di Giovanni Lazzaretti
Uomini normali
L’Albergatore, l’Avventore, il Bagnino, la Barista, il Cameriere, il Fedele a Messa, il Vicino di ombrellone, dicono un po’ tutti le stesse cose sul covid: sanno di vivere dentro una farsa.
Non hanno mica dovuto fare delle grandi statistiche.
Semplicemente nel periodo cruciale (diciamo fino al 2 giugno di conclusione delle chiusure totali) ci sono stati 33’684 morti, ossia 1 morto ogni 1.800 abitanti. Gli ospedalizzati erano 20.000 in media giornaliera (con punte fino a 33.000), ossia ogni giorno 1 ogni 3’000 abitanti. Numeri da enfatizzare parecchio per chi vive al nord (il “nord covid” è il nord geografico classico, più le Marche, senza il Friuli) e da enfatizzare enormemente per chi vive in Lombardia.
La sintesi è: nel periodo cruciale ognuno conosceva almeno 1 morto covid o almeno 1 ospedalizzato covid.
Ma nei 3 mesi estivi si passa a 1 morto ogni 33’000 abitanti, e 1 ospedalizzato giornaliero ogni 34’500 abitanti: conoscere un coinvolto nel covid è un puro caso.
L’apparato fanatico di protezione però resta intatto, e quindi l’operatore economico vede semplicemente la vicenda covid come una nuova tassa che gli è stata applicata, in una forma insolita: tassa deviata direttamente verso i produttori di robetta a contenuto tecnologico zero (adesivi, cartellonistica, corsi di “sicurezza” del cavolo, gel, mascherine).
Tutti ormai capiscono, ma non hanno nessuna possibilità di reagire: i corpi intermedi non esistono più e l’opposizione politica è scomparsa (nessuno infatti contesta la dittatura sanitaria). Bisogna pur campare, e ci si rassegna.
Copertine
Chi ha la mia età ha vissuto la vicenda del progressivo avvicinamento all’aborto di Stato, e forse ricorderà questa vecchia copertina, 10 gennaio 1975.
Come definirla?
Pornografica e blasfema sono le prime parole che vengono in mente.
Si può anche aggiungere che L’Espresso sbagliava mira, perché la croce è uno strumento di morte; chi muore in un aborto è certamente il bambino nella pancia, ben raramente la mamma.
Facciamo un salto di 45 anni.
Ecco due copertine che non sono né blasfeme né pornografiche.
Eppure mi inquietano più della copertina de L’Espresso.
La domanda che mi pongo è: dove sta il proprietario del giornale nelle 3 copertine?
In quella de L’Espresso il proprietario del giornale si metteva dalla parte delle donne “oppresse” e stava a baluardo contro gli “oppressori” (lasciamo perdere il fatto che sbagliava mira e dimenticava l’oppresso più oppresso, il bambino abortito).
Quindi il proprietario conservava ancora un barlume di lucidità su cosa dovrebbe essere un giornale.
Ma nelle copertine di The Economist il padrone del giornale dove sta?
Sta col cane al guinzaglio? Sta con l’omino? No, nessuna empatia con l’omino: il proprietario fa parte palesemente della grande mano.
E nell’altra immagine? Nessuna compassione per i genitori rassegnati, né per il bambino terrorizzato. Il proprietario li guarda “da fuori”. La mia impressione è che rida del terrore del bambino.
Quelle copertine suonano come la frase di Bill Gates che è stata tradotta così: «La prossima epidemia attirerà l’attenzione».
Con pochissime parole Gates ci comunica:
- che lui sa cose che noi non sappiamo (perché mai dovrebbe esserci una “prossima epidemia”?)
- che non ha nessuna pietà per chi muore (con che cosa attira l’attenzione un’epidemia, se non con i morti?)
- che lui si chiama fuori dall’epidemia (il tono è quello del pieno distacco; i super-ricchi infatti sono persone che vivono in isolamento sociale permanente, e, semmai dovessero ammalarsi, non si mettono certo in coda all’ospedale di Reggio Emilia).
Anche lui è la grande mano. Anche lui è quello che ci guarda da fuori e ride di noi.
Vediamo chi sono i proprietari di The Economist.
