di Giovanni Lazzaretti
21.10.2024
Mi è venuto in mente di pescare anche qualche flash da un discorso di Giorgetti ascoltato ieri.
Citarlo & contestarlo, ovviamente.
Riprendo qui quel discorso, e lo analizzo più in dettaglio.
GIORGETTI IN PARLAMENTO
Il discorso di Giorgetti in Parlamento lo trovate qui, sono 8 minuti.
https://www.youtube.com/watch?v=mIL5mJ6CrUI
Vediamo cosa ci racconta una delle più alte cariche dello Stato.
Innanzitutto ci spiega che i valori di crescita vanno sempre valutati nel contesto, e il nostro contesto è quello della “deglobalizzazione”. Passaggio condivisibile. Quindi “l’inevitabile processo di globalizzazione” col quale ci hanno riempito la testa nello scorso millennio era solamente un dogma ideologico: covid, guerra, sanzioni, sono stati sufficienti a bloccare il meccanismo.
I conflitti poi, dice Giorgetti, assieme al disastro umanitario portano con sé anche risvolti psicologici. Aumenta il potere d’acquisto, ma la gente lo traduce in risparmio e non in consumi. Condivisibile anche questo, a patto di ricordare che aumenta il potere di acquisto di alcuni, non di tutto il popolo.
Poi Giorgetti ricorda che è impossibile fare crescite corpose se la popolazione cala di 300.000-400.000 cittadini ogni anno. Ovvio. In Italia puoi far crescere il PIL pro capite, ma fatichi a far crescere il PIL globale del sistema Italia.
Cose note, Ettore Gotti Tedeschi le descriveva prima del 2010. Uno Stato con popolazione stagnante o calante non può crescere, se non con trucchi di breve respiro: aumento della produttività (ma poi ti trovi con beni crescenti per una popolazione vecchia e calante), delocalizzazione (ossia impoverimento futuro per i tuoi cittadini), crescita a debito (finché non hai eroso tutti i risparmi).
Giorgetti è poi contento perché la disoccupazione è al 6%. È bene però ricordare la definizione di “occupato”: «Occupato è chi svolge un lavoro. In particolare, sono occupate le persone dai 15 anni in su che hanno lavorato almeno un’ora durante la settimana di riferimento o erano assenti solo temporaneamente dal luogo di lavoro. La condizione di occupato non dipende dal compenso». La situazione della disoccupazione andrebbe sempre confrontata con l’altra questione: «che tipologia di lavoro e di lavoratori stiamo creando?» Poveri, precari, saltuari, a chiamata.
La “tassa iniqua” dell’inflazione è sotto l’1%. Ma c’è qualcosa di peggio dell’inflazione: essere disoccupato o essere un lavoratore povero.
Per dire queste banalità non c’è bisogno di essere un Ministro della Repubblica. Basta un circolo culturale di paese, e le saprebbe dire pure meglio.
Ma adesso arriva il piatto forte.
IL FARDELLO DEL DEBITO
Metto Giorgetti tra virgolette, anche se è una sintesi. Le frasi esatte potrete sentirle nel filmato sopracitato.
«Quasi certamente nel 2024 saremo in avanzo primario(3). L’avanzo primario non è una questione economica, è una questione morale. Siamo moralmente soddisfatti, potremo affermare che con la nostra azione non abbiamo consegnato nuovo debito a chi verrà dopo.»
«Il vero problema è il debito pregresso, siamo ormai a 3.000 miliardi, con conseguenti oneri finanziari. E io invidio i miei colleghi europei che hanno a che fare con un debito della metà. E quando predico prudenza + responsabilità + cautela non sono una sorta di “disco rotto”, sto invitando a renderci credibili.»
«Siamo partiti con uno spread di 236, ora siamo a 131. Si può arrivare a una credibilità di lungo corso. Certo, abbiamo iniziato con tassi BCE allo 0,75% e siamo arrivati anche al 4%. Questo ha annullato gli effetti del calo dello spread. Ma la politica monetaria non dipende da noi.»
«Solo così ne verremo fuori. Con una credibilità di lungo corso, unita a politiche monetarie assennate (che non dipendono da noi).»
Vediamo adesso di rivisitare il discorso dal punto di vista nOmismatico.
Perché, diciamolo subito, il discorso di Giorgetti sa tanto di vecchio.
