Una breve riflessione sulle distorsioni sociali e politiche favorite dai social media
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Pubblicato anche su Sfero
In questi giorni di attesa ospedaliera osservo lo stato della lotta al sistema, nei porti e nelle piazze, con le forze dell’ordine che usano violenza sui manifestanti: non posso non continuare a riflettere sulle problematiche che impediscono una seria e unitaria espressione politica, in sostegno del dissenso.
Negli articoli precedenti, ma in realtà sin da quando ho iniziato a scrivere, anni fa, ho cercato di individuare i fattori che impediscono la nascita di una politica alternativa unitaria ed autorevole, uno sforzo che ha dato vita anche a questa serie di video.
Uno dei dati che risultano subito evidenti, è la FRAMMENTAZIONE, che in effetti non riguarda solo l’ambito più precisamente politico, ma anche il più generico attivismo, associazionismo compreso: siamo sommersi da una marea di sigle, associazioni, comitati, progetti, coordinamenti che pretendono di coordinare tutti e finiscono per associarsi a chi avrebbero dovuto unire, e via dicendo.
Nelle stesse città nascono progetti simili e sovrapponibili, addirittura nei medesimi ambienti e frequentazioni, per non parlare del web e nei social, dove tutto è amplificato all’ennesima potenza.
Ebbene, credo si sia ampiamente superato, e da molto, il punto in cui la pluralità di posizioni, sale della democrazia, diventa inutile ed insidiosa frammentazione, un magma inestricabile di contatti, relazioni, posizioni sfumate, dissidi e differenze, non sostanziali, che però mai si compongo, ma anzi si propagano come un virus nella sua fase più acuta.
Anche negli anni settanta c’era una moltitudine di sigle, ma le principali coprivano egregiamente le varie posizioni sociali e le varie “gradazioni”, in ogni area politico-ideologica, da quelle più ortodosse alle più estreme.
Insomma, l’offerta politica riempiva un bel negozio, giusto per fare una similitudine commerciale, non si arrivava all’odierno ipermercato.
E nel negozio, la qualità era mediamente più alta.
Cosa è accaduto per arrivare alla situazione odierna?
Credo che una delle risposte sia assolutamente davanti i vostri occhi, nelle vostre mani, proprio dove state leggendo: attraverso internet e social media la “tecnica” ci ha reso tutti “poli” mediatici, tutti “produttori di contenuti” e/o “confezionatori di narrazioni”, dandoci un’illusione di attivismo/protagonismo del tutto amplificata e distorta.
L’esposizione mediatica “caratterizza”, ma superficialmente, annulla il confronto, e rende il dialogo un vuoto passaggio di verifica, estetico e di visualizzazioni: un processo “quantitativo” per quanto riguarda i “contatti” – il distanziamento iniziò così -, in cui non c’è vera comunicazione e comprensione, cosa invece necessaria per maturare sia personalmente, sia politicamente, sia da un punto di vista percettivo.
I social media sono perciò, a ben vedere, i principali agenti della distopia incombente, capaci addirittura di impedire, con la loro semplice esistenza, la formazione di una vera e significativa azione sociale, a qualsiasi livello: anche quando rendono possibile contatti e l’organizzazione di “eventi”, questi si svolgono, giocoforza, sul modello spettacolarizzato e presenzialista dei media mainstream, come dicevo due giorni fa qui.
Queste riflessioni, non possono che rafforzare la necessità della formazione di un nuovo e unitario soggetto politico, con questa strategia, pensata anche per non collassare nei media, ma usandoli per costruire qualcosa di reale.
Solo un polo autorevole, che possa essere riconosciuto come la novità necessaria, può essere in grado di sostenere, coordinare e dare impulso al popolo del dissenso, sottraendolo all’abbraccio distraente e distorsivo delle corporazioni della tecnica che stanno gestendo, senza troppo sforzo, i nostri orizzonti.
Se non faremo questo subito, non riusciremo a fermare l’annullamento definitivo della politica, tramite green pass elettorale, e la deviazione dei nostri sogni negli algoritmi dell’“intelligenza” artificiale.
Buon futuro a tutti.
Massimo Franceschini, 18 ottobre 2021
Fonte immagine: Pixabay
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