Il 12 agosto 2015 Exor, la holding della famiglia Agnelli, è diventata il primo azionista del settimanale economico inglese passando dal 4,7% al 43,4%. Tra gli azionisti di minoranza sono presenti Cadbury, la famiglia Rothschild (21%), Schroder, e Layton. (Wikipedia)
Non so chi siano Cadbury, Schroder e Layton, ma comunque Elkann/Agnelli al 43,4% + Rothschild 21% danno una certa sicurezza sulla matrice del giornale.
La linea editoriale del settimanale è posizionata su linee liberali classiche, a favore del libero scambio e della globalizzazione. […] I suoi approfondimenti sull’attualità internazionale e la scientificità del suo data journalism ne hanno favorito la circolazione presso un pubblico istruito e ad alto reddito, nonché tra le classi dirigenti e i decisori politici di tutto il mondo. (Wikipedia)
Ordoliberismo
Proclamarsi per il libero scambio e per la globalizzazione è facile. Ma, nella prassi, è meglio seguire la linea europea dell’ordoliberismo del III millennio.
L’ordoliberismo in origine era semplicemente un liberismo che si rendeva conto dell’impossibilità di lasciare il mercato alla libera azione della “mano invisibile” di Adam Smith. Lo Stato doveva quindi fornire un quadro di regole grazie alle quali l’economia di mercato poteva funzionare.
Adesso l’ordoliberismo è qualcosa di molto più semplificato e più becero: è un liberismo con la pretesa che lo Stato apparecchi la tavola.
Prendiamo di nuovo Elkann/Agnelli.
Lasciamo perdere il suo ruolo di proprietario di mass-media (The Economist all’estero non deve far dimenticare che Exor/Elkann/Agnelli, attraverso Giano Holding, attraverso Gedi, possiede Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, qualche radio e tv, e in generale il 25% dei mass-media italiani) e torniamo alla FCA ex Fiat.
Fca ha annunciano la sottoscrizione di una linea di credito da 6,3 miliardi di euro, a tre anni, con Intesa Sanpaolo, destinata alle attività nazionali del gruppo. Lo ha comunicato in serata la società italo-americana.
Fca utilizzerà la linea di credito per «un ampio piano di investimenti per l’Italia, gran parte del quale già avviato». Nello stabilimento di Termoli (Campobasso) sarà sviluppato un nuovo motore ibrido per le Jeep Renegade e Compass e per la Fiat 500 X prodotte a Melfi.
L’accordo con Intesa, già approvato dall’istituto, è giunto dopo il via libera alla garanzia di Sace a copertura dei prestiti bancari richiesti da Fca Italy. La garanzia, concessa nell’ambito dell’operatività di Garanzia Italia, è a copertura dell’80% dell’importo del prestito del valore di 6,3 miliardi di euro richiesto da Fca Italy Spa. La concessione della garanzia, informa una nota del Mef, rientra nell’ambito della procedura specifica prevista dal Dl Liquidità.
La concessione della garanzia rientra nell’ambito della procedura specifica prevista dal Dl Liquidità, relativa ai finanziamenti in favore di imprese di grandi dimensioni, con oltre 5.000 dipendenti in Italia o con un valore del fatturato superiore agli 1,5 miliardi di euro. (il Sole24 ore)
Ecco un’ottima “apparecchiata di tavola”: un decreto che sembra fatto apposta per te. Tutto legale, tutto regolare, tutto approvato dalla Corte dei Conti. Un mega prestito con la garanzia della SACE, ossia della Cassa Depositi e Prestiti, ossia dello Stato.
Il complottista tirerà fuori che, con il possesso del 25% del mercato editoriale nazionale, la dose di potere è tale da poter stimolare anche decreti a tuo favore.
Ma io non sono un complottista.
Io faccio solo contestazioni politiche: non è possibile che sia agevole ottenere un prestito da 6,3 miliardi di euro e difficile ottenere piccoli prestiti per l’imprenditore normale che cerca di tenere in piedi la baracca.
Mascherine ordoliberiste
Poi ci sono le mascherine. Questo è l’incarto che viene consegnato nelle scuole per bambini 6-10 anni.
Abbiamo la triade:
1) “Presidenza del Consiglio dei Ministri”
+
2) “Commissario Straordinario per l’Attuazione e il Coordinamento delle Misure Occorrenti per il Contenimento e Contrasto dell’Emergenza Epidemiologica COVID-19”
+
3) “FCA Italy SpA”.
Conte + Arcuri + Elkann/Agnelli.
C’è qualcosa che non va? Qualcosa di illegale? No, tutto legale e inattaccabile.
