di Massimo Bordin
15.01.2021
A qualcuno sarà forse capitato di sentirsi dire da un vecchio zio: “La tua fidanzata è carina, ma devi guardare sua madre. Deve piacerti anche la madre, sennò poi prendi una fregatura. Le donne diventano sempre come la madre… dopo”. Nonostante gli zii misogeni (chi non ne ha avuto almeno uno?) direi che se applicassimo questo adagio maschilista al Movimento 5 Stelle avremo una lettura del fenomeno politico precisa come una pallottola di Chris Kyle.
Man mano che passano gli anni, se la osserviamo senza il trucco, dietro fondotinta e senza i tacchi alti, ecco che la nostra fidanzatina fresca come un fiore si manifesta tristemente nella vecchia rompicoglioni dei nostri incubi peggiori. Il movimento 5 Stelle, tra una zinna della Raggi, le barbette vagamente hipster di Alessandro di Battista e Roberto Fico, si sta disvelando sempre di più come il Partito Democratico. Ossia … la vecchia!!! Eh no, non c’entra niente l’accordo politico tra i due partiti: purtroppo è qualcosa di più profondo, quasi antropologico.
Da più parti, anche tra i critici del M5S, leggo che i pentastellati godrebbero di una base sana, epperò sovente tradita da un vertice aziendalista, rappresentato dalla Casaleggio Associati. Più recentemente, a questa critica, si è aggiunta quella dell’arrivismo dei giovani leader: Di Maio in primis.
Sarà, ma questi aspetti appartengono alla natura umana e non ci dovrebbero scandalizzare. Enrico Berlinguer – ad esempio – era onestissimo, da commuoversi proprio, ancora tutti piangono se ci pensano (…dicono), ma la figlia – aggraziata nel parlare come un decespugliatore – è da anni alla gestione informativa di RaiTre. Prima come direttrice del telegiornale, ed ora come conduttrice di uno show in prima serata.
Ma davvero vogliamo giudicare un partito politico per la questione morale? Sulle debolezze sporadiche dei suoi protagonisti? Ancora? Ma non c’è bastata la farsa di Tangentopoli?
Non condivido la linea imperante oggi di giudicare il Movimento sulla scorta di qualche stupidaggine dei suoi componenti. Così’ come non la condivido per gli altri partiti. E’ una linea interpretativa vecchia come il cucco e ottusamente moralistica. E’ ben noto che il m5s ha fatto propaganda sull’onestà trallallà, ma non è nell’umana debolezza che si misura una vittoria o un fallimento, ma sull’idea di fondo.
I guai del movimento 5 stelle stanno altrove, e stanno nel PD, che non è solo un partito, ma un modo di ragionare. Ieri, questo modo di ragionare fu di Forza Italia. Prima ancora, della DC e del PCI e del 68, seppur in misura nettamente inferiore. E’ un modo di ragionare in fondo liberal. Ecco ciò che accomuna tutti questi gruppi: sono tutti liberali fedeli al motto gattopardesco bisogna che tutto cambi affinchè nulla cambi. Niente di nuovo sotto il sole (“di Riccione, di Riccione”).
I capibastone del Movimento, da Giggetto Di Maio alla Taverna, somigliano tanto ai garzoni a bordo del Titanic che continuavano a lucidare gli ottoni mentre la nave stava affondando.
Non so se questa cosa è così dirompente da dire e da fare, ma credo che tutti nella vita dovrebbero ragionare per priorità. E’ così difficile? E’ così rivoluzionario? Avere dei fini, uno scopo, e impegnarsi per la realizzazione di questo scopo? I pentastellati che conosco, che scrivono sui social, hanno MEZZI, non scopi.
Come diceva Nanni Moretti “fanno cose, vedono gente”, e sono giovani e arrabbiati e pieni di mezzi, che però confondono con i fini. Se li ascolti bene c’è chi ha la fissa della classe dirigente, perchè è vecchia e bla bla bla e non rappresenta il popolo e gne gne gne. Mentre invece è palese che la classe politica rappresenti ESATTAMENTE il popolo, almeno così com’è ora. Dunque – alla renziana, alla piddina… il Movimento pensava di rottamare e non di cambiare la mentalità. Come se ci fossero davvero in Italia un D’Alema, o un Berlusconi, o un Belzebù, colpevoli delle nostre disgrazie.
