Lo scorso 12 dicembre 2019, presso il Teatro Asoli di Correggio (RE) vi è stato l’evento
in cui il giornalista Massimo Bernardini ha dialogato con il famoso storico medievalista Alessandro Barbero.
Abbiamo trascritto per voi i dialoghi del dibattito, nel quale Barbero ha espresso tutte le sue critiche nei confronti dell’Unione Europea, per cme funziona attualmente, evidenziando lo scarso livello di Democrazia, quello che nel nostro blog definiamo come la “Distanza Democratica“.
Buona lettura.
Bernardini:
Lo scetticismo che sembra prendere gli italiani…
Abbiamo visto per i sondaggi, ma gli inglesi, come stiamo vedendo in questi giorni (ma sappiamo di tanti altri popoli europei in cui questo scetticismo anti europeo si va diffondendo essendo noi nazioni democratiche), è questo che potrebbe mettere fine all’europa democratica, come l’abbiamo costruita e conosciuta in questi anni
Barbero:
Si, anche perché l’Europa, temo… Io non sono sicuro che l’Europa sia democratica come i singoli stati che ne fanno parte e provo a spiegarmi.
La democrazia, poi, no… Non è questione soltanto…
I discorsi paralleli… La democrazia vuol dire “tutti votano”. D’accordo. Ma prima della democrazia c’è stato il liberalismo e il liberalismo, che funziona a seconda delle zone d’Europa dal seicento fino al novecento.
Il liberalismo vuol dire non tutti votano, perché i poveri, gli analfabeti, quelli che pagano poche tasse – scegliete la voce che vi piace di più – quelli non li facciamo votare: votano solo le persone per bene. Ma, al di là di questo però, il liberalismo, che è stata la vera forza che poi ha creato le democrazie, il liberalismo vuol dire, in sostanza, una cosa sola: chi governa deve rispondere a qualcuno e non al re che dice di essere stato messo lì da Dio, ma a un organismo che, in un modo o nell’altro, rappresenta il Paese.
Questa idea non è un idea nuova, nel Basso Medioevo era così.
Nel Basso Medioevo, nel ‘300, nel ‘400, un re di Francia o un re d’Inghilterrra non poteva fare tutto quello che voleva, soprattutto non poteva agire di sua iniziativa nell’unico campo della politica a cui veramente la gente si appassionava: le tasse!
Nel campo delle tasse un re medievale, se voleva mettere una nuova tassa, doveva convocare un assemblea in cui fossero presenti i rappresentanti del paese.
L’idea non era la nostra “tutti votano i rappresentanti del paese”. Sono i baroni, signori che governano la campagna e che sono presenti anche a nome dei loro contadini, i quali non vengono. Il Paese sono il suo clero, i suoi vescovi, gli abati dei monasteri e poi il Paese sono le città, i mercanti, i comuni, tutti questi…
Quando il re vuole dei soldi deve convocarli. Li chiamano in vari modi: in Francia li chiamano gli “Stati Generali”, vi dice niente questa espressione? Ecco, in Inghilterra sono più moderni, lo chiamano “Parlamento”, d’accordo?
Dopo di che un re medievale, senza il permesso di questi rappresentanti, non dico del popolo, ma del Paese, non può mettere un soldo di tasse.
Poi nell’Età Moderna i re si liberano di questa cosa: la monarchia assoluta.
Cosa vuol dire la monarchia assoluta? Vuol dire semplicemente che il re si sente così forte che impone una nuova tassa senza disturbarsi a convocare un assemblea.
Non va bene dappertutto. In inghilterra inizi ‘600, quando il re Carlo I si mette in testa di governare il paese senza radunare più il Parlamento. E siccome il Parlamento convocato in quel momento non è d’accordo, il re lo scioglie. E il parlamento gli dice: “Tu non ci puoi sciogliere, perché noi rappresentiamo il Paese, non tu”.
E il re arruola soldati per sciogliere il Parlamento e il Parlamento arruola soldati per difendersi dal re: guerra civile inglese. Sapete tutti come va a finire: vince il Parlamento, arresta il re, lo mette sotto processo per alto tradimento e gli taglia la testa, perché il re non è titolare del potere: il paese è titolare del potere!
