di Davide Gionco
In Venezuela la situazione è molto difficile da diversi anni. Pur essendo un paese ricchissimo di risorse, con le maggiori riserve di petrolio del mondo, l’incapacità dei governanti non ha saputo trasformare questa ricchezza in una ricchezza diffusa per i cittadini, organizzando un sistema di produzione e di distribuzione di beni di consumo necessari alla popolazione.
Prima Chavez ed ora Maduro si sono distinti per una forte militarizzazione, per la grande enfasi ideologica “bolivariana” e per l’incapacità di governo.
L’iper-inflazione e la crescente povertà sono sintomo inequivocabile di questa incapacità.
Ma diciamo pure che non sono stati per nulla aiutati dalla prolungata azione di isolamento economico e politico portata avanti dagli USA. Certamente il Deep State americano, quello che prende le decisioni al di sopra dei vari governi che passano alla Casa Bianca, ha decisono di mettere le mani sulle ricchezze del Venezuela e da tempo ha scatenato la “macchina da guerra” che caratterizza i moderni colpi di stato: pensiero unico sui principali mezzi di informazione (tv, radio, giornali) e appoggio politico da parte della maggior parte dei governi del mondo ovvero dei governi che hanno interesse a schierarsi dalla parte degli USA (perché contrariare l’Impero non conviene, politicamente parlando).
Non siamo quindi qui per difendere l’operato di Maduro, ma riteniamo corretta la posizione espressa dal governo italiano: il destino politico del Venezuela deve essere deciso dai Venezuelani e non dalle ingerenze delle potenze politiche straniere, come gli USA.
Ci saranno anche delle limitazioni alla Democrazia, ma questo non significa che altri possano decidere per conto del popolo venezuelano.
La storia recente ci insegna che MAI la Democrazia è stata portata in un paese a seguito di rovesciament di potere favoriti da potenze straniere, soprattutto se sono potenze “interessate” a mettere le mani sulle risorse di quel paese.
Vediamo ora il racconto della narrativa “mainstream”. Un sito internet a caso, quello di Euronews:
L’Assemblea nazionale venezuelana, organo in cui hanno la maggioranza i partiti di opposizione, ha deciso lo scorso 22 gennaio di assumere i poteri del ramo esecutivo. Il giorno dopo, il suo presidente, Juan Guaidó, ha prestato giuramento come presidente del Paese.
Secondo l’organo rappresentativo, questo atto, pronunciato davanti ad una folla oceanica e che ha ricevuto il sostegno di una parte significativa della comunità internazionale guidata dagli Stati Uniti, ha valore giuridico. Tuttavia, né Nicolas Maduro né l’Assemblea Nazionale Costituente né la Corte Suprema di Giustizia la pensano così. Questa radicale divergenza di vedute sta creando uno scontro esplosivo tra i diversi poteri dello Stato venezuelano e ha già causato decine di vittime tra le strade di Caracas.
(Potete leggere nel sito internet il resto dell’articolo).
Pur presentando diversi aspetti del conenzioso in corso in Venezuela, l’articolo presenta come “legittima”, come “dalla parte del popolo” e “dalla parte della comunità internazionale” l’iniziativa di Guaidò.
Questo “punto di vista” è finalizzato a portare l’opinione pubblica (democratica?) mondiale a giustificare un eventuale golpe in Venezuela, se non anche un’invasione armata ed una guerra per “liberare” il popolo venezuelano dalla supposta dittatura.
Ma se proviamo a sentire anche un altro punto di vista, informato, come quello della giornalista Pascualina Curcio, docente di Economia e Scienze Politiche presso l’Università Simón Bolívar di Sartenejas, la situazione risulta un po’ più chiara:
“Le elezioni si sono svolte con lo stesso sistema elettorale utilizzato nelle elezioni parlamentari del dicembre 2015, vinte dall’opposizione venezuelana.
Questo fatto è stato considerato da coloro che affermano che Nicolás Maduro è un dittatore, un usurpatore e che il mandato 2019-2025 manca di legittimità? Oppure ripetono semplicemente ciò che sentono?
