di Massimo Bordin
C’è questa storiella sui topi raccontata da Marco Montemagno che si adatta molto bene alle sorti nostrane.
“Come facciamo a liberarci dai topi?”
si chiesero così gli abitanti di un’isola sperduta disgustati dalla diffusa presenza dei roditori.
“Dobbiamo fare tutti la nostra parte ed impegnarci di più”, propose qualcuno. Ecco allora che si pensò di convogliare i buoni propositi in azione concreta, impegnando ciascuno a portare almeno una coda di topo presso l’ufficio di derattizzazione dell’isola. Tutti gli abitanti si applicarono e portarono ognuno il macabro trofeo in Comune. Dopo un anno l’isola era ancora infestata dai topi. Ma da topi senza la coda.
L’aderenza formale alle norme e la consuetudine alla delega (fin troppo pomposamente chiamata “rappresentanza”) hanno prodotto la sudditanza a regole che non sentiamo nostre. Al di là dell’enorme problema dell’euro, dei terremoti e delle mancate ricostruzioni, del costo della politica, delle tasse e del femminismo di maniera, il guaio degli italiani è che soggiacciono a regole a cui non credono. E, anche quando legiferano in piena autonomia, producono leggi che non vogliono. Tuttavia, anche se non le vogliono, vi si adagiano formalmente, cullati dalla burocrazia che se ne impippa dei loro borbottamenti.
Il mito della scarsa disciplina degli italiani sta tutto qui. Frustrante e financo inutile cercare altre spiegazioni. Gli italiani non sono particolarmente rispettosi delle norme, ma non è tanto per inettitudine, opportunismo o pigrizia; soprattutto, ciò accade perchè non introiettano le norme che vengono da fuori e neppure quelle da essi stessi prodotte.
Non ci credono, insomma.
Il filosofo Immanuel Kant suggeriva di valutare una norma sulla base di questo presupposto: “fingetevi legislatori”, diceva il tedesco. Se di fronte ad una norma calata dall’alto noi ci fingessimo i legislatori che l’hanno prodotta, occorre chiedersi se l’avremmo davvero formulata così come ora la troviamo, o se invece mai ci saremmo sognati di scriverla così.
E’ evidente, dunque, che le leggi che noi “subiamo”, le “subiamo” volentieri SOLO se riteniamo che esse siano perfettamente logiche e razionali. Talmente logiche e razionali che noi stessi le scriveremmo allo stesso modo, se fossimo il Re o il premier o a capo di una commissione parlamentare.
Nella nostra amata penisola non avvviene questo necessario fenomeno introspettivo e, quando aderiamo alle norme, vi aderiamo solo formalmente, senza cioè averle introiettate. Ecco allora che assistiamo a continue lagnanze sulla legge elettorale, sulle auto blu, sulla legge Fornero, sui trattati dell’Unione, sulla riforma Pinco e sulla Riforma Pallo.
Aderiamo a queste regole scritte senza esserne convinti e dunque le nostre azioni risultano sempre poco efficaci.
I nostri legislatori (ai quali non a caso somigliamo in pieno) fingono di cambiare spesso le regole, chiamandole riforme, ma in realtà manchiamo di etica, e dunque della capacità di produrre norme che ci convincano davvero e in cui crediamo.
Insomma, continuiamo ad andare a caccia di code, non di ratti e meritiamo in pieno le loro scorrerie.
Tratto da: http://micidial.it/2020/08/la-penisola-infestata-dai-ratti/
Questa è la classica spiegazione che funge da specchietto per le allodole in quanto il vero problema è che la penisola italiana è stata occupata dagli americani dalla fine della seconda guerra mondiale ed è tuttora occupata dagli americani dalla caduta del Muro di Berlino, ecco qui una “Lectio Magistralis” su questo argomento.
“Di chi è la Repubblica Italiana?” a cura di ByeByeUncleSam
10 giugno 2008
Da quanto andremo ad illustrare, la Repubblica Italiana non è certo ‘cosa nostra’… perché se davvero fosse nostra, ovvero di tutti i cittadini italiani, non si fonderebbe su dei “segreti”. “Segreti” su questioni della massima importanza, la cui esistenza configura una Repubblica sostanzialmente ‘cosa loro’.
“Loro” sono ovviamente gli Stati Uniti, che nel lontano biennio 1943-45 hanno effettuato la conquista dell’Italia, eufemisticamente chiamata “Liberazione”. “Liberazione” da noi stessi, tant’è vero che dopo oltre sessant’anni non se ne sono più andati. Potevano farlo dopo la fine dell’URSS, visto che il “problema” era il Comunismo, ma non l’hanno fatto.
L’Italia è, infatti, ‘cosa loro’, anche se gli italiani non lo devono percepire.
