La morte del piccolo Aylan Kurdi ed il circo mediatico

di Giovanni Lazzaretti
14.09.2015


Ricordiamo tutti la tragica morte del piccolo Aylan Kurdi sulle spiagge turche di Bodrum, il 2 settembre 2015. Finita l’emozione mediatica del momento, nulla è cambiato.
Gli USA e l’Arabia Saudita continuano a bombardare lo Yemen, i cui bambini morti non vengono messi in vetrina sui telegiornali di tutto il mondo. Stanno mettendo sotto pressione l’Iran, dove l’evidente intenzione di una parte del Deep State è di scatenare una nuova guerra.
I telegiornali continuano a giocare con le nostre emozioni, senza volerci veramente informare sulle cause dei fenomeni di cui mostrano solo alcuni episodi finali, come i migranti che attualmente si trovano sulla Open Arms: perché non ci raccontano per quali motivi sono partiti? Perché non ci spiegano i responsabili della povertà in Africa?


“Di fronte a immagini che stringono il cuore, che strapazzano l’anima, lo dico da padre, di fronte a un padre che sta cercando di riportare a Kobane il figlioletto deve essere chiaro che l’Europa non può perdere la faccia e deve dare una risposta unitaria immediata”.

Invidio il cuore di padre di Matteo Renzi. Perché invece il mio cuore di nonno non vibra di fronte al piccolo migrante riverso sulla battigia? “Sembrava un angelo del buon Dio cui si fosse guastata un’aluzza e che fosse caduto” (1) dal cielo, e in alcune immagini gli hanno appunto aggiunto due ali.

Il mio cuore non vibra, ma non sono un cuore di pietra. Tante immagini mi commuovono, a ripensarle. Vi ricordate il film Kapò di Gillo Pontecorvo? C’è una scena dove Susan Strasberg, già malamente tosata dei suoi bei capelli, vede da una finestra la svelta camminata di donne, uomini e bambini nudi che vanno verso quelle che sperano essere docce e che lei invece già sa essere camere a gas. Tra loro vede mamma e papà, che si stanno scambiando le ultime parole. Il grido disperato alla mamma, che non può sentirla, tocca il cuore.

Però Kapò è un film, mentre il piccolo migrante sulla battigia è realtà. Kapò racconta vicende di 70 anni fa, la morte di Aylan è storia di oggi. Non dovrebbero le mie emozioni essere più forti? Misteri del cuore umano. O meglio, del mio cuore umano.

***

Al primo processo di Norimberga erano imputati anche Hans Fritzsche (capo della divisione radio del Ministero della Propaganda Nazista, assolto) e Julius Streicher (editore del settimanale antisemita Der Stürmer, impiccato): i media non erano stati estranei alla formazione del sistema nazista.

Ci furono anche una serie di registi “ufficiali” del Terzo Reich: Hans Steinhoff, ad esempio, morto sull’ultimo volo della Lufthansa per Madrid, abbattuto il 20 aprile 1945. O Veit Harlan, accusato di aver fatto parte attiva del movimento antisemita, processato e assolto.

Ecco, facciamo un’ipotesi strampalata. Supponiamo che la scena straziante di Kapò sia inserita, identica, in un film girato da un regista di regime. Proverei la stessa commozione? Certamente no. La commozione per la scena nasce da un percorso mentale: ipotizzo che tra Gillo Pontecorvo e il sottoscritto ci sia assonanza di pensiero sullo sterminio degli Ebrei, Pontecorvo narra, io vedo e mi commuovo, perché immagino che la commozione di Lazzaretti-spettatore sia la medesima di Pontecorvo-regista.

Ma se la scena fosse girata da un regista di regime, invece di commuovermi comincerei a interrogarmi: perché quella scena è stata girata? Oltre a costruire l’orrore hanno il piacere sadico di mostrarcelo? Oppure vogliono commuovermi per coprire delle responsabilità?