Le autorizzazioni sono arrivate dall’Istituto superiore della Sanità nel cuore di agosto: due il giorno 12, una il giorno 17 e due il giorno 19. Così è partita la più grande produzione di mascherine chirurgiche in Italia dal giorno del via libera contenuto nel decreto Cura Italia.
Cinque autorizzazioni, tre per la produzione di mascherine chirurgiche per adulti di tipo tradizionale e due per quella di mascherine chirurgiche pediatriche, dunque per bambini.
Le ha ottenute Fca Italy spa, il gruppo automobilistico presieduto da John Elkann, che nel frattempo aveva già attrezzato negli stabilimenti di Torino Mirafiori e Pratola Serra nell’avellinese ben 44 linee di produzione di mascherine inserite in 16 mila metri quadrati su cui impiegare almeno 600 lavoratori.
Un investimento notevole che consente a Fca Italy di produrre a regime la bellezza di 27 milioni di mascherine chirurgiche al giorno, colmando da sola oltre la metà del fabbisogno quotidiano nazionale.
Non solo: se le richieste di autorizzazione alla produzione di mascherine usa e getta sono state centinaia in questi mesi, il numero è assai ridotto per quelle pediatriche, e pure non avendo ancora svelato i particolari le due autorizzazioni rilasciate a Fca Italy sono probabilmente da sole in grado di soddisfare il fabbisogno quotidiano della scuola per i più piccoli, ed Elkann grazie all’accordo stretto con il commissario straordinario Domenico Arcuri sarà fondamentale per rispettare la promessa di fornitura complessiva a tutte le scuole italiane di 11 milioni di mascherine chirurgiche giornaliere. (Franco Bechis, il Tempo)
Una produzione di mascherine che è una sorta di “stamperia di denaro”: viene prodotto un oggetto con difficoltà tecnologica pari a zero e il pagatore non è la classica Pubblica Amministrazione, ma un Commissario Speciale con pieni poteri di spesa e ossessionato da quella promessa di 11 milioni di mascherine alle scuole.
(Nota a margine – I pacchetti di mascherine vengono consegnati ai genitori e spesso finiscono direttamente in pattumiera; se proprio un genitore deve torturare suo figlio con la mascherina, ne sceglie almeno una di qualità migliore).
Un complottista potrebbe dire che Elkann non può aver realizzato 44 linee di produzione senza la certezza preventiva che avrebbe ottenuto le autorizzazioni. Ma io non sono un complottista. Io faccio solo contestazioni politiche.
- Contesto che ci sia ancora in Italia un’emergenza sanitaria.
- Se anche ci fosse un’emergenza sanitaria, contesto che sia necessario avere un Commissario Straordinario.
- Se anche fosse lecito avere un Commissario Straordinario, contesto che questi debba avere competenza su boiate a bassa tecnologia che qualunque dittarella sul territorio potrebbe produrre.
- Ritengo deleterio dare concessioni per produzioni massicce, perché, una volta attivate, queste produzioni devono andare avanti per tempi biblici, mentre le piccole produzioni locali possono essere adattate alle necessità reali (quantità e qualità realmente richiesta) ed essere chiuse quando è ora e non quando lo esigono le “economie di scala” delle grandi produzioni.
Per questo dico spesso che l’opposizione politica in Italia non esiste più. L’opposizione ha paura come la maggioranza, e su queste cose non dice nulla. Hanno paura di numeri epidemici che non esistono.
Non so se avremo ancora la “chiusura nazionale totale”. Di certo avremo la “mascherina nazionale totale”. Facciamo per un anno? Sono 27 milioni di mascherine al giorno per il solo filone FCA. Stando all’articolo di Bechis, coprono la metà del fabbisogno nazionale. Fanno quindi 20 miliardi di mascherine in un anno. Una montagna di spazzatura. Per nulla.
Ci sarebbe da urlare
Un amico mi ha detto che non riesce più a guardare i telegiornali perché, durante o dopo le notizie covid, si mette a urlare e la moglie lo spedisce via.
Ci sarebbe da urlare, effettivamente. Io semplicemente vado via da solo, prima di mettermi a urlare e di essere espulso dalla moglie.
Oggi, ad esempio: «Aumento di contagi record: 2.548 nuovi contagi in Italia, siamo tornati a livello di aprile».
