Abbiamo tradotto per voi questo articolo scritto dagli psicoanalisti Monette Vacquin, Jean-Pierre Winter e Michel Gad Wolkowicz e pubblicato il 18.04.2018 sul giornale online
http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2018/04/18/31003-20180418ARTFIG00136-apres-le-parent-1-et-le-parent-2-va-t-on-numeroter-aussi-les-enfants.php
Il cambiamento dei termini che costituiscono la nostra identità, le nostre origini non sono solo dei termini giuridici, ma sono dei simboli che delimitano i confini fra la nostra fantasia e la realtà di quello che siamo.
La perdita di questi simboli significherebbe la perdita della coscienza di ciò che siamo nel mondo.
Le differenze che ci sono fra noi esseri umani devono essere rispettate, ma non eliminate, perché sono proprio esse a caratterizzare ciò che siamo.
Buona lettura
Con una gravità tinta di humor, 3 psicanalisti si interrogano sulle ripercussioni simboliche di una decisione adottata, senza far rumore, dal Consiglio Comunale di Parigi: la sostituzione delle parole “madre” e “padre” con i termini “genitore 1 e genitore 2” sugli atti di stato civile.
Una donna diventata uomo, ma che per il momento ha mantenuto i propri organi riproduttivi femminili, ha appena partorito un bambino del quale non vuole dire il sesso (“è troppo determinativo, sceglierà lui quando sarà più grande”), ma esige che il bambino la chiami “papà”.
I documenti amministrativi prevedranno una rubrica particolare per coloro che, a seconda dei casi, sono come lei (o lui, non vogliamo pronunciarci), genitore 1 e genitore 2?
Vorremmo porre una domanda ai membri del Consiglio Comunale di Parigi che hanno, all’unanimità, votato chiedendo di sostituire, per tutti, ai termini di “padre” e di “madre” le denominazioni “genitore 1” e “genitore 2”.
Un consenso così unanime non dovrebbe risvegliare con forza la nostra attenzione, sapendo che generalmente le riunioni dei consiglieri comunali eletti di Parigi danno luogo a litigi sistematici, se non addirittura ad insulti, su questioni molto meno significative?
Questo voto, che non ha avuto nessuna obiezione, è stato proposto da una militante della sinistra radicale “France Insoumise”, al fine di proteggere dalla disuguaglianza le coppie omoparentali, vittime di una “violazione di uguaglianza di fronte all’amministrazione”.
La Città di Parigi intende quindi modificare, “il più rapidamente possibile”, secondo la vicesindaco Anne Hidalgo, i moduli di richiesta dello Stato Civile. I termini “Padre” e “Madre” scompariranno, quindi, dall’atto di nascita, che codifica la nostra identità, venendo sostituiti dai termini “genitore 1” e “genitore 2”.
Questo voto è stato giudicato indispensabile per porre fine ad una discriminazione verso le coppie omosessuali, che rappresentano oramai un po’ più del 3% delle unioni in Francia, secondo l’INSEE (Istituto nazionale della statistica e degli studi economici).
Peraltro quali sono la percentuale di rappresentanza e la numerazione prevista nel caso di un genitore solo? Genitore 0?
«E’ anormale che la modulistica dell’amministrazione non permetta ai genitori che vivono in coppie del medesimo sesso di compilare degli atti amministrativi come tutti gli altri», si può leggere nel testo dell’eletta parigina.
Ci meravigliamo dell’atto di forza dell’ambivalenza infantile, che arriva con un solo gesto ad eliminare sia i padri che le madri, a neutralizzarli e a far apparire al loro posto i genitori numerati, che si addicono meglio alla nostra società digitale.
Assaporiamo in silenzio il leggero profumo di parricidio e matricidio emanato da questo passaggio fondamentale di un atto amministrativo.