IL «VOLUTO» FARDELLO DEL DEBITO
Innanzitutto non c’è nessun particolare merito morale nell’essere in avanzo primario. Tutti i governi, più o meno dai tempi di Ciriaco De Mita, sono in avanzo primario(4).
Gli anni del covid, ovviamente, non vanno presi in considerazione perché, tra le varie cose che sono state travolte da una gestione dissennata, è stata travolta anche la statistica. Sono anni “statisticamente inutili”, perché non confrontabili con nulla.
Essere in avanzo primario significa: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato». Non vedo che particolare soddisfazione morale possa esserci in questo.
Poi l’avanzo primario svanisce negli oneri finanziari: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato. E ciò che abbiamo preso in più l’abbiamo dato alla finanza internazionale.»
Naturalmente l’avanzo primario non è sufficiente a coprire tutti gli oneri finanziari: «Abbiamo preso agli italiani più di ciò che abbiamo dato. Ciò che abbiamo preso in più l’abbiamo dato alla finanza internazionale. Non essendo sufficiente, abbiamo dovuto fare altro debito con la finanza internazionale, al fine di completare il pagamento degli interessi alla finanza internazionale.»
Questo è il film.
E il pensare che, dopo più di 40 anni di debito affidato ai “mercati”(5), il film possa avere uno svolgimento differente attraverso “credibilità + politiche monetarie assennate” è sostanzialmente follia.
«La follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi» (citazione spesso attribuita ad Albert Einstein, anche se non ho modo di verificare).
È un po’ come una vecchia barzelletta attribuita ai carabinieri.
UNA BARZELLETTA. MA NON RIGUARDA I CARABINIERI
Maresciallo e appuntato insieme al cinema.
A un certo punto del film inizia un incontro di boxe tra un pugile bianco e un pugile nero.
«Appuntato, per te chi vince? Il bianco o il nero?»
«Per me il bianco, maresciallo.»
«Per me il nero. Scommettiamo mille lire?»
«Vada per le mille lire, marescia’»
Vince il bianco, il maresciallo estrae mille lire dal portafoglio.
«Marescia’, tenga le mille lire, non posso accettarle. Io il film l’avevo già visto.»
«Che c’entra? L’avevo visto anch’io. Ma stasera il nero mi sembrava particolarmente in forma.»
Le barzellette sui carabinieri mi infastidivano molto, soprattutto durante gli “anni di piombo”.
Credo che la barzelletta dell’incontro di boxe al cinema andrebbe revisionata mettendo al posto di appuntato e maresciallo due immaginari Ministri dell’Economia e delle Finanze.
Sono loro che, vedendo sempre lo stesso film, pensano che possa avere esiti diversi.
UNA RICETTA PER GIORGETTI
Poiché Giorgetti sa come si svolge il film, dovrebbe avere anche nella mente le linee per una correzione di rotta.
- Essendo evidente che gli interessi consegnati alla finanza internazionale mangiano l’avanzo primario e creano nuovo debito, se ne deve dedurre che gli interessi passivi generati dai mercati sono eccessivi.
- Essendo eccessivi, e non potendo sperare che il “libero mercato” si autocorregga, occorre che i tassi di interesse tornino sotto il controllo statale.
- Inoltre è bene che il debito torni in mano agli italiani, visto che gli italiani hanno risparmi sufficienti per coprire abbondantemente i 3.000 miliardi di debito.
- Per allettare gli italiani devi offrire loro due cose: un po’ di tasso d’interesse e la comodità assoluta nell’uso del debito pubblico consegnato nelle loro mani. Quel debito pubblico, che diventa credito per gli italiani, deve poter essere usato per pagamenti, esattamente come facciamo col credito bancario.
- Inoltre, poiché i crediti fiscali cedibili sono un metodo lecito e riconosciuto(6), bisogna utilizzarli come strumento di innesco economico. Che so, la sistemazione idraulica d’Italia pagata in larga parte con crediti fiscali cedibili.
Quindi.
- Sistema di banche pubbliche, ossia una sorta di “braccio operativo” finanziario che possa fare anche gli interessi dei cittadini, non solo quello dei finanzieri.
- Conti correnti di risparmio legati al MEF. Tasso di interesse inferiore ai mercati, libera cedibilità del debito pubblico come mezzo di pagamento.
- Finanziamento di opere con crediti d’imposta cedibili su apposita piattaforma.
La frase tipica è «queste cose non ce le lascerebbero fare».