L’occupazione di consistenti porzioni del territorio nazionale da parte di uno Stato estero (malgrado ci abbiano informato che, dall’11 settembre 2001, “siamo tutti americani”) ed il suo mantenimento vita natural durante è possibile grazie a clausole – segrete, appunto – pudicamente definite “accordi”, che giustificano la presenza, sul territorio nazionale, di basi ed installazioni militari USA e NATO (oltre 100).
Questo è il “segreto dei segreti” – altrimenti definibile la “madre di tutte le menzogne” – della “Repubblica Italiana”. Tutti gli altri “segreti” (la “strategia della tensione”, le BR, le “trame nere”, Gladio, le “stragi di Mafia”, “Mani Pulite”, il “terrorismo islamico”ecc.) sono una conseguenza logica del “segreto dei segreti”. Pretendere la verità su questo punto non è una cosa “di destra”, “di centro” o “di sinistra”. È semplicemente una cosa sensata, da “patrioti”, se la parola “patria” non avesse assunto per i più – a causa della sua indebita appropriazione da parte di collaborazionisti e della concomitante svalutazione generata da una pseudocultura votata all’autodenigrazione – un significato distante da quello originario.
A questo punto ci sarà chi pensa che l’aver perso l’Italia una guerra – malgrado alcune conseguenze “negative” – sia stato in fondo un fatto “positivo” solo perché così il Fascismo, il “Male assoluto”, è stato sconfitto. A chi la pensa così, basta rispondere che, Fascismo o non Fascismo, l’Italia è stata occupata, tale occupazione non è mai finita (né accenna a finire), e con questo fatto tutti gli italiani devono fare i conti, in maniera sempre più evidente, prima che la crisi epocale del c.d. “Occidente” (che significa Europa distolta dal suo naturale complemento geografico, politico, economico, storico e culturale che è l’Eurasia per venire inglobata nell’Occidente, a guida anglo-americana) ci travolga in maniera irrimediabile. Ristabilire la verità sul “principale segreto della Repubblica Italiana”, sulle clausole segrete che impongono un’occupazione che sembra non finire mai, è un favore che gli italiani devono fare innanzitutto a se stessi, pena la scomparsa pura e semplice come popolo e nazione.
Riferimento e proseguimento:
https://byebyeunclesam.wordpress.com/2008/06/10/di-chi-e-la-repubblica-italiana/
Da notare anche anche che la UEE e l’euro sono anche una creazione americana ( nel prossimo post qualche spunto in questo senso), ma che strane coincidenze……
“Da notare anche anche che la UEE e l’euro sono anche una creazione americana ( nel prossimo post qualche spunto in questo senso), ma che strane coincidenze……”, TheTruthSeeker, riferimento: parte finale del primo post.
Ecco, come promesso, degli spunti controinformativi in questo senso. Prima Parte.
“Il rilancio del Super Stato Europeo/II parte – I Padri Fondatori e la CIA”, by Uberaldo
17 Luglio 2016
Il metodo Monnet, il capostipite dei moderni tecnocrati europei sovranazionali.
Tra i 7 riconosciuti “padri fondatori“ dell’Europa, Jean Monnet occupa forse il posto preminente perché è stato il più lucido ed incisivo, nella fase di avvio della “integrazione” del Vecchio Continente. Era un uomo d’affari d’origine francese, ma anglo-americano di frequentazione e mentalità. Ecco due famose citazioni di frasi di Jean Monnet.
“Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica”
“I popoli accettano i cambiamenti solo in stato di necessità, e riconoscono la necessità solo in presenza di una crisi”.
kkjkjkj
Quindi il super stato sovra nazionale come fine, l’inganno come metodo e le crisi come tempistica dei grossi “cambiamenti”. La cinica lucidità non gli mancava. Non ha precisato se la crisi doveva essere un evento naturale o provocato, ma probabilmente – sempre per aiutare la gente che non capisce – non disdegnava il secondo caso ….
La cosa importante da sottolineare è che le due citazioni riportate hanno tracciato un solco: la matrice tecnocratica, verticistica e anti democratica – in una parola, d’élite – che ha contraddistinto tutte le tappe della “costruzione” europea.
Dopo la lucidità vediamone l’incisività della sua azione politica: nel 1946 De Gaulle adottò il Piano Monnet, che prevedeva anche l’appropriazione da parte della Francia delle miniere di carbone della Germania (Ruhr e Saar), cosa che infatti avvenne. Cinque anni dopo però Monnet stesso cambiò drasticamente direzione (in realtà si allineò ai piani della CIA) diventando l’artefice della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) – che questa volta associava, anziché escludere e punire, la Germania.
Non fu un parto storico originale di Monnet, che essendo nato nel XIX secolo, trasse insegnamento dalla Zollverein (1834), l’unione doganale degli allora staterelli tedeschi, che includeva infatti anche la sua CECA. (La Zollverein fu la base di cui si servì la Prussia – unitamente alla sua forza ed al successo militare – per arrivare all’unificazione della Germania nel 1871, nata come Stato Federale.)
