di Niamh Harris
28.05.2015
La commissione di controllo governativa Judicial Watch (Guardia Giudiziaria) ha pubblicato oltre 100 pagine di documenti precedentemente classificati del Dipartimento della Difesa e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
La CIA ( all’epoca sotto l’amministrazione Obama) portò avanti un programma segreto di addestramento e armamento dei ribelli siriani per combattere contro il regime di Assad. Come risultato di quel programma, molte di quelle armi finirono nelle mani dell’Isis.
Riferisce Thenational.ae:
La sera del 27 aprile, una Jeep a 4 ruote motrici sfrecciava lungo la strada Zarib nella Deraa occidentale quando un’esplosione la lacerò, uccidendo i suoi tre occupanti. Uno di questi era Tayser Al Sharif, un uomo noto alla sua famiglia e ai suoi amici come Abu Malik, ma rinomato in tutta la Siria meridionale con il soprannome di Cheg Cheg. Importante commerciante d’armi, era una figura ricca, simile a un mafioso, nel cuore di una rete complessa, oscura e contraddittoria che controllava ribelli, spie, contrabbandieri, governi occidentali, ISIS e forze in lotta per il Presidente Bashar Al Assad.
Fu attraverso Cheg Cheg e altri trafficanti d’armi che le armi fornite dai servizi segreti occidentali e arabi finirono involontariamente nelle mani dei combattenti dell’ISIS.
I dettagli della vita e del lavoro di Cheg Cheg rimangono incompleti e impossibili da verificare. Prima della sua morte, i ribelli che avevano familiarità con le sue attività e le reti di commercio di armi in cui operava erano reticenti a pubblicizzare alcuno dei dettagli limitati di cui erano a conoscenza, temendo che ciò mettesse a repentaglio un percorso di fornitura di armi essenziale. La sua morte ha rimosso quell’inibizione. Il seguente racconto si basa sulle informazioni fornite nel corso di un anno da alcune delle persone che lo hanno conosciuto e fatto scambi commerciali con lui.
Attività in forte espansione
L’introduzione di Cheg Cheg nel mondo del commercio clandestino di armi, avvenne tramite uno dei suoi parenti, un uomo di nome Abu Barra. Anch’egli di Naseeb, Abu Barra fu fortemente coinvolto nell’Esercito Siriano Libero, la banda sciolta di ribelli che ha preso in mano le armi per combattere il regime di Assad. Abu Barra, un uomo relativamente ricco e ben collegato, noto per avere forti inclinazioni islamiste, iniziò ad accumulare medicine e altre forniture, che venivano distribuite ai ribelli. Presto fu coinvolto nella fornitura di armi, attraverso un contatto nella provincia di Deir Ezzor nel deserto orientale.
Quando la rivolta armata si espanse nella seconda metà del 2012, Abu Barra passò il lungo e rischioso affare di acquisto e vendita di armi a Cheg Cheg. L’approvazione di Abu Barra comportò che le prime spedizioni di armi consegnate a Cheg Cheg fossero affidate a titolo fiduciario, senza che lui dovesse effetture alcun pagamento anticipato. Questo gli assicurò un notevole guadagno con l’affare, tutto denaro che reinvestì nell’espansione delle sue operazioni. “I trafficanti di armi di altre parti della Siria hanno iniziato a usarlo come intermediario; venivano a sud di Deraa, Nawa e Naseeb, e lasciavano le armi a Cheg Cheg che gli faceva da venditore.Avrebbe venduto le armi e quando il fornitore sarebbe tornato, Cheg Cheg gli avrebbe pagato un importo accordato in anticipo”, ha raccontato un ribelle che ha trascorso del tempo con il trafficante.
La richiesta di fucili e munizioni nel sud era alta e Cheg Cheg godeva di un commercio fervido, vendendo fucili automatici di fabbricazione russa al doppio del prezzo che pagava ai suoi fornitori. Era meticloso nel saldare le sue parcelle e sempre pronto a estendere generose linee di credito a fazioni ribelli che avevano bisogno di bombe e proiettili, ma che erano a corto di denaro. Era quindi sia il cliente perfetto sia la persona ideale da cui acquistare. Il business cresceva.
