di Giovanni Lazzaretti
21.01.2023
Nestore e la semplicità
Il signor Nestore mi ha inviato un SMS che iniziava così:
«La vicenda ucraina è molto semplice».
Capite bene che, con questo incipit e usando lo strumento dello SMS, il resto non può che essere il distillato estremo della narrazione televisiva.
«Un’aggressione diabolica, maledetta, criminale e ingiustificabile da una parte… e un popolo fiero che resiste. Tutti i balbettamenti, i distinguo, le posizioni da “anime belle” è mettersi dalla parte del diavolo.»
Poi prosegue dicendo che, da buon cristiano, prega perché Putin e quelli del Cremlino muoiano. Chissà se faceva lo stesso con Bush, Obama e il Pentagono, ai tempi di Afghanistan, Iraq e Libia. Ma non è questo il punto.
Ciò che pensa Nestore non mi scuote, è ciò che pensa una buona parte degli italiani. Quello che mi preoccupa è la sua convinzione che la storia possa essere «molto semplice».
La mia citazione “ossessiva”(1)
«A ogni questione complessa si può sempre dare una risposta semplice. Ed è certamente la risposta sbagliata.»
torna buona anche questa volta.
La citazione ha un difetto: non ricordo più chi pronunciò la frase.
Ma in questi giorni, leggendo “Della Storia” del defunto Marco Tangheroni, mi sono trovato davanti a una citazione ancora più condensata, e stavolta col nome dell’autore.
Nella storia
«Ciò che non è complicato è falso»
frase di Nicolás Gómez Dávila (del quale non so nulla, se non i commenti che ne fa Tangheroni nel libro). La metto in grande, perché lo merita.
La storia, essendo l’intreccio di migliaia di libere volontà in situazione di relazione – confronto – scontro, non può che essere complessa(2).
L’idealista, il buono, il mediocre, il vigliacco, il traditore, vivono la stessa vicenda. Il potere, l’ambizione, il denaro, la mitezza, la fede, la violenza, si mescolano.
Il finanziere onnipresente che lucra da ENTRAMBE le parti in guerra, e che si nutre della rovina dei popoli, sta sempre sottotraccia a complicare le cose.
La storia è complessa. Chi la semplifica, la falsifica. O la rende ideologica, che è un po’ la stessa cosa. Pensare quindi che la vicenda ucraina sia “semplice” significa in partenza non averla capita.
Se il signor Nestore fosse venuto ad ascoltare Fausto Biloslavo il 16 gennaio a Correggio, non avrebbe cambiato idea, ma avrebbe capito che la vicenda ucraina NON è semplice.
Biloslavo e la complessità
La narrazione di Fausto Biloslavo, giornalista di guerra, ha evidenziato quanto meno questi punti di complessità, che sintetizzo in ordine sparso.
- L’etnia russa e l’etnia ucraina hanno una storia secolare di incontro-scontro.
- Che anche si semplifichi la vicenda, non si può non partire dalla rivoluzione di Maidan (da noi definita Euromaidan) del 2014.
- Il cittadino ucraino non coincide con l’etnia ucraina.
- In alcune città, ai due lati della strada, c’è chi teme l’arrivo dei Russi e chi spera nell’arrivo dei Russi.
- Per quanto a noi occidentali possa sembrare strano, il mondo russo ha una sua attrattiva anche fuori dai confini della Russia.
- La guerra del Donbass, totalmente dimenticata da tutti, era un bubbone pronto a scoppiare e non è stato curato, perché ritenuto piccola cosa.
- La NATO ha fatto degli errori, e certamente lui (Biloslavo) non avrebbe fatto manovre militari a ridosso del confine russo.
- La NATO formalmente è difensiva, ma di fatto l’abbiamo vista offensiva, quanto meno nella ex Jugoslavia.
- Gli Inglesi… sono gli Inglesi. Continuano a fare il “Grande Gioco” come se fossimo nel XIX secolo. Quando ci sono i Russi di mezzo, ci sguazzano.
- Lo spazio per la mediazione esiste: basti pensare che Erdogan è riuscito a fare la mediazione del grano e le mediazioni di scambio di prigionieri, pur essendo fornitore (a pagamento, non in regalo) di droni all’Ucraina.
- Gli USA possono decidere di combattere “fino all’ultimo ucraino”. Ma possono anche piantarti in asso, come hanno fatto nel 2021 in Afghanistan.
- L’Europa è una europa con la “e” minuscola.
- C’era stata comunque un’iniziativa di parlamentari europei per fare del Donbass una sorta di “Alto Adige” dell’Ucraina.
Mi fermo.
