Consigliamo questo interessante articolo tratto da Voci dall’Estero. Si tratta della traduzione di una inchiesta giornalistica di Max Blumenthal apparsa su Consortium News, magazine investigativo indipendente americano. Buona Lettura!
Il famoso giornalista Max Blumenthal rivela il vero volto del defunto senatore McCain, eroe della “sinistra” nostrana. McCain è stato uno dei più potenti e convinti guerrafondai del pianeta, sempre schierato dalla parte sbagliata e sempre pronto a provocare il caos in tutte le delicate situazioni internazionali, dalla Libia alla Siria, dall’Iran all’Ucraina.
Di Max Blumenthal, 27 agosto 2018
Mentre la Guerra fredda entrava nella sua fase finale nel 1985, la giornalista Helena Cobban partecipò a una conferenza accademica presso un resort di lusso vicino a Tucson, in Arizona, sulle relazioni USA-URSS in Medio Oriente. Partecipando a quella che veniva definita la “cena di gala con discorso programmatico”, scoprì presto che il tema della serata era “adotta un Mujaheddin”.
“Ricordo di essermi mescolata a tutte quelle ricche donne repubblicane che venivano dalla periferia di Phoenix che mi chiedevano: hai adottato un Mujaheddin? “ mi disse la Cobban. “Ognuna aveva promesso soldi per sponsorizzare un membro dei Mujaheddin afghani allo scopo di sconfiggere i comunisti. Alcune erano persino sedute vicine al loro Mujaheddin personale”.
Il principale relatore della serata, secondo la Cobban, era un nuovo e caricatissimo membro del Congresso di nome John McCain.
Durante la guerra in Vietnam, McCain era stato catturato dall’esercito Vietcong dopo essere stato abbattuto mentre andava a bombardare una fabbrica civile di lampadine. Trascorse due anni in isolamento e fu sottoposto a torture che gli lasciarono lesioni paralizzanti. McCain tornò dalla guerra con una ripugnanza profonda e costante per i suoi ex rapitori, tanto che nel 2000 disse: “Odio i vietnamiti. Li odierò finché vivo”. Dopo esser stato criticato per questa frase razzista, McCain si rifiutò di scusarsi. “Mi riferivo ai miei carcerieri”, disse, “e continuerò a riferirmi a loro con un linguaggio che per alcuni potrebbe essere offensivo a causa delle botte e delle torture subite dai miei amici”.
Il risentimento viscerale di McCain lo portò a un convinto sostegno dei Mujaheddin, così come degli squadroni della morte di ultra destra in America Centrale – come di qualsiasi altro gruppo votato alla distruzione dei governi comunisti.
McCain era talmente dedito alla causa anti-comunista che nella metà degli anni ’80 si era unito al Comitato Consultivo del Consiglio degli Stati Uniti per la libertà mondiale, ossia l’affiliato americano della Lega Mondiale Anti-Comunista (WACL). Geoffrey Stewart-Smith, ex leader della filiale britannica del WACL che si era schierato contro il gruppo nel 1974, ha descritto l’organizzazione come un “gruppo di Nazisti, fascisti, anti-semiti, falsari, sporchi razzisti ed egoisti corrotti. E’ diventata un’internazionale anti-semita”.
Facevano compagnia a McCain persone notevoli come Jaroslav Stetsko, il collaboratore nazista ucraino che aveva contribuito a supervisionare lo sterminio di 7.000 ebrei nel 1941; l’ex brutale dittatore argentino Jorge Rafael Videla; e il comandante degli squadroni della morte guatemalteco Mario Sandoval Alarcon. L’allora presidente Ronald Reagan elogiava il gruppo perchè giocava “un ruolo leader nel portare l’attenzione sulla nobile battaglia ora combattuta dai veri guerrieri per la libertà dei giorni nostri”.
Esaltato come un eroe
In occasione della sua morte, McCain viene onorato allo stesso modo – un eroe patriottico e un guerriero per la libertà e la democrazia. Un fiume di agiografi della Beltway press corps, che lui ha definito la sua vera base politica, si è messo al lavoro. Tra i fan più entusiasti di McCain c’è Jake Tapper della CNN, che lui scelse come stenografo personale per un suo viaggio in Vietnam nel 2000. Quando l’ex ospite della CNN Howard Kurtz chiese a Tapper nel febbraio del 2000: “Quando sei sul bus della campagna politica di McCain, fai uno sforzo cosciente per non cadere sotto l’incantesimo magico di McCain?”.
“Oh, non è possibile. Diventi come Patty Hearst quando la colse la SLA” ha risposto Tapper scherzando.
