di Giovanni Lazzaretti
Fine del governo Draghi
Una settimana di vacanza ad Andalo, un po’ tormentata. E, come sempre in vacanza, devo vivere un po’ di “convivenza televisiva” con mia moglie.
La situazione normale in casa mia, la sera, è quella che vivo in questo istante, ore 21.34: mia moglie dorme sul divano con la TV accesa, e io sto nel mio antro, davanti al calcolatore e lontano dalla TV.
In vacanza mia moglie tenta di dormire davanti alla TV accesa e io sento mio malgrado sciocchezze televisive a ripetizione, e mi agito parecchio. L’unica convivenza televisiva quieta è quella delle repliche di don Matteo.
Così, mentre cadeva il governo Draghi, ero ad Andalo e sentivo spezzoni di TG e di dibattiti.
L’invocazione “Draghi, rimani!” aveva assunto toni così stucchevoli da dare il vomito. C’erano addirittura le “manifestazioni di piazza”.
La piazza pro-Draghi a Roma, l’organizzatore: “A noi 20enni piace la sua competenza”
È stata organizzata da un giovane studente dell’università Luiss di Roma di 20 anni, Manfredi Mumolo, la manifestazione in sostegno del presidente del Consiglio Mario Draghi in piazza San Silvestro nella Capitale. “Questa mobilitazione è nata da un gruppo di ragazzi che a Roma, Torino, Firenze e Trento volevano far sentire la propria voce”, ha spiegato Mumolo.
A partecipare circa un centinaio di persone e diversi politici, da Carlo Calenda a Maria Elena Boschi, passando per personaggio della televisione come il giornalista Alessandro Cecchi Paone. (Francesco Giovannetti, Repubblica)
La manifestazione pro Draghi: 200 persone in piazza Scala
Sono più di 200 i cittadini che si sono riuniti in piazza della Scala per chiedere al premier Mario Draghi di rimanere alla guida del governo. Alla manifestazione, promossa dall’associazione per l’Italia con l’Europa, erano presenti anche i simboli di Italia Viva, Azione, +Europa e una delegazione della comunità ucraina milanese. (MilanoToday)
100, 200 persone in grandi città: numeri ridicoli. Ma la copertura mediatica era ampia, e “creava” una realtà che non esisteva.
Draghi, il “premier buono”. Osho ha fatto un abbinamento (irriverente, ma azzeccato) tra Draghi e San Giovanni XXIII, il “Papa buono”: «Tornando a casa troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del premier.»
Io preferisco invece abbinare Draghi al Nerone interpretato da Petrolini(1).
«’O vedi: il popolo quando s’abbitua a di’ che sei bravo, pure che non fai niente se’ sempre bravo.»
Magari Draghi non avesse fatto niente. Ha fatto dei danni, ed è sempre “bravo”.
Ricordando l’esordio
Prima che il governo Draghi giurasse il 13 febbraio 2021, avevo scritto un articolo(2) che spiegava chi fosse Draghi: una buona formazione universitaria con Federico Caffè, e una vita da neoliberista estremo con danni continui per l’Italia.
La formazione di Draghi era di tipo tendenzialmente keynesiano. La sua tesi di laurea, 1970, si intitolava “Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio”(11). Draghi si laureò con lode e divenne anche assistente di Federico Caffè.
Dal 1971 al 1977 Draghi va negli USA, al Massachusetts Institute of Technology (MIT): fa un “bagno” neoliberista, e da quell’ambiente non si schioderà più.
Dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001 è direttore generale del Ministero del Tesoro, sotto 10 diversi governi.
Dal 1993 al 2001 è anche presidente del Comitato Privatizzazioni.
Dal 2002 al 2005 va ad “allenarsi” in Goldman Sachs.
Il 16 gennaio 2006 diventa Governatore di Bankitalia.
Il 24 giugno 2011 viene nominato Governatore della BCE.
Il 5 agosto 2011, assieme al Governatore BCE uscente Trichet, scrive la famosa lettera estiva che destabilizza Tremonti e il governo Berlusconi, portando poi alla loro caduta del novembre 2011.
