REDDITO DI CITTADINANZA; E SE INVECE MIGLIORASSIMO I SERVIZI E IL NOSTRO FUTURO?

di Costantino Rover

Reddito di cittadinanza (RDC), come verrà realizzato dallo Stato e come verrà speso dai cittadini? Un’opportunità come questa può diventare un boomerang per l’economia italiana?

Con la pubblicazione del DEF, stando alle anticipazioni della stampa, il cosiddetto reddito di cittadinanza giunge anche in Italia.
Venne teorizzato dai primi liberisti già nell’ 800 con l’intenzione di imbonire le masse più povere e per tenere lontano dai guai non i più poveri, bensì i più ricchi. Gli economisti della scuola austriaca infatti erano alla ricerca di soluzioni utili a disinnescare eventuali spiacevoli disordini causati dalle classi subalterne spinte sempre più vicine al limite della insussitenza.

Poi il tempo è passato più lentamente di quanto non sia stata rapida l’accelerazione tecnologica mutando questa esigenza (o chissà, forse soltanto mascherandola).
Ancor peggio, la globalizzazione ha raso al suolo i redditi degli europei anche per controbilanciare la crescita di parte dei Paesi emergenti.

Più che altro oggi, l’abbondanza di merci e beni a basso costo hanno messo a dura prova le produzioni interne e di conseguenza hanno sacrificato i redditi ed i posti di lavoro sull’altare della competitività.
E non basta.
A breve sarà il turno dell’automazione di fare breccia nel mondo del lavoro con costi sociali e benefici di varia natura.

Da qui l’idea di dotare i ceti più deboli di un reddito minimo in grado non tanto di creare lavoro, se non in seconda battuta, bensì di far ripartire i consumi.
Ma ci riusciremo?

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni, l’ultima fu con il pezzo, REDDITO DI CITTADINANZA: NON BASTA DARE REDDITI, OCCORRE CREARE OCCUPAZIONE, in cui la domanda di fondo era, non tanto a chi finirà il RDC, ma quanto di questa spesa e dove andranno a finire le risorse impiegate per istituire il RDC alla fine del ciclo di spesa.
Come e fino a che punto moltiplicatore verrà messo nelle condizioni di esprimere tutto il suo potenziale teorico?

Non vogliamo oggi dilungarci su questi punti.
Ciò che è nostro interesse è porre una questione di fondo riguardante la destinazione dei famosi 10 miliardi previsti per il RDC.
Non sappiamo ancora se questa cifra sarà ad esclusivo impiego nel RDC, se sarà effettivamente inferiore o se verrà integrata con altre voci del MEF in fase di pubblicazione.

Secondo le dichiarazioni di Di Maio il RDC ha l’obiettivo di contrastare fenomeni di povertà che coinvolgono, secondo l’ISTAT circa 5 milioni di italiani.
Ciò significa che se gli “investimenti” nel RDC saranno di 10 miliardi in linea teorica la quota pro capite sarà in media di circa 2.000 euro all’anno, ovvero 166€ al mese per arrotondare pensioni e redditi al di sotto della soglia di povertà.

LA PROPOSTA DI ECONOMIA SPIEGATA FACILE

Sappiamo che le tre principali voci di spesa dello Stato italiano sono nell’ordine:

  1. PENSIONI;
  2. SANITÀ;
  3. INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO.

Altre (tra le tante) note dolenti sono date da (in ordine sparso):

  1. GIUSTIZIA;
  2. SCUOLA;
  3. DISSESTO IDROGEOLOGICO;
  4. STRADE E INFRASTRUTTURE.

Benché comprendiamo che il Governo abbia la ferma volontà di dare un segnale di presenza al fianco dei cittadini e di riscossa agli italiani appartenenti alle fasce di popolazione più colpite dalla crisi, il dubbio che questa manovra sia ad esclusivo obiettivo elettorale è piuttosto forte.

Ci chiediamo infatti, augurandoci di trovare adeguati riscontri nella spiegazione degli obiettivi del MEF a partire dai prossimi giorni, se non sarebbe stato più efficace investire in personale giovane e qualificcato (a rischio di fuga all’estero, nonostante i 2.000 all’anno – wow!) da impiegare nella pubblica amministrazione, nella giustizia per velocizzare i processi e negli ospedali, per ridurre le code ai pronto soccorso, ecc.

Certamente gli assegni sarebbero più cospicui perché i percepienti sarebbero molte decine di migliaia, ma non milioni.
Si tratterebbe di un provvedimento meritocratico, perché va a premiare competenze reali ed estremamente utili.
Il reddito di cittadinanza sarebbe totalmente produttivo, perché restituirebbe un valore quasi immediatamente e contribuirebbe ad aumentare la produttività in termini reali (pensiamo soltanto allo snellimento dei processi o della burocrazia che rallenta l’impresa).