Ho già detto più volte che, con pazienza e noia, registro su un foglio Excel tutti i dati forniti dalla Protezione Civile. In più salvo continuamente archivi dell’Istituto Superiore di Sanità.
Siamo tornati a livello di aprile? Va bene. Prendiamo la prima riga del mese di aprile con contagi compatibili con quelli del 1 ottobre: 2.667 il 15 aprile.
15 aprile: morti 578 – in intensiva 3.079 – in corsia 27.643 – globale ospedale 30.722 – tamponi 43.715
1 ottobre: morti 24 (-95,8%) – in intensiva 291 (-90,5%) – in corsia 3.097 (-88,8%) – globale ospedale 3.388 (-89%) – tamponi 118.236 (+170,5%)
Una informazione che indica quel numero di 2.548 nuovi casi come un “ritorno” ad aprile è una informazione spazzatura.
Non vuole informarci, vuole spaventarci.
Non vuole dirci cosa c’è davvero da fare, vuole dirci che servono nuove restrizioni.
E puntualmente vengono fuori i governatori della “mascherina totale”. Non c’è né maggioranza né opposizione: De Luca, Musumeci, Zingaretti, tutti uguali.
I dati reali del “terrore”
Guardiamo prima di tutto i dati nazionali del “terrore”. Le tabelle sono tratte da “Epicentro – L’epidemiologia per la sanità pubblica – Istituto Superiore di Sanità”.
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Numero di casi di COVID-19 segnalati in Italia per classe di età e letalità (dato disponibile per 314.053 casi)
E’ quello che si sapeva: il covid è un problema essenzialmente per noi pensionati, in particolare per i vecchi (età media 80 anni, mediana 82 anni; media patologie extra dei morti: 3,4). Mortalità impercettibile sotto i 40 anni, modestissima nella fascia lavorativa.
Un dato iper-sintetico: nella fascia scolastico-lavorativa (0-65 anni) sono morte 66 persone per milione (ricordiamo che ne muoiono 1.501 per milione per altre cause).
Nella fascia dei pensionati (>65) sono invece morte 2.356 persone per milione (40.861 per milione per altre cause).
In estate cosa è successo? Sono morti i giovani delle vacanze e della movida? No, sono morti i soliti over 65. Pochissimi, 22 al giorno.
Proporzione (%) di casi di COVID-19 segnalati in Italia per stato clinico attuale e classe di età (dato disponibile per 51.479 casi)
Questa è una statistica, non è riferita alla totalità dei casi. Ma la faccenda è sempre la stessa: per arrivare a una strisciolina di casi critici bisogna arrivare ai 40-49 anni, i problemi statisticamente rilevanti arrivano in età da pensionati.
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I casi in terapia intensiva per covid stanno crescendo. Su questo non c’è dubbio, purché non si pensi che stiano crescendo come in marzo. In marzo l’aumento medio giornaliero era di 126, adesso è di 7.
C’è da agitarsi? Abbiamo 291 persone in terapia intensiva covid, a fronte di 7.781 posti di intensiva totali. La mortalità, dopo il picco estivo (non dovuto al covid: per covid morivano 22 persone al giorno, a fronte di 1.400 circa per altre cause) sta tornando sottomedia.
E veniamo allora ai tre sceriffi che hanno imposto la mascherina all’aperto a tutti, quando il problema è, anche da loro, un problema da pensionati o geriatrico.
Elenco le tre regioni in ordine alfabetico: vedete voi quale è il governatore più strampalato, visto che l’emergenza è palesemente inesistente per ognuno di loro.
Conclusione (provvisoria)
Viene da chiedersi: ma perché lo stanno facendo?
Sfornano statistiche e non le leggono?
Continuano a guardare le previsioni di modelli matematici che, per forza di cose, valgono come le previsioni del tempo a lungo termine? (modelli matematicamente coerenti, ma privi di valore, per l’impossibilità di conoscere tutti i parametri)
Non so dirlo.
Non sono nella testa di De Luca, Musumeci, Zingaretti (in ordine alfabetico).
Hanno paura. O qualcuno dice loro di avere paura.
Ma loro sono comunque la manovalanza.
L’ordoliberismo ha una sua strategia ben precisa, ed è un modo di pensare condiviso da tutti i “grandi” della terra. Ne riparleremo, a Dio piacendo, la prossima settimana.
Nel frattempo rileggete il primo capitoletto di questo articolo, e abbinatelo alle copertine di The Economist.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
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