È presidente della BCE dal 2011 al 2019.
La sintesi dell’ultratrentennale vicenda Draghi-Italia può essere condensata in questi punti.
- Nel 1981 Andreatta e Ciampi realizzano il divorzio Stato-Bankitalia, consegnando il debito pubblico italiano ai cosiddetti “mercati”.
- Il debito, inizialmente modesto, in 10 anni si impenna, a opera degli interessi passivi ormai fuori controllo.
- Arrivato il debito alle stelle, il mondo della finanza propone la ricetta classica: austerità e privatizzazioni.
- Dopo la sua presenza sul panfilo Britannia (presente in quell’occasione anche Andreatta), è Draghi a gestire tutta la fase delle grandi privatizzazioni.
- Gestisce anche la privatizzazione suprema, quella di Bankitalia.
- È il padre spirituale del TUB (Testo Unico Bancario), col quale salta la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari. È l’estensore del TUF (Testo Unico della Finanza).
- Le banche come noi le conosciamo e la finanza come noi la conosciamo hanno il DNA di Draghi. E quindi l’oppressione della finanza sull’economia, e le crisi conseguenti, hanno in Draghi un co-autore non trascurabile.
- Come neonato presidente della BCE provoca la caduta dell’ultimo governo eletto dal popolo(3). Da allora in poi l’Italia sarà sempre più sotto tutela.
- Finché nel 2021 l’Italia va sotto tutela diretta, con Draghi che diventa Presidente del Consiglio.
Per cosa sarà ricordato Draghi
Ai mali già fatti all’Italia, dobbiamo aggiungere quelli più recenti.
Draghi è il gestore della campagna vaccinale: partita come azione per la tutela dei fragili (vi ricordate la polemica su quelli che tentavano di “saltare la fila”?), la vaccinazione diventa sempre più pervasiva, invadendo la vita della stragrande maggioranza degli italiani che avevano probabilità vicina allo zero di ospedalizzazione e di intensiva.
Draghi, attraverso Speranza, blocca tutte le possibilità di cura.
Draghi inventa lo strumento della certificazione verde, trasformando i diritti costituzionali in “permessi a tempo”.
Draghi gestisce la sospensione dei medici, degli insegnanti, e di non so quali altre categorie.
Draghi gestisce il PNRR. Andate a vedere la caterva di obiettivi del PNRR. Abbiate la pazienza di guardare nel tempo le realizzazioni. Ciò che resterà sarà solamente il debito europeo + una serie di riforme improntate al neoliberismo più spinto (vedi catasto) + una serie di realizzazioni non strategiche.(4)
Draghi non ha saputo anticipare né controllare il costo dell’energia, aumentato per via speculativa e non certo per carenza di “materia”.
Draghi ha legato la sorte dell’Italia all’Ucraina, paese che ha avuto due colpi di Stato e che gestiva da anni la guerra del Donbass contro il suo stesso popolo.
«’O vedi: il popolo quando s’abbitua a dì’ che sei bravo, pure che fai danni se’ sempre bravo.»
Varoufakis, grazie per i chiarimenti
Devo ringraziare l’amico Marco per la segnalazione del libro “Adulti nella stanza. La mia battaglia contro l’establishment dell’Europa” di Yanis Varoufakis. Un grosso tomo, ma si legge bene.
Ricordate Varoufakis? Ministro delle Finanze nel governo greco dal 27 gennaio al 6 luglio 2015, gli avevo dedicato i primissimi Taglio Laser, in particolare il n.4 “Il discorso dello zio – Soluzione della crisi greca”, 27 luglio 2015.
Ogni tanto penso al plumbeo consesso che ha gestito la crisi greca: da una parte i governanti Eurozona, a difesa del sistema bancario; dall’altra il popolo greco, rovinato dal sistema bancario.
Scrivevo “plumbeo consesso” ed era ancora poco, rispetto a quello che si legge nel libro.
