di Giovanni Lazzaretti
07.03.2016
ALIENO «Ho visto il tuo elogio di evasori e falsari.»
Ogni tanto l’Alieno legge le mie cose, poi mi punzecchia per leggerezze, semplificazioni, errori di ortografia.
GIOVANNI «Una faticaccia: ho dovuto usare un linguaggio che spiegasse la questione senza fare apologia di reato. Come le sono sembrati?»
A «Non male. Bada però che il problema del linguaggio era un tuo problema personale: i lettori avrebbero accettato anche l’apologia di reato; il falsario e l’evasore hanno un loro fascino…»
G «Sul fascino del falsario non ho dubbi: commette un reato, ma, finché le banconote circolano, danneggia solo il sistema bancario, monopolista dell’emissione cartacea. E il sistema bancario non è amato dalla gente: ha generato la crisi, dà credito costoso e col contagocce, adesso anche fallisce, depredando i risparmi. Sì, molta gente tifa per il falsario, contro il sistema bancario. Ma anche l’evasore ha fascino, secondo lei?»
A «Non hai parlato tu stesso del mendicante da 50 euro al giorno, 18.250 l’anno, evasore totale? La gente pensi che disprezzi questa sorta di evasione? O pensi che disprezzi il negozietto che non batte degli scontrini?»
G «Probabilmente no, ma disprezza il dentista che dice “Le serve la fattura?”»
A «Ottimo, siamo arrivati al punto. Perché la gente disprezza il dentista e non il negozietto?»
G «Perché capiscono che il dentista non ha bisogno di evadere.»
A «Traduciamo meglio questo “non ha bisogno di evadere”. Il negozietto, se evade, spende subito il suo recupero fiscale; il dentista invece, se evade, il recupero fiscale lo mette via e lucra gli interessi. La gente percepisce la differenza tra l’evasione che torna all’economia e l’evasione che si riversa nello stagno del capitale mutuatario.»
G «Comunque c’è anche chi disprezza gli evasori in toto, piccoli e grandi, con la frase famosa: “Se tutti pagassero le tasse, pagheremmo tutti di meno”.»
A «Bella frase, la più colossale balla planetaria. Nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate recupera 8 miliardi da controlli e 6 da liquidazioni li ridistribuisce forse a chi le tasse le aveva pagate? Oppure divide quei 14 miliardi distribuendo 14.000 euro a un milione di famiglie povere?»
G «Né l’uno, né l’altro; li trattiene a calo del debito italiano.»
Dico la frase, e immediatamente mi scappa da ridere.
A «Ridi, ridi pure. Nel triennio 2012-2014 i non eletti Monti, Letta, Renzi hanno aumentato le entrate di 105 miliardi e il debito è cresciuto di 168 miliardi. L’aumento delle entrate, in una situazione in cui l’emissione monetaria è delegata al sistema bancario privato, porta inevitabilmente sottrazione di liquidità all’economia, con conseguente tracollo.»
G «Per questo la gente dice “Non aumentate le tasse! Tagliate invece le spese!”.»
A «Qui inizia il tuo compito, l’elogio dell’impiegato fannullone. Compito difficile.»
G «Certo, l’impiegato fannullone ha tutto per essere odiato: ha il posto fisso, un sogno irraggiungibile per moltissimi italiani, viene pagato coi soldi nostri, non fa i servizi per cui è pagato. La gente lo fucilerebbe volentieri.»
A «E tu invece lo elogerai. Forza, parti con una bella indignazione, stile Massimo Giletti a l’Arena. Io farò solo qualche obiezione.»
Quando l’Alieno tace e mi passa la parola, mi sento ancora all’Università, sotto esame. Esaminatore piacevole, ma severo.
Certo, quando si vede il tizio che timbra il cartellino e se ne va per i fatti suoi, viene un moto di rabbia. Ma questa rabbia viene utilizzata mediaticamente per nasconderci la realtà. Immaginiamo che appaia il Cavaliere Senza Macchia a ripulire l’amministrazione dagli impiegati fannulloni. Per passare dall’indignazione ai calcoli contabili ci chiediamo: quanti impiegati devono sparire per risolvere i nostri problemi?