In altri paesi d’Europa funziona invece… Luigi XIV ci riesce, il re sole ci riesce, non convoca più gli Stati Generali. Per 150 anni la monarchia francese viene governata senza che il sovrano debba chiedere il permesso a nessuno. Mette le tasse come vuole. Risultato finale: non c’è più un soldo! Un bilancio con un buco di bilancio terrificante!
Cosa facciamo? Convochiamo gli stati generali: 1789. Il seguito lo conoscete.
Allora da quel momento la monarchia non è più assoluta. La gente, i liberali, i professori e i giornalisti, intellettuali, borghesi, i medici, gli avvocati… vogliono vivere in un Paese dove c’è una Costituzione e la Costituzione vuol dire: “Eleggiamo un Parlamento”.
Il Governo risponde al Parlamento.
Su queste cose c’è una confusione enorme oggi anche nel nostro paese: il Governo, il Parlamento… Se uno va a chiedere, la maggior parte della gente non sa bene distinguere, ma storicamente la differenza è chiarissima: il Governo prende le decisioni. E chi lo nomina il Governo? Il Presidente della Repubblica!
Una volta era il re, adesso – non è un dettaglio da niente – è ovvio: il Presidente della Repubblica, cioè l’equivalente del re, nomina il Governo.
Il fatto che siamo, che viviamo in un età liberale si vede dal fatto che il Governo nominato dal re o dal presidente deve avere l’approvazione del Parlamento eletto dal Popolo. Il Parlamento serve a quello.
Quando il Parlamento non vota la fiducia, il Governo cade, OK?
Ora, io, come molti di noi, non ho le idee chiarissime su come funziona l’Europa, ma non mi sembra che funzioni così.
Non mi sembra che tutti i giorni la Commissione Europea, o chi per lei prende le decisioni, tutti i giorni debba andare in Parlamento col rischio di cadere e se ne deve fare una nuova!
A me non sembra che funzioni così. E se funziona così, riesce a non farlo vedere molto bene e quindi la gente secondo me questo lo percepisce.
Bernardini:
Però da 40 anni noi stiamo votando direttamente questo Parlamento europeo. Tutti gli europei lo stanno votando da tanti anni, mandiamo rappresentanti dal 1979.
Barbero:
Ma il Parlamento può far cadere il Governo?
Te lo chiedo perché, siccome io oramai ho confessato che non ho le idee chiare in proposito, volevo vedere se ….
Bernardini:
Non può
Barbero:
Non può, ecco, vedi che non può?!
Bernardini:
Non ha questo potere
Barbero:
Se non può, non serve a niente!
Bernardini:
Però il dibattito europeo di questi anni…
Barbero:
Ma del dibattito non frega niente a nessuno! Il Parlamento si chiama così perché “si chiacchiera” – va bene -, ma il Parlamento… L’unico senso che nella storia europea hanno i parlamenti è che il Governo non può fare niente senza l’approvazione del Parlamento.
E se il Parlamento vuole, lo manda a casa!
Io non so perché, poi non so… Sono il primo a sapere che la gente queste cose non le sa, però la sensazione che il Governo europeo non è un governo soggetto al nostro voto, e che se noi decidiamo che non ci piace cade…
Ma assomiglia di più alla corte di Vienna che, all’inizio dell’800 decideva e nel Lombardo-Veneto si eseguiva una decisione presa in una lontana capitale straniera, senza poterci far niente…
Quella sensazione lì, inconsciamente, ce l’abbiamo.
Bernardini:
Non voglio ampliare la faccenda, però è interessante che sono almeno 2 volte che un leader italiano porta a casa dei grandi risultati alle europee e tutto questo influenza, però, il nostro governo.