Nelle stanze di Bruxelles prive di finestre è accaduto l’inimmaginabile:
- cultori del debito che non si curano della morte di un popolo («Non devi mai e poi mai mancare i pagamenti del Fondo Monetario Internazionale. Piuttosto sospendi il pagamento di tutte le pensioni. Questo è quello che devi fare.»);
- creditori che fanno di tutto per NON essere pagati (e qui il discorso è complicato e ne parleremo, a Dio piacendo, in altra occasione).
Non è che nel 2015 avessi capito tutto, ma avevo intuito diverse cose. Alcune frasi le avevo messe in bocca a un personaggio immaginario, che chiamavo “lo zio”.
«Chi conserva un filo di umanità sa che l’ultimo approccio è l’unico sensato. Il resto è stupidità, o cinismo, o perversione. Eppure con la Grecia abbiamo fatto solo proposte stupide, ciniche, perverse: uscire dall’euro, pagare debiti che non può pagare, correre quando fatica a reggersi in piedi, niente aiuti per non discriminare gli altri Stati, fino a chiedere alla Grecia di vendere la sua dignità.»
«Fingiamo di non vedere la disperazione di un popolo: una nazione retrocessa a paese in via di sviluppo, dove un terzo della gente ha il problema del cibo e delle medicine. La “cura” prestito + austerity è fallita, e non ci salteremo fuori con altri prestiti e altra austerity. Tanto più che c’è una soluzione facile, e il signor Varoufakis l’ha pronta.»
Chi conserva un filo d’umanità…
Ma nessuno conservava un filo d’umanità nelle stanze al neon dell’Eurogruppo(5).
E mentre ad Andalo la TV anno 2022 continuava a raccontarmi quanto è bravo Draghi, io stavo contemporaneamente leggendo il ruolo di Draghi anno 2015 nella crisi greca dalle parole di Varoufakis.
Un ruolo “feroce”, è l’unica parola che mi viene in mente: tutto ciò che poteva fare per rovinare il popolo greco, l’ha fatto.
«Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili».
«Il capitalismo maturo, al pari di quello originario, poggia su sofferenze umane non contabilizzate, ma non per questo meno frustranti e degradanti».
Due frasi di Federico Caffè, maestro di Draghi, frasi che Draghi ha totalmente sepolto.
Varoufakis aveva diversi punti in agenda, ma aveva in particolare tre punti “non negoziabili”.
- Il debito greco è impagabile e va ristrutturato.
- Se l’Eurogruppo rifiuta di ristrutturarlo, non ci resta che creare un sistema di pagamenti parallelo per prevenire il blocco delle banche.
- È necessaria una carta di credito della povertà per salvare i greci dalla tragedia umanitaria alla quale sono stati portati.
I punti B e C vi ricordano qualcosa?
No, i punti B e C non vi ricordano niente
No, i punti B e C non vi ricordano niente.
Non vi ricordano niente perché nel bla bla televisivo attorno alla caduta del governo i parlamentari dei 5 Stelle sono stati presentati come bambini dispettosi che staccano la spina a Draghi per ragioni risibili.
E quindi la TV non vi ha mai illustrato le 7 pagine con le quali i 5 Stelle contestavano il governo(6). In quelle pagine(7) non c’erano appelli generici, ma 9 punti precisi, con bacchettate puntuali e dettagliate al Professor Draghi. Non condivido tutto di quel testo, ma condivido molto.
In particolare i punti 1,2,3,4 erano i punti sulla povertà: reddito di cittadinanza, salario minimo, decreto dignità, speculazioni energetiche e altro.
Questi punti dei 5 Stelle corrispondono al punto C di Varoufakis: quando la tragedia umanitaria avanza, il povero deve essere in cima ai tuoi pensieri. Ma quando il tuo interlocutore è Draghi le speranze di ascolto sono al lumicino, per i 5 Stelle oggi come per Varoufakis allora.
I punti 6 e 7 riguardavano il Superbonus 110% e il cashback fiscale (detto in italiano: l’accreditamento immediato delle detrazioni, per certi settori merceologici e per certe fasce sociali), e questo corrisponde al punto B, il sistema di pagamenti parallelo di Varoufakis.
