Ezra Pound (1885-1972) è stato un personaggio controverso. Un americano arrivato fin da giovane in Europa, poi stabilitosi in Italia. Convinto sostenitore del fascismo fino alla Repubblica di Salò. Poi internato in un sanatorio psichiatrico negli USA, quindi tornato in Italia a trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Poeta e scrittore sensibile e acuto, persino candidato nobel per la letteratzra.
Si occupò anche di economia. Prima di molti altri comprese il ruolo del denaro e delle banche nell’economia di un paese, lanciando delle proposte che sono ancora di grande attualità.
Condividiamo con voi questa intervista allo studioso di nomismatica Domenico De Simone che parla delle posizioni di Pound su questi argomenti.
Buona lettura.
a cura di Leopoldo Antinozzi
La politica non esiste finché sono le banche ad emettere il denaro. I politici non sono che i lacchè dei banchieri. Ezra Pound l’aveva detto chiaramente, per questo fu internato. Domenico De Simone ne parla in questa intervista.
“Ezra Pound nasce intellettualmente all’inizio del secolo scorso, prima della prima guerra mondiale, in un periodo in cui c’erano grandi speranze, perché la tecnica, la scienza, avevano creato un ambiente di grandi speranze. Ogni giorno c’era una grande scoperta, c’era una nuova macchina, c’era una nuova prospettiva. L’agricoltura si sviluppava in maniera straordinaria e così anche le altre scienze.
In questo ambiente alcuni spiriti hanno cominciato a capire che forse si avvicinava l’era della liberazione dell’uomo, la liberazione dal bisogno, la liberazione dalla necessità di porre la guerra come strumento per le relazione umane, per la sopravvivenza. Poi tutto fu travolto dalla prima e seconda guerra mondiale e quei profeti di un nuovo mondo, di una nuova diversa concezione dell’economia furono tutti dimenticati e derisi.
Ma qual’era il punto centrale? L’importanza che ha la moneta e che ha l’interesse sulla moneta nella creazione dei fatti economici. Non solo, ma nella creazione di un’idea di società e di una idea di nuova società. Pound cominciò ad occuparsi di economia con Douglas, le cui idee all’inizio del Novecento avevano avuto una grande eco negli Stati Uniti. Più tardi approfondì il tema con Silvio Gesell. Douglas è il riformatore della proprietà della terra. Gesell è il riformatore della moneta.
Ezra Pound riesce a cogliere da queste due idee fondamentali, quello che è il nucleo centrale del suo pensiero economico, che riesce a tradurre in poesia, è questo il punto nodale. L’idea di Pound è che la ricchezza sia nella mente e nel cuore degli uomini ed egli desume da Gesell un’idea fondamentale, che il denaro non è una merce, ma è un’entità spirituale, perché sta lì a rappresentare i rapporti di scambio tra gli uomini. Il lavoro non è una merce, perché rappresenta la realizzazione dell’uomo.
Il denaro a tempo è lo strumento attraverso il quale è possibile costruire per Pound una società in cui il denaro stesso non è più uno strumento di potere. Perché il denaro a tempo fa venir meno l’interesse come fine dell’economia, come fine della gestione del capitale. Toglie il potere al capitale, cioè toglie la centralità del capitale e riporta la centralità nell’uomo, nelle idee.
Quindi il capitale non è l’insieme dei beni materiali, non è l’insieme delle cose, non è l’insieme degli strumenti che organizzano l’impresa, ma il capitale è la capacità degli uomini di utilizzare quegli strumenti; è la capacità di organizzare i fattori di produzione. Ed è questa organizzazione dei fattori di produzione che è l’elemento spirituale che lega le cose, senza il quale quelle cose non valgono nulla. Una fabbrica senza produzione, senza uomini dentro, senza anima, senza spirito è un danno per la collettività. Un milione di biciclette abbandonate perché nessuno vuole andare in bicicletta, arrugginiscono, sono un danno, non rappresentano alcuna ricchezza. Questa è la vera rivoluzione economica. Questo è il sogno di Ezra Pound: una società che riconosca il valore della capacità dell’uomo, della sua coscienza, dello sviluppo della sua coscienza. Una società in cui il sogno diventa realtà.
L’altro elemento della spiritualità di Pound è l’eternità legata alla coscienza. E’ questo il suo introdurre la poesia nell’economia: una visione dell’infinito, dell’eternità, delle idee che si traducono in ricchezza, in ricchezza effettiva per l’umanità. E’ chiaro che questo discorso era terribile per il potere, per il potere dell’usura. La sua critica era contro l’usurocrazia. Che cos’è l’usurocrazia? E’ considerare il denaro un produttore di interessi, mettere al centro dell’economia, invece che l’uomo, il denaro. Considerare il lavoro una merce. Considerare lo stesso denaro una merce, che si può scambiare e che genera interesse. Allora il fine del lavoro è quello di servire il capitale, il fine dell’umanità è essere schiavi del capitale, essere schiavi dell’oro, che è una schiavitù terribile, come ci insegna la storia di Re Mida. E ancor peggio, essere schiavi di questi certificati, questi strumenti, questi meccanismi cartacei che riproducono, moltiplicano il servaggio, le catene del servaggio dell’oro.
