di Paride Lupo
Lo stato non è una famiglia, il bilancio delle amministrazioni pubbliche è l’esatto opposto di quello di un soggetto privato, perché i soldi spesi, anche se facendo debito, rappresentano un reddito per coloro che, lavorando, li hanno percepiti.
Questo concetto, apparentemente controintuitivo, era ben chiaro a Giorgio La Pira, storico sindaco di Firenze e padre costituente.
Egli stesso si autodefiniva “imbecille” per non aver “indebitato” la sua città come avevano fatto altre città capoluoghi di regione.
“Imbecille” è lo stesso termine utilizzato da Keynes nel libro “Autarchia Economica” per definire gli amministratori pubblici che pensavano di costruire il futuro del proprio paese sul “risparmio”.
E’ del tutto evidente che il passivo del settore pubblico corrisponde all’attivo (al credito, al denaro ricevuto) del settore privato, cioè dei cittadini.
Giorgio La Pira, da troppi ritenuto un semmpliciotto visionario, aveva invece molto chiaro questo concetto, come si evince da questa intervista a Giorgio La Pira del 30 novembre 1962, a cura dell’istituto Luce.
Tutti contenti a Firenze.
Il boom della cultura non poteva trovare impreparata la città di Dante e i fiorentini, tra tanti supermercati, hanno ora anche il supermarket della letteratura.
Nella nuova libreria Feltrinelli il cliente si serve da sé, come nei grandi magazzini. Il miracolo economico e le riviste di arredamento hanno portato i libri sullo stesso piano dei soprammobili e ne hanno fatto un elemento decorativo, una macchia di colore per il soggiorno. Molti si lasciano sedurre dall’etichetta e comprano un libro per la sua copertina, come se si trattasse di una scatola di pomidoro pelati. I libri ormai servono a tutto, tranne che ad essere letti.
Fra i clienti ce n’è uno particolarmente soddisfatto, il sindaco La Pira. Forse pensa che prima o poi qualcuno dovrà risanare il deficit del comune, e questo pensiero lo diverte. L’assessore alle finanze Mayer ha rilevato che il deficit ammonta a 44 miliardi. La notizia ha suscitato grande scalpore, l’unico tranquillo e imperturbabile è il sindaco.
GIORNALISTA: «Come sta la faccenda dei debiti, dei debiti del comune?»
LA PIRA: «Debiti? Mah guardi l’unica responsabilità che io ho è di non aver fatto i debiti adeguati per la mia città. Ne vuole una prova? Milano: al 1 gennaio ‘59 sa quanti debiti aveva? 149 miliardi (e) 350 milioni. Ne vuole ancora? Torino: al 1 gennaio ’62 sa quanti ne aveva? 164 miliardi»
GIORNALISTA: «allora 44 miliardi sono una sciocchezza»
LA PIRA: «aspetti, aspetti. Roma: al primo (gennaio) ‘62 sa quanti ne aveva? 357 miliardi. Napoli, sa quanto? 203 miliardi. Palermo, sempre al primo ‘62, (ne aveva) 71 miliardi. E così via.»
GIORNALISTA: «certo che lei è molto informato sui debiti degli altri…»
LA PIRA: «Ma io sono ragioniere sa?»
GIORNALISTA: «ma come si vuol rimediare?»
LA PIRA: «a che cosa?»
GIORNALISTA: «ai debiti»
LA PIRA: «Ai debiti? Come ai debiti? Rimediare a cosa? Scusi i debiti, non è che facciamo i debiti per “feste da ballo”»
GIORNALISTA: «Allora, i debiti ci sono o non ci sono? »
LA PIRA: «Ci sono, purtroppo sono pochi. (…) Io sono responsabile di una sola cosa: di non aver fatto per la mia città i debiti che le altre hanno fatto per il loro incremento, sono un imbecille»
[voce fuori campo] Ossia è imbecille chi risparmia.
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