Minsk (dove l’Europa capisce chi comanda davvero)

di Giovanni Lazzaretti
02.05.2022

Minsk, quante volte ho evocato gli accordi di Minsk. Oggi è tempo di parlarne. (Piccola posta in appendice).

Minsk – Quando la politica europea può solo “andare a farsi fottere”

Il protocollo di Minsk dell’11 febbraio 2015 (firmato da Russia, Ucraina, Francia, Germania) nasce a completamento del protocollo precedente del settembre 2014, con lo scopo di chiudere la guerra del Donbass. Guerra del Donbass che nasce con la rivolta di Euromaidan 2013-2014:

  • la rivolta genera il colpo di Stato, con cacciata del presidente filorusso Yanukovich legittimamente eletto
  • inizia la “caccia al russo” da parte di milizie nazionaliste / di ultradestra / neonaziste ucraine; legittimate da discorsi aberranti del nuovo presidente Poroshenko
  • la Crimea ha un parlamento proprio e riesce a “tagliare l’angolo” prima che succeda il peggio, riunendosi alla Russia con referendum
  • Donetsk e Lugansk non fanno in tempo a fare i referendum, perché arrivano i carri armati di Kiev.

Per il testo completo del protocollo di Minsk rimando a Internet. Sintetizzo solo quelle parti che aiutano a comprendere la guerra del Donbass, visto che è dimenticata e oscurata.

Ritiro di tutte le armi pesanti da ambo le parti a distanze uguali per creare una zona di sicurezza con profondità almeno 50 km riferita a sistemi di artiglieria di calibro di 100 mm o più, aumentata a 70 km per i sistemi MLRS [lanciarazzi multiplo] e a 140 km per i sistemi MLRS “Tornado-S”, “Hurricane”, “Twister”.

Quindi togliamoci dalla testa che la guerra del Donbass sia una sorta di guerriglia urbana. Si parla di armi pesanti e quindi di una distruzione immensa in queste aree abitate principalmente da russi/russofoni/russofili. Una fascia di sicurezza di 140 km. è significativa. L’OSCE (1) avrebbe dovuto monitorare il tutto, anche con satelliti, droni, sistemi radar, ecc.

Subito dopo il ritiro, dovevano essere definite le modalità delle elezioni locali in Donetsk e Lugansk. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino doveva definire le aree che sarebbero state soggette a questa forma di autonomia.

Quindi l’Ucraina era d’accordo sul fatto che queste aree dovevano godere di autonomia, blando risarcimento dopo aver cacciato con la forza il presidente Yanukovich che costituiva la loro forma di protezione.

Fornire un accesso sicuro, consegna, stoccaggio e distribuzione di assistenza umanitaria ai bisognosi sulla base di un meccanismo internazionale.

Quindi in Donbass c’è una crisi umanitaria: l’Ucraina aveva davvero attaccato la vita dei suoi cittadini. 

Determinazione delle modalità del completo ripristino delle relazioni socio-economiche, compresi i trasferimenti sociali, come le pensioni e altri pagamenti.

Quindi era vero il discorso del presidente ucraino Poroshenko (2) dove diceva che “così è solo così vinceremo la guerra”: “noi” (ucraini dell’ovest) avremo il lavoro, le pensioni, i sussidi per bambini e pensionati, asili e scuole; “loro” (ucraini del Donbass) non li avranno, e i loro bambini vivranno nelle cantine.

Riforma costituzionale in Ucraina con l’entrata in vigore, entro la fine del 2015, di una nuova costituzione, intesa come elemento chiave di decentramento (tenendo conto delle caratteristiche delle singole zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, concordato con i rappresentanti di questi settori), nonché l’adozione della legge permanente sullo status speciale delle singole regioni di Donetsk e Lugansk.

Quindi non ho sbagliato evocando l’esempio del Sud Tirolo // Alto Adige come esempio virtuoso che l’Ucraina doveva seguire per superare il suo miope nazionalismo. Lo status speciale comprendeva diverse cose tra cui il diritto all’autodeterminazione della lingua.

Quindi era vero che l’Ucraina ha tentato un’omologazione linguistica sullo stile del nostro periodo fascista. Imposizione della lingua ucraina anche ai russi che non la parlano.

Tutte queste non erano “rivendicazioni”, ma “accordo firmato” da Ucraina (come colpevole del colpo di Stato e causa scatenante della guerra del Donbass), Russia (come protettore armato di Donetsk e Lugansk e quindi coinvolta nella guerra), Francia & Germania (principali Stati europei, mediatori).

***

Quale è il problema? Che il presidente Poroshenko rispondeva alla statunitense Victoria Nuland, gestore di Euromaidan, quella che nel 2014 aveva garbatamente invitato l’Unione Europea a fottersi («Fuck the EU») per quanto riguardava la gestione dell’Ucraina. E che è di nuovo ai vertici (3) adesso che c’è la guerra 2022.