Ma il defunto senatore ha anche ottenuto spontanei tributi da una serie di importanti liberal, da George Soros fino al suo persuasivo cliente, Ken Roth, insieme a tre colleghi consiglieri di Human Rights Watch e della celebrità “democratica socialista” Alexandra Ocasio-Cortez, che ha salutato McCain come “un esempio impareggiabile di decenza umana”. Il repubblicano John Lewis, il simbolo preferito dei diritti civili della classe politica della Beltway, si è unito al coro ricordando McCain come un “guerriero della pace”.
Se i peana a McCain da questo diversificato cast di politici ambiziosi e frequentatori di Davos sembrano scollegati dalla realtà, è perché riflettono perfettamente il punto di vista delle élite sugli interventi militari americani, come un gioco di scacchi dove i milioni di morti lasciati sul campo sulla scia delle aggressioni gratuite dell’occidente sono solo mere statistiche.
Ci sono stati pochi altri personaggi nella storia americana recente che si sono spesi così personalmente per la perpetuazione della guerra e dell’imperialismo come ha fatto McCain. Ma per Washington l’aspetto più importante della sua carriera è stato volutamente tralasciato, o spazzato via, come un difetto di poco conto di un nobile servitore dello Stato che nonostante questo meritava il rispetto di tutti.
McCain non si è limitato a tuonare dagli scranni del Senato in favore di ogni importante intervento militare succesivo all’epoca della guerra fredda, appoggiando le sanzioni e le relative campagne di disinformazione. Era straordinariamente spietato nel proporre obiettivi imperialisti, saltando da una zona calda all’altra per reclutare personalmente fanatici di estrema destra come alleati.
In Libia e Siria, si è alleato con gli affiliati di Al Qaeda, e in Ucraina McCain ha fatto la corte a veri, spudorati neonazisti.
Mentre l’ufficio di McCain in Senato serviva da luogo di ritrovo per lobbysti dell’industria delle armi e agenti neoconservatori, i suoi alleati fascisti intraprendevano una campagna di devastazione umana che continuerà ancora per molto tempo dopo che i fiori si saranno seccati sulla sua tomba.
I media americani potranno aver cercato di seppellire questa eredità insieme al corpo del senatore, ma questo è quello per cui gran parte del mondo lo ricorderà.
Non sono Al-Qaeda
Quando nel 2011 in Libia avvenne una violenta insurrezione, McCain si paracadutò nel paese per incontrare i leader dei principali insorti, il Gruppo Combattente Islamico Libico (LIFG), che combatteva il governo di Gheddafi. Il suo obiettivo era accreditare questa banda di estremisti islamici agli occhi dell’Amministrazione Obama, che ai tempi stava considerando un intervento militare.
Quello che accadde è ben documentato, anche se raramente viene discusso dalla classe politica di Washington che puntava sulla “Bengasi Charade” per distrarre dal vero scandalo della distruzione sociale della Libia. Il corteo di Gheddafi venne attaccato dai jet della NATO, permettendo a una banda di combattenti della LIFG di catturarlo, sodomizzarlo con una baionetta, e poi ucciderlo e lasciare il suo corpo a marcire in una macelleria di Misurata mentre i fan dei ribelli si facevano selfy vicino al suo fetido cadavere.
Subito dopo l’uccisione del leader pan-africano, seguì un massacro dei cittadini neri della Libia, perpetrato dalle milizie settarie razziste reclutate da McCain. L’ISIS si impadronì di Sirte, la città natale di Gheddafi, mentre le milizie di Belhaj presero il controllo di Tripoli, e iniziò una battaglia tra i signori della guerra. Proprio come aveva presagito Gheddafi, il paese in rovina divenne un terreno fertile per i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, alimentando l’ascesa dell’estrema destra in tutta Europa e consentendo il ritorno della schiavitù in Africa.
Molti potrebbero descrivere la Libia come uno stato fallito, ma rappresenta anche la realizzazione compiuta della visione portata avanti da McCain e dai suoi alleati sulla scena mondiale.
A seguito dell’assassinio orchestrato dalla NATO del leader libico, McCain twittò: “Gheddafi andato, Bashar al Assad è il prossimo”.
Il fallimento di McCain in Siria
Anche la Siria, come la Libia, non accettò di allinearsi all’Occidente e all’improvviso si trovò a dover fronteggiare un’insurrezione-Jihad Salafita armata dalla CIA. Ancora una Volta, McCain pensò che fosse un suo preciso dovere spacciare all’America gli insorti islamisti come un incrocio tra i patrioti delle tredici colonie originarie americane e gli attivisti per i diritti civili. Per farlo, prese sotto la sua ala un giovane operatore mezzo americano e mezzo siriano residente a Washington che era stato consulente del Consiglio di transizione Libico durante la preparazione dell’invasione NATO.
