di Alberto Marabini
La Repubblica dei sogni che speravano i nostri Padri Costituenti non si è mai realizzata: lungi dall’essere un Paese fondato sul lavoro, sul pensiero e sull’elaborazione umana è rimasto una Stato basato sul Capitale, sul Potere e sulla loro detenzione.
Pur non essendo mai stato di fondo una parte della nostra cultura nazionale, il modello umano passato nella mentalità dei nostri cittadini non è quello della collaborazione e della convivenza civile ma quello della Legge del più forte propria della Società Ultraliberale.
Addirittura le ultime generazioni dei nostri figli vengono comunemente definite come pigre, convinte di poter ottenere qualunque cosa senza fare il minimo sforzo, annebbiate da fantasie di successo imposte dalla TV del Grande Fratello, convinte di essere speciali e meritevoli di apprezzamento per qualunque minima responsabilità di cui si fanno carico, portatrici del diritto divino ad essere felici e in virtù di quello pronte a sfruttare tutti gli altri (e in particolare la propria famiglia), mancanti di empatia, arroganti e dotate di una spocchia infinita (In una parola come se la loro educazione fosse cresciuta sul modello di quella delle nostre classi dirigenti, nessuna meraviglia che alcuni dirigenti del vecchio M5S fra quelle classi dirigenti ci si siano ritrovino così bene).
Nonostante tutto questo però io mi ostino ancora a credere che gli Italiani siano un Popolo eccezionale.
Per anni mi sono portato dietro l’idea che la democrazia fosse molto di più di un semplice sistema di governo: che fosse il sistema di governo che meglio si addiceva a quella certa idea di società che girava nelle menti dei nostri Padri Costituenti e un po’ in tutti i salotti buoni della CIviltà Occidentale dopo la fine della Guerra.
L’articolo 4 della Costituzione Italiana recita:”[…] Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” e in buona sostanza ci dice è che in un Paese in cui ognuno lavora per il progresso materiale o spirituale di tutti, “La sovranità appartiene al popolo” (Articolo 1).
E dicendocelo voleva obbligarci a essere tutti persone eccezionali (“E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” recita ancora all’Articolo 3) perchè la Democrazia doveva essere il modello di autogoverno di un Paese composto da persone di quel genere.
Ed è qui che ci stiamo giocando il reale futuro del Paese secondo me: la nostra Costituzione muore perché il modello sociale e umano che voleva (e forse volevamo) passare ai nostri figli sta morendo nella società reale prima ancora che nelle menti delle sue classi dirigenti.
Invece di quel modello il leitmotiv che si è visto durante tutta la storia Repubblicana è stato quello di volere che il nostro fosse un Paese mediocre dove la mediocrità e il disprezzo verso la statura morale delle persone prendessero il potere.
Ora, esiste un pensiero politico minimo, a bassa intensità, che, forse rassegnandosi al fatto che la mediocrità e la cialtroneria ci siano oramai un fatto endemico, pensa che per cambiarne le sorti del Paese basti ristabilire la Sovranità Monetaria o un sistema economico di stampo Socialdemocratico.
In realtà, pur se queste sono cose vitali, nessuna da sola basta: se vogliamo mettere insieme un Movimento che dimostri umilmente di essere diverso, organicamente contrario ad ogni logica di arrivismo,quello che dobbiamo stabilire veramente è se scegliere di credere in quel modello di eccezionalità individuale e collettiva che la nostra Costituzione ci voleva imporre.
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