E qui veniamo all’altro aspetto fondamentale della grande intuizione di Ezra Pound sull’economia. Ezra Pound s’era reso conto che l’economia stava andando verso la finanziarizzazione e che questo è il problema. Lui definì i politici lacché dei banchieri. In questa nostra società quello che determina le scelte è il rapporto con il denaro. I banchieri con il denaro comprano tutto e tutti. Questa sembrerebbe di per sé una banalità, però se pensiamo a come viene creato il denaro, la banalità scompare. Ezra Pound sapeva perfettamente come le banche creano il denaro.
In fondo il meccanismo è semplice. Inizialmente il denaro era una merce, come l’oro e l’argento. C’erano monete d’oro, monete d’argento, monete di rame, di ferro e di altri metalli. Il valore nominale della moneta corrispondeva più o meno a quello che era il valore effettivo. Una moneta di un grammo d’oro era per esempio 10 dollari. Se a quella moneta, nonostante il valore nominale, venivano tolti dieci milligrammi, anche se non era più da un grammo ma da novanta, il valore nominale della moneta rimaneva dieci dollari, ma quello reale scendeva a nove.
L’inflazione consisteva nel fatto che per poter emettere più moneta, i principi baravano sul peso. Hanno cominciato gli antichi romani: dall’epoca di Caligola a quella di Aureliano il sesterzio, che era una moneta di rame e poi divenne d’argento, conteneva inizialmente circa il settanta per cento di argento, all’epoca di Aureliano quella percentuale di argento era scesa al dodici per cento. Eppure il valore nominale era sempre lo stesso, mentre quello reale seguiva l’effettiva quantità di metallo prezioso che c’era nella moneta.
Finché i banchieri inglesi ebbero l’idea di rendere tutto ciò virtuale, un gioco di carte, emettendo dei certificati che erano certificati di deposito che si chiamavano banconote, perché era la nota di una banca che diceva che presso quella banca erano depositati cento, mille, diecimila di oro, di argento o di altro metallo. In questo modo si ottenevano due grandi risultati: il primo è che si girava con un pezzo di carta e non con grandi quantità di metallo che era pesante e soggetto alle rapine; il secondo è che in questo modo l’emissione di moneta veniva riservato ad un potere, che poteva anche barare e che effettivamente barava.
E perché barava? Perché dopo un po’ ci si accorse che di quei depositi presso le banche, soltanto una certa percentuale veniva ritirata dai clienti, il resto rimaneva permanentemente depositato. Diciamo che mediamente l’ottanta per cento rimaneva depositato presso la banca e il venti per cento era continuamente in circolazione, girava. Questo consentì ai banchieri di prestare quel denaro per garantire l’interesse ai propri clienti, tenendo conto di questo meccanismo.
Quindi avevano depositato mille e poiché di quel mille più di ottocento non veniva ritirato, era sufficiente avere duecento come base per garantirsi contro il ritiro del denaro metallico a fronte di quello cartaceo. Se mille era la base, potevano emettere moneta fino a cinquemila, così come se duecento è la base puoi emettere moneta fino a mille. In pratica hanno scoperto la maniera per moltiplicare il denaro e si chiama proprio così questo meccanismo: tecnicamente si chiama il moltiplicatore bancario.
Ora, se ci pensiamo bene, è una truffa. Di qui l’invettiva di Ezra Pound nei confronti di questo meccanismo. Perché? Ma è ovvio: perché moltiplicando il denaro, anzitutto il banchiere ottiene un grande vantaggio: lui ha un deposito di cento, in realtà in questo modo dispone di cinquecento. Poi si mette a repentaglio l’intero sistema economico ed è esattamente quello che è accaduto per tutto l’Ottocento e per buona parte del Novecento e che sta accadendo anche adesso. Perché, nel momento in cui i depositanti perdono fiducia per una ragione qualsiasi nei confronti della banca, ecco che vanno a ritirare il denaro e non lo trovano. Questo provocava periodicamente delle crisi del sistema. Crisi che erano sempre più gravi e che portavano al fallimento delle banche, fino all’ultima grande crisi, che fu quella del ’29, che causò solo negli Stati Uniti la chiusura di oltre diecimila banche. Ciò nonostante il potere dei banchieri e l’attrazione verso questo modo di generare potere fu così forte che essi riuscirono, in qualche modo, a farsi dare dallo stato la gestione di questo potere di emettere denaro.
Ora, Ezra Pound aveva capito perfettamente che, attraverso questo meccanismo, un potere oscuro stava asservendo l’umanità. Oggi il gioco è lo stesso. Anzi, quella riserva che all’inizio del sistema bancario era del venti per cento, adesso è diventata il due e tra poco verrà del tutto abolita. E come viene emesso il denaro? Viene emesso sulla base di chi produce la ricchezza, sulle nostre garanzie e qui troviamo l’aggancio con quella che è l’idea fondamentale di Pound sull’economia.