Sono solo alcune “pillole” a memoria di una conferenza che dura più di 2 ore; naturalmente ho scelto le pillole che più si discostano dalla narrazione televisiva, e tante le ho certamente dimenticate.
Poi, nella conferenza di Biloslavo, c’era anche posto per la narrazione televisiva. Ma, se confrontate Biloslavo con Nestore, la differenza balza all’occhio.
La vicenda ucraina NON è semplice.
Lazzaretti, un’altra complessità
Nei miei articoli da scrivano stanziale direi di non aver mai accennato agli inglesi, se non di passaggio, e di non aver mai parlato di Erdogan. Ma per il resto questi elementi di complessità li ho trattati tutti.
Quello che voglio rimarcare in modo deciso è il fatto che non esiste il “popolo fiero che resiste” descritto da Nestore.
Lo Stato ucraino nel 2010-2014 era uno Stato diviso in due poli, e quello filorusso era maggioritario. E la guerra del Donbass 2014-2022 era una guerra civile intra-Ucraina.
Ribadisco nuovamente i numeri che diedi tempo fa.
- In Ucraina il 17,2% dei cittadini erano (3) di etnia russa.
- In Ucraina il 29,3% dei cittadini erano di madrelingua russa.
- In Ucraina il 43-46% dei cittadini parlava correntemente il russo.
- In Ucraina la maggioranza dei cittadini votava il candidato filorusso (Janukovyč vinse il primo turno 2010 con un vantaggio del 10,28% e il secondo turno con un vantaggio del 3,68%, corrispondente a 12.481.266 voti di cittadini ucraini, contro 11.593.357 cittadini ucraini che votarono la candidata occidentalista Tymošenko).
L’ottica distorta in cui viviamo ritiene sensato che l’Ucraina sia proprietà dell’etnia ucraina; e che i Russi d’Ucraina, se non gli va bene, possono fare le valigie e andarsene.
Invece la terra, si sa, è di chi vi abita. Non del governo nazionale.
Dove non condivido Biloslavo
Detto questo, se dicessi che sono uscito soddisfatto dalla conferenza, direi una bugia. La conferenza è stata una “onesta conferenza di parte”.
Conferenza onesta, lo sottolineo, per tutti gli elementi di complessità che ha messo in evidenza.
Ma conferenza di parte, perché Biloslavo non ha dubbi su alcune cose che invece vanno messe in dubbio. Secondo Biloslavo valgono infatti le seguenti affermazioni.
- L’Ucraina va sostenuta con armi.
- Se anche uno ha delle ragioni, nel momento in cui invade uno Stato le ragioni le perde tutte.
- Gli accordi di Minsk (2015, tra Ucraina Russia Francia e Germania) sono dei “non accordi”, perché sono stati disattesi da tutte le parti in causa.
- L’amalgama russo attuale è stato costruito da Putin “a tavolino”: l’idea della “grande Russia” ha amalgamato ex comunisti, nostalgici, nazionalisti, cosacchi, giovani,…
- La Russia agisce in certi modi perché ha una “sindrome da accerchiamento”.
Ha inoltre omesso (4) alcune cose importanti.
- Non ha citato la matrice neonazista di una parte delle milizie ucraine.
- Ha messo tra parentesi il fatto che l’Ucraina, con la rivolta di Euromaidan, ha cessato di essere una democrazia.
- Ha dimenticato gli interessi della famiglia Biden in Ucraina, fin da quando Biden era vicepresidente.
Ha anche detto cose che hanno una spiegazione diversa.
- Che Zelensky ha vinto da subito la battaglia mediatica.
- Che Zelensky sia diventato “grande” dopo lo scampato pericolo per la sua vita nelle prime fasi della guerra.
- Chi ascoltò Biloslavo sulla Libia, percepiva un giornalista contrario alla guerra e lontano dalla Nato.
Anche chi lo ascoltò a San Martino in Rio sull’Iraq il 3 dicembre 2015 percepiva qualcosa di diverso. In Iraq, in Libia, in Siria «si stava meglio quando si stava peggio», secondo le sue parole.
Mi permetterò quindi di contestarlo.
Il miglior antagonista possibile
Non so dire come si svolgesse una disputatio universitaria medievale. Ma c’erano due cose certe. Ai due antagonisti era lasciato ampio spazio di ragionamento: non era un dibattito stile televisivo.
Non esistevano i mass-media, e quindi ognuno di coloro che parlavano e/o ascoltavano aveva un suo ambito formativo, ma aveva anche le orecchie preparate per ascoltare il pensiero altrui.
Biloslavo ha ampio spazio mediatico, ed ha avuto ampio spazio nella conferenza di 2 ore.