IL REDDITO DI CITTADINANZA PER CREARE UN PRESENTE PER LE NOSTRE RISORSE E UN FUTURO PER GLI UOMINI DI DOMANI. DAGLI YOUTUBERS ALLA REALIZZAZIONE DI PERSONE INDIPENDENTI E REALIZZATE

Gli studi dell’OCSE pongono l’Italia in basso nella classifica dei risultati dell’orientamento scolastico.
I giovani italiani si laureano nelle materie “sbagliate” ovvero in quei settori che sono tra i meno richiesti dal mercato del lavoro.
Paradossalmente il fenomeno dei blogger e della autoproduzione nel ramo editoriale e del multimedia dovrebbe farci capire quali sono le tendenze del momento che con maggiore probabilità produrranno lavoro ed occupazione anche in futuro.

Anche se la figura dello youtuber muterà nel tempo, i nostri adolescenti (ed anche più giovani), che non lo sanno, mirano al mito della fama online.
Al di là degli scopi di ognuno di loro è evidente come questi trend ci impongano delle serie riflessioni su come il comparto formativo, in particolare la scuola secondaria, potrebbe svolgere un importantissimo ruolo nella formazione di ragazzi autonomi nella gestione e nella produzione di sé stessi come autori e creatori di contenuti di valore in grado di realizzare per loro redditi e piena realizzazione dei propri obiettivi.

Oggi c’è una enorme ricchezza in termini umani e professionali che può essere investita nella formazione di ragazzi capaci di gestire in piena autonomia l’auto-produzione di contenuti di valore.
Blogger, scrittori, vlogger, artisti, musicisti, ingegneri del codice, visionari…
Ognuno di loro ha bisogno di imparare da quanto è stato inventato, dal giorno in cui YouTube ha iniziato a calcare il web, ad esprimersi con sempre maggiore proprietà dei linguaggi e con crescente qualità.

Ecco che il reddito di cittadinanza potrebbe essere investito nella realizzazione di corsi ad hoc.
Siamo pieni di giovani creativi esperti, non occorre attingere alle solite cordate di finti docenti pallosi e pieni soltanto di teoria e nessuna pratica.
Abbiamo la possibilità di coinvolgere giovani preparati e motivati dall’esperienza quotidiana sui social ma che faticano ad arivare a fine mese.

Imparare ad esprimere il proprio potenziale è la prima parte dell’opera che attende i nostri scolari.
Ma poi deve seguire anche la formazione dal punto di vista tecnico.
Quindi da una parte andrebbero introdotti corsi di scrittura per lo storytelling e per aumentare la chiarezza espositiva di idee e progetti.
Dall’altra corsi per imparare ad organizzare idee e per imparare a gestire le tecnologie, i software e soprattutto i rapporti con gli editori, da YouTube a Facebook ad Amazon oggi e via via quelli che emergeranno in futuro, compresi gli Indies.

Quanti sono gli spunti per utilizzare il reddito di cittadinanza in modo meritocratico e produttivo!

DOVE ANDRANNO A FINIRE I SOLDI DEL REDDITO DI CITTADINANZA?

E chiudiamo con l’annosa (a quanto pare soltanto per Economia Spiegata Facile) questione di dove andranno a finire i soldi del reddito di cittadinanza alla fine del ciclo economico.
Possono 2.000 euro all’anno produrre la “domanda giusta”, ovvero quella di beni made in Italy, oppure i cittadini più poveri li spenderanno in merci di importazione a basso costo?

Chi segue Economia Spiegata Facile conosce già la nostra ipotesi.
Attendiamo le analisi dei flussi dei primi mesi del 2019, periodo in cui entrerà in funzione il reddito di cittadinanza.
Non ci sorprenderebbe il riscontro del boom degli abbonamenti tv e delle rate per l’acquisto di smartphone e dei giochi per la playstation.
E anche un bel travaso di denaro pubblico nelle casse di esportatori senza che questo abbia timbrato il cartellino del moltiplicatore.
Insomma sì più PIL, ma anche più consumi di bassa qualità, di beni esteri, un moltiplicatore depotenziato e una bilancia commerciale lievemente in riequilibrio dopo gli exploit dell’export di questi ultimi anni.

E anche se legare il reddito di cittadinanza a prodotti italiani almeno per un certo numero di passaggi nel ciclo di spesa o di tempo appare complesso (ma quando ci metteremo ad escogitare il sistema) o potrebbe essere inquadrato come aiuto di Stato sanzionabile dall’Europa, auspichiamo al più presto campagne pubblicitarie di sensibilizzazione verso l’acquisto responsabile di prodotti made in Italy.

Ce lo chiedono la nostra economia e la bilancia commerciale.
Daltronde non eravamo in piena rivoluzione culturale e nel cambiamento?
Chi vivrà vedrà.

Articolo originale:

https://www.economiaspiegatafacile.it/2018/09/28/reddito-di-cittadinanza/ 

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