Il presidente Poroshenko e altri dell’opposizione ucraina certamente incontrarono la Nuland e il vicepresidente USA Kerry a Monaco il 1 febbraio 2014, poco prima dello scoppio della rivoluzione di Maidan (seconda fase di Euromaidan). 

Poroshenko quindi ha referenti USA, non UE. E l’Ucraina è talmente “colonia” che nel gennaio 2015 si ritrova ad avere 3 ministri stranieri nel governo Yatseniuk, ai quali viene frettolosamente data la cittadinanza ucraina.

Il ministero delle finanze, un posto cruciale considerando la situazione economica del paese e la crescente insoddisfazione da parte del Fondo Monetario Internazionale per l’assenza delle riforme richieste, è stato affidato a Natalie Jaresko, cittadina americana di origine ucraina, laureata in Public Policy alla Kennedy School of Government. Nella parte iniziale della sua carriera la Jaresko ha ricoperto vari ruoli all’interno del Dipartimento di Stato Americano. Dal 1992 vive a Kiev, prima come dipendente della sezione economica presso l’Ambasciata americana e poi come amministratrice di una società (Western NIS Enterprise Fund) impegnata nel collocamento dei fondi governativi USA in Ucraina e Moldavia. (https://www.eastjournal.net/archives/52857)

La Jaresko è quindi stata messa lì per gestire la classica trappola del Fondo Monetario Internazionale: prestiti in cambio di “riforme strutturali”. Tradotto in linguaggio comune: povertà, privatizzazioni, Ucraina divorata da fondi d’investimento stranieri.

Gli altri due ministri, sempre in posti chiave (Commercio e sviluppo economico + Sanità) erano un lituano e un georgiano, entrambi formatisi negli USA. 

Il ministero del commercio e dello sviluppo economico è stato affidato a Aivaras Abromavicius, cittadino lituano che nella sua carriera ha ricoperto importanti posizioni all’interno del sistema bancario. Laureato in Business Internazionale presso la Concordia University del Wisconsin, negli anni novanta ha lavorato per Hansabank e Swedbank group, principali istituti bancari operanti nei paesi baltici. Dal 2002 è entrato a far parte di East Capital, fondo d’investimenti specializzato nei mercati emergenti e nella regione est-europea. (sempre da eastjournal)

Eh, quanto è duro il lavoro per esportare democrazia.

Poroshenko ha firmato Minsk, ma di fatto ha ignorato la firma e ha concretizzato la parolaccia della Nuland: se ne è “fottuto” dei due mediatori Francia e Germania, e non ha mai realizzato nulla di ciò che era in suo potere. Per il semplice fatto che il potere vero stava altrove.

Le radici della guerra odierna stanno lì:

  • nella rivolta di Euromaidan del novembre 2013
  • nella prosecuzione di Euromaidan con il colpo di Stato del febbraio 2014 e la cacciata di Yanukovich
  • negli accordi di Minsk inapplicati, dove Francia e Germania fanno la figura dei mediatori inutili (Sudditanza? Mancanza di volontà? Mancanza di capacità? Lo dirà, forse, la Storia).

Riporto l’ultima cartina d’Ucraina ancora sensata: è il ballottaggio delle presidenziali 2010, con vittoria di Yanukovich. Anche un cieco vedrebbe che ci sono due Ucraine, e che un’Ucraina unica può esistere solo in un clima di rispetto reciproco, non certo promuovendo un nazionalismo becero e addirittura la forzatura linguistica.

Dopo Euromaidan 2013-2014 nasce la “nuova democrazia”, e la seconda cartina la rivela. Tutti per Poroshenko, la Crimea se n’è andata, Donetsk e Lugansk non hanno votato, un candidato filorusso non c’è più. «Ecco finalmente il popolo tutto unito e concorde! Andiamo a democratizzare un altro gregge!» (Giovannino Guareschi)

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

NOTE

  1. Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
  2. Ad esempio https://www.youtube.com/watch?v=GuCqgDpXQ-Q Devo fidarmi dei sottotitoli, ovviamente. Ma il testo di Minsk ne avvalora l’autenticità.
  3. Nel 2014 era Sottosegretaria al Dipartimento di Stato (ministero esteri USA) per gli affari europei e eurasiatici. Adesso Sottosegretaria al Dipartimento di Stato per gli affari politici. Si era dimessa sotto Trump.

 

APPENDICE – Piccola posta – Tipologia di guerra, percezione della guerra.

Domande estese arrivate da Claudio e da Franco. Risposte pure estese. Devo omettere le domande e trasformarle in flash, e sintetizzare le risposte.

[domanda] Putin vuole invadere l’Europa? La cosa mi lascia molto perplesso.