Io mi prendo il mio ampio spazio, visto che scrivo solo per i miei indirizzi mail, e non ho limiti di lunghezza. 13 articoli scritti sulla vicenda ucraina non sono pochi.
Sono il suo antagonista ideale, per 3 motivi.
1) Non sono nessuno, e quindi questa disputatio resterà appannaggio di pochi.
2) Non sono di parte. Mai mi sono interessato di Russia e di Putin, se non con l’inizio della guerra, e solo perché constatai da subito (5) che la narrazione faceva acqua da tutte le parti. (Nello stesso identico modo mi interessai di Libia e di Gheddafi nel 2011).
3) Sono in “osmosi spirituale” con Biloslavo da 7 anni (questa faccenda la spiego nel paragrafo successivo).
Antagonista, ma con cuore netto e pulito
Il 3 dicembre 2015 si svolse a San Martino in Rio la conferenza “Una storia irachena” con Andraous Oraha e Fausto Biloslavo.
Su input del Vescovo Camisasca, finanziata dalla Parrocchia, organizzata dal nostro Circolo: accordi dettagliati, prenotazione hotel, biglietti del treno, servizio taxi, prenotazione e sistemazione sala, cena per relatori / accompagnatore / ospiti, banco libri, ripresa video, definizione dell’equo rimborso spese, pacchetto libri regalo per relatori / accompagnatore / Vescovo.
Automatismi per un circolo, faccende non immediate per una parrocchia.
Nell’inviare a Oraha, Biloslavo e Zardin (accompagnatore) le 3 pagine di accordi e logistica, chiudevo con un breve paragrafo finale.
Preghiere
I relatori, volenti o nolenti, entrano nelle nostre preghiere.
E così è stato: Oraha, Biloslavo e Zardin fanno parte a tutt’oggi di una “lista di preghiere” (quasi)quotidiana.
Il mio defunto confessore don Rino Bortolotti diceva che la preghiera mette in “osmosi spirituale”: ti lega alle persone per vie che non sono quelle delle relazioni umane.
Così, nel fare l’antagonista a Biloslavo, lo faccio col cuore netto e pulito.
Iniziamo.
Biloslavo: «L’Ucraina va sostenuta con armi»
L’Ucraina va sostenuta con armi?
No, l’Ucraina non va sostenuta con armi.
Non è un nostro alleato, è uno Stato nato da una rivoluzione, combatte da 8 anni una guerra civile contro una parte del suo popolo, non ha realizzato gli accordi di Minsk.
Ciò che dobbiamo loro, perché lo si deve a tutti, è la mediazione a tutto campo.
In pratica dobbiamo dare l’aiuto all’Ucraina perché realizzi il suo “Alto Adige” in Donbass, atto decisivo che avrebbe potuto disinnescare la guerra.
Art. 11 – L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Dai tempi di Bellini e Cocciolone, Iraq 1991, l’articolo 11 della nostra Costituzione viene interpretato come “L’Italia ripudia la guerra, a meno che gli USA non pensino il contrario”.
Biloslavo: «Se anche hai delle ragioni, quando invadi le ragioni le perdi tutte»
L’invasione di uno Stato fa perdere tutte le ragioni all’aggressore?
Le situazioni sono estremamente variegate. Innanzitutto bisogna vedere se queste ragioni c’erano oppure no.
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Il Piemonte che invade lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, ad esempio, non aveva alcuna ragione, essendo l’unità d’Italia un motivo risibile.
Primo, perché unificare uno Stato non è obbligatorio e non una sola persona deve morire per un motivo simile.
Secondo, perché l’Italia si poteva unificare in altri modi, e non certamente col Piemonte come guida.
Terzo, perché l’unificazione piemontese demoliva Stati floridi e portava con sé il disastro economico da debito (un Piemonte straindebitato per spese di guerra si mangiava Stati con bilancio in attivo).
Nessuno si straccia le vesti per l’invasione piemontese, anzi la celebriamo. Ma io, lieto di vivere in Italia così com’è, non sono lieto di come si è unificata.
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Non c’erano ragioni per l’invasione dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Libia.
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Qualcuno si agitò particolarmente per l’invasione di Cipro da parte della Turchia?
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Il Vietnam che invase la Cambogia aveva delle ragioni? La fine del regime dei Khmer Rossi era una ragione sufficiente?
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In Donbass l’etnia russa viene attaccato dal suo stesso Stato.
Viene attaccata militarmente, ma viene anche attaccata con la devastazione del PIL. Il Donbass, regione più ricca rispetto alla media dell’Ucraina, passa
da 4000 dollari di PIL pro capite (nel 2013, prima della rivoluzione di Euromaidan) a 1000 dollari (2015, dopo meno di 2 anni dall’attacco del governo ucraino sul Donbass).
