Proponiamo la traduzione di questo interessante articolo tratto dal magazine canadese The Global and Mail.
L’articolo e’ di Noha Aboueldahab, professore associato presso il Brookings Doha Center e autrice di un libro inchiesta sulla possibilita’ di azioni legali contro i leader politici che violano i diritti umani nel mondo Arabo (Transitional Justice and the Prosecution of Political Leaders in the Arab Region: A comparative study of Egypt, Libya, Tunisia and Yemen).
L’articolo mette in luce l’ipocrisia di quelle nazioni occidentali (nel caso specifico il Canada) che a parole sono sempre in prima linea sulla difesa dei diritti umani, ma che, nella sostanza, guardano esclusivamente ai propri interessi politici e commerciali.
Infatti il Canada sta vendendo armi all’Arabia Saudita, nonostante l’Arabia Saudita, nel conflitto con lo Yemen, ha palesemente violato i diritti umani….
Buona Lettura!
Come e’ possibile difendere i Diritti Umani e contemporaneamente vendere armi?
La vendita di armi tra due Paesi non e’ solamente una operazione finanziaria o commerciale.
E’ una potente espressione di sostegno politico e collaborazione tra due Governi.
Quando Stephen Harper firmò l’accordo di armi da 15 miliardi di dollari con l’Arabia Saudita nel 2014 – il più grande contratto nella storia del Canada – tentò di giustificare il controverso accordo, riconoscendo l’Arabia Saudita come partner principale nella lotta contro lo Stato islamico.
Sostenne inoltre che l’annullamento del contratto avrebbe danneggiato ingiustamente i 3.000 lavoratori canadesi che fabbricano le armi a Londra, Ontario.
Il tweet di Chrystia Freeland il mese scorso, che ha chiesto la liberazione di attivisti per i diritti umani detenuti in Arabia Saudita, ha innescato uno scontro canadese-saudita, in conseguenza del quale l’Arabia Saudita ha interrotto bruscamente i rapporti diplomatici e di scambio commerciale con il Canada. Ritirando anche migliaia di studenti sauditi dai relativi programmi di borse di studio presso le università canadesi.
I tweet e i precedenti interventi della signora Freeland a nome del governo canadese, per il rilascio di attivisti e dissidenti detenuti arbitrariamente in Arabia Saudita, sono in linea con la politica estera del Canada sul tema dei diritti umani. La continuazione dell’accordo di miliardi di miliardi di dollari con l’Arabia Saudita, invece, non e’ assolutamente in linea con la medesima politica.
Dopo la dura risposta dell’Arabia Saudita al suo tweet, la signora Freeland ha affermato che il Canada continuerà a difendere i diritti umani in patria e in tutto il mondo. Ma questa politica estera femminista e orientata ai diritti umani, si scontra con la realta’ dei morti sempre piu’ numerosi nello Yemen.
La guerra nello Yemen, combattuta tra i ribelli Houthi e la coalizione guidata dai sauditi, ha causato una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, in cui gli innocenti yemeniti, in particolare i bambini, continuano a morire per via degli attacchi aerei, della fame e delle malattie.
Il Canada ha sostenuto attivamente e giustamente l’istituzione delle inchieste delle Nazioni Unite sui vasti crimini di guerra commessi contro gli yemeniti innocenti. Il rapporto più recente sottolinea che tutte le parti in conflitto sono responsabili di crimini di guerra, ma che le azioni della coalizione guidata dai sauditi sono state la “principale causa diretta di morti e distruzione civili” nello Yemen.
In particolare, la relazione chiede l’interruzione della fornitura di armi che potrebbero essere utilizzate nel conflitto in Yemen, evidenziando l’importanza attribuita all’impatto negativo di tali vendite di armi sulla perpetrazione dei crimini nello Yemen.
Che il Canada continui a rifornire di armi l’Arabia Saudita, nonostante le terribili atrocità commesse nello Yemen quotidianamente da una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, è sconcertante, se non addirittura assurdo.
Le normative canadesi sul controllo degli armamenti impediscono l’esportazione di armi nei casi in cui vi sia il rischio sostanziale di essere utilizzate per commettere violazioni dei diritti umani. Questa clausola è stata ribadita dalla signora Freeland all’inizio di quest’anno.
Indipendentemente dal fatto che le armi canadesi siano effettivamente utilizzate nella guerra allo Yemen o no, il fatto che il governo Trudeau continui a difendere questo accordo sulle armi invia un messaggio molto preoccupante: il Canada sostiene la protezione dei diritti umani, solo nella misura in cui non danneggiare gli interessi commerciali del Canada. Sarebbe difficile aspettarsi, quindi, che l’Arabia Saudita o qualsiasi altro paese prendessero sul serio le dichiarazioni del Canada sui diritti umani.
Nella crescente lista di Paesi che hanno deciso di fermare le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita, la Spagna è uno dei piu’ recenti. L’azione spagnola e’ stata guidata dal timore che le armi vendute possano essere utilizzate nello Yemen. La decisione della Spagna, insieme a quella di Germania, Paesi Bassi e Norvegia, e’ un messaggio importante: il solo rischio che delle armi vendute possano essere utilizzate nella guerra in Yemen non vale i milioni di euro di profitto di vendita di quelle armi.
L’accordo politico sul traffico di armi tra il Canada e l’Arabia Saudita, firmato da Harper e sostenuto e difeso dal governo Trudeau, trasformano la politica sui diritti umani del Canada in una farsa.
Naturalmente, i lucrosi affari di armi tra il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita forniscono il sostegno politico che la coalizione guidata dai sauditi deve continuare la sua spietata campagna militare nello Yemen.
La pressione interna per fermare queste esportazioni è caduta nel vuoto.
Se il Canada vuole mantenere qualsiasi tipo di credibilità quando conduce la sua politica estera, chiedendo la protezione dei diritti umani in tutto il mondo, porre fine alle vendite di armi all’Arabia Saudita è un primo e concreto passo da compiere.
Finora, la signora Freeland sembra piuttosto a proprio agio nell’onorare questo accordo sulle armi.
È difficile, quindi, prendere sul serio la sua indignazione per gli arresti arbitrari di Samar Badawi e di altri, mentre le vite yemenite sono prese quotidianamente da una coalizione guidata dai sauditi che il Canada sostiene attivamente.
Articolo originale in inglese:
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