Cazzate! Le colpe stanno in un determinato modo di ragionare e nell’assenza completa di priorità nell’azione, laddove i mezzi sono fine a sè stessi, cioè autoreferenziali e fintamente rivoluzionari, come lo fu in parte il 68.
Facciamo un esempio?
Poniamo che un uomo che soffre nel deserto vi chieda dell’acqua e qualcosa da mangiare. Voi, che siete in forze, raggiungete un’oasi e raccogliete qualche noce, ma vi scordate dell’acqua. Cosa potrà pensare il viandante nel deserto? Che siete dei deficienti! Ecco cosa, penserà. E questo perché non avete ragionato per priorità. Non credete che vi sia un ordine nel mondo, ma un caos. Siete in fondo degli anarchici e degli individualisti, e fate un po’ le cose in modo improvvisato, a seconda di ciò che in quel determinato momento vi piace di più. Non avete un fondamento etico autentico e non pensate in grande. Per dirla con la figlia del Conte Mascetti: sparecchiate!
Ecco, i fondamentalisti del M5S e i suoi leader sono spesso così, da quel che vedo. La matrice che li ha prodotti è la stessa che ha stampato i piddini e i forzisti e i sessantottini sopravvissuti.
Quando facevo attività sindacale si usava questa espressione, rivolta ai sindacalisti in carriera che sgomitavano per avere un posto all’interno dell’organizzazione: “usano la singolarità, per ottenere l’agibilità”. Laddove per “agibilità sindacale” si deve intendere la possibilità di uscire dal lavoro ordinario per fare attività sindacale a tempo pieno grazie allo Statuto dei Lavoratori, a permessi speciali, a distacchi, comandi, ecc. ecc. Per ottenere questa agibilità, qualche carrierista nel sindacato metteva costantemente in discussione lo status quo e criticava i capi, combatteva il sistema, ma in realtà ragionava senza una visione d’insieme e non sapeva nemmeno immaginare un “finale” per il gruppo umano del quale doveva difendere poi gli interessi.
Qualcuno ricorda come Deborah Serracchiani emerse dalle nebbie friulane qualche anno fa? Si mise a contestare i vertici del PD, e fu notata e attenzionata dai veltroniani, ma poi si comportò esattamente come quei vertici che aveva denunciato. Era in malafede? No, io credo non lo fosse affatto, voleva davvero un cambiamento, ma il cambiamento consisteva nel lucidare l’argenteria sul Titanic. In fondo, la Serracchiani ha anticipato un modo di fare politica vecchio e nuovo allo stesso tempo. E’ stata la prima grillina, pur militando nel PD. Non è sbagliato, infatti, lucidare l’argenteria se è sporca, ma non mentre la nave affonda. E questo è quello che fa continuamente il Movimento 5 Stelle dalla sua nascita. Reddito di cittadinanza, onestà e trasparenza, taglio dei costi della politica sono infatti cose giustissime (sono l’argenteria opaca), ma la sovranità, i rapporti con le grandi potenze e con l’Europa, il superamento dell’ottocentesco regime parlamentare; queste sono priorità. Il fine è la felicità e l’emancipazione di un popolo che ha nella sua cultura ancora molto da dire. Anche il PS vuol pulire l’argenteria. Anche Scilipoti. Anche Razzi. Anche Angelino Alfano…
Il movimento 5 stelle è come il PD (la vecchia) perché non ha sviluppato un pensiero, una ideologia. I suoi ex riferimenti filosofici, Becchi e Fusaro, vengono nei fatti continuamente respinti e superati. Non si è dotato quindi di una base teorica degna di questo nome e fa lo stesso casino in piazza e in parlamento che facevano anni fa i radicali di Pannella. Più che un partito, il Movimento è uno stato dell’animo. Non sa darsi delle priorità ed è confuso da militanti che un giorno vorrebbero abolire il colore blu dalle automobili; l’altro, costringere anche Nonna Papera ad emettere lo scontrino quando fa la torta per Ciccio.
Su un punto bisogna però convenire con il padre morale del movimento, Beppe Grillo: che i 5 stelle sono un tappo! Ma non allo sviluppo di Alba Dorata, ma a qualsiasi speranza di autentica rivoluzione.
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