Nel maggio 2013, Moustafa convinse McCain a fare un viaggio illegale in Siria per incontrare alcuni “combattenti per la libertà”. Un milionario israeliano chiamato Moti Kahana che coordinò i rapporti tra l’opposizione siriana e l’esercito israeliano attraverso la sua ONG (Amaliah), sostenne di aver “finanziato il gruppo di opposizione che il senatore John McCain era venuto a visitare nella belligerante Siria”.
“Questo potrebbe essere il suo momento-Bengasi “ disse Moustafa eccitato in una scena di un documentario, “Linee rosse”, che descriveva i suoi sforzi per rovesciare il governo. “[McCain] andò a Bengasi, tornò, e noi bombardammo”.
Durante la sua breve incursione in Siria, McCain incontrò un gruppo di insorti sostenuti dalla CIA e benedisse la loro battaglia. “Il senatore voleva rassicurare la Free Syrian Army che il popolo americano sosteneva il loro grido di libertà, sosteneva la loro rivoluzione” disse Moustafa in un’intervista alla CNN. L’ufficio di McCain rilasciò prontamente una foto che mostrava il senatore in posa di fianco a un raggiante Moustafa e a due uomini armati dall’aspetto truce.
Giorni dopo, quegli uomini vennero identificati dal Daily Star libanese come Mohamamad Nour e Abu Ibrahim. Entrambi erano implicati nel rapimento, l’anno precedente, di 11 pellegrini Shia, ed erano stati identificati da uno dei sopravvissuti. McCain e Moustafa negli USA furono oggetto di scherno e derisione da parte dell’ospite del Daily Show John Stewart e di rapporti aspramente critici da tutto lo spettro dei media. In un municipio dell’Arizona, McCain venne rimproverato dagli elettori, inculsa Jumana Hadid, una donna siriana cristiana che avvertì che i militari settari con cui aveva fatto amicizia avevano minacciato la sua comunità di genocidio.
Ma McCain andò avanti comunque. A Capitol Hill, introdusse un’altra giovane equivoca operatrice nel suo teatro d’intervento. Di nome Elizabeth O’Bagy, era un membro dell’Istituto per lo Studio della Guerra, un think-tank finanziato dalle industrie degli armamenti diretto da Kimberly Kagan del clan neo conservatore Kagan. Dietro le quinte, O’Bagy faceva consulenze per Moustafa alla sua Task Force di Emergenza Siriana, un chiaro conflitto di interessi di cui il loro patrono senatore era perfettamente consapevole. Davanti al Senato, McCain citò un editoriale del Wall Street Journal scritto da O’Bagy per sostenere il suo giudizio sui ribelli siriani come prevalentemente “moderati”, e potenzialmente amici dell’occidente.
Giorni dopo, si scoprì che la O’Bagy aveva falsificato il suo PhD (titolo di studio, NdVDE) in studi arabi. Non appena Kagan, umiliato, la licenziò, l’accademica fraudolenta fece un altro passo dentro le porte girevoli della Beltway, approdando ai corridoi del Congresso come la nuovissima aiutante in politica estera di McCain.
Infine, McCain fallì nel suo tentativo di vedere i “rivoluzionari” islamisti prendere il controllo di Damasco. Il governo siriano resse grazie all’aiuto dei suoi mortali nemici in Teheran e Mosca, ma non prima che un’operazione della CIA da un miliardo di dollari avesse aiutato a produrre una delle peggiori crisi migratorie della storia post-guerra fredda. Fortunatamente per McCain, c’erano altri intrighi che richiedevano la sua attenzione, e nuove bande di gruppi fanatici che richiedevano la sua benedizione. Mesi dopo il suo fallimento in Siria, il testardo militarista spostò la sua attenzione sull’Ucraina, allora in preda a uno sconvolgimento provocato da una ONG finanziata dagli USA e dalla UE.
Coccolare i neonazisti in Ucraina
Il 14 dicembre 2013, McCain si materializzò a Kiev per un incontro con Oleh Tyanhbok, un irriducibile fascista che era diventato uno dei principali leader dell’opposizione. Tyanhbok era un co-fondatore del Partito fascista Social-Nazionale, uno schieramento di estrema destra che si pubblicizzava come “l’ultima speranza per la razza bianca, per l’umanità come tale”. Non esattamente un amico degli Ebrei, si era lamentato che la “mafia ebreo-moscovita” aveva preso il controllo del suo paese, ed era stato fotografato mentre faceva il saluto nazista durante un discorso pubblico.
Niente di tutto questo interessava McCain. E nemmeno gli interessavano le scene dei neo-nazisti del Settore di Destra che riempivano la Piazza Maidan a Kiev mentre egli appariva sul campo per incitarli.
“L’Ucraina renderà l’Europa migliore e l’Europa renderà l’Ucraina migliore!” proclamava McCain alle folle che facevano il tifo mentre Tyanhbok rimaneva al suo fianco. L’unica cosa che per lui contava a quel tempo era il rifiuto del presidente ucraino eletto di firmare un piano di austerità dell’Unione Europea, preferendo invece un accordo economico con Mosca.