Per comprendere il Superbonus 110% come sistema di pagamento parallelo bisogna essere nOmismatici. Oppure bisogna essere Draghi, che ha capito perfettamente la questione, e ha fatto di tutto per fare a pezzi il Superbonus, in ossequio al mondo della finanza (il suo mondo) e contro il popolo italiano (le imprese e le famiglie).
Nell’ultima invettiva contro i 5 Stelle, prima del voto di fiducia, Draghi ha detto: «Il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva. Per quanto riguarda il SuperBonus sapete cosa ho sempre pensato del Superbonus. Ma il problema non è il Superbonus, il problema sono i meccanismi di cessione che sono stati disegnati. Chi ha disegnato quei meccanismi di cessione senza discrimine, senza discernimento, è lui o lei o loro che sono colpevoli di questa situazione, in cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora bisogna riparare al mal fatto, bisogna tirar fuori dai pasticci quelle migliaia di imprese che si trovano in difficoltà.»
La TV ossequiente ribadiva allora che «siamo stati governati da dei liceali». Mentre adesso abbiamo il Professore, e dobbiamo tenerlo in sella.
Quale è il problema?
- Che gli uni saranno forse liceali, ma sono nOmismatici.
- Mentre Draghi sarà Professore, ma non è un nOmismatico. È “docente” di neoliberismo bancario, e conosce la nOmismatica solo come oggetto del suo odio.
Riprendo in dettaglio i due punti chiave.
Povertà
Art. 3 della Costituzione: […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […]
Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. […]
Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. […]
Di fronte a questi articoli della Costituzione ogni Presidente del Consiglio sa che deve agire in direzione dei poveri e dei senza lavoro.
La legge sul reddito di cittadinanza è scritta male? Può essere, ma ricordando la vicenda Draghi-Troika-Grecia il timore è che una riscrittura da parte di Draghi sarebbe semplicemente una cancellazione completa(12).
L’uomo deve avere la possibilità di mangiare, di abitare, di vestirsi, di scaldarsi, di curarsi. Se tutto questo è negato da uno Stato che non sa far crescere il lavoro, dovrà essere garantito attraverso sovvenzioni mirate.
- Il reddito di cittadinanza disincentiva a lavorare? Capita, in certi casi. Ma solo per il fatto che gli stipendi proposti in alternativa sono a un livello infame.
- E sono a un livello infame perché le ditte, soprattutto le piccole, sono vessate da imposte spropositate.
- E le imposte spropositate nascono dagli interessi passivi che lo Stato deve pagare.
- E gli interessi passivi nascono dalla sciagurata decisione neoliberista del 1981 di consegnare il debito ai mercati.
Come si fa a scardinare questo meccanismo perverso?
C’è una sola soluzione: che le risorse per salvare i poveri vengano da una moneta che non sia denaro. Ossia da crediti fiscali commerciabili che circolino su un circuito apposito non bancario.
Quindi si può riscrivere la legge del reddito di cittadinanza, ma solo nell’ottica di migliorarla dal punto di vista nOmismatico, non certo per affossarla.
Draghi è davvero Professore nel bocciare le istanze dei poveri.
Superbonus 110%, una moneta che non è denaro
La legge del Superbonus 110% è stata scritta male? No.
Era certamente migliorabile, ma nel senso di ESTENDERE la cedibilità del credito. Messa in mano al Professore bancario Draghi non poteva che essere affossata(8). Perché il Superbonus 110% era MONETA senza essere DENARO, e l’acquitrino finanziario dove nuota Draghi non gradisce questa distinzione.
Dobbiamo tornare a illustrare i massimi sistemi(9).
A Bretton Woods 1944 si confrontarono due sistemi di pensiero, due “princìpi primi”.
Il principio di liquidità: per fare qualunque cosa occorre denaro; se non hai denaro, occorre che qualcuno te lo presti; l’impianto monetario mondiale deve essere impostato sulle metodologie di prestito.
