di Giovanni Lazzaretti
«Non ho voglia di ragionamenti, voglio solo la pace!»
La voglia di pace è ostacolata dai ragionamenti? Se vuoi la pace, preghiera & digiuno. E i ragionamenti ti serviranno per capire le ragioni e i torti, ed evitare di essere uno dei tanti Di Maio, che crede di “risolvere” definendo Putin un animale. I ragionamenti almeno ti aiuteranno a capire che non si ottiene la pace portando armi in Ucraina.
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Riparto con le “pillole ucraine”, mentre il quadro si fa via via più chiaro, e sempre più lontano dalla narrazione TV.
Nell’articolo precedente descrivevo l’assurdità del “metodo Kosovo”, alla luce della guerra d’Ucraina. Se la NATO bombardò Belgrado per consentire la secessione del Kosovo, oggi dovrebbe bombardare Kiev per consentire la secessione del Donbass. “Fantasia assurda”, ovviamente. Esattamente come era assurdo bombardare Belgrado. Ma l’abbiamo fatto.
Kosovo 1999, Donbass 2020. C’è un metodo giusto?
C’è un metodo unico per gestire le richieste di autonomia? Non c’è, bisogna vedere caso per caso. Ci sono comunque dei criteri. Pensiamo ad esempio alle autonomie all’interno della Federazione Russa: al momento della dissoluzione dell’URSS si corse il rischio anche della dissoluzione della Federazione Russa.
La Federazione Russa ha 46 regioni, 21 repubbliche (22 con la Crimea), 9 territori, 4 circondari, 1 regione ebraica, 2 città federali (3 con Sebastopoli). Tutte accettarono l’accordo di divisione dei poteri a due livelli di governo nel 1992, tranne il Tatarstan, che si accordò nel 1994, e la Cecenia che tentò la secessione (ha abitanti pari alle Marche, e una superficie che è un millesimo della superficie russa). Considerato che nelle due guerre cecene combatterono anche dei sauditi, è lecito pensare che la volontà di secessione fosse eccessiva e che qualcuno allora soffiò sul fuoco.
E per il Kosovo? Supponiamo di aver stabilito che la popolazione del Kosovo fosse vessata dallo Stato serbo. Per proteggerla però non puoi bombardare Belgrado. Devi fare la cosa giusta, ossia entrare fisicamente nel Kosovo a proteggere la popolazione. E’ una faccenda dura e pericolosa, e nessuno nella NATO aveva voglia di morire per il Kosovo. Bombardare Belgrado era più comodo e più spettacolare.
E per i russi del Donbass (Donetsk e Lugansk) cosa si fa? Vessati dagli ucraini in 8 anni di guerra hanno qualche diritto? Anche loro hanno il diritto di essere protetti come quelli del Kosovo. Chi li proteggerà? Non certo la NATO, che è alleata con quelli che li stanno vessando. Ci vuole un’altra forza che entri nel territorio. Oppure i russi del Donbass sono uomini, donne, bambini di serie B che non hanno diritto a una protezione?
Il sonno di Putin
Un amico si poneva la domanda «Ma Putin riesce a dormire di notte?» Domanda interessante e di valenza generale: «Il capo che ordina un’operazione militare riesce a dormire di notte?»
Mettiamo da parte le insonnie “tecniche”. A me capita l’insonnia quando ho lavorato troppo e la testa continua a elaborare anche a letto; oppure quando ho molti pensieri che si aggrovigliano in una matassa, e non mi fanno dormire; oppure prima di una giornata complicata, dove non so se le cose fileranno come le ho programmate.
Parliamo dell’insonnia “morale”: l’uomo in dibattito con la sua coscienza. E qui le situazioni sono tre. Guareschi descrive l’insonnia del Nero che, dopo aver venduto l’anima, per 6 mesi non riesce a dormire. Ma quando risolve la sua questione “sapeva che quella notte avrebbe dormito”. Descrive però anche il sonno del commissario comunista: ha schiaffeggiato a sangue un militante davanti al figlio, ma dorme tranquillo “soddisfatto di sé e del comunismo”.
Il sonno di chi è in pace con la coscienza. Il sonno di chi non ha coscienza. L’insonnia di chi dibatte con la coscienza.
La domanda quindi è importante, ma è anche strana. Perché appare solo ora? Qualcuno si è mai chiesto in 25 anni se Bush padre, Clinton, Bush figlio, Obama, dormivano di notte?
Io credo che dormissero. Perché gli Stati Uniti hanno un po’ l’idea di se stessi come “nazione moralmente elevata”. Perché gli Stati Uniti hanno una spesa militare paurosa (10 volte quella della Russia, per fare un esempio) e si sentono molto i “gendarmi del mondo”. Perché non hanno il concetto cattolico di “guerra giusta”. Perché addirittura inventano bugie per iniziare una guerra.