Che la Russia voglia invadere l’Europa è una cosa ridicola: basta guardare il suo PIL e la percentuale delle sue spese militari. La Russia è attrezzata per fare guerre sul campo (non coi bombardamenti “chirurgici” stile USA) e con obiettivi limitati e precisi: 

  • salvare i propri territori (Cecenia e vicini)
  • tutelare i Russi extra confine (piccoli territori in Georgia e Moldavia, territorio vasto in Ucraina)
  • salvare alleati (Siria). 

Indicare la guerra d’Ucraina come “invasione” significa essersi connessi con la Storia solo nel febbraio scorso.

[domanda] La politica USA è strana: ostracismo verso la Russia, ponti d’oro (almeno un tempo) con la Cina.

Credo che, quando cadde il muro, gli USA (o meglio il neoliberismo internazionale) avessero la convinzione di potersi lavorare la Russia come un qualunque altro Stato ex comunista:

  • preparazione di una rete di politici neoliberisti
  • da infilare nei gangli del potere alle prime “libere” elezioni
  • applicazione delle solite ricette per “tenere a posto i conti”
  • fondi d’investimento vari ad accaparrarsi i beni del paese con le privatizzazioni
  • povertà devastante
  • successiva lenta risalita del livello di benessere
  • inglobamento ufficiale dello Stato nel mondialismo neoliberista.

La faccenda è riuscita facilmente con tutti gli Stati dell’ex patto di Varsavia. E’ riuscita meno facilmente con gli Stati ex URSS. Non è riuscita con la Russia, che (dopo la fase di Eltsin) ha ritrovato una sua identità. 

A questo punto la guerra diventa l’unica maniera per destabilizzare la Russia, e quindi la creazione della “colonia Ucraina” diventava necessaria.

[domanda] Tre manovre militari antirusse in Ucraina nel 2021 (*) non sono atti di buona volontà.

Non esiste una “buona volontà” marcata USA: gli USA vogliono sempre la guerra, mai la pace. 

Perché la loro guerra è sempre una guerra “comoda”: è “altrove”, e le loro perdite sono sempre insignificanti rispetto a quelle degli avversari (“servizio bellico da asporto” l’ha definito uno bravo a scrivere): 

  • gli USA perdono “solo” dei militari e delle armi (perdita desiderabile per aggiornare gli arsenali)
  • gli avversari perdono militari + civili + strutture abitative + infrastrutture.

[domanda] E’ l’arruolamento di massa dei civili ucraini che ha creato le difficoltà alla Russia ad avanzare?

Credo semplicemente che non abbiamo più la percezione di cosa sia una guerra. Siamo abituati alla “guerra americana”, che è fatta così:

  • i miei civili e le mie infrastrutture non rischiano nulla, perché stanno a migliaia di chilometri
  • distruggo tutto preventivamente (aeroporti, caserme, ministeri, telecomunicazioni, infrastrutture)
  • poi avanzo tranquillamente, perché l’esercito avversario è diventato una sorta di formicaio impazzito
  • naturalmente in questa fase i civili muoiono a frotte, ma basta non farli vedere in TV
  • poi, visto che i fanti USA sono sostanzialmente incapaci (mandarono 7.500 uomini a Grenada, dove c’erano 1.500 soldati nemici…), non riescono a controllare il territorio
  • ma non ha importanza, perché è la distruzione quella che conta; distruggere e ritirarsi.

La Russia deve invece avanzare con una guerra tradizionale, in un territorio vasto 2 volte l’Italia. E facendo meno danni possibile, perché si muove in territori tendenzialmente russi/russofoni/russofili. Guardando sulla cartina dove sono Kiev e Odessa, ha già manovrato in un territorio vasto come l’Italia. La lentezza è d’obbligo e le difficoltà erano quelle previste.

Penso che gli arruolati siano una farsa. Una brigata di combattenti ha alle spalle un addestramento feroce e soprattutto la struttura mentale dell’uccidere. O, quanto meno, deve avere nervi saldissimi, per cui si spara solo a comando. Cosa potrà fare un impiegato cinquantenne armato, se non farsela sotto, o sparare al primo fruscio? 

Cito da don Camillo. «Il mitra è una cosa seria che fa paura, ma quello che fa più paura quando ci si trova davanti a un mitra è la faccia di chi lo impugna. Perché si capisce subito se è uno che è deciso a sparare o meno»

Se i civili ucraini hanno la “faccia di chi spara”, allora la guerra d’Ucraina viene da una lunga preparazione.

NOTA

(*) Oltre alle normali manovre NATO in paesi dell’est, ci sono state nel 2021 manovre specifiche legate all’Ucraina: giugno “Sea Breeze” (Brezza marina) nel Mar Nero e in Ucraina del sud, con USA + Ucraina + 17 paesi NATO + 15 partner // luglio “Three Swords” (Tre spade) a Yavoriv, Ucraina, con USA + Ucraina + Polonia + Lituania // novembre, manovre non pianificate nel Mar Nero, con USA e NATO

Lascia un commento