Il meccanismo è semplicissimo: io vado in banca e dico Mi servono centomila Euro per comprare la casa, un negozio, un’azienda. Viene esaminato dalla banca il mio progetto, quelle che sono le mie idee, quelle che sono le mie possibilità di restituire quel capitale, dopodiché la banca, prese tutte le garanzie, mi concede il prestito. Che cosa fa la banca, da dove li prende i soldi che mi concede? Dai conto correnti degli altri correntisti? No. Dalle riserve, dall’oro che ha nascosto nei forzieri? Assolutamente no. E allora? Allora lo prende semplicemente creandolo! Nel momento in cui la banca mi dà centomila Euro, la massa monetaria del paese cresce esattamente di centomila Euro.
A quel punto io devo restituire quel capitale, ma lo devo restituire ricavandolo dalle mie ricchezze reali! E lo devo restituire anche con gli interessi. Quegli interessi però non sono stati creati, quegli interessi non fanno parte della massa monetaria. Cosa significa questo? Che è necessario che qualcun altro si indebiti perché io possa trovare il denaro per restituire il capitale più gli interessi. Il meccanismo è tale che più l’economia cresce, più aumenta il debito e più aumenta l’asservimento della gente, delle imprese, dello stato e dei comuni. Insomma l’asservimento della collettività nei confronti del sistema bancario.
Il meccanismo della creazione della moneta è un meccanismo che si fonda sugli interessi che non vengono creati, per cui è necessario che vengano creati e poiché è necessario che venga creato del denaro e questo denaro si può creare soltanto sul debito, è necessario che il debito aumenti. Di qui la spiegazione di un fenomeno altrimenti incomprensibile. Per quale ragione nel momento in cui ci sono delle crisi, ci sono tanti fallimenti, tanti debitori, tanta gente che non riesce a ripagare più il proprio debito? Esattamente perché manca il denaro per farlo. E allora l’emissione del denaro è lo strumento del potere.
Su questo elemento, su questa intuizione Ezra Pound disse molto chiaramente che è il fisco che deve e può emettere denaro redimibile, denaro a tempo e può farlo e deve farlo sentendo le corporazioni, perché allora il lavoro era organizzato in questo modo, o i sindacati o comunque chi lavora, perché il denaro si giustifica sulla base del lavoro. Intanto è possibile emettere del denaro in quanto c’è una creazione di ricchezza, perché altrimenti l’emissione di questo denaro non si giustifica. Questa era l’intuizione fondamentale di Pound, rispetto a questo discorso del denaro, di come abbattere il potere finanziario. E allora si capisce perché l’hanno messo in gabbia. Letteralmente, in gabbia! Come una scimmia! Come un essere da disprezzare!
Adesso si capisce perché un tribunale che lo giudicava sosteneva che le sue idee erano ancora confuse, il suo spirito era ancora molto confuso per poter essere liberato. L’dea di Pound era di utilizzare proprio lo strumento di Gesell, il denaro a tempo per togliere il potere ai banchieri e restituire dignità alla politica, restituire centralità alla vita politica. Restituire dignità e centralità alla vita dell’uomo. E alla politica come capacità di organizzare la vita degli uomini.
Il denaro a tempo di Gesell è quella di emettere della moneta, delle banconote che perdono valore con il tempo in funzione del legame che c’è tra quella moneta e i prodotti che con quella moneta vengono creati. Faccio un esempio: un automobile ha una vita di dieci anni, il tasso di interesse negativo di quella moneta deve essere il dieci per cento perché, in dieci anni con il dieci per cento di tasso di interesse negativo quella moneta scompare dal sistema. Una casa dura cinquant’anni, tasso di interesse negativo di quella moneta deve essere il due per cento. E così via di seguito. Ogni produzione ha un meccanismo che genera i suoi interessi. La media di questi interessi genera l’interesse medio che è il tasso, diciamo così, di riferimento.
Che cosa succede? Che le banconote non possono essere più usate per accumulare capitale e qui Pound lo dice spessissimo nelle sue opere, che la vera ricchezza non consiste nel mettere da parte le cose, nell’accumulare le cose, ma consiste nel far circolare, nel distribuire, e che attraverso l’emissione del denaro a tempo, il fisco, quello che vedeva come unità centrale, poteva autoalimentarsi e quindi abbattere le tasse, diminuirle, fino quasi a eliminarle.
Oggi attraverso un meccanismo di tipo geselliano sarebbe possibile eliminare il prelievo fiscale, sarebbe possibile moltiplicare la creazione di ricchezza, sarebbe possibile ridistribuire ricchezza in maniera intelligente, perché tutti stiano bene. Sarebbe’ relativamente semplice. E’ questione di volontà politica. E’ una di quelle questioni sulle quali si può costruire una nuova politica, ricostruire la politica. Perché finché rimane la cappa dell’usura sulla nostra società, la politica sarà sempre gestita e sarà sempre legata, sarà sempre serva dei banchieri, sarà sempre gestita dai banchieri attraverso i loro fili”.
Tratto da:
http://www.cogitoergo.it/ezra-pound-e-lo-strumento-del-potere-il-denaro/
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