di Giovanni Lazzaretti
Elezioni che puzzano di vecchio – Cottarelli
Ci sono le elezioni il 25 settembre, e l’odore di vecchio si sente anche attraverso lo schermo televisivo.
La cosiddetta Troika che distrusse la Grecia («Il grande successo dell’Euro», secondo Mario Monti) era composta da membri
- della Commissione Europea,
- della BCE – Banca Centrale Europea (allora presieduta da Draghi),
- e del FMI – Fondo Monetario Internazionale (allora guidato dalla Lagarde, ora passata alla BCE).
Conosciamo la Commissione Europea, avendola sempre col fiato sul collo ogni qual volta si cerca di fare una politica espansiva. Conosciamo Draghi, ovviamente, con la sua trentennale storia di azione neoliberista sull’Italia. Se volete pensare a un uomo “formato FMI”, ecco Carlo Cottarelli.
Formatosi nella solita “London School of Economics and Political Science”, Cottarelli è uomo del FMI dal 1988 al 2013. Nel 2013 Letta lo nomina commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica. Nel 2014, su indicazione del governo Renzi, torna al FMI fra i 24 direttori che compongono l’Executive Board.
Su Cottarelli mi sbrigo prima “autocitandomi” da un vecchio Taglio Laser del 2018(1).
Nel settembre 2017 Cottarelli partecipa al convegno fondativo di “Forza Europa”, alleanza tra il mondo radicale e il liberismo finanziario. Poi «dal 30 ottobre 2017 è direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica». Detta così, sembra che esista un Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani e che Cottarelli ne sia diventato direttore. In realtà l’Osservatorio non è mai esistito e nasce appunto in quella data.
Cos’è l’Osservatorio? E’ un’organizzazione finanziata da Deutsche Bank, Fondazione Cariplo, Fondo Arca, Intesa San Paolo, eccetera. Chi c’è nell’Osservatorio? Nel comitato direttivo troviamo economisti della Cattolica, assieme a Ferruccio De Bortoli (uomo ovunque), Veronica De Romanis (moglie dell’ex BCE Lorenzo Bini Smaghi, nota per il suo libro “L’austerità fa crescere”), Enrico Letta (Letta chiamò Cottarelli, Cottarelli chiama Letta).
Scopo dell’Osservatorio? Secondo Avvenire, l’Osservatorio vuole «alzare il livello del dibattito nazionale sui conti dello Stato, parlando direttamente ai cittadini, con toni divulgativi, perché se i conti dell’Italia sono quelli che sono è anche colpa loro, o meglio: della loro scarsa sensibilità sull’importanza di avere un bilancio pubblico meno problematico».
Riavvolgiamo il film. Cottarelli torna dal FMI e partecipa alla fondazione di Forza Europa. Un mese dopo nasce l’Osservatorio costruito sulla sua persona. Poi nasce la lista “+Europa”. La legge elettorale è costruita per impedire ogni maggioranza. Invece salta fuori un “contratto di governo” che è una sorta di miracolo politico. Mattarella pone un veto e fa il discorso di “panico istituzionale” sui risparmi degli italiani. Poi chiama Cottarelli. La sequenza di Cottarelli che sale al Quirinale con trolley e zainetto consegna la sua immagine a tutti gli italiani. Cottarelli si smarca e lascia partire un governo politico. Se il governo M5S+Lega fallisce a breve, Cottarelli è pronto. Se il governo fallisce dopo ottobre, c’è pronto Draghi di ritorno dalla BCE.
Cerchiamo quindi di non avere la memoria corta: nella scorsa legislatura abbiamo rischiato di avere Cottarelli (per qualche giorno presidente incaricato) e ci siamo poi trovati a lungo Draghi. Cottarelli ce lo ritroveremo probabilmente al prossimo giro, qualora non si riesca ad avere convergenza su Draghi. Se non è zuppa, è pan bagnato: la mentalità BCE non è identica alla mentalità FMI(2), ma entrambi hanno la “mentalità troika”.
- Principio di liquidità
- Debito costruito per essere impagabile
- Popoli che “vivono al di sopra delle loro possibilità”
- Economisti che si sostituiscono ai politici
- Taglio allo stato sociale e austerity permanente
- Depredazione dei beni appetibili, a prezzi di saldo.
Il tutto affinché chi ha soldi ne abbia sempre di più.
Il Cottarelli con trolley e zainetto che sale al Quirinale sembrava un’immagine consegnata al passato. E invece, rieccolo.
Un comitato scientifico con un programma per l’Italia in grado risanare e ridare vigore al Paese. I promotori sono Azione, +Europa, il Partito Repubblicano e ALI, l’alleanza liberaldemocratica. A presiedere questo comitato (costituito da 20 membri del mondo della società civile e del lavoro) sarà l’economista Carlo Cottarelli. Proprio il professore, nel corso di una video conferenza, illustra il progetto: «Non è una discesa in campo politico, noi vogliamo contribuire con idee a un’area, quella liberal democratica, e offrire proposte». (La Stampa, 10 marzo 2021)
«Non è una discesa in campo politico…»
Invece era proprio una discesa in campo politico, tanto è vero che Cottarelli adesso è candidato del PD e di +Europa come capolista in Lombardia.