Il principio di compensazione: per lavorare non occorre denaro, ma moneta; ognuno pagherà col suo lavoro di domani ciò di cui ha bisogno oggi per innescare quel lavoro medesimo; l’impianto monetario mondiale deve essere impostato su un’unità di conto internazionale.
Vinse il principio di liquidità. Il principio di liquidità porta sempre il corollario poco simpatico di trasferire denaro da chi vive di lavoro a chi vive di rendita (travaso degli interessi passivi); se però lo Stato è ancora un’entità a servizio dei cittadini, può introdurre dei correttivi atti a mitigare gli effetti più deleteri.
Ma arriva il momento in cui lo Stato viene consegnato ai mercati, e ogni sua iniziativa viene affossata in partenza dal cappio del debito, debito che cresce esclusivamente a causa degli interessi passivi (lo Stato italiano infatti è in utile primario fin dai tempi di De Mita).
A quel punto l’abisso è pronto. La Grecia ci finì per prima, semplicemente perché mai avrebbe dovuto entrare nell’euro. Adesso tocca a noi, che siamo molto più grossi della Grecia e abbiamo un’inerzia maggiore nel farci trascinare nel baratro.
Quando il baratro è vicino, non hai più tempo per una riforma del sistema monetario, e sono solo due le scialuppe di salvataggio:
- proteggere i poveri nei loro bisogni essenziali di sopravvivenza;
- attivare circuiti monetari in regime di compensazione, sottraendo settori della vita del paese dalla moneta-debito.
Il Superbonus 110% era esattamente questo: innescare il lavoro basandosi su una piattaforma di moneta fiscale, senza muovere in nulla il debito dello Stato.
- Lo Stato non stanzia NULLA.
- La famiglia o il condominio fa eseguire dei lavori.
- Chi fa i lavori emette la normale fattura e innesca tutto il processo virtuoso per lo Stato (IVA, imposte, creazione di posti di lavoro).
- In pagamento della fattura l’impresa non riceve DENARO, ma MONETA.
- È una moneta fiscale, che non tocca il debito dello Stato e che l’impresa potrà utilizzare a calo delle imposte a suo tempo, ma che potrà anche CEDERE ad altri.
- Potrà cederla a una banca, ottenendone DENARO. Ma potrà anche passarla ad altri in pagamento di prestazioni, usandola come MONETA su un’apposita piattaforma.
Il sistema aveva la necessità
- di definire un tempo lungo, almeno decennale, che scoraggiasse ingolfamenti e speculazioni;
- di rendere comoda, semplice, veloce, la cedibilità del credito attraverso una piattaforma.
Draghi è stato messo lì ANCHE per distruggere questo meccanismo virtuoso, e ci è riuscito benissimo.
Adesso dichiara che la legge è stata scritta male, omettendo di descrivere la sua parte nel devastarla. E’ ovvio infatti che le imprese stanno “aspettando i crediti”, come dice Draghi, per il semplice motivo che Draghi ha bloccato i meccanismi di cessione ributtando tutto il Superbonus in ambito bancario.
Aspettano i crediti in DENARO, perché non hanno potuto utilizzare i crediti come MONETA.
Naturalmente per smontare una cosa buona occorre trovare delle scuse.
In questo caso ne hanno trovate essenzialmente due.
- Le truffe, che ci sono inevitabilmente in ogni attività umana. Abolisci le pensioni d’invalidità perché ci sono i falsi invalidi? Oppure ti dai da fare per localizzare i falsi invalidi? Le truffe col Superbonus erano addirittura inferiori al normale, perché la complessità delle procedure rendeva necessaria la corruzione di molte persone per creare una truffa.
- L’aumento dei prezzi dei materiali. Un falso, visto che la Germania ha avuto aumenti analoghi senza avere il Superbonus.(10)
Varoufakis lavorò per una piattaforma di pagamento alternativo senza riuscire a vederne la realizzazione(13).
In Italia invece abbiamo visto una prima realizzazione, attaccata con violenza da quelli del “principio di liquidità”.
Nell’uno e nell’altro caso Draghi era all’opera.