A parte che il Superbonus smentisce il “non ce le lascerebbero fare” (il Superbonus è stato fatto, e, per fermarlo, hanno dovuto chiamare Draghi a mettere sabbia nel meccanismo), la prima cosa essenziale è che un politico ANNUNCI ciò che vorrebbe fare.
Ossia crei una crescita culturale nel popolo.
Poi, se il politico non riuscirà a realizzare le sue idee, amen. Lo sappiamo bene che dovrà combattere contro entità mostruose come sono le anonime congreghe finanziarie.
Ma non vogliamo più politici che guardano sempre lo stesso film, e ancora pensano che «stavolta potrebbe vincere il pugile nero».
IL RITORNO DA PADOVA
Finalino del diario di Padova.
Finita la trasmissione a Canale Italia, si riparte verso le 22.15. Uscita obbligatoria a Montecchio per lavori e rientro a Montebello. Chiacchiere interessanti in auto, così entrambi non vediamo l’innesto nell’Autobrennero. Inversione di marcia a Sommacampagna. Un po’ dopo mezzanotte siamo a Carpi.
Mancano solo 10 km, poi pigiama e letto.
Tra Carpi e Correggio c’è un ristorante. E poco dopo il ristorante c’è la Polizia.
«Patente, carta di circolazione, assicurazione. Dovremo anche farle l’alcool-test.»
Dico «va bene» senza pensieri, salvo poi ricordarmi della birretta delle ore 19, bevuta perché non dovevo guidare. Non dovevo guidare, verissimo, salvo gli ultimi 10 km. Speriamo sia smaltita.
La poliziotta è gentilissima.
«Soffi in questa direzione.» Test fallito.
«Riproviamo.» Test fallito.
«Faccia un bel respiro, così. Poi soffi!» Test fallito.
«Soffi come se dovesse soffiare le candeline!!» «Ma io le soffio così le candeline…» Test fallito.
Al quinto tentativo, luce verde.
Non so se davvero il test aveva funzionato, o se la poliziotta l’aveva dichiarato verde per sfinimento. Comunque, sono libero.
A casa mia moglie si sveglia quando mi infilo sotto le coperte. Le racconto il finalino del viaggio e, non so perché, si sbudella dal ridere.
Forse il nonnetto che a 69 anni non sa soffiare le candeline fa ridere.
Comunque, come diceva mia suocera, meglio far ridere che far piangere.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
NOTE
- La conferenza è diventata poi il Taglio Laser n.430 col medesimo titolo.
- “Solito” per Conditi, per me è la terza o quarta volta in TV, e solo la seconda volta in quel bar.
- «L’avanzo primario di bilancio è la differenza tra le entrate e le uscite della contabilità pubblica nazionale, al netto delle spese per gli interessi sul debito.» (MEF)
- Lo dice anche il testo “Pride and prejudice” del Ministero dell’Economia e delle Finanze. «L’avanzo primario nei conti pubblici italiani è tra i più alti del mondo e il più stabile negli ultimi 23 anni tra gli Stati Membri dell’Unione Europea».
- La data di riferimento è il 1981, anno del cosiddetto “divorzio Stato-Bankitalia” che consegnò il nostro debito in mano ai mercati. Fu la privatizzazione più perversa di tutte, nonché madre di tutte le successive privatizzazioni. Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta furono gli esecutori materiali dell’evento nefasto.
- Il 1 febbraio 2023 Eurostat ha definito il metodo contabile dei crediti fiscali cedibili, dichiarando quindi che si possono usare. Di recente è arrivato a parlarne persino Draghi, dopo aver affossato la cedibilità in Italia. «Crediti d’imposta trasferibili per incentivare l’adozione di soluzioni energetiche pulite, specialmente per l’industria. È l’idea suggerita dall’ex presidente del Consiglio e della BCE, Mario Draghi, che ieri ha presentato a Bruxelles il suo report di 400 pagine sulla competitività. Draghi propone di creare crediti d’imposta su misura legati all’adozione di soluzioni energetiche pulite da parte dell’industria o regimi di ammortamento accelerato per tali investimenti. “Un quadro legislativo armonizzato a livello UE affronterebbe le preoccupazioni relative agli aiuti di Stato per una misura di questo tipo”, indica il report. Rendendo questi crediti d’imposta trasferibili “come avviene negli Stati Uniti” [ecc.]» (ItaliaOggi, 10.09.2024)
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