Più tardi, quando i soldi provenienti dal governo e dai donatori privati nel Golfo Arabico cominciarono ad inondare il sud della Siria, i ribelli furono in grado di saldare i loro debiti con Cheg Cheg e di fare nuovi ordini con lui.
Bugiardo carismatico
Nel 2013 le munizioni confluivano più liberamente nelle parti della Siria in mano ai ribelli, provenienti da Iraq, Giordania e Libano. Cheg Cheg divenne la persona a cui rivolgersi per chiunque volesse vendere armi a Deraa e nelle province meridionali. Lo si trovava spesso in un grande accampamento in stile tradizionale nel nord della Giordania, dove incontrava personaggi dell’opposizione siriana, combattenti e partiti ospitanti.
“Cheg Cheg era un bugiardo e un criminale, collezionava sempre nuove fidanzate e ignorava sua moglie. Non era certo un musulmano pio, non aveva tempo per la religione”, dice di lui un comandante che lo conosceva. “Ma era anche molto divertente e carismatico, e sebbene fosse ricco, non sembrava preoccuparsi molto dei soldi. Venivano e andavano. In verità era abbastanza apprezzato, un uomo facile con cui trattare in molti modi”, dice il comandante.
Ad un certo punto nel 2013, gli ufficiali dell’intelligence giordana gli dissero di andarsene e lui se ne tornò oltre il confine nella provincia di Deraa, sebbene i ribelli affermarono che mantenne i contatti con le agenzie di sicurezza in Giordania.
Tornato al sud della Siria, Cheg Cheg fu inserito in un oliato sistema di trasporto che spostava le armi in tutto il paese. I contrabbandieri saldavano contenitori speciali sul fondo di grandi camion, che riempivano di armi e altra merce di contrabbando. Quei contenitori venivano poi coperti con verdure e altri prodotti che dovevano essere spostati rapidamente per non farli rovinare. Questa era la scusa che i conducenti usavano per superare i check-point del regime senza ispezioni approfondite. Se i soldati del regime insistevano nel perquisire i camion, i conducenti pagavano loro una bustarella per fargli chiudere un occhio. Truppe di rango mal pagate, e ufficiali corrotti, prendevano i soldi e laciavano passare i mezzi. “Questo succedeva centinaia e centinaia di volte, le armi arrivavano da ogni parte, dalla Siria, dalla Giordania, dall’Iraq, ovunque”, riferisce un comandante ribelle.
Domanda cresente
Con l’intensificarsi della guerra, la carenza di cibo e medicine divenne più acuta e la domanda di munizioni e armi crebbe. In queste condizioni, i profitti realizzati dai trafficanti aumentarono notevolmente. Il cibo era la merce meno redditizia; le sigarette erano più preziose e le armi erano le più redditizie. Un camion carico di cibo e con i suoi scomparti segreti pieni di armi, poteva costare $ 30.000 (Dh 110,78) solo per le spese di trasporto, escluso il pagamento per le merci a bordo. Cheg Cheg riusciva a guadagnare decina di migliaia di dollari con ogni spedizione.
“Non era particolarmente corrotto, era solo un caso di domanda e offferta, avevamo bisogno delle armi e lui poteva procurarcele. Il denaro non era un problema, stiamo combattendo una guerra, tutto viene messo in conto”, racconta un ribelle. Il successivo impulso per gli affari di Cheg Cheg arriò quando gli stati occidentali e arabi iniziarono a fornire ai ribelli un sostegno più formale, seppur altamente riservato, attraverso il centro del Military Operations Command ( Moc, Comando delle Operazioni) ad Amman. Questo centro aveva lo scopo, in parte, di regolare il flusso di armi verso il sud e di aiutare a prevenire il caos che si era diffuso nella Siria settentrionale e orientale, dove l’ISIS era cresciuto e si era radicato. Finanziato principalmente dagli Stati Uniti, dall’Arabia Saudita e da altri stati del Golfo, e composto da ufficiali militari di quei paesi, nonché dai servizi segreti britannici e giordani, il MOC cercò di dominare la fornitura di armi ai gruppi di ribelli moderati.
