno cresce, sempre più persone iniziano a pensare che stiamo assistendo a una “destrizzazione” di esponenti evangelici latinoamericani. Tuttavia questa è solo una visione superficiale della situazione.
È vero: sembra che gli evangelici si stiano impegnando in questo, ma questo non può essere inteso come una semplice svolta ideologica. Non perché non esista una logica ideologica dietro il fenomeno, ma perché gli evangelici non hanno chiarezza sull’ideologia stessa.
In termini di retorica è ancora possibile trovare persone che parlano nella lingua della guerra fredda. Per alcuni di loro, esiste ancora una lotta tra comunismo e liberalismo.
Ma ancora più interessante è che le iniziative politiche obbediscono ad una “lotta morale” così simile alla motivazione che i cristiani di destra americani avevano per dare vita alla famosa Destra Cristiana.
In effetti, gli interessi degli evangelici non sono tanto le libertà economiche e politiche quanto l’aborto o il matrimonio gay.È possibile pensare che questo fenomeno obbedisca al processo politico a lungo termine del continente che oggi oppone un progressivismo di sinistra ed un conservatorismo di destra da un punto di vista morale.
Nel caso in cui gli evangelici si impegnino in politica a motivo di questioni morali fondamentali, tale attenzione può portarci a pensare che il problema principale sia una tensione tra due tipi di moralità teologica. Di conseguenza è possibile evidenziare il trionfo di una morale conservatrice su una morale di tipo progressivo.
In questo senso la domanda potrebbe essere sul motivo per cui la moralità progressista non ha trionfato tra gli evangelici.
A questo livello che appare chiaro che anche se troviamo una risposta, stiamo supponendo che gli evangelici si muovano o reagiscano secondo le logiche dei codici imposti dalla discussione politica esterna. Visto dall’altra prospettiva significa che il comportamento politico degli evangelici potrebbe avere un mancanza di un adeguato pensiero teologico che eviti loro di cadere da un lato o dall’altro del tavolo.Questa “moralizzazione della politica” non dovrebbe essere considerata come un semplice fenomeno, poiché troppo spesso si verifica a partire da una semplice posizione progressista di sinistra.
In effetti, per quanto riguarda la politica americana, Simon Critchley ha sottolineato che dovrebbe essere analizzato attentamente come una triangolazione di fede, morale e politica che fornisce un potente quadro di intelligibilità. [1] Questo, a suo avviso, è un elemento decisivo nella struttura del “cripto-schmittianismo“ che sta dietro la logica politica americana contemporanea.Con questa intuizione teorica potremmo sollevare la questione se sia possibile considerare l’attuale politicizzazione evangelica di destra in America Latina come conseguenza di un fenomeno religioso transnazionale superiore, basato su una triangolazione di fede, moralità e politica.
E ancora di più, questo fenomeno è funzionale alla politica cripto-Schmittiana degli Stati Uniti?
La ricerca di teologie politicheLa prospettiva esterna di cui sopra deve ora essere correlata con una prospettiva interna. Quando parliamo di teologia politica in senso lato, non è possibile parlare di teologia politica in America Latina senza pensare alla teologia della liberazione.
Questa importante tendenza è stata davvero forte nella regione alcuni decenni fa, ma ha avuto un evidente indebolimento dalla caduta del muro di Berlino. Questa tendenza ha i suoi teologi che hanno modellato la struttura per molti cristiani di sinistra, non importa se fossero cattolici o protestanti. Ci sono anche le cosiddette “teologie genitive”, che si ritiene siano le risposte alle attuali lotte sociali indigene o femministe.
Il punto è che in tutte queste tendenze possiamo trovare pensatori e teologi. Ma chi sono i teologi dietro gli evangelici impegnati oggi nella politica conservatrice?Prima di tutto è necessario capire che ciò che chiamiamo “evangelico” come regione, non è la stessa cosa in altre parti del globo. In America Latina “evangelico” può significare “pentecostale” e oggi anche “neo-pentecostale”.
Queste sono le più grandi comunità evangeliche della regione dopo i cattolici. Ciò comporta principalmente due cose. Innanzitutto, in generale, e con un significato limitato di “teologia”, questi gruppi non hanno una produzione razionale uniforme che fornisca loro un “quadro teorico”.
Quando esiste, è localizzato e, di solito, è inutilmente impegnato con confessioni e chiese. In altre parole è un argomento più per gli individui e non per le istituzioni.
