di Davide Gionco
Le forme di moneta nel corso della storia
Se dovessimo allestire un museo delle varie forme di denaro utilizzate dall’uomo nel corso della storia, che cosa potremmo trovarci da esporre?
Molti oggetti che non ci ricordano il denaro che oggi conosciamo.
Una pecora (in latino pecus = bestiame, da cui pecunia). Il bestiame veniva utilizzato come merce intermediaria di scambio.
Del sale (in latino salis, da cui salario), che veniva utilizzato come merce intermediaria di scambio.
Già nell’antica Mesopotamia venivano usate delle tavolette d’argilla chiuse in un confanetto d’argilla, delle scritture contabili che consentivano di effettuare dei pagamenti a distanza.
La prima moneta sotto le forme che conosciamo fu coniata intorno al 685 a.C. da Aliatte, re di Lidia (regno dell’Asia Minore).
Era formata di una lega di oro e argento, chiamata elettro e raffigurava il volto di un leone.
Dopo diversi secoli fu inventata, nell’806 d.C. in Cina, dove già era noto l’uso della carta, la prima nota di banco (o banconota) chiamata Jiaozi.
Le banconote iniziarono a diffondersi in Europa con Napoleone con gli assegnati, dei certificati cartacei che sostituivano l’oro che rappresentavano.
Le prime “banconote di stato” arrivarono in Italia nel 1882, sotto il regno di Umberto I di Savoia.
Nel 2002 sono entrati in circolazione di euro, che utilizziamo attualmente.
In realtà oggi usiamo anche altre forme di denaro, ad esempio gli assegni
le carte di credito
ma soprattutto la moneta bancaria, che esiste unicamente come scrittura contabile, informatica e che oggi costituisce oltre il 90% del denaro che utilizziamo
I tally sticks in Inghilterra
Una forma di denaro che storicamente ebbe molto successo furono i tally sticks, introdotti in Inghilterra intorno all’anno 1100
dal re Enrico I, detto il Chierico,
2 tally sticks, anno 1299 circa, che mostrano i resoconti dell’ufficiale giudiziario di Ralph de Manton di Ufford Church, Northampton (Inghilterra)
I tally sticks erano uno strumento per registrare i debiti in modo intelligente, semplice ed efficace.
Il bastone conteneva, ad esempio, una registrazione del tipo:
“£ 8 15s 2d (*) da John Moore per Fulk Welsh per la fattoria di Bradley a Suffolk”.
Ovvero il signor John Moore aveva un debito di 8 sterline, 15 scellini e 2 pennies verso il signor Fulk Welsh la fattoria Bradlay di Suffolk.
(*) La sterlina £ era suddivisa in 20 scellini “s” ed ogni scellino in 12 pennies “d”
Erano dei bastoncini di legno di salice, legno che per il tipo di venatura garantiva l’unicità dell’accoppiamento fra le due metà.
Il bastoncino era diviso a metà, per tutta la sua lunghezza da un’estremità all’altra.
Il debitore conservava la metà, chiamata “lamina” (foil). Il creditore conservava l’altra metà, chiamata “scorta” (stock, da cui il termine odierno stock per indicare i debiti del governo).
Chi deteneva uno stock (credito), poteva utilizzarlo come mezzo di pagamento e passare il credito al venditore di grano. E da quel venditore il tally stick passava al suo fornitore. E così via.
Nessuno era obbligato ad accettarli, ma tutti li accettavano, perché sapevano di poterli spendere.
L’uso del tally sticks andò avanti fino al 1826, quando furono messi fuori corso per editto del re Giorgio IV.
I bastoncini, documento storico straordinario che documentava oltre 700 anni di storia dei pagamenti in Inghilterra, furono dapprima immagazzinati nel palazzo parlamentare di Westminster.
Nel 1834 si decise che erano cose inutili, e furono utilizzati per alimentare i caminetti che riscaldavano il palazzo.
Ironia della sorte: i bastoncini di salice bruciavano “troppo bene”, al punto che innescarono un incendio che portò alla distruzione dell’intero palazzo.
La vera natura del denaro
Questo esperimento ben riuscito, che funzionò egregiamente per oltre 700 anni in Inghilterra, dimostra come la natura del denaro sia molto semplice: supportare gli scambi economici fra gli esseri umani, tenendo segnato quanto “credito” ciascuno abbia precedentemente meritato, con il suo lavoro, verso la società.
Se ci pensiamo bene anche oggi funziona così: un conto corrente è fatto di debiti e di crediti.
Se sono in credito, lo posso spendere verso qualcun altro, in cambio di una prestazione economica che, per me, ha valore ed utilità.
Il boom economico dell’Italia degli anni 1950-1960 fu trainato da una forma monetaria “nascosta”, che erano le cambiali.
le quali potevano essere emesse praticamente a costo zero, senza passare per la banca centrale e potevano essere trasferite a terzi come titolo di pagamento. Questo meccanismo creava una liquidità circolante ben superiore a quella costituita dalla moneta a corso legale (banconote).
Anche gli assegni trasferibili svolgevano una funzione simile, consentendo di trasferire il credito da una persona ad un’altra, senza ricorrere a mezzi di pagamento “ufficiali”.
In questo senso i provvedimenti degli ultimi anni volti a vietare la trasferibilità degli assegni hanno comportato una riduzione della liquidità circolante. E lo hanno fatto negli anni della crisi economica, peggiorando una situazione di scarsità di liquidità circolante che non aveva bisogno di essere aggravata.
Per onor di cronaca ricordiamo anche i famosi miniassegni, che furono emessi in Italia a partire dal 1975, per fare fronte ad una carenza di monete metalliche in circolazione.
anche questi biglietti di carta venivano emessi senza particolari coperture, se non quella di essere convertibili in banconote di valore reale a corso legale.
Venivano utilizzati, in quanto tutti erano sicuri di poterli a loro volta ri-spendere.
Conclusione
Non c’è bisogno di “riserve” di alcuna natura per emettere un mezzo di pagamento (pezzo di legno, pezzo di carta, bit di un computer…).
E’ solamente necessario che la comunità economica che adotta quel tipo di moneta sappia di poterla sempre spendere in cambio di beni e servizi utili.
Giustamente gli economisti della MMT (Modern Money Theory) dicono che “Taxes drive money”, le tasse impongono l’uso del denaro.
Se uno Stato emette una moneta, di qualunque tipo e in qualunque modo, e poi l’accetta per il pagamento delle tasse, ogni membro della comunità sarà sicuro di dovere/potere spendere quella forma di moneta per pagare le tasse. Di conseguenza quella moneta verrà utilizzata anche per tutte le altre transazioni economiche.
A questo punto chiediamoci che senso ha che oggi la moneta, nelle varie sue forme, sia emessa a fronte di un debito o della detenzione di riserve?
Nessuno!
E’ solo un modo per non farci comprendere la vera natura del denaro.
La sola e unica natura del denaro, come strumento sociale, è che chi detiene il denaro possiede un credito aperto verso la società (stock), mentre la società interna è in debito (foil) nei confronti di chi detiene quel credito.
3 Replies to “Il denaro come non lo avete mai immaginato”