Prendiamo atto del fatto che la neolingua bioetica, che fino ad ora aveva adottato tonalità sdolcinate (“dono”, “generosità”, “altruismo”, ecc.), si indurisce in un’arida cifratura numerica, che si manifesta senza alcun stato d’animo. All’unanimità; al passo militare: 1-2, 1-2, 1-2, 1-2…
Ammiriamo la volontà, audace e rischiosa, di istituire destituendo.
Ci stupiamo infine del carattere antidemocratico dei fanatici dell’uguaglianza, l’uguaglianza de-differenziante, l’uguaglianza confusa con l’indifferenziazione e la massificazione, che conduce ad imporre che lo stato civile di tutti i bambini possa essere modificato al fine di soddisfare le rivendicazioni di una minoranza di attivisti. Curiosa negazione della democrazia in nome dei diritti per tutti, coniugata a questa spinta totalizzante e totalitaria.
E non manchiamo neppure di aprire l’ombrello per proteggerci dalle accuse di omofobia, di passatismo o di conservativismo.
Come ultimo, ma non meno importante, suggerimento, proponiamo di completare le riforme che dovrebbero liberarci dall’opprimente passato, di dare una numerazione anche i bambini, in modo che siano essi stessi, successivamente, a scegliere il proprio nome e il proprio sesso.
I bambini 1, 2, 3… disporranno anche di una maggiore libertà che li libererà dall’odioso giogo parentale.
Ma c’è ancora di più e di meglio: non manchiamo di meravigliarci anche del genio del subconscio che rivela ciò che esso maschera: coloro che hanno promosso questa disposizione credono veramente di sbarazzarsi della “differenziazione” che li disturba?
In realtà non fanno che istituire una nuova gerarchia, cifrata, diversamente discriminante e che non sarà sorgente di meno conflitti.
Tutti i tentativi di cancellare le differenze significative riportano ad altre differenze, è un fatto di esperienza clinica e politica.
A quelli che pensano che questo problema in fondo riguardi unicamente le coppie omosessuali ed i genitori soli, facciamo notare che in realtà tutti dovranno piegarsi a questa neolingua cifrata.
Tutto questo sarebbe un discorso da ridere, se non fosse che la psiche di tutte le persone coinvolte verrà certamente influenzata da questi decreti emancipatori.
Nasceranno generazioni con l’uso di questi termini, i quali insegnano che nello stesso atto di nascita dello Stato Civile, che stabilisce la nostra identità, noi possiamo piegare la realtà ai nostri sogni, in nome della Legge.
Cosa ne sarà di queste generazioni?
Allo stesso modo, se la Legge domani consentirà che i bambini possano essere concepiti legalmente senza un padre, tutti i bambini potranno, indipendentemente dal modo in cui sono stati generati o da qualsiasi situazione singolare o familiare in cui si trovano, ritenere che avere un padre è inutile.
Da sempre i bambini hanno elaborato teorie sulla generazione, chiamate teorie sessuali infantili, dove tutto è lecito, aprendosi alla dimensione della fantasia, ai processi strutturanti della sub-oggettificazione e della simbolizzazione.
Ed ora queste fantasie diventano possibili nella realtà, e sono autenticate da leggi che aboliscono il confine tra fantasia e realtà, la dualità creativa in cui viviamo.
Questo è il modo che è stato intelligentemente inventato per arrivare sbarazzarci del nostro inconscio.
È evidente che la nostra società sia minata da queste domande e sono in molti a provare un forte senso di disagio, senza arrivare a manifestarlo.
A coloro che promuovono con la legge queste operazioni desimbolizzanti, ricordiamo che nelle ultime elezioni non hanno superato il 6% dei consensi. Non rappresentano la maggioranza dei Francesi. Di questo ne dovrebbero tenere conto.
Tutto questo non è nato dal trasferimento all’uomo di tecniche già utilizzate da tempo negli allevamenti industriali?Torniamo quindi alla formulazione di Pierre Legendre, giurista e psicoanalista: “L’uomo è un animale genealogico“.
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