Il piromane torna sul luogo del delitto fischiettando, con le mani dietro la schiena, e una scatola di cerini in tasca. Da un paio di mesi Wolfgang Schaeuble delira sui principali mezzi di informazione – Project Syndicate, Sole 24 Ore, Financial Times – riproponendo le ricette che hanno devastato mezzo continente e lasciando intravedere non troppo velate minacce a Mario Draghi e all’Italia se non ritornerà sul sentiero dell’austerità fiscale.
Come se i disastri del 2011-2013 non fossero avvenuti. Come se una pandemia che ha prodotto milioni di morti e bloccato per vari trimestri mezza economia mondiale fossero un non-event.
Altri commentatori hanno ampiamente confutato le assurdità propalate del nostro amico Wolfgang. Io mi limito a un’osservazione in merito a un passaggio del suo ultimo articolo sul FT, dove afferma che
Monetary supply in the eurozone has been massively increased, without being adequately matched by an increase in the volume of goods and services. This boosts the inflationary expectations of firms and private households. In this way, the eurozone risks a currency devaluation that could take on a virtually unstoppable dynamic.
Di per sé, qualcosa di questo paragrafo si potrebbe pure (con alcune qualificazioni) sottoscriverlo. Le tensioni inflattive rischiano di andare fuori controllo se troppa moneta viene messa in circolazione (va precisato: alimentando domanda per beni e servizi reali) senza che la produzione segua di pari passo.
E indubbiamente i deficit di bilancio pubblico alimentano circolazione di moneta e domanda di beni e di servizi.
Sennonché Schaeuble dovrebbe, in primo luogo, prendere atto che il volume di beni e servizi prodotti per accrescersi ha appunto bisogno che la domanda venga adeguatamente alimentata – non artificialmente compressa generando sottoutilizzo di capacità produttiva.
Poi, dovrebbe dare un’occhiata ai dati, per capire se la sua osservazione chiama in causa l’Italia o magari qualche altro paese.
Vediamo intanto la storia recente. La variazione media dell’indice dei prezzi al consumo, ci fa sapere il Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, Aprile 2021), è stata mediamente pari, nel periodo 2013-2020, all’1,1% in Germania e allo 0,5% in Italia.
In entrambi i casi, nettamente sotto al target del 2%. Ma in Italia molto di più che in Germania. Tanto è vero che in otto anni l’indice è aumentato del 4,5% in Italia e del 9,2% in Germania. Quasi cinque punti, che non sono pochi.
L’inflazione sotto target, più a sud che a nord delle Alpi, indica una cosa: che si è fatta austerità senza motivo, e in Italia nettamente più che in Germania.
Questo è il passato (recente). Ma vogliamo parlare del presente e del prossimo futuro, delle terribili pressioni inflazionistiche che turbano i sonni di Wolfgang ?
Sempre nell’aprile scorso, la Commissione Europea ha emesso le sue più recenti previsioni macroeconomiche, che indicano questi livelli:
2021: Germania 2,4%, Italia 1,3%.
2022: Germania 1,3%, Italia 1,1%.
“Spaventoso” lo sforamento tedesco del 2021, vero ? ancora di più se si da retta alla Bundesbank, che vede possibili – almeno come picco temporaneo – un 3% se non un 4%.
Però, un momento…
…se questi “terrificanti” livelli sono ipotizzati per la Germania, non sarebbe il caso che Wolfgang facesse il piacere di parlare al suo governo e non a noi – che da anni e anni abbiamo meno inflazione di loro, e continueremo – dicono tutte le previsioni – ad averla inferiore anche nel prossimo futuro ?
In tutto questo, l’elemento di conforto è che Draghi ha ampiamente dimostrato in passato una significativa attitudine a non seguire i consigli di Schaeuble. Se gli avesse dato retta non ci sarebbe stato il whatever it takes del 2012.
Certo, l’euro sarebbe saltato – e oggi staremmo tutti molto meglio. Però allora Draghi era il presidente della BCE, e agiva per preservare la sua istituzione. Oggi è il presidente del consiglio italiano.
Fiducia incondizionata in Draghi non ne ho. Però è scaltro, astuto, ha un immagine di vincente e non ci tiene certo a rovinarla. Che l’austerità non funzioni, anzi che sia un disastro, lo sa benissimo. E altri personaggi di pari autorevolezza in Italia non ce ne sono, o quantomeno io non sono in grado di citarne neanche uno.
Non ditemi che sarebbe meglio avere la lira e non avere bisogno di Draghi. Lo so benissimo. Ma questa è la situazione, e l’alternativa a Draghi non è Abramo Lincoln presidente del consiglio con John Maynard Keynes ministro dell’economia. È qualcosa tipo Letta Renzi Gentiloni Conte Saccomanni Padoan Tria Gualtieri. Già visto, già dato.
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