Un rapporto del New York Times ha recentemente rivelato che un’operazione classificata è stata condotta dalla CIA con il nome in codice di Timber Sycamore. Gruppi di ribelli moderati ricevettero un addestramento militare speciale in Giordania o in Arabia Saudita e ricevettero armi leggere, mortai, munizioni per mitragliatrici di grosso calibro, occhiali per la visione notturna, missili anticarro e camioncini.
Piuttosto che colpire gli affari di Cheg Cheg, il coinvolgimento del MOC aggiunse semplicemente un’ulteriore fonte di armi per lui. I ribelli riforniti dal MOC vendevano spesso una parte delle armi che gli erano state date a Cheg Cheg, per raccogliere denaro e pagare i combattenti o per finanziare l’acquisto di altre munizioni mancavano. Ad esempio, il Moc poteva fornire bombe al mortaio a una fazione ribelle, ma non darle abbastanza proiettili da mitragliatrice da 14,5 mm; in tal caso, avrebbero organizzato uno scambio con Cheg Cheg.
“Cheg Cheg divenne un mini-MOC, era il presidente dei trafficanti di armi”, ha detto un comandante ribelle. “Ma era in molti modi migliore del vero MOC, che fu molto lento a procurarci rifornimenti, anche se eravamo nel mezzo di una battaglia e non potevamo permetterci di aspettare. Se facevi un ordine con Cheg Cheg, ti portava quello di cui avevi bisogno il giorno stesso, o il giorno dopo, e tu lo pagavi dopo, quando avevi più soldi”.
Commercianti Beduini
Il rapido servizio di fornitura offerto da Cheg Cheg fu fondamentale per gli avanzamenti dei ribelli al sud, che li hanno portati a raggiungere la città strategica di Sheikh Miskeen entro il 2014 e ad assumere il controlllo di una grande base militare del regime, La Brigata 52, nell’estate del 2015.
“Senza Cheg Cheg, non saremmo mai giunti a questo punto, ci sono molte battaglie in cui ha avuto un ruolo importante”, racconta un importante logista ribelle. Le connessioni di Cheg Cheg con altri trafficanti di armi in Siria e nella regione, significavano che le armi fornite dal MOC, date ai ribelli che poi commerciavano con lui, avrebbero finire ovunque in Siria, ISIS incluso. Tra i clienti di Cheg Cheg c’erano i commercianti beduini a Lejat, una sterile pianura vulcanica a 40 km a nordest della città di Deraa che si apre nelle regioni desertiche orientali controllate dall’ISIS in Siria. I commercianti beduini, conosciuti localmente come “gli uccelli” , avevano legami commerciali pragmatici con L’ISIS, fungendo da intermediari per l’acquisto di armi. I ribelli che hanno familiarità con la rete commerciale hanno detto che l’ISIS il faceva gli ordini usando whatsapp e i beduini di Lejat facevano i dovuti acquisti da Cheg Cheg e da altri più piccoli commercianti di armi nel sud.
“Un rappresentante dell’ISIS veniva con un broker di Lejatper vedere di quali armi avessero bisogno, prendevano gli accordi, il broker si teneva una commissione e aiutava ad organizzare la spedizione. Da lì, c’ra una linea di rifornimento che correva verso Hassakeh e Deir Ezzor. C’era un triangolo che collegava Giordania, Iraq e Siria, dove le armi si muovono facilemente”, dice un comandante di campo ribelle. Il comandante ha dichiarato di essere stato presente a un accordo sulle armi a Lejat nell’estate del 2015 e di aver visto dei missili venduti ad un commerciante che stava lavorando per conto dell’ISIS.