Fonte: https://www.lavoce.info/archives/94681/donbass-da-regione-ricca-a-fanalino-di-coda/
Un articolo “tecnico”, non “militante”.
Gli autori (Caselli, Loiacono, Rizzo) non sanno nulla delle manovre economiche messe in atto da Kiev contro il Donbass.
Infatti l’articolo si chiude così:
“La regione si è impoverita moltissimo rispetto al resto dell’Ucraina. L’effetto asimmetrico delle conseguenze della guerra ha reso probabilmente economicamente sostenibile un conflitto durato otto anni e nello stesso tempo potrebbe aver acuito il malessere e il malcontento degli abitanti filorussi del Donbass, che hanno visto crollare il proprio reddito.
Un intervento istituzionale a sostegno dei redditi del Donbass sarebbe stato opportuno e avrebbe forse potuto attenuare le tensioni.
Gli autori ignorano quindi che il PIL è stato devastato non solo dalla guerra in quanto tale, ma anche e soprattutto dall’interruzione di pensioni e sussidi (6) da parte di Kiev verso i suoi cittadini del Donbass. Altro che “interventi istituzionali a sostegno dei redditi”.
Queste sono le ragioni fondamentale del conflitto: la rivoluzione di Euromaidan e il devastante “preludio” di 8 anni del Donbass. La Russia ha cercato di “prendersi la ragione” manu militari, dopo 8 anni di inadempienze internazionali.
La guerra non doveva iniziare, e c’era modo di non farla iniziare. La guerra deve cessare, e qui i modi devono ormai essere inventati da uomini tosti che non si vedono all’orizzonte. Ma, cessata la guerra, le ragioni della guerra resteranno intatte.
In Ucraina o si dà vera autonomia ai russi / russofoni / russofili, oppure ci si dovrà rassegnare allo smembramento dello Stato.
Biloslavo: «Gli accordi di Minsk sono dei “non accordi”, disattesi da tutte le parti in causa»
Gli accordi di Minsk II, anno 2015, (Ucraina, Russia, Francia, Germania) sono dei “non accordi”, disattesi da tutte le parti in causa?
Il Foglio attribuisce alla Merkel il concetto che «gli accordi di Minsk hanno permesso all’Ucraina di diventare militarmente forte, se fosse stata invasa nel 2015 sarebbe stata “spazzata via”».
Quindi gli accordi di Minsk erano una sorta di trucco occidentale per prendere tempo?
Diciamo che quanto meno Francia e Germania si sono rivelati come mediatori impotenti. Per il semplice motivo che l’Ucraina risponde agli USA (e ai super-alleati polacchi) e non all’Europa.
Gli accordi di Minsk definivano l’Alto Adige ucraino (7), indigeribile ad esempio alla Burisma di Hunter Biden & C. che ha (o aveva) interessi enormi in Donbass.
Il Donbass sarebbe entrato in area di influenza russa, com’è giusto, dopo che la rivoluzione di Euromaidan aveva impedito la legittima influenza russa per via democratica.
Il primo passo degli accordi di Minsk era il cessate il fuoco e la realizzazione di un’ampia zona smilitarizzata, sotto controllo OSCE.
Chi è che NON voleva questo primo passo? L’Ucraina.
Perché, fatto il primo passo, il passo successivo toccava SOLO all’Ucraina. E il secondo passo era la realizzazione dell’autonomia del Donbass (modifica costituzionale, legge perpetua di autonomia, norme collegate), atto irricevibile per gli USA.
Biloslavo: «L’amalgama russo attuale è stato costruito da Putin “a tavolino”»
L’amalgama russo attuale è stato costruito da Putin “a tavolino”?
Ci si dimentica facilmente che l’etnia russa è la più grande etnia europea. I Russi “esistono” e non hanno bisogno di essere amalgamati con operazioni a tavolino.
È proprio questa incomprensione che rende impossibile capire che c’è realmente un legame fortissimo e naturale tra i Russi di Russia e i Russi d’Ucraina.
Sono cittadini d’Ucraina. Sono Russi a tutti gli effetti. Sono colpiti dal proprio governo. L’amalgama è naturale, non l’ha costruito Putin.
Biloslavo: «La Russia ha la sindrome da accerchiamento»
La Russia ha la sindrome da accerchiamento?
Vediamo in dettaglio.
