di Davide Gionco
Pochi mesi dopo la crisi economica scatenata dal fallimento della Lehmann Brothers, che nessun economista “di quelli esperti” aveva previsto, il Cato Institute, un famoso Think Thank di economisti ultraliberisti, pubblicò il 9 gennaio 2009, a proprie spese, un annuncio sui giornali, invitanto il presidente Barack Obama a non aumentare la spesa pubblica facendo deficit (come sostenevano gli economisti keynesiani), indirizzandosi invece verso delle “riforme” dell’economia.
Scrivevano:
“Siamo tutti d’accordo che abbiamo bisogno di un’azione da parte del nostro governo, un piano di ripresa che aiuterà a rilanciare l’economia.”
“Con tutto il dovuto rispetto, signor presidente, questo non è vero.”
Nonostante le notizie secondo cui tutti gli economisti sono ora diventati “keynesiani” e che tutti noi sosteniamo un grande aumento della spesa pubblica, noi sottoscritti non crediamo che una maggiore spesa pubblica sia un modo per migliorare le prestazioni economiche. Più spesa del governo da parte di Hoover e Roosevelt non hanno portato l’economia degli Stati Uniti fuori dalla Grande Depressione gli anni ’30. Più spesa pubblica non ha risolto il “decennio perduto” del Giappone negli anni ’90.
Come tale, è un trionfo della speranza sull’esperienza che fa credere che una maggiore spesa pubblica oggi aiuterebbe gli Stati Uniti.
Per migliorare l’economia, i responsabili politici dovrebbero concentrarsi sulle riforme che eliminano gli ostacoli al lavoro, al risparmio, agli investimenti e alla produzione. Aliquote fiscali più basse ed una riduzione della spesa pubblica è il modo migliore di utilizzare la politica fiscale per stimolare la crescita.”
Fra i firmatari anche gli italiani Alberto Bisin, Gianluca Clementi, Michele Boldrin, Andrea Moro, Adriano Rampini, Mario Rizzo.
Dopo 10 anni è molto interessante verificare se abbia avuto ragione Obama, che fece alti deficit pubblici per diversi anni, oppure gi “iperliberisti” dell’Unione Europea, che per uscire dalla crisi del 2008 applicarono rigorosamente delle politiche di austerità, seguendo la stessa linea degli economisti del Cato Institute. L’Italia, in particolare, è stato il paese che più di tutti ha adottato questo tipo di politiche.
Più il deficit pubblico è stato basso, meno spesa pubblica è stata fatta per rilanciare l’economia.
Senza occuparci del Giappone degli anni ’90, dove la situazione non era quella di una uscita dalla crisi economica, siamo invece andati a recuperare i dati dei presidenti americani citani Hoover e Roosevelt, che governarono gli USA negli anni successivi alla Grande Crisi economica del 1929.
Il confronto fra questi dati dimostra con ogni evidenza che gli economisti del Cato Institute si erano sbagliati. I paesi che hanno aumentato di più la spesa pubblica, facendo più deficit, sono quelli che sono usciti meglio dalla crisi economia, mentre l’Italia, sostanzialmente, non ne è mai uscita.
In questo primo grafico abbiamo messo al confronto la spesa pubblica a deficit, espressa nel rapporto deficit/PIL, degli USA nei 10 anni successivi alla Grande Crisi del 1929 (governo Hoover e poi governo Roosevelt), e lo stesso indicatore per i 10 anni successivi alla crisi di Lehmann Brothers del 2009, per gli USA (governo Obama), per l’Unione Europea e per l’Italia.
Il diagramma dimostra che:
1) Non è vero quanto asserito dagli economisti del Cato Institute, ovvero che il presidente Hoover abbia espanso la spesa pubblica per fare fronte alla crisi economica. La realtà è che Hoover fece addirittura attivo di bilancio nel 1929 (come il suo predecessore Coolidge, contribuendo ad innescare la crisi econoica) e nel 1930, con un modestissimo deficit nel 1931, facendo il 2,7% di deficit solo nel 1932.
2) Nel marzo 1933 diventò presidente Franklin Delano Rossevelt, il quale per alcuni anni fece dei deficit fra il 3,5 ed il 4%, riducendolo poi verso la fine del decennio. Fu solo Roosevelt a rispondere alla crisi economica, aggravata dai tagli alla spesa pubblica di Hoover, con una espansione della spesa pubblica, facendo più deficit pubblico per finanziare il famoso New Deal.
Peraltro l’espansione della spesa fu molto inferiore a quanto scriveva Keynes al presidente Roosevelt.