E, paradossalmente, la sua invettiva contro il Superbonus ne definisce l’intrinseca bontà.
Se il Principe della Finanza sbotta contro il Superbonus, significa che il Superbonus va contro gli interessi della finanza: Draghi certifica quindi, con le sue parole, che il Superbonus è uno strumento di buona qualità a favore del lavoro e del popolo.
Ma il Superbonus devono gestirlo, ovviamente, dei nOmismatici che amano il popolo. Non può gestirlo l’ex presidente della BCE che ha preso parte alla devastazione della Grecia.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
NOTE
- (1) Vedi ad esempio https://www.youtube.com/watch?v=Qk_CFVva_m4
- (2) Vedere “Un Caffè per Draghi – Radici buone & frutti cattivi”.
- (3) L’ultimo governo più o meno eletto dal popolo è il governo Berlusconi 2008-2011. Da lì in poi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, che con la volontà popolare non c’entrano nulla. Poi il Conte I, piccolo miracolo del “contratto” 5 Stelle – Lega, dove alla maggioranza dei parlamentari corrisponde anche la maggioranza assoluta dei votanti. Conte II e governo Draghi propongono invece alleanze di partiti che sono l’antitesi della volontà popolare delle elezioni 2018.
- (4) È l’analogo del Renzi velleitario di “Casa Italia” (vedere articolo Taglio Laser n.59, 5 settembre 2016, “Terremoto e hybris”), con la differenza che a Draghi l’Europa ha dato soldi (in maggioranza sono prestiti) in cambio di riforme neoliberiste.
- (5) L’Eurogruppo riunisce i Ministri delle finanze dei 19 Stati che adottano l’euro; sono quindi i ministri della cosiddetta “eurozona”, che non coincide con l’Unione Europea.
- (6) La spina ovviamente non la staccano i 5 Stelle, visto che non avevano i numeri per staccarla. Ma sono i 5 Stelle quelli che danno le motivazioni per staccare la spina. Poi il centrodestra ci mette i numeri.
- (7) Vedi ad esempio https://www.lavoripubblici.it/flash-news/2022/07/Superbonus-110-le-richieste-di-Conte-M5S-a-Draghi-1880.html
Oppure in PDF https://www.movimento5stelle.eu/wp-content/uploads/2022/07/Documento-M5S-Draghi-6-7-2022.pdf?fbclid=IwAR0mXuDZXbZwMLkDLQynohhCFBm-vmh_OoTNhfMJUPShaW_qreLAV-l7dWs - (8) Anche nel governo Conte II c’erano molti nemici del Superbonus, e hanno fatto la loro parte nel danneggiarlo
- (9) Vedi ad esempio l’articolo del 3 maggio 2019, “Una riforma economica dal basso e dallo ZERO”.
- (10) Vedi ad esempio questo spezzone di video https://www.youtube.com/watch?v=xGNmXHgydao
- (11) Draghi ricordò l’episodio il 9 novembre 2006, all’inaugurazione del 100° anno accademico dell’Università La Sapienza. La sua tesi, disse, «era sulla moneta unica e concludevo che la moneta unica era una follia, una cosa assolutamente da non fare…».
Poi evidentemente cambiò idea, e si arrivò al Draghi del 26 luglio 2012: «Entro il suo mandato la Bce preserverà l’euro, costi quel che costi (whatever it takes). E, credetemi, sarà abbastanza». - (12) Dal citato libro di Varoufakis, pag.601-602: «Ci avvertirono di non presentare in parlamento il nostro decreto sulla crisi umanitaria. […] Denunciammo così l’opposizione della troika al nostro progetto di aiutare le famiglie greche che più soffrivano. L’indignazione non solo in Grecia fu travolgente.»
- (13) Dopo il referendum consultivo del 5 luglio 2015, che aveva detto “no” alla Troika e gli aveva dato una grande vittoria, Varoufakis era pronto ad attivare la piattaforma. Ma il 6 luglio 2015 fu costretto a dimettersi per l’opposizione interna al governo. Il governo aveva spodestato il popolo.
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