Che brutto tempo che fa

di Giovanni Lazzaretti

La violenza domestica esiste, eccome.

Domenica sera stavo per andare a letto a leggermi qualche pagina di Angela Pellicciari, quando mia moglie mi obbliga a sedermi sul divano. Violenza domestica allo stato puro: vuole che guardi l’inizio di “Che tempo che fa” con Fabio Fazio che intervista Carlo Cottarelli. Ho accettato per obbedienza, ma mi sentivo molto come Malcolm McDowell legato alla poltroncina in Arancia Meccanica.

La trasmissione è costruita con arte. Tra il pubblico c’erano “Quelli del Ponte Morandi”, famiglie sfollate di Genova. Brevi saluti, magliette regalate a Fazio e alla Littizzetto. La scelta del pubblico, unita a frasi del tipo «vi vogliamo bene» e «siamo a vostra disposizione», fa dimenticare di colpo una cosa importante: che dal 2011 al 2018 si sono succeduti i governi Monti Letta Renzi e Gentiloni (governi ai quali Fabio Fazio non era certo ostile) che hanno avuto 6 anni a disposizione per fare qualcosa di utile per il ponte. Coi «vi vogliamo bene» tutta la fase dei governi precedenti viene archiviata: Fabio Fazio & Quelli del Ponte diventano un fronte unico.

Parte poi l’intervista a Cottarelli, una sorta di monologo intercalato da domande. Niente di strano che le domande vengano concordate prima, è accaduto anche nel mio piccolo a Radio Maria e a Canale Italia: ma lì i conduttori erano persone che ponevano domande vere per avere risposte che da se stessi non avrebbero saputo darsi. Tra Fazio e Cottarelli c’era invece una sorta di “gioco delle parti” in cui l’intervistatore poneva domande ovvie per avere “quelle risposte” e non altre.

La fantasia nel colloquio era così assente che già all’inizio sono stato in grado di prevedere sia le domande che le risposte. E così abbiamo appreso cosa è il deficit, abbiamo appreso che lo Stato è come una famiglia che non può spendere più di quanto incassa, che non c’è alcun complotto europeo contro questo governo, ma che semplicemente lo spread va su quando si dicono parole forti e va giù quando si dicono parole tranquille, che i mercati sono quelli che ci forniscono i soldi, che la gente non investe in Italia per burocrazia + incertezza giudiziaria + alta tassazione, che i conti pubblici vanno tenuti sotto controllo, che il metodo delle concessioni tipo Autostrade è un buon metodo, che mandare in pensione per far entrare i giovani non fa crescere l’Italia, che c’è l’evasione Iva, che la fatturazione elettronica è un buon metodo per ridurla, che “speriamo non ci siano rinvii da qualche decreto milleproroghe”.

Fazio ha spiegato che è importante che ci sia qualcuno come Cottarelli che ci spiega queste cose «laicamente». Strano destino della parola “laico”: prima indicava i “non preti”, poi indicava i “non cattolici”, adesso sembra che indichi i “non sovranisti”.

Così abbiamo visto un ricco conduttore televisivo intervistare un ricco pensionato del Fondo Monetario Internazionale per spiegare agli italiani le regolette che consentono ai ricchi di diventare più ricchi, ai poveri di diventare più poveri e di aumentare di numero, nella solenne promessa che però “i conti saranno in ordine”.

Io non ho niente contro i ricchi. Ma spererei sempre che, dall’alto della ricchezza, fossero liberi di mettere in moto la fantasia per agire per il bene dei poveri in modo innovativo. Invece creano in prima serata RAI “l’angolo del banale”. E ce lo propineranno per più settimane, parlando probabilmente della bellezza dell’Europa, dei pericoli di sovranisti e populisti, della necessità dell’immigrazione, della moneta emessa che potrebbe renderci come lo Zimbabwe, eccetera.

Mostreranno il professor Cottarelli per settimane in prima serata RAI, in attesa di farne il Presidente del Consiglio appena riusciranno a mandare in crisi questo governo.

Due settimane fa ho scritto che accantonare gli esperti è la pre-condizione per sperare di combinare qualcosa di buono. O almeno bisogna mettere davanti all’esperto un intervistatore che faccia le domande giuste. «Il surplus commerciale strutturale della Germania che effetti ha sulla finanza?» «Come mai noi continuiamo ad approvvigionarsi di denaro nella maniera più stupida, i mercati, quando la Germania fa diversamente?» «Che senso ha parlare di spread tra due realtà come Germania e Italia che adottano sistemi nOmismatici agli antipodi? Perversi per l’Italia, preziosi per la Germania.» «Come mai la più grossa spesa dell’Italia, l’unica che ci manda in deficit, ossia gli interessi passivi viene sempre considerata una cosa inamovibile?»

Sveglia, Giovanni. Non metterti a sognare. Ci vorrebbe Marcello Foa ad intervistare Cottarelli. Ma se l’intervistatore fosse Foa, non sceglierebbe Cottarelli come intervistato.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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