di Massimo Bordin
31.07.2019
Se il motore della storia è la lotta tra le classi, come dicevano Marx ed Engels, allora in questo momento la classe dominante non è quella imprenditoriale, ma quella (pseudo)tecnica e (pseudo)scientifica di Bruxelles.
Questo punto è fondamentale per capire il reale dramma dell’Unione, che sta senza dubbio nella politica monetaria, ma che alla sua fonte ha qualcosa di ben più grave, e cioè una classe di dominatori con un nome ed un cognome. Si tratta di uomini e donne in carne ed ossa, soggetti uniti dagli stessi interessi di potere che si mascherano da “esperti” e che governano i popoli europei, oramai assuefatti a questo stato delle cose e incapaci di reagire adeguatamente.
E’ ora di finirla di considerare la tecnocrazia europea come qualcosa di astratto, come fosse la democrazia, l’aristocrazia, il clero. Stiamo parlando di circa duecentomila persone caratterizzate da
1) altissimo reddito,
2) studi esclusivi in particolari istituti superiori e universitari (in Italia Bocconi e Cuoa di Vicenza, ad esempio, ma gli italiani sono numericamente pochissimi),
3) appartenenza ad un’area nazionale omogenea per interessi che annovera la Germania e quello che fino a qualche decennio fa veniva chiamato Benelux (acronimo in sillabe di Belgio, Olanda e Lussemburgo).
Quando Aristotele (e poi magistralmente il nostro Norberto Bobbio) individuarono le uniche forme di governo possibili, si limitarono a monarchia, aristocrazia e politeìa – nella parte più ottimistica – aggiungendovi tirannide, oligarchia e democrazia/demagogia, per quella degenerata. Dove possiamo far rientrare la nuova classe sociale che ci comanda, la tecnocrazia? Si tratta senza dubbio di una oligarchia, cioè di una forma degenerata di governo di pochi che persegue interessi individuali e del gruppo d’appartenenza.
Molti sono dell’idea di aggiungere a costoro anche i politici nazionali e locali, ma a ben vedere essi rappresentano un secondo livello che non conta nulla, ma che vive delle briciole avanzate dai tecnocrati. Dunque, più che politici di serie B, sarebbe meglio parlare in tal caso di parassiti economici.
Il modo di governare dei tecnocrati è antidemocratico o, volendo essere più gentili, a-democratico. Sbaglia chi pensa all’Unione come ad una realtà dove le decisioni vengono prese, pur all’interno, a maggioranza. Si tratta di una sorta di rappresentanza funzionale, dove le decisioni vengono prese all’unanimità, come nei contratti. Si contratta finchè non viene raggiunta l’unanimità. E non è neanche difficile che ciò avvenga, contrariamente alle lunghe trattative tipiche dei contratti collettivi di lavoro, ad esempio, perchè la decisione viene presa da una classe sociale – i tecnocrati appunto – che non ha interessi contrastanti in gioco, ma i medesimi.
Abbandonare l’Unione Europea, dunque, non ha solo a che fare con la convenzienza economica di uno o più paesi, ma con i concetti stessi di democrazia rappresentativa e della dialettica maggioranza – opposizione, così come essi sono venuti a delinearsi in Occidente dopo le rivoluzioni dei secoli scorsi.
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