Barbero:
E’ il contrario diciamo
Bernardini:
Si sta rovesciano questa dimensione
Barbero:
Certo. Però diciamo, ecco, per riassumere: forse sono stato già abbastanza chiaro, non voglio ripetere… Sapete com’è? A volte uno ha l’impressione, in buona sostanza, io percepisco in me la sensazione che le direttive europee piovono senza che uno ci possa far niente. sostanzialmente. E che i meccanismi per dire: “io non sarei stato d’accordo con quello.. Sì… Allora potevo votare quel partito, che in effetti…”
Non sono troppo troppo lontani, troppo molli questi collegamenti?
La sensazione prevalente è: la direttiva europea è un potere imperscrutabile e sconosciuto che ordina delle cose. Sarà sbagliata, ma siccome nel nostro mondo le sensazioni sono fondamentali – anche la temperatura che conta è quella percepita e non quella reale – quella sensazione lì c’è, ecco!
Potete prendere visione del video cliccando qui:
È vero. Forse l’europa è poco democratica, i paesi membri devono recepire le norme europee, in molti casi è stato una fortuna per gli Italiani. Ma è nella costitizione europea la condizione di cedere parte della sovranitá.
Magari ci fosse un parlamento europeo a tutti gli effetti.
Io farei una legge elettorale dove i candidati devono superare un test d’ingresso basato sulla comoscenza minima della costituzione sul.dirittu e sull’economia con difficoltá variabile a seconda della candidatura comunale, regionale o nazionale.
Per i cittadini un patendino per il diritto al voto. Credo che il voto di un analfabeta non possa essere uguale ad un premio nobel. E notato che alcuni cosidetti economisti dovrebbero andare di nuovo a scuola, visto che non si può dire di andare a zappare perchè corre il rischio di incontrare qualche imprenditore agricolo piú prepaeato.
Oggi siamo nella situazione per cui dei parlamenti democratici cedono sovranità alla Commissione Europea che non è democratica.
Le direttive europee sono scritte a vantaggio di pochi e a danno di molti.
L’Italia è il paese che ne ha recepite più di tutti, soprattutto sulle questioni economiche.
E, infatti, l’economia italiana ne è stata distrutta.
Domanda: ma perché un parlamento continentale dovrebbe funzionare per definizione meglio di un parlamento nazionale?
Noi cittadini saremmo meno rappresentati di oggi. Avremmo un deputato ogni 5 milioni di persone o qualcosa del genere.
Se non si trattasse di un travisamento evidentemente strumentale, sarebbe davvero singolare, il fatto che questa intervista la stiano condividendo dei sovranisti anti UE e più ancora antieuropei. Barbero ha detto una cosa molto nota e del tutto anti-sovranista, se portata alle conseguenze più rigorose. L’impalcatura UE ha un forte deficit di democrazia (anche) perché gli Stati membri, nei Trattati, hanno configurato un Parlamento privo di poteri politici effettivi. Se però chiedessimo ai sovranisti se loro lo vorrebbero, un Parlamento sovranazionale fornito dei poteri che gli mancano per dare alla UE una configurazione democratica, possiamo esser certi che la risposta sarebbe negativa. Direi peraltro che una risposta non dissimile la darebbero anche molti europeisti che non intendano cancellare del tutto i Parlamenti nazionali. Il che riconduce a un tema irrisolto (ma non irrisolvibile): come configurare un’evoluzione federale o confederale democratica dell’Europa.
E’ ovvio che i “sovranisti” che sono critici verso l’UE leggano queste dichiarazioni di Barbero a loro vantaggio.
La mia domanda è la seguente: perché dovrebbe essere più democrazia rispetto ad oggi realizzando una Europa federale?
Barbero ha fatto notare un dettaglio importante: chi prende le decisioni è troppo distante dai cittadini.
Più le decisioni vengono trasferite in alto, meno i cittadini controllano e maggiore è il potere di interferenza delle lobbies di potere.
Io penso che abbia un senso gestire a livello europeo solo poche cose: le questioni ambientali, la difesa (mentre oggi ciascuno va per conto proprio, in particolare i francesi), le normative tecniche.
Le altre questioni, in particolare quelle economiche, possono essere gestite molto meglio a livello nazionale.