McCain era così impegnato a rimpiazzare un governo indipendente con uno vassallo della NATO che evocò addirittura un assalto militare su Kiev. “Non vedo un’opzione militare, e questo è tragico” si lamentò McCain in un’intervista riguardo la crisi. Fortunatamente per lui, il colpo di stato arrivò poco dopo la sua apparizione a Maidan, e gli alleati di Tyanhbok si affrettarono a riempire il vuoto di potere.
Entro fine anno, l’esercito ucraino si ritrovò impantanato in una sanguinosa guerra di trincea con i separatisti filo-russi e anti colpo di stato dell’est del paese. Una milizia affiliata con il nuovo governo a Kiev chiamata Dnipro-1 fu accusata da osservatori di Amnesty International di bloccare gli aiuti umanitari destinati all’area dei separatisti, inclusi cibo e abiti per la popolazione tormentata dalla guerra.
Sei mesi dopo, McCain apparve alla base di addestramento del Dnipro-1 con i senatori Tom Cotton e John Barasso. “Il popolo del mio paese è fiero della vostra battaglia e del vostro coraggio” disse McCain a un ritrovo di soldati della milizia. Quando terminò il suo discorso, i combattenti mostrarono un saluto dell’epoca della seconda guerra mondiale, reso celebre dai collaboratori nazisti ucraini: “Gloria all’Ucraina!”.
Oggi, i nazionalisti di estrema destra occupano posti chiave nel governo ucraino filo-occidentale. Il portavoce del parlamento è Andriy Parubiy, il co-fondatore con Tyanhbok del Partito Social-Nazionalista e leader del movimento in onore dei collaboratori del regime nazista durante la seconda guerra mondiale come Stepan Bandera. Sulla copertina del suo manifesto del 1998, “Vista da destra”, Parubiy appare in una maglietta marrone in stile nazista con una pistola alla vita. Nel giugno 2017, McCain e il portavoce repubblicano del parlamento Paul Ryan diedero il benvenuto a Parubiy a Capitol Hill per quello che McCain definì “un buon incontro”. Era una pacca sulla spalla alle forze fasciste che imperversano in Ucraina.
Gli ultimi mesi in Ucraina hanno visto una milizia neo-nazista sponsorizzata dallo stato chiamata C14 svolgere un pogrom contro la popolazione ROM ucraina, il parlamento del paese organizzare una mostra in onore dei collaboratori dei nazisti e l’esercito ucraino approvare formalmente il saluto filo-nazista “Gloria all’Ucraina” come suo saluto ufficiale.
L’Ucraina ora è il malato d’Europa, un perpetuo caso disperato impantanato in una guerra senza fine ad est. A testimonianza della rovina del paese seguita alla cosiddetta “Rivoluzione della dignità”, il presidente estremamente impopolare Petro Poroshenko ha promesso all’Advisor per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca, John Bolton, che il suo paese – una volta una ricca fonte di carbone al pari della Pennsylvania – ora comprerà carbone dagli Stati Uniti. Ancora una volta, un’operazione improvvisa di cambio di regime che ha generato uno stato fallito e fascista è quello che rimane di uno dei più grandi trionfi di McCain.
La storia di McCain evoca il ricordo di una delle affermazioni più provocatorie di Sarah Palin, un’altra cretina fanatica che lui ha imposto sulla scena mondiale. Durante un tipico comizio itinerante nell’ottobre 2008, la Palin accusò Barack Obama di “trastullarsi coi terroristi”. L’affermazione fu ignorata come ridicola e quasi diffamatoria, come avrebbe dovuto. Ma guardando alla carriera di McCain, l’accusa suona grandemente ironica.
Come la si voglia mettere, è stato McCain a trastullarsi coi terroristi, e ha strappato quante più risorse possibile al contribuente americano per massimizzare il caos. La speranza è che le società frantumate dagli amici di McCain possano un giorno avere la pace.
Max Blumenthal è un giornalista pluri-premiato e autore di libri come i best seller: Republican Gomorrah: Inside the Movement That Shattered the Party, Goliath: Life and Loathing in Greater Israel, The Fifty One Day War: Ruin and Resistance in Gaza. Ha anche prodotto molti articoli per la stampa, molti report video e documentari, incluso “Io non sono Charlie” e il nuovo “Killing Gaza”. Blumenthal ha fondato il Grayzoneproject.com nel 2015 ed è il suo redattore.
http://vocidallestero.it/2018/08/29/il-lato-oscuro-di-mccain/
Articolo originale in inglese:
https://consortiumnews.com/2018/08/27/the-other-side-of-john-mccain/
Lascia un commento