Il primo di una serie di articoli dedicata ai 30 diritti umani
Per chi preferisce ascoltare, qui la versione AUDIO dell’articolo dal podcast relativo, qui la presentazione della serie audio
Questo articolo è l’introduzione ad una serie di scritti dedicata ai 30 articoli della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.
Il motivo di queste pagine non è “solo” un invito alla conoscenza di quello che è, di fatto, il documento cardine della nostra civiltà, l’apice etico raggiunto dalla politica all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.
Prima di ogni altra cosa iniziamo a vedere perché è un documento cardine: intanto lo è poiché si pone al culmine di un lungo percorso storico di maturazione di istanze di liberazione, di riconoscimento di dignità e diritti.
La formazione di questi valori non parte dalla Rivoluzione Francese o dalla Dichiarazione d’Indipendenza, inizia molto prima e e la loro completa formulazione diventa perciò, nel bene o nel male, spartiacque e riferimento.
I diritti umani erano nell’agenda politica già da molto quando la nostra Costituzione li anticipò all’Art. 2, dove afferma di voler garantire “i diritti inviolabili dell’uomo”; questo nonostante la Dichiarazione Universale non fosse ancora promulgata, cosa che sarebbe avvenuta alla fine dello stesso anno, il 1948.
Lo scopo che anima questa serie di scritti è, oltre a quanto detto, quello di “misurare” l’attuazione dei diritti umani e di invitare alla riflessione sugli ostacoli che si frappongono alla loro concretizzazione.
Ostacoli di ogni tipo: politici e culturali in primis, ma anche sociali, economici e, forse sottovalutati, quelli dovuti al “progresso” umano, soprattutto tecnologico, su cui si stanno giocando partite inquietanti per il futuro della nostra libertà.
Cercheremo perciò anche di vedere gli scenari futuri che ci aspettano se continueremo a non tenerne conto.
Andrò anche ad evidenziare tre particolari e nefaste consuetudini: la prima è quella che hanno spesso media, politica ma anche il mondo della cultura, di parlare o riferirsi solo ad alcuni dei 30 diritti, definendoli “fondamentali”, come fossero più importanti o determinanti dei “restanti”.
Voglio qui chiaramente affermare che, al contrario, la non attuazione degli “altri” e del disegno complessivo dei 30 contribuisce grandemente a creare e mantenere le violazioni di quelli che si vogliono intendere come “fondamentali”.
Certamente, anche la non attuazione dei “fondamentali” rende di fatto impossibile la realizzazione degli altri, quindi, come possiamo ben capire, ogni suddivisione dei 30 diritti che non sia puramente speculativa o dettata da esigenze di analisi storica, risulta pericolosa perché potrebbe significare una reale non volontà di completa assunzione dei diritti universali nell’agenda politica e nella cultura.
La seconda deleteria consuetudine è, ovviamente, quella di contraddirne lo spirito nei modi con cui li si pretende proteggere o attuare.
La terza prassi dannosa è simile alla prima e sarebbe quella di perorare apparentemente la causa relativa ad un diritto o ad un insieme di questi, come accennato poc’anzi, senza però tener conto degli altri 29.
Promuovere cioè idee e comportamenti relativi a qualche punto della Dichiarazione Universale senza però armonizzarlo con lo spirito degli altri a cui ovviamente deve legarsi.
L’insieme di queste contraddizioni va a generare ulteriori problemi ed a fornire “giustificazioni” e consenso a risposte uguali e contrarie come, ad esempio, quel “pericolo terroristico” che si vuol descrivere come endemico ad una specifica cultura: se l’Occidente non riesce a praticare i diritti umani in un disegno di pace mondiale, che non sia l’ipocrita esportazione della democrazia con le bombe made in USA, non può troppo lamentarsi del tipo di “risposta” che può venire dalle altre culture.
Questa serie di scritti vorrebbe anche fornire un contributo ideale per un’azione politica nuova, che dovrebbe tener necessariamente presente il seguente fatto: il comprensibile e dilagante cinismo che a livello popolare accompagna l’idea dei diritti umani è con tutta evidenza sfruttato, quando non favorito, dalla politica e dai media mainstream, soggetti che sembrano spesso interessati a disinformare, creare sconcerto e, di conseguenza, caos.