Questo è il motivo per cui il mio cuore non vibra. Il sistema mediatico occidentale che ha preso in carico Aylan e l’ha riversato ovunque (digitate Aylan e oggi escono 26.200.000 siti) è lo stesso sistema mediatico connivente con la guerra di Siria: vogliono la commozione e ci fanno dimenticare che Aylan è uscito dalla Siria per una guerra della quale siamo complici.

Due puntate fa citavo la domanda di un giornalista ad Assad: “Crede che la Siria sia una democrazia? Crede davvero che le persone possono dire quello che vogliono?”. Intelligente la risposta: “Se si desidera confrontare noi all’occidente vorrei dire ‘no’, siete sicuramente più avanzati di noi. Ma se si vuole confrontare noi al vostro amico più vicino, l’Arabia Saudita, direi con sufficiente sicurezza che abbiamo la democrazia. Dipende con chi mi confrontate”.

Noi occidentali, alleati dell’Arabia Saudita, una delle più blindate dittature del globo, siamo colpevoli della morte di Aylan e di tutti i migranti. Non “perché non gli accogliamo”, ma perché causiamo i loro viaggi della morte.

Espongo il mio atto d’accusa.

– L’Occidente è colpevole di larga parte della povertà del mondo attraverso un sistema di emissione monetaria che toglie stabilmente soldi a chi lavora e li riversa sui rentiers.

– L’Occidente è colpevole di forme coloniali subdole e devastanti. Ad esempio gli effetti di povertà causati dal Franco CFA sui paesi africani (2).

– L’Occidente ha attaccato l’Afghanistan confondendo ideologicamente i Talebani (che hanno sempre respinto ogni addebito sulle Torri Gemelle) e Al Qaeda, e provocando valanghe di profughi.

– L’Occidente ha attaccato l’Iraq per le inesistenti “armi di distruzione di massa”. Oltre alla distruzione di un paese, con conseguenti ondate di profughi, ha fatto nascere l’ISIS (l’ISIS nasce nel 2004).

– L’Occidente ha fomentato la rivolta libica, ha distrutto coi bombardamenti il paese più prospero dell’Africa, ha generato un’area di instabilità, terra di conquista e punto di partenza per i barconi.

– L’Occidente, in alleanza con la dittatura dell’Arabia Saudita e con gli emirati del Golfo, ha sostenuto la guerra dei fondamentalisti contro Assad, provocando l’annessione di una parte della Siria all’ISIS e causando milioni di profughi.

L’Occidente vuole davvero fermare l’ISIS? Deve allearsi con Assad, armarlo e farlo vincere sul campo. Sappiamo già dalla vicenda libica che coi bombardamenti intelligenti non vince nessuno.

E volete ancora che mi commuova per Aylan? Mi commuovo, certo, per Aylan. Ma non per Aylan rilanciato dai media occidentali: mi commuovo per ragionamento e rifiuto di commuovermi a comando per una foto scelta dal sistema.

Faccio salva la buona fede di tutti, dal più alto dei direttori, all’ultimo degli inviati. Ma oggettivamente siamo in un sistema mediatico da “calma piatta”: non un ragionamento, non un’ammissione di colpa, non un’indagine sulle cause, non una statistica. Dibattiti. I soliti luoghi comuni ripetuti dai soliti politici. In “calma piatta” anche loro.

“Fino all’anno scorso i migranti arrivavano via mare, adesso molti scelgono la via di terra”. Sembra che il migrante si interroghi “Oggi dove si va, a Ostia o a Fregene?”. Nessuno si chiede perché proprio ora si è aperta una via di terra? Ne parleremo, forse, in altra occasione.

Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

NOTE
1 – Giovannino Guareschi, preambolo del primo libro di Don Camillo.
2 – Il Franco CFA è la moneta con la quale la Francia continua a fare i suoi interessi in 14 paesi africani: Benin, Burkina Faso, Camerun, Centrafrica, Ciad, Congo ex francese, Costa D’Avorio, Gabon, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale, Mali, Niger, Senegal, Togo.

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