La Russia è un territorio vastissimo, con una densità di popolazione tra le più basse del mondo, e si trova ad avere questa situazione: la vecchia fascia protettiva del Patto di Varsavia è passata integralmente alla NATO alcuni Stati della ex URSS (Estonia, Lettonia, Lituania) sono passati alla NATO.
- L’Ucraina agisce come se la popolazione filorussa (che era maggioranza nel 2010! Non dimentichiamolo) non esistesse, e fa manovre con la NATO.
- I due sbocchi sul mar Baltico e sul mar Nero sono completamente sotto controllo NATO Kaliningrad è accerchiata dalla NATO (Polonia e Lituania) .
l’alleato siriano è devastato - C’è stato un tentativo di destabilizzazione del Kazakistan nel gennaio 2022 (le solite “rivolte comprensibili”, che scoppiano al momento opportuno), subito prima della guerra
- La destabilizzazione attuale dell’Iran, altra “rivolta comprensibile”, scoppia anch’essa “al momento giusto”
- L’europa (con la “e” minuscola) fa da “colonia globale” degli USA, compiendo atti autolesionistici, ma graditi al potente alleato.
La Russia è accerchiata, non c’è dubbio. Non ha la “sindrome da accerchiamento”. Agisce per la propria sopravvivenza.
Biloslavo: «Zelensky ha vinto da subito la battaglia mediatica»
Battaglia mediatica? La battaglia mediatica semplicemente non c’è stata.
A livello di immagini internazionali noi vediamo solamente ciò che decidono dall’altra parte dell’oceano Atlantico.
Zelensky era un attore comico (il Grillo d’Ucraina, l’aveva definito Biloslavo) e recitava a soggetto.
Il partito politico che lo sostiene nasce direttamente dallo staff di Kvartal 95, produttrice della serie TV in cui Zelensky interpretava la figura del presidente ucraino.
Viene eletto presidente nel 2019 con una campagna elettorale completamente virtuale, “liberal” all’estremo,
Zelensky sostiene la distribuzione gratuita di cannabis medica, l’aborto gratuito in Ucraina e la legalizzazione della prostituzione e del gioco d’azzardo. (Wikipedia)
Privo di avversari (l’antagonista Poroshenko era filo USA esattamente come Zelensky, ma meno “simpatico”), filo NATO e filo UE.
Considerato che la sua esperienza politica era inesistente, possiamo immaginare che Zelensky, anche da presidente, abbia continuato a recitare a soggetto.
Ogni giorno lo staff mediatico (8) prepara la scaletta, e lui convintamente recita la sua parte.
L’aver rischiato la pelle può cambiare un uomo? Sì, ne sono convinto. Ma lo cambia a livello interiore, non è che gli fornisce le competenze che non ha, visto che ha fatto l’attore “poco serio” fino alla campagna elettorale del 2019.
La battaglia mediatica non esiste.
Esiste una propaganda mediatica unilaterale e pervasiva.
Fine
Fine, credo che possa bastare.
Chissà che un giorno Nestore si prenda la briga di leggere qualche testo complesso.
Buon cammino a Fausto Biloslavo. Anche se non mi conosce, volente o nolente, è in “osmosi spirituale”.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
NOTE
(1) La ricerca sul calcolatore la segnala presente in 27 testi e lettere.
(2) “Complicato” e “complesso” non sono sinonimi tra loro, ma sono entrambi sinonimi di “non semplice”, e il libro usa le due parole indifferentemente con questo significato.
(3) “Erano”, perché i numeri sono riferiti alla situazione pre-Euromaidan. Dopo venne la secessione della Crimea, la guerra del Donbass, la forzatura statale sulla lingua ucraina.
(4) Sulle omissioni non sono troppo severo, perché in una conferenza non si può dire tutto. Dovrebbero essere le domande del pubblico a “stuzzicare” su eventuali omissioni rilevate.
(5) Era sufficiente la lettura di Wikipedia per capire che qualcosa non funzionava, il che è tutto dire…
(6) Il ripristino di pensioni e sussidi era uno dei punti degli accordi di Minsk. Vedere l’articolo “Minsk. Dove l’Europa capisce chi comanda davvero”.
(7) In sintesi estrema: elezioni a Donetsk e Lugansk / definizione delle aree di autonomia / nuova Costituzione che sancisca il decentramento / legge permanente sullo status speciale di Donetsk e Lugansk / diritto all’autodeterminazione linguistica. Se non è l’Alto Adige, poco ci manca.
(8) Ho perso un articolo che descriveva i numeri dello staff mediatico che lavora per Zelensky e per la guerra. Numeri enormi, ma non posso citarli per mancanza del supporto. Se qualcuno ha qualcosa di analogo a disposizione, me lo segnali. Grazie.
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