Di Stephen Letts
(Giornalista economico)
15 Luglio 2015
La crescita economica della Cina al 7% nel trimestre di giugno è stata in qualche modo una sorpresa. Gli economisti avevano previsto una cifra intorno al 6.8 %, poiché la produzione industriale stava rallentano da tempo, il che, a sua volta, aveva frenato la seconda economia mondiale. La domanda interna sembrava essere in stallo e il boom immobiliare ha avuto un arresto.
Tuttavia, quattro tagli dei tassi da parte della Banca Popolare Cinese (PBoC) dalla fine dell’anno scorso e la liberalizzazione del credito, grazie a facilitazioni del requisiti patrimoniali delle banche, hanno contribuito a far sì che la cifra del PIL raggiungesse l’obiettivo del governo. Il crollo del mercato azionario è avvenuto troppo tardi perché si riflettesse sul secondo trimestre, ma per molti versi ci ricorda che il numero sfornato dagli statistici del governo potrebbe non essere un riflesso di quello che succede realmente.
UN’ECONOMIA SOSTENUTA DA ‘DENARO CREATO DAL NULLA’
La direttrice di ricerca presso la J. Capital Research Anne Stephenson-Yang, ha dichiarato che il crollo ha messo in luce la potenziale sopravvalutazione dell’economia cinese e ha sottolineato la sua dipendenza dal debito.
“L’espansione del mercato azionario è l’espressione più cruda finora del modo in cui le autorità cinesi hanno creato denaro per tenere sospeso in aria l’edificio del debito che è l’economia, anche se la spesa reale, l produzione reale, la produttività totale e la vita dei cittadini cinesi è in declino” , ha scritto Stevenson-Yang in una recente nota ai clienti.
“I circa 24 trilioni di yuan (3’800 miliardi di dollari) aggiunti al valore delle azioni negoziate nell’ultimo anno, non sono derivati da nuovo valore generato dalle società, che hanno visto diminuire gli utili: la maggior parte del denaro è stata creato dal nulla.”
Questa creazione di liquidità si è tradotta in fondi incanalati dalla PBoc, dal Ministero delle Finanze e dalle grandi banche commerciali ai broker ed alle più piccole e deboli istituzioni finanziarie come le banche locali e le cooperative rurali. Stevenson-Yang ha affermato che il panico del governo, mostrato con il crollo del mercato delle azioni A, era dovuto principalmente alla minaccia di una grave crisi finanziaria, non al collasso delle valutazioni azionarie.
“Le misure di emergenza messe in atto la scorsa settimana potrebbero prevenirla, ma non evitarla. Anzi, potrebbero accelerarne l’arrivo”, ha avvertito.
RISCHIO SISTEMICO PER L’ECONOMIA
Il principale economista regionale del Credit Suisse in Cina, Dong Tao, ha anche osservato che la vertiginosa ascesa e caduta dei mercati azionari ha ora comportato forti rischi sistemici che potrebbero riflettersi sull’economia reale. Il cuore del problema è l’ubriacatura da debito che ha fatto esplodere la bolla azionaria cinese. Secondo le stime del Credit Suisse, le società di intermediazione mobiliare hanno al momento 3,7 trilioni di Yuan (600 miliardi di dollari) di debito residuo in posizioni di margine, circa quattro volte superiore allo scorso anno. Tuttavia, anche questa cifra potrebbe essere alquanto ottimistica data la natura opaca e non regolamentata dei finanziamenti con margini fuori borsa.
“Oltre alla liquidazione forzata dei fondi fiduciari a ombrello, che ha spinto il mercato verso una inevitabile spirale discendente, temiamo ora una reazione a catena”, ha dichiarato Tao.
Le socierà e gli investitori hanno ipotecato le loro azioni per far leva sui mercati azionari,mentre i proprietari di case hanno messo anche le loro case a garanzia.
“Sembra che stia per arrivare il momento di altre vendite forzate”, ha ammonito Tao.
“I prodotti peggiori e ben strutturati si stavano diffondendo, creando rischi nascosti che potenzialmente potrebbero regalare spiacevoli sorprese”.
Ci sono poche prove di una qualsivoglia ordinata riduzione della leva finanziaria in corso.
LE AZIONI A POTREBBERO DIVENTARE UN ALTRO ASSET DEFUNTO
In effetti Stevenson Yang ha sostenuto che il drammatico intervento del governo la scorsa settimana sta producendo livelli più elevati di debito, incoraggiando i broker a estendere le scadenze dei prestiti a margine, mentre la PBoC supporta la China Securities Finance Corporation con liquidità illimitata.
“Per tenere in piedi la farsa degli alti valori azionari alla base dei prestiti a margine, una grossa fetta di azioni è stata sospesa e sono stati aperti nuovi canali per aiutare i broker a puntellare le loro malconce posizioni azionarie”, ha dichiarato Stevenson Yang.