3) Barak Obama non ascoltò per nulla gli economisti del Cato Institute, facendo addirittura il 9,8% di deficit nel 2009, proseguendo con ulteriori deficit di bilancio negli anni successivi, fino alla risoluzione della crisi. Obama fece molta più epsansione della spesa pubblica di quanto fece, negli anni ’30, il suo precedessore Roosevelt.
4) I consigli del Cato Institute, o dei loro compari economisti europei, furono seguiti con maggior scrupolo, complessivamente, dai vari stati dell’Unione Europea. E ancora di più dall’Italia, il regno incontrastato delle politiche liberiste a livello mondiale.
Ed ora guardiamo ai risultati economici di queste diverse scelte politiche.
Per confrontare i dati di situazioni diverse abbiamo posto a 100 il Prodotto Interno Lordo dei vari paesi nel 1929, in modo da poterne riportare le variazioni negli anni successivi, a seguito delle politiche di spesa (o di non spesa) adottate.
1) Gli effetti delle politiche di austerità di Hoover, simili a quelle proposte dal Cato Institute, negli anni 1929-1932 fecero crollare il Prodotto Interno Lordo americano del 25% ovvero al 75% rispetto al PIL del 1929.
Con la presidenza Roosevelt e le politiche di espansione della spesa pubblica (maggiori deficit), si constata una rapida ripresa dell’economia degli USA, arrivando già nel 1936 ai livelli del 1929, grazie al New Deal.
2) Gli effetti delle politiche di espansione di Obama, di direzione opposta a quella proposta dal Cato Institute, hanno consentito una immediata ripresa dell’economia americana, garantendo una crescita del 22% nei 10 anni successivi alla crisi.
Questi dati dimostrano che, per fortuna, che quanto paventato dagli economisti del Cato Institute, ovvero che l’espansione della spesa pubblica non sarebbe servito nulla, era falso. La spesa a deficit di Obama, portata avanti per diversi anni, a livelli “vietati” in Europa, ha salvato l’economia americana da un tracollo come quello avvenuto sotto la presidenza Hoover.
3) L’adozione nell’Unione Europea di politiche di espansione della spesa pubblica molto più modeste che negli USA, ha portato ad una crescita economica molto più limitata.
4) L’Italia, che adottato politiche di austerità ancora più severe, ha registrato una crescita economica sostanziamente nulla, nei 10 anni successivi alla crisi.
Con queste conclusioni non vogliamo semplificare il discorso. Sappiamo che la crescita economica dipende da molti altri fattori concomitanti all’espansione della spesa pubblica ed all’aumento del deficit di bilancio.
Ci tenevamo tuttavia ad evidenziare come i continui appelli da parte del “pensiero unico economico” che imperversa su tv e giornali in Italia e in Europa siano frutto di una visione molto ideologica della realtà, incapace di prendere atto degli insegnamenti della storia.
La stessa storia dimostra, invece, che le politiche di espansione della spesa pubblica sono molto efficaci per uscire dalla crisi economiche.
Come John Maynard Keynes scriveva a Roosevelt nelle sue lettere.
Diciamo anche che sul “New Deal” dell’amministrazione Roosevelt esiste ancora molta propaganda, i numeri dicono un’altra storia, eccoli arrivano!
“Let’s Start A Third World War To Save The Global Economy”
by Peter Schiff
https://www.businessinsider.com/lets-pretend-to-have-another-second-world-war-to-boost-the-economy-2010-7?IR=T
Estratto significativo dell’articolo:
“There is overwhelming agreement among economists that the Second World War was responsible for decisively ending the Great Depression.”
Most economists believe that massive federal government spending on tanks, uniforms, bullets, and battleships used in World War II, as well the jobs created to actually wage the War, finally put to an end the paralyzing “deflationary trap” that had existed since the Crash of 1929. Many further argue that war spending succeeded where the much smaller New Deal programs of the 1930s had fallen short.
The numbers were indeed staggering. From 1940 to 1944, federal spending shot up more than six times from just $9.5 billion to $72 billion. This increase led to a corresponding $75 billion expansion of US nominal GDP, from $101 billion in 1940 to $175 billion by 1944. In other words, the war effort caused US GDP to increase close to 75% in just four years!
The War also wiped out the country’s chronic unemployment problems. In 1940, eleven years after the Crash, unemployment was still at a stubbornly high 8.1%. By 1944, the figure had dropped to less than 1%. The fresh influx of government spending and deployment of working-age men overseas drew women into the workforce in unprecedented numbers, thereby greatly expanding economic output. In addition, government spending on wartime technology produced a great many breakthroughs that impacted consumer goods production for decades.
