di Fabio D’Anna
Quando si pensa ad un’assemblea, si pensa al sistema più democratico conosciuto per prendere delle decisioni, questo è vero solo in parte. Nel tempo infatti si sono raffinate molte tecniche in grado di pilotare l’esito delle assemblee.
Metodo truppe cammellate
Le truppe cammellate arabe erano formazioni che affiancarono le forze armate coloniali italiane. L’espressione, in senso figurato, è stata recepita dal linguaggio giornalistico e politico per indicare i sostenitori, raccolti in corrente, gruppo di pressione, associazione, di un leader politico o di una linea politica. Questo metodo è usato prevalentemente quando le assemblee sono poco formalizzate soprattutto nella valutazione di chi ha diritto o meno a partecipare, sembra strano ma sono molte le associazioni di fatto, i movimenti politici ed i comitati civici che fanno uso di assemblee aperte a tutti, questo può sembrare a prima vista il modo più democratico e trasparente ma più le decisioni diventano importanti e più è facile che si creino gruppi organizzati che approfittano del sistema per influenzare ed orientare il voto, magari portando le truppe a votare quando è utile alla propria parte. E’ evidente che il voto è solo l’ultima parte di un processo decisionale e richiede meditazione, approfondimento, discussione e confronto, le truppe cammellate intervengono normalmente soltanto al momento della decisione finale, non per una maturata e coscienziosa presa di posizione, solo per favorire l’esito della squadra a cui si sentono di far parte. Queste azioni il più delle volte tendono a creare squilibri che non permettono di far vincere l’opinione della maggioranza ma solo la volontà dei gruppi più organizzati. Le assemblee a presenza variabile non sono affatto un sistema decisionale democratico, le assemblee democratiche sono quelle in cui sono formalizzate le procedure per accedervi e soprattutto non sia consentito intervenire al voto con pochissimo margine di tempo dal compiuto iter di iscrizione.
Metodo dello sfinimento
Quando i tempi degli interventi non sono adeguatamente contingentati la naturale tendenza delle persone ad essere prolissi ed alcuni interventi mirati e ben orchestrati spesso relegano il momento del voto alla parte conclusiva di una assemblea, in molti casi il numero di partecipanti si riduce nei momenti finali, le persone cominciano pian piano a defilarsi, chi per impegni, chi perché non prevedeva il prolungarsi così eccessivo della discussione, chi perché sfinito. La restrizione dei tempi via via a disposizione per la votazione riducono notevolmente la qualità della decisione finale e vengono, non di rado, sfruttati dai gruppi più presenti per far prendere decisioni che l’intera collettività mal avrebbe digerito. Le assemblee formali ed organizzate hanno regolamenti molto meticolosi sullo svolgimento delle assemblee, basti guardare il regolamento di Camera e Senato, non così invece per milioni di assemblee che si organizzano spontaneamente nella società civile.
Metodo della presidenza
Non ho mai assistito a grandi assemblee in cui qualcuno non si prendesse il compito di regolarle, in piccoli gruppi è possibile auto-regolamentarsi in modo da rendere la discussione proficua e lasciar esprimere tutti, con un numero più alto di persone questo diventa utopico. Vi è quindi sempre qualcuno che formalmente o meno si prende l’onere di veicolare ordinatamente l’assemblea. Questo è il compito che nelle assemblee regolamentate è assegnato al Presidente. In tanti casi è un’ottima soluzione, soprattutto se la persona chiamata a fare il Presidente si comporta in maniera imparziale ed ha come unico esclusivo obiettivo lo svolgimento ordinato e democratico dell’assemblea stessa. Tuttavia, per quanto limitato, si tratta pur sempre di un potere e questo potere può anche essere mal esercitato. La presidenza riesce (se vuole) spesso ad orientare e favorire notevolmente una delle parti in causa. Può orientare la discussione, può in alcuni casi cambiare l’ordine del giorno, può far votare nel momento in cui ritiene più favorevole, può boicottare il buon esito dell’assemblea. è quindi importante che esista un regolamento che limiti il potere del Presidente alle azioni strettamente necessarie allo svolgimento di un’assemblea ordinata ed inoltre che la persona designata a tale ruolo possa essere eletta dall’assemblea stessa e non imposta dal caso o da qualcuno.
Metodo del calendario
Esistono sempre dei leader di opinione, persone che con la loro presenza e la loro capacità comunicativa riescono ad orientare molte opinioni. Tanti politici hanno il vantaggio che non devono lavorare, possono impegnarsi interamente alla politica. Gran parte di noi comuni mortali che invece fa politica solo per passione ha invece impegni di lavoro e familiari che non lo rendono permanentemente disponibile. Se qualcuno, più degli altri, ha il potere di decidere od orintare la data dell’assemblea (ovvero il momento in cui si prendono le decisioni) potrebbe utilizzare questa attitudine per ottenere un calendario a lui favorevole, ad esempio un giorno e ora che non permetta al principale rivale di essere presente in assemblea. Quindi anche la semplice scelta di una data e di un ordine del giorno, può essere strumento di imposizione, il contrario della democrazia. Si sta diffondendo anche la pratica di utilizzare un “doodle”, un semplice strumento web per pianificare l’attività, esso risolve parzialmente il problema, non viene più affidata ad un singolo la scelta della data ma purtroppo ogni potenziale partecipante inserisce i propri impegni e li rende visibili a tutti ed anche in questo caso non diventa difficile organizzare un adeguato numero di partecipanti per pilotare la scelta di una data.
Conclusione
Le assemblee sono uno strumento democratico (seppur mai perfetto) solo se adeguatamente regolamentate e formalizzate come lo sono ad esempio i parlamenti. Anche le assemblee adeguatamente formalizzate comunque soffrono di problemi legati all’effettiva possibiliità degli iscritti di poter partecipare sempre a tutte le attività quando esse rappresentano un’attività secondaria, dovendo ognuno di noi, nella normalità dei casi, prioritarimante badare alla propria famiglia ed al proprio lavoro. Ovunque non si intervenga per disciplinare e limitare i poteri in gioco, esistono gruppi o persone che si organizzano per concentrare a se quanto più potere possibile. La democrazia non è anarchia o semplicemente libertà di azione, la democrazia necessità di regole formali che limitano gli abusi di potere per far si che possa emergere il bene comune. Non può essere un processo improvvisato o relegato alla buona fede dei partecipanti. Le assemblee non sono nemmeno l’unico metodo decisionale democratico esistente, Decidiamolo Insieme, ad esempio, adotta un rivoluzionario ed innovativo metodo decisionale che scinde in due tempi differenti il momento della discussione e confronto da quello del voto. La democrazia non è uno status che una volta conquistato possiamo definirlo acquisito ma una lotta quotidiana in cui ogni giorno è dedicato a rivendicare il diritto di poter decidere insieme.
Tratto da:
http://www.decidiamoloinsieme.it/cgi-bin/www/main.cgi?cmd=ARTICOLO&id=299#Sotto
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