Potrebbe non essere un dilemma, purtroppo lo diventa grazie all’antipolitica del pensiero unico dominante nel mondo “alternativo”
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Pubblicato anche su Sfero
Chi mi conosce o legge, sa che da un punto di vista politico il mio sforzo si svolge, sostanzialmente, in due direzioni: da una parte nel cercare di dimostrare l’assoluta necessità nel far diventare i diritti umani contenuto centrale dell’azione politica alternativa, dall’altra nel cercare di ridare dignità alla politica stessa, scossa da un numero enorme di contraddizioni, deviazioni e fallimenti, generanti una pesante antipolitica che attanaglia anche il movimento che potrebbe essere alternativo alla tecnocrazia globale.
Fra le “deviazioni” dei nostri tempi, ne abbiamo una assai insidiosa, che potremmo chiamare “coscienziale”.
Consiste, in sostanza, nel credere questione principale, che addirittura non permetterebbe ORA di poter svolgere un’attività politica efficace e di successo, la presunta incapacità della gente di poter “abitare” nel “mondo nuovo” che tutti vorremmo.
Questo punto di vista è rafforzato da una sostanziale sfiducia nell’idea che si possa far politica senza essere “corrotti” dal suo sistema.
La presunta incapacità della gente, un punto di vista politicamente inquietante che rasenta lo stigma psichiatrico – Scardovelli dice chiaramente che siamo tutti malati di neoliberismo (qui la mia critica alla sua impostazione) -, fa parte di tutto quell’armamentario “olistico” che imperversa nel web, nei social e di riflesso nella testa della gente, costituisce uno dei fondamenti dell’antipolitica.
A mio modo di vedere, la questione si potrebbe “risolvere” in maniera semplice e decisa, anche perché siamo alla vigilia di uno stravolgimento così profondo della nostra realtà, che ci impedirà del tutto anche solo di pensare alla politica come soluzione praticabile dei problemi umani: la bollinatura verde pre elettorale ci butterà fuori dallo Stato di diritto e dalla politica stessa.
La semplicità della questione è presto detta: con lo Stato di diritto, con i diritti umani, in teoria i due capisaldi delle cosiddette “democrazie liberali”, la politica sembrava aver “risolto” molti dei suoi problemi, e la convivenza civile sembrava avviata ad un’auto-regolazione per mezzo di un “diritto umanistico”.
Certamente, lo Stato di diritto oggi può considerarsi morente, occupato, svuotato e dissanguato dagli interessi globali di logge e corporazioni, ma, ancora per poco, in linea di principio sarebbe ancora recuperabile con una nuova e consapevole volontà politica, adatta alla situazione, che riesca ad unire la società civile ancora non asservita mentalmente e culturalmente al sistema.
Questa unione, se ben espressa e organizzata, potrebbe formare un grande polo unitario riformatore e molto attrattivo per un numero crescente di persone e soggetti sociali.
Sarebbe uno sforzo durissimo, una battaglia da condurre sul filo del rasoio, ma ancora possibile, in linea teorica.
Il problema fondamentale risulta però l’antipolitica, e la “questione coscienziale” che ne è una delle sue matrici.
Una questione che peraltro non ha, e non potrà mai avere, a livello civile e politico, un riscontro oggettivo capace di sostenere alcunché: come riconoscere di chi fidarsi da un punto di vista “coscienziale”?
Ammesso che ciò fosse possibile, vogliamo passare da una tecnocrazia di presunti “competenti”, asserviti alle corporazioni, ad una oclocrazia di presunti “risvegliati” in “sintonia con l’universo”?
Non potrebbe, addirittura, somigliare al tanto decantato futuro in cui “non avremo nulla e saremo felici” paventato dal reset globale?
Alla luce di quanto appena considerato, credo che la necessità politica del presente sia quella di tornare urgentemente nei luoghi della politica, che ancora molti ricordano, per riaccenderli e rinnovarli con una nuova consapevolezza di ciò che avrebbe dovuto essere lo Stato di diritto e tentare di rigenerarlo, tenendo conto della storia e dell’esperienza, con un’immensa, necessaria TRASPARENZA.
A livello civile, non c’è sostituto democratico allo Stato di diritto, ai partiti, ai parlamenti dialoganti, al suffragio universale e alla democrazia rappresentativa, a patto di ricostruire tutto e mantenerlo senza gettare gli originali libretti delle istruzioni, che si chiamano diritti umani e Costituzioni repubblicane.
Altrimenti arrendiamoci subito, e speriamo che gli algoritmi transumani siano più pietosi dei loro programmatori.
Massimo Franceschini, 17 ottobre 2021
Fonte immagine: bigquestionpodcast.com
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