=
“C’è un accordo tra gli economisti travolgente che la Seconda Guerra Mondiale è stata responsabile della fine decisiva della Grande Depressione”.
La maggior parte degli economisti ritiene che la massiccia spesa del governo federale per carri armati, uniformi, proiettili e navi da guerra utilizzati nella Seconda guerra mondiale, così come i posti di lavoro creati per condurre realmente la guerra, mise fine alla paralizzante “trappola deflazionaria” che esisteva dal Crollo del 1929. Molti sostengono inoltre che le spese di guerra sono riuscite laddove i programmi molto più piccoli del New Deal degli anni ‘30 erano caduti in disuso.
I numeri erano davvero sconcertanti. Dal 1940 al 1944, la spesa federale è aumentata di oltre sei volte da soli $ 9,5 miliardi a $ 72 miliardi. Questo aumento ha portato a una corrispondente espansione di $ 75 miliardi del PIL nominale degli Stati Uniti, da $ 101 miliardi nel 1940 a $ 175 miliardi entro il 1944. In altre parole, lo sforzo bellico ha fatto aumentare il PIL USA vicino al 75% in soli quattro anni!
La guerra ha anche spazzato via i problemi cronici di disoccupazione del paese. Nel 1940, undici anni dopo il Crash, la disoccupazione era ancora a un livello dell’8,1%. Nel 1944, la cifra era scesa a meno dell’1%. Il nuovo afflusso di spese governative e il dispiegamento di uomini in età lavorativa all’estero hanno attirato le donne nella forza lavoro in numeri senza precedenti, aumentando così enormemente la produzione economica. Inoltre, la spesa del governo per la tecnologia bellica ha prodotto molte innovazioni che hanno inciso sulla produzione di beni di consumo per decenni.
Nei prossini due post, chi è Peter Shiff, perché è diventato famoso fra gli economisti.
Cordiali saluti.
TTS
Chi è Peter Schiff:
https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Schiff
1. Perché Peter Schiff è diventato famoso fra gli economisti.
“6 economists who predicted the global financial crisis”, by C. Cooper for InTheBlack
07 Jul 2015
Peter Schiff, CEO and chief policy strategist at Euro Pacific Capital
Famously appearing in debates on Fox News in 2006, Schiff was ridiculed by his fellow commentators for his bearish views. In August 2006, the stockbroker and author declared: “The United States is like the Titanic and I am here with the lifeboat trying to get people to leave the ship … I see a real financial crisis coming for the United States.” In later debates, he predicted crashing real estate prices in 2007 and a looming “credit crunch”.
The title of Schiff’s 2007 book, Crash Proof: How to Profit from the Coming Economic Collapse, further justifies his selection as one of the few to predict the financial crisis. In his book he described the US as a “house of cards: impressive on the outside, but a disaster waiting to happen beneath the surface”. Schiff practised what he preached – for years he had been helping his clients restructure their portfolios to ride out what he views as the negative aspects of the economy.
False dawn: Claims of a US recovery in recent years are largely an “illusion”, Schiff says, created by the effects of zero per cent interest rates, quantitative easing and deficit spending. These policies have primarily benefited rich owners of stocks and real estate at the expense of creating good-paying jobs and purchasing power for the average Joe.
Proseguimento:
https://www.intheblack.com/articles/2015/07/07/6-economists-who-predicted-the-global-financial-crisis-and-why-we-should-listen-to-them-from-now-on
2. Sul discorso che l’amministrazione Obama tramite l’espansione di spesa pubblica abbia migliorato l’economia americana in modo sostanziale e quindi facendo anche crescere l’occupazione in modo efficace, questa è la vulgata propagandistica dei media mainstream perché basata su dati sull’occupazione taroccati pesantemente in partenza, stessa cosa dicasi per l’amministrazione Trump sulla crescita dell’occupazione, pure in questo caso è solo la vulgata propagandistica dei media mainstream perché basata su dati sull’occupazione taroccati pesantemente in partenza.
Magari via email, stasera o domani, le invierò qualche controinformazione di ottima qualità sull’intera questione.
Cordiali saluti e buon prosieguo.
TheTruthSeeker
NB onde evitare equivoci, sono assolutamente favorevole al 100% a politiche economiche keynesiane sensate per risollevare l’economia italiana, le mie osservazioni sono solo a titolo di ricerca della verità:
“La ricerca della verità è più preziosa del suo possesso”, Albert Einstein.