di Marco Cattaneo
I “poveri britannici” senza “i soldi della UE”
Il Recovery Fund si sta sgonfiando come un pallone bucato. Ma il suo impatto mediatico non è del tutto venuto meno. Un buon numero di persone continua a farsi abbindolare dai 209 miliardi che dovrebbero piovere dal cielo grazie alla “svolta solidale e keynesiana” della UE.
Uno dei commenti più involontariamente umoristici che si leggono (ancora) di frequente è quello di chi compatisce, o fa dell’ironia su, i britannici che avendo deciso di brexitare, non parteciperanno alla cuccagna.
A chi afferma quanto sopra, sfugge qualche banalissimo dato di realtà. Per esempio, quanto segue.
Secondo le previsioni aggiornate pochi giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale, il Regno Unito registrerà un rapporto deficit pubblico / PIL del 16,5% nel 2020, e del 9,2% nel 2021.
Gli analoghi valori per l’Italia sono rispettivamente pari al 13% e al 6,2%.
Come spiegato in altri post, il deficit pubblico non andrebbe chiamato “deficit”. L’eccesso della spesa pubblica rispetto alle entrate dell’Erario è in realtà un surplus del settore privato. Corrisponde alle risorse finanziarie immesse dal governo, a beneficio di famiglie e aziende.
Da tutto ciò si ricava che i “poveri” britannici in due anni ottengono un sostegno finanziario pari al 25,7% del PIL. Noi italiani “grazie alla generosa UE”, il 19,2%.
La differenza sono sei punti e mezzo di PIL. Che sulle dimensioni della nostra economia, corrispondono a circa 110 miliardi.
Ah dimenticavo. Tutto questo non include il munifico Recovery Fund. Da cui all’Italia arriveranno, secondo le stime più aggiornate… zero nel 2020, e 5 miliardi nel 2021.
Sono proprio da compatire, i poveri britannici, vero ?
Ma gli eurofili non demordono, e fanno notare che il Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, Rishi Sunak, sta rilasciando dichiarazioni in merito alla necessità, nel prossimo futuro, di aumentare le tasse per ridurre il debito pubblico contratto in questo periodo.
E allora – dicono i baldi eurofili – dove sta il vantaggio di avere la sterlina invece di usare l’euro, se poi le tasse sei comunque costretto ad aumentarle ?
Il vantaggio invece c’è, è enorme, ed è molto semplice spiegare in che cosa consiste.
Sunak dice le stesse cose che dice Gualtieri: che i deficit in futuro dovranno scendere perché il debito pubblico è diventato “troppo alto”.
Il punto è che il debito britannico è in sterline (valuta che il Regno Unito emette e controlla), il debito italiano è in euro (valuta che l’Italia non emette e non controlla).
Gualtieri quindi “grazie” all’euro subisce un vincolo vero. Sunak afferma che il vincolo esiste, ma si sbaglia (o mente).
Cambia qualcosa, all’atto pratico ?
Sì, cambia moltissimo. In primo luogo perché fa parecchia differenza varare una stretta fiscale dopo aver immesso 110 miliardi in più nell’economia.
In secondo luogo, perché se Rishi Sunak riuscirà ad attuare quanto afferma (il dibattito politico è in corso, nel Regno Unito, e vedremo come si conclude) e quindi farà danni al suo paese, condurrà il suo partito alla sconfitta elettorale. Ne seguirà la sua rimozione dall’incarico e un cambiamento di politica economica.
Per Gualtieri le elezioni non sono invece un tema d’attenzione. Perché nell’Eurozona queste decisioni si prendono in conseguenza del “vincolo esterno” creato dall’euro, quindi “al riparo dal processo elettorale” (cit. Mario Monti), ovvero affidandosi “al pilota automatico” (cit. Mario Draghi).
Avete ancora voglia di compatire il Regno Unito ?
Liberarsi dall’Eurosistema.
Sempre basandosi sulle recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, ottobre 2020), scopriamo che il rapporto tra debito pubblico lordo e PIL tra il 2020 e il 2025 dovrebbe avere le seguenti dinamiche.
In Italia, discesa dal 161,8% al 152,6%.
Nel Regno Unito, aumento dal 108% al 117%.
Giusto la stessa variazione, ma con segno opposto. Nove punti in meno per noi, nove punti in più per loro.
Questo equivale a un mare di soldi in più che i britannici immetteranno nell’economia per assorbire l’impatto economico del Coronavirus.
Naturalmente qualche anima candida ipotizzerà che oltre Manica se lo possano permettere perché il loro debito è più basso (in rapporto al PIL).
Ma in Giappone, dove è molto più alto anche rispetto a noi, nel medesimo periodo è prevista sì una discesa, ma solo per due punti percentuali: dal 266,2% al 264%.
In altri termini, l’adesione all’Eurosistema forza l’Italia a un processo di riduzione del debito pubblico molto più accentuato di quanto avviene in Giappone, nonostante cento e passa punti di debito (in rapporto al PIL) in più.
Una volta ancora, il problema del debito pubblico esiste in quanto l’adesione a una scellerata unione monetaria l’ha convertito in moneta straniera, legando le mani al paese con una serie di vincoli, controlli e condizionamenti privi di qualsiasi senso economico.
All’Italia non servono “i soldi della UE” (che peraltro non è ancora dato sapere se realmente arriveranno, né quando, né con quali condizionamenti).
Serve liberarsi dai vincoli dell’Eurosistema.
Tratto da:
http://bastaconleurocrisi.blogspot.com/2020/10/i-finti-soldi-della-ue-meglio-senza.html
e
http://bastaconleurocrisi.blogspot.com/2020/10/i-finti-soldi-della-ue-meglio-senza.html
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