Le conseguenze psicologiche della pandemia: il coronavirus e la speranza

di Davide Amerio

In collaborazione con la dott. Loredana Borgogno, psicologa, apriamo questo angolo dedicato ai consigli psicologici, nel quale i lettori potranno porre domande alla specialista. Un’occasione per esaminare anche il difficile momento che stiamo vivendo.

In questo momento così drammatico, di , ansie, e timori, apriamo una collaborazione con la dott.sa Loredana Borgogno, per esplorare insieme a lei gli aspetti che pervadono la nostra vita, e per cogliere l’occasione di avere suggerimenti e consigli di . Le risposte saranno articolate, quindi le distribuiremo in articoli successivi. Confidiamo che l’apertura di questo angolo possa essere di aiuto a tutti. Potete scrivere le vostre domande, da porre alla , sia presso la nostra redazione, sia direttamente alla dottoressa, all’indirizzo indicato al fondo dell’articolo. Buona lettura.


Domanda: Quali possono essere le conseguenze psicologiche di questa pandemia sulle persone?

Buongiorno Davide, La ringrazio per avermi coinvolta in questa rubrica e sono lieta di poter, se pur virtualmente, ascoltare la voce delle persone che cercano un dialogo in questo difficile momento esistenziale. Vorrei rispondere partendo da un ricordo personale.

Anni fa mi trovavo in stazione prossima ad una partenza. Essendo in anticipo pensai di fare una sosta in una libreria. Il momento non era semplice, mi avvicinavo al dover fare una scelta che avrebbe determinato un cambiamento radicale nella mia vita e della mia vita.

Come spesso mi dico “nulla capita a caso”; scelsi un libro da un ripiano feci scorrere le pagine velocemente (come si fa solitamente quando non si sa bene cosa si vuole leggere) fino a quando le stesse si inceppano proprio lì, in quella pagina: la .

Sottolineava di considerare la fiducia come l’alleata più potente dell’uomo per affrontare qualsiasi rinascita, ripresa, crescita o strada verso il successo dopo un crollo.

Mi colpì poi in particolare un passaggio dove si leggeva che il modo in cui si parla di una cosa può modificare il modo in cui la si vede e di conseguenza anche modificare un attuale o un futuro comportamento e anche il modo in cui gli altri ci vedono.

La premessa calza al momento che si vive.

Credo che sia fondamentale nella lotta contro la pandemia aver fiducia (alla quale affianco la speranza) e porre attenzione al modo in cui si parla del virus e al modo in cui ci parliamo.

È indispensabile la fiducia incondizionata in noi stessi. L’essere umano è dotato di incredibili risorse. Fiducia nella propria famiglia, negli amici, nelle professioni e nei professionisti perché ognuno con gli strumenti che possiede condivide e cammina verso lo stesso obiettivo: riprendersi la propria vita. È vero, sono cambiati sia la condizione sia il contesto, ma è anche vero che è possibile essere artefici e protagonisti di un futuro cambiamento e quindi anche delle conseguenze.

È efficace cambiare il modo di parlare e quindi di pensare. Fa bene e ci fa bene prevenire e contenere piuttosto che rimuginare sulle conseguenze. Conseguenze che non si possono conoscere, si “immaginano”, ma non si conoscono adesso. Conseguenze che si ipotizzano per altro sull’onda di uno stato d’animo influenzato dalla condizione attuale. Cambiare il modo di parlare può fare la differenza.

Si pensi ad un atleta che subisce un infortunio che costringe lo stesso ad un stop forzato. Se l’atleta si sofferma sulle conseguenze dell’infortunio perde il focus su quanto adesso può fare, sul presente. Si arrabbia, si immobilizza (perde motivazione) si carica di , di preoccupazione, rimugina: “sarò ancora in grado di…”.

L’atleta può prevenire, può fare adesso. Fare adesso perché la sua prestazione cambi oggi e sia pronta domani. Subire un infortunio non equivale a perdere abilità ma ad utilizzarne altre.

Allo stesso modo concentrarsi sulle conseguenze della pandemia in un momento così intenso emotivamente, veicolato da ansia e , può favorire comportamenti di primitiva sopravvivenza. Ecco le corse al supermercato, ecco gli assembramenti all’aperto, ecco la scelta di trasgredire. La  del dopo, la  che qualcosa dopo cambi per sempre, la  che dopo non si possa più, che non ci sia più…

L’atleta può concentrarsi sulla rieducazione, rafforzare la muscolatura; le persone possono concentrarsi sul miglioramento delle proprie abilità, accrescere la propria cultura, rafforzare o ricostruire legami, e molto altro. Tutto questo prendendo energie dalla fiducia.

Il pensare alle conseguenze può rendere debole il comportamento razionale. Accresce l’ansia e da qui la paura che arriva ad un livello non più attivante, di azione o reazione, ma di attacco, fuga o blocco, immobilità, panico.

Per chi è stato sin d’ora un “programmatore” seriale della propria vita, forse è giunto il momento di abbandonare questa modalità e dare sfogo a spontaneità, alla creatività, all’intuito, alla fantasia.

Creare è azione potente nella prevenzione. La creatività ritengo essere non solo il fare cose nuove o bizzarre, ma anche e soprattutto riuscire a fare in modo completamente differente qualcosa che si è già fatto o che viene già fatto da altri.

Parlare diversamente poi aiuta la mente a pensare in rosa o in azzurro (colori di una nuova vita) contrastando il buio dato da tanta incertezza. Parlare al presente, pensare a cosa fare adesso. Le difficoltà del momento hanno tolto tanto, ciononostante hanno indirettamente portato un prezioso e potente dono: tempo per noi!

È tempo di alimentare le emozioni positive facendo cose che fanno stare bene, facendo cose che ieri si desiderava fare e non c’era tempo per farle.

Riprendere carta e matita e disegnare, telefonare a quegli amici che da tempo non si riusciva a chiamare, modificare la logistica delle stanze, riassettare le cantine scovando magari ricordi in oggetti fotografie. Lasciare libera la mente di produrre idee. In questi giorni tanti gli esempi di chi invece di aspettare o pensare alle conseguenze di domani, ha creato ha fatto, e ha fatto cose grandi utilizzando cose piccole!

Tempo per noi! Cosa magnifica da non trascurare, si può fare nell’ e nel contesto ideale, la casa la famiglia.

Le conseguenze della pandemia ci saranno, il male del 2020 c’è, questo non si può cambiare, tuttavia è possibile assumere un atteggiamento mentale positivo ricco di speranza e di fiducia. Il pensiero e il parlare di conseguenze si trasforma nel pensiero e nel dire: fare oggi!

Avrei potuto argomentare un elenco di possibili conseguenze della pandemia sulla persona, quali il DPTS (disturbo post traumatico da stress), il disturbo d’ansia, sintomi psicosomatici, attacchi panico, ma il desiderio di portare energia positiva mi spinge a volgere lo sguardo prima alle nostre risorse.

Il dilemma sociale in corso è grande, più che mai adesso è importante, per quanto possibile, concentrarsi sul positivo, diventare esploratori di se stessi e portare alla luce ogni abilità e capacità per costruirsi il domani che meritiamo.

La pausa non è uno spreco di tempo ma la condizione essenziale per gustare se stessi nell’atto di costruire, comporre e creare”. Citazione a me cara di Domenico De Masi.


Tratto da:
https://www.tgvallesusa.it/angolo-psicologico-coronavirus-e-la-speranza/

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