di Davide Gionco
Vi racconto una barzelletta costituzionale.
Ecco cosa prevedrebbe la Costituzione per l’economia italiana:
Art. 1 “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Art. 2 “La Repubblica … richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà … economica e sociale.”
Art. 3 “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che… impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Art. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Art. 41 “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”
Art. 42 “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”
Art. 43 “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.”
Art. 45 “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato.”
Art. 47 “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.”
Art. 53 “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Chiediamoci ora, realisticamente, se siano queste le linee guida delle politiche economiche e sociali dell’Italia negli ultimi decenni.
E’ del tutto logico che i risultati siano i seguenti:
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/09/istat-5-mln-persone-in-poverta-assoluta_82643d62-6477-49b7-9f26-67a58f69bcc7.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/09/istat-5-mln-persone-in-poverta-assoluta_82643d62-6477-49b7-9f26-67a58f69bcc7.html
Aumentano gli italiani in povertà assoluta.
econdo i dati forniti dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione sul Def, nel 2017 il fenomeno riguarderebbe circa 5 milioni di individui, l’8,3% della popolazione residente, in aumento rispetto al 7,9% del 2016 e al 3,9% del 2008.
Le famiglie in povertà assoluta, secondo stime preliminari, sarebbero 1,8 milioni, con un’incidenza del 6,9%, in crescita di sei decimi rispetto al 6,3% del 2016 (era il 4% nel 2008).
Sempre nel 2017 in 1,1 milioni di famiglie italiane “tutti i componenti appartenenti alle forze di lavoro erano in cerca di occupazione”, pari a 4 famiglie su 100, in cui non si percepiva dunque alcun reddito da lavoro, contro circa la metà (535mila) nel 2008, ha inoltre sottolineato il presidente dell’Istat. “Di queste, – ha proseguito – più della metà (il 56,1%) è residente nel Mezzogiorno.
Nel complesso si stima un leggero miglioramento rispetto al 2016 (15mila in meno), ma la situazione al Sud è in peggioramento (13mila in più)”.
econdo i dati forniti dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione sul Def, nel 2017 il fenomeno riguarderebbe circa 5 milioni di individui, l’8,3% della popolazione residente, in aumento rispetto al 7,9% del 2016 e al 3,9% del 2008.
Le famiglie in povertà assoluta, secondo stime preliminari, sarebbero 1,8 milioni, con un’incidenza del 6,9%, in crescita di sei decimi rispetto al 6,3% del 2016 (era il 4% nel 2008).
Sempre nel 2017 in 1,1 milioni di famiglie italiane “tutti i componenti appartenenti alle forze di lavoro erano in cerca di occupazione”, pari a 4 famiglie su 100, in cui non si percepiva dunque alcun reddito da lavoro, contro circa la metà (535mila) nel 2008, ha inoltre sottolineato il presidente dell’Istat. “Di queste, – ha proseguito – più della metà (il 56,1%) è residente nel Mezzogiorno.
Nel complesso si stima un leggero miglioramento rispetto al 2016 (15mila in meno), ma la situazione al Sud è in peggioramento (13mila in più)”.
Ricordiamoci quali sono i fondamenti costituzionali della nostra società e che questi devono prevalere su ogni altro interesse di gruppi di potere privati che operano nella finanza e nell’economia internazionale.
Solo attuando la Costituzione, prima di qualsiasi altro testo giuridico (come i trattati internazionali) potremo avere un paese giusto, equo e democratico.
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