Come siamo finiti così in basso? Dal ‘700 ad oggi, micro storia dei dogmi e delle dottrine economiche che ci hanno tolto tutto – PARTE 1 – da scenari economici.it

 

La realtà economica degli ultimi trent’anni, fatta di un progressivo impoverimento è diventata la nuova normalità. Invece è nata da dottrine che hanno deviato il percorso verso la prosperità. Scopriamo com’è avvenuto tutto questo.

Quante volte ci capita di guardare alla realtà odierna fatta di povertà e disuguaglianze; di cessione di diritti e riduzione della ricchezza, senza ricevere alcun vantaggio e di chiederci: ma come siamo finiti così in basso?

Eppure spesso e volentieri sentiamo dalle parole dei comuni cittadini che i servizi andrebbero tagliati. Che ci vorrebbe più rigore e severità. Che ci vorrebbero più restrizioni. È possibile capire dove sta l’inganno e come siano riusciti a formare nelle masse un auto coscienza dell’auto distruzione?

Guardiamo alle nuove generazioni e troviamo dei giudici, anziché degli alleati, quando critichiamo questo sistema.
Per chi è nato a fine anni 90 questo sembra un mondo normale. Anzi, quasi ideale. Sembra normale che un giovane laureato incassi 600 euro al mese per fare lavorare in un call center. Che si debba lavorare sottopagati e vivere a casa con i genitori fino a 40 anni. Che l’alternativa diventerà vivere da sradicati, in appartamenti condivisi con altri sfruttati, magari di etnie diverse.

Vivere in un extra-mondo alieno

Gli sembrerà quello il premio di tanta fatica per una manciata di euro. Vivere in un mondo aperto e godere del mix di culture; così, come se la vita fosse la contemplazione della precarietà vista come valore aggiunto.

Chi glielo spiega che fino a 30 anni fa, mica secoli, l’Italia, l’Europa e l’Occidente erano l’esatto opposto?
Non basta fargli vedere i grafici che descrivono la vita media in Italia, dove una famiglia monoreddito comprava casa, andava ogni anno in villeggiatura con la propria auto, mandava i figli all’Università e accantonava il 25% del proprio reddito.

Ti rispondono che vivevamo al di sopra delle nostre possibilità senza spiegare a scapito di chi o di che cosa, visto che anche in piena austerity, come siamo da vent’anni, il debito pubblico è continuato a salire.

Ebbene, c’è un libro che dedica un intero capitolo alle menti più brillanti che sia nel bene che nel male hanno plasmato questa realtà. Nel libro di economia spiegata facile, best seller su Amazon, c’è un capitolo dal titolo I GRANDI PENSATORI.
In questo sono tracciati i profili delle personalità che hanno inciso di più nella nostra cultura e sull’ideologia liberista di oggi, nonché nel rinascimento economico italiano del boom economico.

 

La storia delle dottrine economiche e di come
oggi viviamo come nel ‘700

In questo articolo in 3 parti vedremo come siamo finiti a vivere da poveri in un mondo dove i ricchissimi godono del 90% delle risorse.
Sembra impossibile ma è tutta una questione di dogmi e dottrine, economiche.


Adam Smith by economia spiegata facileQuesto signore si chiama Adam Smith ed è da lui che comincia la nostra storia, perché viene considerato il primo vero e proprio economista e comunque uno dei capostipiti degli studiosi di economia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima di lui l’analisi empirica dell’economia parlava francese.

Inoltre all’epoca, l’approccio all’economia avveniva su basi molto approssimative, superstiziose, senza una vera e propria osservazione della realtà e con uno scopo quasi esclusivo: opporsi allo strapotere commerciale degli olandesi di allora.

Quindi, prima di Smith, l’economia viene vista come arma di riscatto e di predominio sulle altre economie e non come mezzo di sviluppo sociale collettivo.
adam smith, con il suo lavoro, getta le basi per aiutarci a comprendere le dinamiche dell’economia vista come scienza sociale.

Tuttavia anche Smith è un uomo della sua epoca, fatta anch’essa, come la nostra, di forti illusioni delle teorie economiche e soprattutto di convinzioni molto radicate, che gli fanno credere che l’economia sia un fattore naturale e che per tanto obbedisca a leggi divine. anche questa una vera e propria superstizione. Una credenza che ancora oggi fa credere ai ricchi di meritare la loro fortuna come segno del destino o premio per essere parte di un’élite benedetta dal fato.

Quella del dogma resetrà una costante di tutte le dottrine economiche della storia, inclusa quella dominante ai giorni nostri, e non le chiamiamo ‘dottrine’ a caso.

A Smith dobbiamo l’invenzione del famoso concetto della mano invisibile del mercato, anche se, in realtà, gli economisti ce ne hanno tramandata una interpretazione molto diversa da quella originalmente pensata da Smith.


Una nuova dottrina economica che cambia il mondo

Smith alla sua epoca si pose in mezzo al confronto fra due correnti di pensiero dei tempi che si contrapponevano ferocemente: da una parte i capitalisti e dall’altra i fisiocrati.