Sebbene non sia stato possibile rintracciare in modo indipendente armi specifiche, due comandanti ribelli ben collegati hann affermato di essere certi che il materiale del MOC, tramite Cheg Cheg e i trafficanti di Lejat fosse finito nelle mani dell’ISIS. Conflict Armanent Research (Ricerca sugli Armamenti nei Conflitti) Un’organizzazione di monitoraggio delle armi con base in UK, ha trovato armi fornite dai sostenitori occidentali e arabi dei ribelli nelle mani dell’ISIS.
“Cheg Cheg non ha commeciato direttamente con l’ISIS, non ci sno prove che abbia mai avuto a che fare con l’ISIS, ma siamo certi che ha venduto alle persone che rifornivano l’ISIS”, ha detto un comandante ribelle che conosceva Cheg Cheg. “Lo faceva per soldi. Non era tenuto a chiedere dove andassero le armi”.
Un altro comandante di campo ribelle ha riferito che Cheg Cheg sapeva che le armi sarebbero finite all’ISIS. “A Cheg Cheg non importava molto chi fosse il compratore, lui vendeva e basta”, dice il comandante.
Clienti non nemici
In realtà, tuttavia, c’erano limitazioni su chi Cheg Cheg avrebbe o poteva accettare come clienti. Quando la Brigata dei Martiri di Yarmouk e Harakat Al Muthanna, due fazioni affiliate all’ISIS con forti radici nella Siria Meridionale, emersero come potenze significative, subì una forte pressione da parte dei ribelli sostenuti dal MOC e dei servizi di intelligence regionali, per non fornire loro armi.
La Giordania, allarmata dall’ascesa di fazioni radicali al suo confine, usò le sue connessioni con Cheg Cheg per dirgli, in quelli che i ribelli non considerano termini incerti, di non commerciare con l’ISIS.
L’accesso di Cheg Cheg alle armi era servit da scudo protettivo. Qualunque cosa una delle fazioni ribelli pensasse di lui, era essenziale per portare armi nella Siria meridionale, ed era quindi intoccabile. “Non aveva nemici, solo cienti, era indispensabile per noi”, ha detto un combattente ribelle. Questo cambiò quando iniziò a rifiutarsi di vendere munizioni alla Brigata dei Martiri di Yarmouk e ad Harakat Al Muthanna, che a marzo del 2016, erano stati assaliti dai ribelli appoggiati dal MOC. Cheg Cheg infatti, riforniva i gruppi che attaccavano gli affiliati dell’ISIS.
Questo sembra aver segnato il suo destino. La bomba che ha ucciso Cheg Cheg sembra essere stata piazzata sulla strada tra i villaggi di Mzeireib e Kharab Al Shahem, e fatta esplodere con cura quando passò la sua jeep. I ribelli ritengono che la brigata dei Martiri di Yarmouk, che ha la reputazione di assassinare i suoi avversari, abbia effettuato l’attacco. La morte di Cheg Cheg ha inferto un duro colpo alle fazioni ribelli che ora hanno a che fare con diversi trafficanti più piccoli nella ricerca di armi, un caos logistico che sono mal equipaggiati per affrontare. Nelle future battaglie contro il regime, è più probabile che abbiano difficoltà ad accedere a rifornimenti urgenti.
Questo non cambierà il fatto che la Siria è piena di armi, cosa che Cheg Cheg ha facilitato.
“Ci sono così tanti fucili ora in Siria, che anche i bambini le possiedono. La prima cosa che un bambino impara qui non è dire mamma e papà; imparano a caricare un fucile”, ha affermato un comandante ribelle.
Correzione: Una versione precedente di questo articolo affermava che Obama aveva ordinato alla CIA di addestrare l’Isis. Questa è un’esagerazione dei fatti. Se è vero che la gestione generale dell’amministrazione Obama ha fatto cadere le armi nelle mani di alcuni combattenti dell’ISIS non è vero che “ordinò alla CIA di addestrare l’ISIS”. Il titolo e l’articolo sono stati aggiornati per riflettere questo fatto.
Tratto da:
https://newspunch.com/declassified-documents-obama-ordered-cia-to-train-isis/
Traduzione a cura di Renato Nettuno
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