Quindi, quando si parla di “sinistra”, teniamo presente che si sta parlando di “liberali del principio di liquidità”.
Roba vecchia, come è vecchia la Bretton Woods del 1944 che portò, tra l’altro, alla fondazione del FMI.
Elezioni che puzzano di vecchio – Flat Tax
E a destra non brillano certo per fantasia: flat tax.
Credono ancora di essere ai tempi di Reagan.
Credo che semplificazioni normative e fiscali siano necessarie per le partite Iva “solitarie”, senza dipendenti. Ne ho goduto anch’io per un anno grazie al “governo del contratto” 5 Stelle + Lega, e le norme si basavano su un principio semplice che potremmo riassumere così:
«A parità di reddito lordo, una partita Iva solitaria e un dipendente devono trovarsi alla fine con lo stesso reddito netto. Cosa che normalmente non avviene, perché al dipendente una parte della previdenza viene pagata dal datore di lavoro. Inoltre la partita Iva solitaria deve essere sgravata il più possibile dalle incombenze burocratiche, che lo disturbano pesantemente nel lavoro, perché non ha a disposizione una struttura amministrativa.»
Una flat tax per aiutare le piccole partite Iva ha un senso. Ma pensare che oggi ogni flat tax possa generare posti di lavoro è un’illusione: chi ha soldi è abituato da decenni a metterli in prodotti finanziari; dategli più soldi, e statisticamente li butterà in “finanza creativa”.
Sempre ammesso poi che la flat tax sia finanziabile e passi le “forche caudine” delle norme europee: vi ricordate come dovette patire il “governo del contratto” per partorire qualche norma a favore del popolo?(3)
Detto di nuovo in estrema sintesi:
«Abbassare le tasse a un imprenditore non garantisce che l’imprenditore trasformi il risparmio in posti di lavoro. Niente lo obbliga. E statisticamente metterà i soldi extra nella finanza.»
Anche la destra ragiona sempre col principio di liquidità: per avere lavoro devo dare i soldi in mano all’imprenditore. Sono menti ferme a Bretton Woods, 1944.
Speravo che qualche mese di “contratto di governo” 2018-2019 avesse mosso qualche idea nuova nella Lega. Niente da fare. La matrice neoliberista delle origini è sempre lì a condizionare le idee.
Il nuovo che ha già agito
Ricordiamo i fondamentali.
Principio di liquidità: per fare qualunque cosa occorre denaro; se non hai denaro, occorre che qualcuno te lo presti.
Principio di compensazione: per lavorare non occorre denaro, ma moneta; ognuno pagherà col suo lavoro di domani ciò di cui ha bisogno oggi per innescare quel lavoro medesimo; l’innesco più semplice è l’utilizzo di una moneta fiscale: crediti d’imposta commerciabili, che sono MONETA senza essere DENARO.
Il principio di compensazione non ha bisogno di attendere che il datore di lavoro, avendo denaro extra in mano, si decida a creare posti di lavoro.
La moneta fiscale (il Superbonus è stato il primo passo, martellato ripetutamente da Draghi per impedirgli di funzionare), essendo una moneta creata esclusivamente per il lavoro, crea posti di lavoro per il solo fatto di esistere.
La moneta fiscale, unita ai conti di risparmio (autofinanziamento interno degli italiani per l’Italia) e alla banca pubblica (per ora c’è Medio Credito Centrale), costituiscono qualcosa di totalmente nuovo, già parzialmente realizzato nella legislatura che va a morire.
La firma a questa petizione
https://www.change.org/p/piano-di-rinascita-economica-da-1000-miliardi
non è quindi la “solita” firma.
E’ l’approvazione delle azioni positive già fatte, nella speranza che le idee rimangano vive in qualche testa pensante anche nella prossima legislatura.
E’ una firma per un cambio di mentalità, sintetizzabile così.
Ogni atto di compensazione monetaria sottrae spazio alla moneta-debito e riporta la centralità sul lavoro, dopo decenni di dominio improprio della finanza.
Il principio di liquidità, unito ai debiti costruiti per essere strutturalmente impagabili, blocca ogni iniziativa e condanna i popoli al declino permanente, e alla permanente vessazione dei poveri.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
NOTE
- “Sul debito la neutralità non esiste”, Taglio Laser del 30 giugno 2018, pubblicato su “La Voce di Reggio”.
- Il Fondo Monetario ha a che fare con grandi paesi che vedono l’Europa come fastidiosa entità marginale. Leggendo il libro di Yanis Varoufakis “Adulti nella stanza” si comprende che nella crisi greca la Lagarde non aveva le stesse idee di Draghi, dovendo rendere conto anche a paesi infastiditi del coinvolgimento del FMI su un piccolo paese europeo. Idee diverse tra BCE e FMI, ma mai diverse al punto da spezzare l’alleanza della Troika.
- Ricordo il reddito di cittadinanza, la forfettizzazione delle piccole partite Iva, il superamento della legge Fornero.
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