Prendiamo un impiegato da 1.500 euro netti al mese. Raddoppiamo per tener conto di INPS, IRPEF, TFR, e arrotondiamo per eccesso: 40.000 euro l’anno. Facciamo un’azione immane: espulsione di 100.000 impiegati, risparmio di 4 miliardi. Questa cifra è un ventesimo degli 80 miliardi di interessi passivi che paghiamo ogni anno. I nostri problemi resterebbero intatti.
Quel risparmio poi è pura illusione: 16.000 euro circa tornavano allo Stato come entrate (IRPEF, INPS, addizionali). I 24.000 euro rimanenti venivano utilizzati per le spese familiari, il che significa 3.500 euro di Iva allo Stato e 20.500 euro riversati sull’economia. Questi 20.500 sarebbero ritornati allo Stato negli anni successivi: bastano tre / quattro anni perché gli euro ritornino, sotto forma di Iva e tassazioni varie.
Nel frattempo l’impiegato inutile manteneva la famiglia, famiglia che adesso è indigente, e una famiglia indigente è un costo per lo Stato.
A «Obiezione! L’impiegato inutile passerà al lavoro non statale e continuerà a produrre imposte per lo Stato!»
Sarebbe così se l’economia fosse in movimento. Ma poiché l’economia è ferma, questo non accade, e l’impiegato tagliato andrà ad aumentare il numero dei disoccupati.
Si dovrebbe quindi tagliare oculatamente e in contemporanea ridurre la pressione fiscale, per un importo corrispondente ai tagli fatti. Solo così si potrebbe sperare in un movimento economico positivo: le famiglie avrebbero meno imposte e più propensione alla spesa; le ditte meno imposte e maggior spesa da parte delle famiglie; ecco che le ditte, forse, riassorbirebbero nel privato l’impiegato espulso.
A «Obiezione! Se tagli le spese e riduci l’imposizione, non arriverà mai il pareggio di bilancio!»
Noi non abbiamo bisogno del pareggio di bilancio, visto che l’Italia ha già un largo ATTIVO di bilancio. Ciò che manda il bilancio in passivo sono gli interessi passivi. E gli interessi passivi non calano deprimendo l’economia; si riducono invece riportando il debito in Italia, e mettendo il tasso d’interesse sotto controllo dello Stato e non dei mercati.
Chi vuole pareggiare il bilancio, vuole stabilizzare il debito, ossia vuole perpetuare in eterno gli interessi passivi. Interessi passivi che, com’è noto, non vanno ai piccoli impiegati e non vanno all’economia: vanno invece a ingrassare il capitale mutuatario autoalimentato.
A «Bene, Giovanni. Se fossi un mio studente, prenderesti un voto discreto. Mi consegni adesso uno slogan da tramandare ai posteri?»
G «Direi cosi: “Ogni imposta è inutile se non serve ad aumentare i servizi. Ogni taglio è inutile se non serve a calare la pressione fiscale. Non c’è niente di più dannoso che mettere imposte e tagli al servizio della più inutile delle spese, gli interessi passivi”. Va bene?»
A «Va bene, ma che parliamo a fare? Per usare una frase di Guareschi “Secoli, ci vorranno, prima che entri un po’ di cervello in quelle zucche di cemento”. In un sistema complesso come l’apparato dello Stato la presenza di incapaci, fannulloni e menimpippo è inevitabile, è una legge di natura. E il taglio di 100.000 impiegati nullafacenti vale come lo 0,2% (zero virgola due) di tasso di interesse sulle nostre passività finanziarie. Ci sono dubbi su quale fronte si deve intervenire?»
Indignàti di tutto il mondo, unitevi! Ma contro gli interessi passivi, non contro gli impiegati fannulloni.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
Lascia un commento