I capitalisti

I capitalisti come Colbert sostenevano che ciò che creava valore fossero i capitali (denaro e beni strumentali destinati alla produzione). Quindi chi è più ricco possiede le chiavi del progresso e per creare ricchezza. Colbert intuisce che per dominare sulle altre nazioni occorra esportare beni ed importare argento in loro pagamento.

Questo si chiama mercantilismo ed è qualcosa di molto simile al ruolo svolto dalla Germania nei confronti degli altri membri dell’eurozona.

Per raggiungere questo obiettivo è importante fissare dazi sulle merci delle nazioni straniere e ottimizzare le proprie produzioni regolamentandole rigidamente.
Significa che gli artigiani dovranno attenersi a criteri produttivi virtuosi (ciò che oggi chiamiamo, aumentare la produttività) che consentissero di produrre beni più competivi di quelli stranieri.

I fisiocrati

I fisiocrati come Quesnay invece sostenevano che il mezzo di creazione di valore fosse la terra, mentre l’industria ha solo il compito di trasformare e il commercio di distribuire la produzione.
Erano contrari alle regolamentazioni dei capitalisti. Spingevano perché non ci fossero limiti alla circolazione, poiché ritenevano che nell’economia, ritenuta al pari di una legge naturale, come il sangue di una nazione, le merci dovevano circolare liberamente.

La loro osservazione della realtà si limitava al mondo agricolo, nonostante si fosse all’inizio della transizione verso un’economia capitalistica in cui altre produzioni stavano acquisendo via via sempre più importanza.


Aumentare la produttività

Quello della produttività è un problema di tutte le epoche. Ancora oggi si scusa l’Italia di avere un’industria poco competitiva sul piano della competitività. Di essere arretrata tecnologicamente. Di non saper produrre come le altre industrie.

Da dove nasce questo problema?


Adam Smith invece fonda le sue teorie sull’osservazione di ciò che avviene nelle fabbriche e si accorge che all’interno della catena di processi con cui si produce un bene, se si affida un unico, singolo compito specifico, limitato e ripetitivo a ciascun operaio – anziché continuare a dare a ciascun lavoratore il compito di produrre da solo il bene, occupandosi di tutte le lavorazioni dall’inizio alla fine – la produzione aumenta seppur nello stesso tempo e con lo stesso impiego di risorse.

Così aumenta la produttività.
Adam Smith quindi stabilisce un nuovo fondamentale aspetto economico che sarà di ispirazione per Marx.
Si tratta dell’idea che il fattore che produce valore in realtà non sono né i soldi, né la terra, ma il lavoro, quindi il lavoratore. Quello che oggi siamo abituati a chiamare, capitale umano.
Smith lo deduce perché calcolando il tempo necessario a produrre i beni è possibile stabilire il corretto rapporto di valore tra beni diversi.

Qui nasce anche l’dea delle specializzazioni che più tardi verrà introdotta anche nell’istruzione, con l’obiettivo di formare forza lavoro già indirizzata alle specializzazioni richieste dal mercato.


La mano invisibile

Si tratta di un concetto che i più attenti avranno sentito citare moltissime volte.

Secondo Smith esiste una sorta di coscienza collettiva che fa sì che ciascun artigiano, panettiere, ecc. si comporti in modo economicamente etico e ciò fa sì che ognuno produca la migliore qualità di cui è capace.
Pertanto bisogna imparare a distinguere tra giudizio morale sulla persona e l’opinione che si ha del professionista; perché è nel proprio interesse che il panettiere sfornerà il miglior pane possibile al giusto prezzo.
Solo così riuscirà ad avere una clientela soddisfatta e disposta a tornare nella sua bottega e a limitare l’intrusione della concorrenza nei suoi affari.

Essendo nell’interesse di ciascuno offrire la massima qualità e a mantenere fedele la propria clientela, quest’atto di coscienza funge da regolatore dell’economia, facendo sì che i prezzi rimangano stabili e vi sia il giusto livello di competizione tra soggetti economici.
Così il mercato si auto regola, come se ci fosse una mano invisibile che lo governa, spingendo gli individui a raggiungere successi personali che però vanno a vantaggio della collettività.

Il mercato quindi va lasciato libero di espandersi, eliminando le barriere doganali, ma rimanendo entro i limiti imposti dallo stato che ha il dovere di vigilare sull’equità e sull’onestà dei capitalisti.

Fate attenzione ai capitalisti!

Adam Smith credeva che il mercato dovesse essere libero seppur all’interno di norme dello stato che salvaguardassero i diritti di tutti.

Ci mette in guardia contro i capitalisti, perché, sin dai suoi tempi, i capitalisti tendevano a chiedere ai regnanti delle norme e delle leggi che salvaguardassero i loro interessi.

Non vi ricorda qualcosa?

 

Articolo originario:

 

https://scenarieconomici.it/religioni-economiche/

 

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