I 12 Paesi riuniti a Lima hanno dato il via a tale tipo di ricostruzioni. La dichiarazione recita: “… il processo elettorale condotto in Venezuela il 20 maggio 2018 manca di legittimità perché non ha avuto la partecipazione di tutti gli attori politici venezuelani, né la presenza di osservatori internazionali indipendenti, né le garanzie e le norme internazionali necessarie per un processo libero, equo e trasparente”.
I dirigenti dell’opposizione venezuelana, ci riferiamo ai non democratici, ripetono senza sosta, e ovviamente senza possiblità di dibattito, che Maduro è un usurpatore.
In un atto di disperazione, il vicepresidente degli USA, Mike Pence, si è visto costretto a convocare personalmente la marcia dell’opposizione per il 23 gennaio, a causa dell’incompetenza dei vertici dell’opposizione: ha insistito e ripetuto che il presidente Nicolás Maduro è un dittatore, usurpatore e illegittimo.
La strategia è chiara: ripetere la menzogna mille volte per renderla vera.
(consigliamo la lettura di tutto l’articolo)
Certamente si tratta di un punto di vista di parte. Certamente il clima di tensioni che va avanti da anni avrà portato l’attuale governo a condizionare in parte e elezioni politiche, ma questo non significa che le opposizioni siano automaticamente legittimate a prendere il potere del paese con il supporto di una invasione armata proveniente dall’estero, come il Deep State americano vorrebbe certamente fare, per tutelare i propri interessi. E si tratta di una soluzione a cui nessuno nei media mainstream, chissà perché, sembra volersi opporre.
Ma chi è l’opposizione venezuelana?
Juan Guaidò è un massone conclamato, espressione dei poteri finanziari che guadagnerebbero dall’instaurazione di un governo filo-americano, che metta a disposizione delle multinazionali le risorse del paese.
I partiti di opposizione in Venezuela hanno ricevuto dagli USA 5 milioni di dollari di finanziamenti, tramite USAID, solo nel 2017.
Riepilogando; come funziona un moderno colpo di stato contro uno stato democratico?
1) Finanziamento dell’opposizione politica
2) Finanziamento dell’opposizione interna sui mass media
3) Campagna mediatica internazionale che definisce “regime” il governo di quel paese
4) Ritorsioni economiche internazionali via via crescenti
Dopo questo trattamento un governo democratico “normale” è destinato certamente a cadere, per lasciare spazio alle opposizioni ed all’arrivo di un sistema di potere legato alle multinazionali della finanza, quelle che decidono anche le azioni politiche degli USA e della maggior parte dei paesi del mondo.
L’unico modo per preservare il potere democratico effettivo nel paese diventa quello di limitare la libertà di stampa, in modo che lo strapotere finanziario della “stampa di opposizione” non faccia il lavaggio del cervello alla popolazione.
E per difendersi dalle pressioni internazionali l’unica via di uscita è cercare appoggio da parte dei governi “non democratici”di Russia, Cina, Iran, Cuba, ecc.
Il governo democratico deve a quel punto scegliere fra il cedere il potere democratico alle multinazionali o schierarsi dalla parte “non democratica”.
A seguito queste forse inevitabili riduzioni degli spazi democratici in quel paese, aumentano i rischi che, per debolezza e convenienza personale, prendano piede personaggi che approfittano della situazione, per cui la popolazione ne risulta effettivamente privata di parte dei propri diritti democratici.
In conclusione i nostri mass media hanno gioco facile a denunciare i bassi livelli (presunti o reali) di Democrazia in alcuni paesi che sono al centro dell’attenzione mediatica internazionale.
Ma, chissà perché, non si parla mai della scarsa democrazia in molti altri paesi, in situazione certamente peggiore, che però non sono fra gli obiettivi del moderno colpo di stato archittettato dal Deep State americano?
E soprattutto: affinché la Democrazia cresca in tutto il mondo, la prima cosa da fare è porre fine alle interferenze indebite in quei paesi da parte di potenze politiche ed economiche straniere.
Noi in Italia ce lo abbiamo scritto nell’art. 1 della Costituzione: LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO.
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