Bush padre, Clinton, Bush figlio, Obama, sono convinto che dormissero, nonostante il loro contatore di morti superi abbondantemente il milione (non misurabile il numero di feriti e di distruzioni). Per loro vale davvero la canzone di Bennato “noi siamo i buoni e perciò / abbiamo sempre ragione / e andiamo dritti / verso la gloria”.
Putin dorme di notte? Lascio la questione in sospeso. Forse una risposta si potrà azzardare quando sarò passato dalle “pillole” alla ricostruzione globale (sempre a Dio piacendo, la strada è lunga).
I “Turisti della Storia” (e della Geografia)
Una volta, girando per Roma “allo stato brado”, mi capitò di dire a mia moglie «Che brutto questo mosaico moderno». Rivisitando la stessa chiesa anni dopo con una guida sentii dire: «Questo è il più antico mosaico di Roma», e compresi che c’è una certa differenza tra turista / visitatore / studioso.
Myrta Merlino in una recente trasmissione ha lasciato un po’ di spazio a Giulio Tremonti senza (quasi) interromperlo, e Tremonti ha potuto descrivere per sommi capi tutta la storia di Putin e di coloro che avevano lavorato per integralo in un onesto partenariato tra Stati di pari dignità.
Ma, ha detto rassegnato Tremonti, le attuali dirigenze sono fatte da “Turisti della Storia”. Detto in altri termini, le dirigenze europee e della NATO non sanno niente di quello che è accaduto anche solo l’altro ieri, e quindi non possono che agire in maniera emozionale, oppure guidati da forze esterne dirette dai soliti “servi di Mammona”.
Temo che i dirigenti siano anche “Turisti della Geografia”, per parafrasare Tremonti. Credo che il grosso dei dirigenti europei, messi davanti a una cartina muta d’Europa, non saprebbero indicare i nomi degli Stati. Compresi quelli che si fregiano della carica di Ministri degli Esteri.
Questa gente non è idonea a risolvere la crisi ucraina. Non ricordano niente di quel che è successo dal 2004 a oggi. Oppure non vogliono ricordarlo, perché ne sono stati co-autori. Per cui c’è solo “Putin che invade perché vuole rifare l’impero zarista”. Povero Putin, se punta all’Impero, sta andando molto lento: Abcasia, Ossezia del Sud, Crimea (era Russa, donata da Kruscev all’Ucraina).
Nel frattempo i “buoni che hanno sempre ragione” hanno distrutto Afghanistan, Iraq, Libia, Siria; bombardato Bosnia, Serbia, Sudan, Somalia; portato nella NATO quasi tutta l’Europa (si fa prima a elencare chi non c’è: Austria, Bielorussia, Bosnia, Finlandia, Irlanda, Moldavia, Serbia, Svezia, Svizzera, Ucraina).
Bambini, bambini, bambini
La propaganda per immagini continua. Oltre alle scene già citate la volta scorsa, abbiamo anche visto un palazzo crollato nell’esplosione del porto di Beirut, e trasformato in palazzo ucraino bombardato. E la modella che fa la parte della mamma incinta in fuga.
Il bombardamento dell’ospedale pediatrico il giorno 9 marzo portava “1000 morti” nei TG. Poi sono diventati 1000 morti totali a Mariupol. Poi l’ospedale pediatrico forse non era più un ospedale. L’11 marzo passano all’abbattimento di un asilo nido. I bambini non devono mai mancare.
Quando l’Iraq invase il Kuwait nel 1990, non era scontato che gli USA intervenissero (morire per l’Emiro del Kuwait?). Il governo kuwaitiano fece partire l’operazione “Citizens for a Free Kuwait”, che si servirà principalmente della società di pubbliche relazioni Hill & Knowlton per “stimolare” l’opinione pubblica USA.
Cavallo di battaglia azzeccatissimo fu la ragazzina Nayirah che testimoniò davanti al Comitato Diritti Umani del Congresso USA di aver visto i soldati iracheni togliere i bambini dalle incubatrici e lasciarli morire per terra, sul pavimento dell’ospedale. Scena citata un tot di volte da Bush, scena che indirizzò il voto di diversi senatori.
La ragazzina in realtà era la figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli USA. Hill & Knowlton si difese dicendo che la quindicenne si era offerta volontaria per andare sotto falso nome in un ospedale di Kuwait City. Va beh. Considerato quello che è stato prodotto a livello di bugie negli anni successivi, direi che questa frase lapidaria è affidabile:
The Nayirah testimony was false testimony given before the United States Congressional Human Rights Caucus on October 10, 1990, by a 15-year-old girl who was publicly identified at the time by her first name, Nayirah. […] Following this, al-Sabah’s testimony has come to be regarded as a classic example of modern atrocity propaganda.
«Modern atrocity propaganda». Figuriamoci come si sono evoluti i “padroni della notizia” dal 1991 a oggi.
I bambini soffrono e muoiono. Muoiono anche in Donbass, da 8 anni, ma nessuno li vede in TV. Speriamo che il Congresso USA 2022 sia più sveglio di quello del 1991. Ne dubito, ma preghiera & digiuno possono servire.
Giovanni Lazzaretti
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