Se non sciogliamo il nodo delle urgenti necessità politiche, rischieremo di non intercettare tutte le anime del Paese pronte al cambiamento
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Credo sia un fatto indiscutibile, per chi disposto a vederlo, che il nostro Paese si posizioni all’avanguardia nell’esecuzione dei voleri provenienti dalle oligarchie finanziarie e politiche che governano l’Occidente.
Con tutta evidenza, l’azione di questi “contenitori” di potere è tesa a demolire progressivamente lo Stato di diritto per mettere le Nazioni e le loro economie alla mercé delle corporazioni globali, con la complicità dei vari “stati profondi”.
Credo inoltre che tale osservazione imponga di puntare ad una sostanziale concretezza politica, capace di superare divisioni e deviazioni tendenti a sviare da un’azione politica seria, coerente, consapevole delle necessità e dello stato delle cose, costituzionalmente orientata.
Tale concretezza ha necessariamente a che fare con il fattore tempo: l’analisi delle dinamiche del potere, soprattutto dopo questi ultimi 2 anni in cui abbiamo assistito al definitivo instaurarsi di un’“emergenza delle continue emergenze”, ci dice che la nostra società civile ha sempre meno possibilità di costruire qualcosa capace di incidere sulla politica.
Se guardiamo con obiettività alla situazione sociale, culturale e politica del presente, non possiamo non vedere come vi sia sempre meno tempo per fare qualcosa di politicamente utile a fermare i processi in atto.
In ragione di ciò, un programma politico unitario e costituzionale si impone, nella sua gravità e “semplicità”: provare a restaurare le Istituzioni liberali e lo stesso Stato di diritto, migliorandolo, per rendere i meccanismi della politica più rispondenti allo spirito costituente ed a quei diritti universali di cui lo Stato di diritto stesso dovrebbe farsi garante.
La breve analisi appena espressa e le altrettanto sintetiche direttrici appena delineate, devono anche tener conto dell’urgenza riguardo la situazione, data non solo dall’osservazione del veloce procedere dell’agenda globale e dalla distopica implementazione dei suoi sistemi di controllo, ma dalla sostanziale sprovvedutezza e smarrimento di grandi settori della società civile, sulle cui cause si potrebbe parlare a lungo, che comunque possiamo descrivere in modo assai sintetico come una sopraffina combinazione di ignoranza-distorsione-distrazione-deviazione: ignoranza ottenuta con la demolizione della scuola e la sostituzione della cultura con il tecnicismo; distorsione dovuta alla propaganda di un pensiero unico dominante sottilmente pervasivo ed alla spettacolarizzazione impoverente della cultura, dell’arte e della politica; distrazione permessa dalla tecnologia e dalla potente implementazione della potenzialità digitale ed immersiva; deviazione culturale e percettiva tramite la colonizzazione/uniformazione della narrazione mediatica, culturale ed artistica, indirizzata verso l’agenda transumana coerente al controllo totalitario politico, sociale, materiale e psicologico.
In ragione di quanto sin qui espresso e considerando anche la situazione politica da “emergenza militare”, credo che tutti i soggetti politici tesi a federare movimenti ed associazioni esistenti, debbano tenere conto del fatto che quest’urgenza rende oggi impossibile una costruzione dal basso soddisfacente, sia da un punto di vista territoriale, sia di reale rappresentatività, sia in termini qualitativi, sia di tempo.
Questi problemi si fanno sentire anche per i partitini apparentemente più strutturati, ma spesso solo esposti mediaticamente e solo per un’audience ristretta, che probabilmente sovrastimano la loro potenzialità e non sono affatto esenti dall’influenza negativa dei 4 fattori sopra menzionati, che ne ostacolano il necessario impegno disinteressato, creativo, politicamente autorevole ed istituzionalmente coerente.
Descritta la situazione, veniamo alle necessità.
Credo che le associazioni della società civile vadano stimolate, sostenute ed assecondate in maniera di coinvolgere il loro operato in un’estesa e coordinata progettualità di riscatto politico e civile, mentre per le mille formazioni politiche si dovrebbe necessariamente cambiare prospettiva, esortandole ad abbandonare velleitarismi e personalismi per costruire velocemente una forza culturale, sociale e politica tale da intercettare veramente la società civile nella sua porzione più consapevole e insoddisfatta, ma anche nella sua grande porzione distratta e non più abituata a pensare politicamente.
Questo consapevole cambio del baricentro politico ed operativo deve costruirsi, a mio parere, coinvolgendo personalità, associazioni e settori sociali potenzialmente sensibili a vari livelli, che oggi non trovano o non vedono possibilità di espressione e rappresentanza delle loro sensibilità, per fornire un luogo fisico e virtuale dove sia finalmente di nuovo possibile esprimere tutta la responsabilità civile e politica di cui sono capaci.
Tutto ciò è di assai difficile attuazione, non nascondiamocelo, ma è quanto mai necessario provarci, onestamente e intensamente.
Almeno, oltre al colpevole ritardo con cui ci siamo svegliati, non avremo da rimpiangere ulteriormente per la nostra insipienza politica.
Massimo Franceschini, 9 maggio 2022
Fonte immagine: Pixabay
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