In secondo luogo questi gruppi credono nell’azione soprannaturale di Dio nella loro vita personale, attraverso rivelazioni e profezie. Ecco perché per quanto riguarda le questioni politiche, tendono a spiritualizzare la politica.Se mettiamo insieme un mix di teologia debole e di spiritualizzazione della realtà per creare qualcosa di ecclesiastico, il risultato è inevitabile. Ma le conseguenze sono diverse quando la stessa logica si applica a questioni pubbliche e politiche.
Al momento è possibile trovare leader politici e attivisti evangelici, ma è impossibile trovare i nomi dei loro teologi e teorici. Non sappiamo chi stia esattamente pensando, in senso disciplinare, alla politica evangelica conservatrice. Forse possiamo seguire di nuovo il percorso del cristiano americano.
L’enorme influenza che hanno avuto nell’ultimo mezzo secolo tra gli evangelici latinoamericani è ben nota. Forse l’attuale fenomeno può trovare qualche riferimento nell’esperienza americana. Effettivamente alcuni neo-pentecostali leggono la teoria profetica dei Sette Monti di Johnny Enlow [2], ma questo non si avvicina neppure un po’ alle posizioni di teologi come Rousas Rushdoony. L’unica cosa che hanno in comune è il fatto di essere evangelici in America Latina con aspirazioni politiche.
Altre minoranze sono interessate ad Abraham Kuyper. Almeno qui sembra esserci una riflessione teologica.
Chi sono i teologi dei politici evangelici latinoamericani? Il tratto comune delle politiche evangeliche in America LatinaE’ questo, quindi, il tratto comune. Sembra che gli evangelici siano sempre di più alla ricerca di potere e nello stesso tempo nella mancanza di pensiero.
Questa combinazione porta ad un’azione politica teologicamente debole, che moralizza la politica invece di fare politica etica. Più precisamente: non si discute del fare politica tenendo in considerazione le questioni morali, perché ciascuno di noi ha in sé una serie di convinzioni fondamentali – religiose o no – che lo aiutano a scegliere e decidere anche in politica.
Ciò che è inaccettabile è il fare politica solo a motivo di questioni morali. La mancanza di una teologia politica si trova in questa complessa relazione tra moralità e politica.
Il neoliberismo è una questione quasi invisibile nell’agenda degli evangelici. Ma parlano comunque di povertà.
Perché il “neoliberismo” è assente nel loro discorso, visto che in alcuni paesi questo è il modello strutturale della società che produce precarietà?
La democrazia è un altro concetto quasi invisibile. A volte si potrebbe arrivare a temere che per loro la democrazia sia un semplice strumento per ottenere il potere e gestire la propria agenda, più che un modello desiderabile di organizzazione della società, costruita per avere una convivenza pacifica e pluralista. Sebbene manchi anche una visione regionale, focalizzata in una prospettiva geopolitica, questi evangelici tendono a guardare con attenzione allo sviluppo degli evangelici nella politica americana.
Nel caso del Cile, non è difficile trovare persone che sostengano Trump per essersi dichiarato cristiano e si congratula con gli evangelici per averli sostenuti.
Si trova anche a livello germinale il concetto di immaginario sociale di un Medio Oriente arabo-musulmano costruito come un nemico assoluto della cultura e dei paesi occidentali.
Questo tipo di opinione, che in qualche modo assomiglia alla triangolazione cripto-schmittiana esposta in precedenza, è sufficiente per chiedersi se quel concetto di “politico” fornito da Carl Schmitt nella Germania nazista del secolo scorso, sia presente oggi in modo determinante in America Latina tra gli evangelici, a causa dell’influenza di una certa cultura statunitense. Ad ogni modo, con o senza cripto-schmittianismo, alla fine resta una domanda rivolta ai teologi/politici di questa nuova generazione di politici e candidati evangelici.
Per loro non solo è necessario avere un quadro più chiaro del mondo in cui vivono, ma anche concepire una sana relazione tra fede e ragione, chiesa e stato, religione e politica, e così via. Io penso che sia assolutamente necessario per il bene dell’intera società globale.
[1]Nel suo libro Infinitely Demanding. London: Verso. 2012.
[2]Per ulteriori approfondimenti, il suo libro The Seven Mountain Prophecy. Florida: Creation House. 2008.
Tratto da:
https://politicaltheology.com/latin-america-and-the-problem-of-evangelical-political-theology/
Traduzione a cura di Davide Gionco
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