La CECA, come sappiamo, evolverà nel MEC/CEE e poi nella Eurozona/BCE, che ha privato della sovranità monetaria le odiate nazioni, senza farla precedere e convivere con nessun vero fondamento di un aggregato federale. Una Europa Federale forte non è compatibile con i piani del disegno di egemonia dei centri di potere americani e nemmeno con la vocazione storica tedesca alla supremazia nel Vecchio Continente. Il motto che va attualmente per la maggiore “Riformiamo l’Europa” è di una ignoranza storica assoluta (nella migliore delle ipotesi).
Monnet fece molte altre cose, ricordo qui solo il suo ruolo di consulente del governo inglese ed americano, che lo portò ad essere ad esempio il promotore nel 1941 del Victory Program di Franklyn Delano Roosevelt, un gigantesco piano di produzione di armi per rendere l’America “il grande arsenale della democrazia” al fine di sconfiggere la Germania nazista. Il problema è che gli americani dopo aver compiuto la missione ci hanno preso gusto e non si sono più fermati ….
Riferimento e proseguimento:
https://ilprof.com/2016/07/17/il-rilancio-del-super-stato-europeoii-parte-i-padri-fondatori-e-la-cia/
“Da notare anche anche che la UEE e l’euro sono anche una creazione americana ( nel prossimo post qualche spunto in questo senso), ma che strane coincidenze……”, TheTruthSeeker, riferimento: parte finale del primo post.
Ecco, come promesso, degli spunti controinformativi in questo senso. Seconda Parte.
“Storia Segreta della UE” a cura di “Come Don Chisciotte”, serie in tre parti.
“La storia segreta dell’Unione Europea/ Prima Parte.”
17 agosto 2020
“OSS, CIA e Unità Europea: il Comitato Americano per l’Europa Unita, 1948-60”, di Richard J. Aldrich, Professore di Sicurezza Internazionale all’Università di Warwick (UK).
Durante gli ultimi dieci anni gli storici della diplomazia hanno attribuito un’importanza crescente all’intelligence e al relativo tema delle operazioni segrete, in quanto sempre più ineludibili per capire il primo periodo della guerra fredda[1]. Dopo il 1945, un certo numero di organizzazioni occidentali, non soltanto agenzie di intelligence, stilarono programmi di operazioni segrete finalizzate a scalzare l’influenza comunista in Europa e ad assicurare l’accettazione del piano Marshall; ne sono stati documentati esempi nei campi della politica elettorale, del sindacalismo e degli affari culturali.
I funzionari statunitensi che cercavano di ricostruire e stabilizzare l’Europa del dopoguerra lavoravano seguendo il principio che ciò richiedesse una rapida unificazione, che portasse magari agli Stati Uniti d’Europa. L’incoraggiamento dell’unificazione europea, uno degli elementi più consistenti della politica estera di Harry S. Truman, trovò un’enfasi ancora maggiore sotto il suo successore, il generale Dwight D. Eisenhower. Inoltre, tanto sotto Truman e quanto sotto Eisenhower, i politici statunitensi concepirono l’unità europea non solo come un importante fine in sé, ma anche come un modo per risolvere il problema tedesco.
L’uso di operazioni segrete per la specifica promozione dell’unità europea ha attratto poco l’attenzione degli studiosi e rimane scarsamente compreso.
Una delle operazioni segrete statunitensi più interessanti nell’Europa del dopoguerra fu il finanziamento del Movimento Europeo. Il Movimento Europeo fu un’organizzazione globale che guidò un gruppo di organizzazioni prestigiose, ma disparate, sollecitando una rapida unificazione in Europa, concentrando i loro sforzi sul Consiglio d’Europa, e annoverando come suoi cinque presidenti onorari Winston Churchill, Paul-Henri Spaak, Konrad Adenauer, Leon Blum e Alcide de Gasperi.
Nel 1948 il suo handicap principale fu la scarsità di fondi. In questa sede sosterremo che l’apporto segreto di più di tre milioni di dollari tra 1949 e 1960, per lo più da fonti governative statunitensi, sia stato cruciale per gli sforzi volti a stimolare il consenso di massa al Piano Schuman, alla Comunità Europea di Difesa e a un Parlamento Europeo con poteri sovrani. Quest’apporto segreto non è mai stato inferiore alla metà del budget del Movimento Europeo e, dopo il 1952, probabilmente mai meno dei due terzi.
Riferimento e proseguimento:
https://comedonchisciotte.org/la-storia-segreta-dellunione-europea-1a-parte/
Per un commento finale conclusivo, magari stasera o nel fine settimana.
Cordiali saluti e buona giornata.
TheTruthSeeker
NB per accedere alla seconda e terza parte, basta cliccare sui link messi in evidenza alla fine dell’articolo.