“Di conseguenza è probabile che le azioni A diventino un altro asset morto con valore di garanzia, ma senza liquidità, come le proprietà”
“Come per le società funzionalmente in bancarotta, i debiti emergenti dei mercati azionari andranno ad unirsi alla sempre più crescente classe di asset cinesi che galleggiano sul mercato, come quelle carcasse di maiale gonfie trovate alla deriva lungo lo Yangtze qualche tempo fa, quando pare che gli agricoltori non avevano voluto addossarsi la responsabilità delle mandrie malate e senza più valore.”
“Ma le azioni sospese possono rimanere tali per sempre solo se vengono rimosse dal mercato, cosa che sarebbe poco utile al desiderio della Cina di essere percepita come continuatrice di riforme che vanno nella direzione del “lasciar decidere ai mercati” e difficilmente costituirà un incentivo per nuovi investimenti.”
Attualmente il 40 % delle azioni sul mercato di Shangai e quasi il 60 % sulla borsa di Shenzhen, sono state sospese dalle negoziazioni.
Oltre ad essere sospese, condividono il fatto di avere un costo esorbitante. Le 111 azioni industriali sospese sulla borsa di Shangai hanno un rapporto medio prezzo/utili (PE) di 187.
Quelle sospese nel settore materiali hanno un PE medio di 216 e quelle finanziarie che sono state bloccate arrivano un PE medio da capogiro di 700.
In altre parole, supponendo che questi titoli venissero nuovamente scambiati, che il loro prezzo non aumenti e che possano mantenere guadagni costanti, gli azionisti dovrebbero aspettare dai circa 200 ai 700 anni per recuperare i loro investimenti.
Stevenson Yang ha dichiarato che una conseguenza della perdita di fiducia non sarà soltanto la fuga di capitali, ma, soprattutto, andrà a danneggiare la credibilità del governo.
AZIONI SOSPESE SULL’INDICE COMPOSITO DI SHANGAI
LA PBoC ADOTTERA’ L’APPROCCIO “TUTTO IL NECESSARIO”?
Dong Tao del Credit Suisse ha affermato che i banchieri centrali cinesi potrebbero ora seguire le orme della Federal Reserve americana del 2008 e della Banca Centrale Europea nel 2012, con una politica del “whatever it takes”. Una risposta politica spropositata potrebbe includere qualsiasi cosa, dal taglio dei tassi di interesse di un altro punto percentuale o di due, e un ulteriore taglio degli obblighi di riserva delle banche commerciali, fino a un divieto completo di vendite allo scoperto e un massiccio programma di acquisto di azioni sostenuto dalla PBoc senza le formalità di pre-impostazione di un limite o di un termine per l’azione.
Non esattamente lo stesso modello del Quantitative Easing americano ed europeo, ma per frenare il panico la cosa dovrà essere di grande entità. Tao ha affermato che, indipendentemente dal prossimo passo che farà il governo, esso, e i mercati dei capitali cinesi, hanno subito una grave battuta d’arresto e un colpo alla loro credibilità.
LE BOLLE SPECULATIVE SONO FONDAMENTALI PER L’ASPETTO DELLA CRESCITA
Come ha sottolineato Anne Stevenson-Yang, una conseguenza potrebbe essere una minore disponibilità da parte delle società e delle famiglie cinesi a mettere i propri soldi sull’ultima classe di investimento finanziaria raccomandata dal governo.
“Le bolle speculative sono essenziali per l’aspetto della crescita e la capacità della Cina di continuare ad attrarre capitali esterni dipende dalla sua capacità di far registrare una crescita superiore”, ha osservato Stevenson Yang.
“Una volta che le bolle non potranno più essere mantenute, la questione di quanto grande sia in realtà il mercato cinese sarà in primo piano nelle sale conferenze degli investitori di portfolio in tutto il mondo”. Stevenson Yang ha dichiarato che i tanto decantati progetti infrastrutturali potrebbero essere visti male sotto questa luce.
“I piani ampiamente pubblicizzati di One Belt One Road (la Nuova Via della Seta), la Banca di Investimento per le Infrastrutture Asiatiche, le MegaCities, e le condutture e reti ferroviarie cinesi che attraverseranno tutti i continenti e passeranno sotto tutti i mari suoneranno meno come ambiziosi progetti per scalare la vetta del potere geopolitico e molto più come fervidi sogni di una leadership alla ricerca di un volto, con nient’altro che un kit di strumenti vuoto e tasche ancora più vuote”, ha concluso.
Tratto da:
https://www.abc.net.au/news/2015-07-15/chinese-growth-based-on-money-from-thin-air/6622146
Traduzione a cura di Renato Nettuno
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