Le forniture di matite e l’aumento del debito pubblico

di Davide Gionco

Ci giunge notizia dello scandaloso comportamento dell’amministrazione di Rocca de’ Longobardi negli appalti per la fornitura di matite per gli uffici.

Fino a 40 anni fa l’amministrazione era proprietaria di una propria fabbrica di matite, che riforniva gli uffici secondo necessità e ad un costo tutto sommato accettabile per l’amministrazione.

37 anni fa l’amministrazione di Rocca de’ Longobardi decise di “privatizzare” la fornitura di matite, rivolgendosi a dei produttori privati, al fine di ridurre gli eccessi di produzione della fabbrica e di ottimizzare i costi.

Da allora ogni 3 mesi viene indetta una gara d’appalto per la fornitura di matite. Tuttavia, non avendo l’amministrazione le risorse per analizzare tutte le offerte di molti piccoli fornitori, alla gara vengono invitate solo 5 grandi società di distribuzione delle matite realizzate dai piccoli e numerosi produttori.

Il meccanismo proposto dell’asta è il seguente:
1) L’amministrazione comunica la quantità di matite da acquistare: 1000 pezzi
2) Le 5 società si mettono d’accordo sul prezzo di vendita da proporre: 0,50 € a matita e comunicano la quantità di matite che sono in grado di consegnare. Di comune accordo decidono di proporre una quantità complessivamente inferiore a quella richiesta dall’amministrazione: 900 pezzi
3) Dato che la quantità complessiva di matite proposte è inferiore al quantitativo richiesto, l’amministrazione invita i distributori a proporre il prezzo per la fornitura delle matite mancanti
4) A quel punto una delle società di distribuzione si offre a fornire le 100 matite mancanti per il prezzo di 0,70 € l’una
5) La gara d’appalto si conclude assegnando alle 5 società di distribuzione la fornitura di complessive 1000 matite al prezzo di 0,70 € l’una, secondo quanto concordato.
6) Infine i distributori si recano presso i piccoli produttori, commissionando nell’insieme la produzione di 1000 matite al prezzo di 0,25 € l’una, in modo da farsi pagare il servizio di distribuzione e di intermediazione con il cliente finale.

La spese trimestrale per acquisto di matite risulta essere di 700 euro, mentre effettivamente avrebbe potuto essere di soli 520 euro, semplicemente modificando il meccanismo dell’asta, con un risparmio trimestrale di 180 euro su 700.

Non solo. L’antica fabbrica di proprietà dell’amministrazione produceva effettivamente 1’200 matite al trimestre (uno spreco!) a fronte di una richiesta di 1000. Il costo a matita era di 0,30 €, per cui la spesa trimestrale ammontava a ben 360 euro.

 

Questa storia è inventata (come il comune di rocca de’ Longobardi), ma questo meccanismo d’asta è quello utilizzato dal 1981 ad oggi per le aste dei titoli di stato, a seguito della “riforma” del sistema (equivalente alla chiusura della fabbrica di matite) attuata nel 1981 da Carlo Azeglio Ciampi e da Beniamino Andretta, senza neppure passare per il Parlamento.
La “riforma” fu presentata come una riforma “tecnica” finalizzata a ridurre il livello di inflazione nel paese.

Per chi fosse interessato ad approfondire:

https://www.attivismo.info/le-vere-cause-del-debito-pubblico-italiano/

https://www.attivismo.info/il-presidente-e-la-nomismatica/

https://scenarieconomici.it/si-cambi-subito-il-meccanismo-dasta-dei-titoli-pubblici-di-f-dragoni-e-a-m-rinaldi/

 

Lo Stato chiede ai cittadini dei prestiti emettendo titoli di stato.
Il tasso di interesse è il “prezzo” di remunerazione agli investitori.

Tuttavia nessun cittadino privato si reca personalmente presso il Ministero del Tesoro a contrattare il livello dei tassi di interesse.
Attualmente i soli soggetti autorizzati a contrattare gli interessi sui titoli di stato sono:
– Banca IMI S.p.A
– Barclays Bank PLC
– BNP Paribas
– Citigroup Global Markets Ltd
– Crédit Agricole Corp. Inv. Bank
– Deutsche Bank A.G.
– Goldman Sachs Int. Bank
– HSBC France
– ING Bank
– JP Morgan Securities PLC
– Merrill Lynch Int
– Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A
– Morgan Stanley & Co Int. PLC
– NatWest Markets PLC
– Nomura Int
– Société Générale Inv. Banking
– UniCredit S.p.A

I privati cittadini affidano ai propri consulenti finanziari, magari presso la propria banca, i propri risparmi (equivalenti alla produzione di matite), ricevendo in cambio un basso rendimento, dopo di che i pochi “investitori istituzionali” si recano presso il Ministero del Tesoro per contrattare per se stessi i massimi rendimenti possibili

I tassi di interesse non vengono stabiliti sulla base della legge della domanda e dell’offerta (alta domanda di titoli + poca offerta di titoli = interessi bassi), ma sulla base della domanda controllata dagli “investitori istituzionali”. Se la “loro” domanda risulta inferiore all’offerta, gli interessi salgono per tutti i titoli emessi, anche quelli che si sarebbero potuti vendere a tassi molto inferiori.

Questo meccanismo ha comportato sistematicamente il pagamento di interessi troppo alti sui titoli di stato emessi, con una tendenza alla crescita del debito pubblico sistematicamente superiore alla crescita dell’economia nazionale. Da qui l’alto debito pubblico italiano.

Per ridurre questa tendenza si potrebbe fin da subito modificare i meccanismi delle aste, sia i meccanismi per la determinazione dei tassi di interesse, sia il ruolo privilegiato di poche grandi società d’investimenti.

In seguito si potrebbe “riaprire la fabbrica di matite”, facendo in modo che sia di nuovo la Banca Centrale ad acquistare i titoli di stato invenduti, in modo che sia il Tesoro a stabilire i tassi di interesse, e non i mercati della speculazione finanziaria.

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