La maggior parte del’informazione racconta infatti i conflitti moderni senza minimamente interrogarsi sulle azioni o non azioni delle più potenti Nazioni e lobby che, violando diritti a suon di bombe e di interferenze politico-economiche, uccidono, occupano e controllano “in nome” della libertà e della democrazia.
La tensione e lo smarrimento provocati da questo panorama favoriscono un altro importante fattore da tenere in considerazione: l’opera politico-culturale di demolizione degli Stati Nazionali, quindi dello Stato di diritto tout court, in atto ormai da troppo tempo.
Opera favorita da un’oligarchia transnazionale intenta a togliere progressivamente sovranità allo Stato, in favore di “logge sovranazionali” già di fatto più potenti degli Stati Nazionali stessi.
La verità nuda e cruda sulla realtà politico-sociale attuale ci parla inoltre di un enorme avanzamento tecnologico, guidato e controllato da una ristretta cerchia di interessi ed “enti” privati al di fuori del controllo della politica e delle società civili.
Avanzamento tecnologico mirato solo verso obiettivi ed aree che hanno a che fare con il “controllo” e l’apparato militare, con una ricerca volta a modificare chimicamente, tecnicamente e geneticamente l’identità psico-biologica dell’uomo e la vita in ogni sua fase e, come ciliegina sulla torta, con l’implementazione sempre più profonda di tecnologie informatiche e di intelligenza artificiale che lasciano aperti inquietanti interrogativi sugli scenari futuri per l’umanità.
Se riteniamo di avere un minimo di responsabilità e di speranza per un domani che non sia ancora completamente scritto, la questione dell’attuazione o non attuazione dei diritti umani è centrale e ineludibile.
Cerchiamo di capirne le mille sfaccettature dei problemi, le ipocrisie connesse e le potenzialità creative che potremmo avere da una politica consapevole, libera e trasparente.
Altrimenti, un asettico futuro di controllo è già in avanzata fase di preparazione.
Massimo Franceschini, 18 ottobre 2017
il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani
Corrette osservazioni. Una consuetudine da aggiungere e da demolire a mio avviso, sia giusto quella di considerare che “tanto ci penserà qualcun altro a fare qualcosa di buono, non me ne devo occupare io, perchè non sono un politico, o un Leader, e la mia opinione conta poco…”. I gruppi di persone sappiamo, costituiscono le società e i gruppi sono composti da singoli individui che condividono qualcosa in comune. I singoli individui che cooperano con le idee chiare su degli argomenti vitali, come quelli sui Diritti Umani, possono influire positivamente quando agiscono assieme e compatti. Pertanto i singoli individui possono produrre cambiamenti desiderabili. Quando hanno le idee chiare. Quando agiscono assieme. L’idea di essere ininfluenti nella società è causata dall’idea di dover agire da soli, come i Don Chisciotte contro i mulini a vento. È naturale che si fallisce, perchè non è il corretto modo di agire per risolvere i problemi sociali. E si fallisce solo per quella ragione. Basti pensare che Ghandi con un “esercito” di mendicanti, barboni disarmati ed ignoranti, che non possedevano una cultura cosidetta civile, nel secolo scorso sconfissero le armate dei coloni inglesi, riguadagnandosi la loro libertà. Essi però furono uniti e d’accordo sulle idee di Ghandi e furono uniti, nonostante gli attacchi addirittura mortali infieriti dai coloni sulla popolazione inerme. Tuttavia vinsero, senza neppure sparare un colpo di fucile che neppure possedevano, nè sapevano usare. Idee chiare ed accordo unanime in direzione della libertà ad oltranza, si dimostrò essere l’arma più potente. La saggezza di Ghandi, rafforzata dall’accordo del suo popolo, determinò il risultato. Questo è ciò che la storia insegna.
Grazie per il feedback, con cui concordo assolutamente.
Ora è tutto più difficile, compreso il coagulare uno sforzo dalla società civile per cambiare le cose.
La prima difficoltà è data dall’invadenza e dalla pervasività del sistema mediatico che ormai si fa tramite in tutto e per tutto fra “il mondo” e le persone.
Affermo da sempre che i 30 Diritti Umani potrebbero essere il collante più “ecumenico” e post-ideologico per creare un grande e trasversale consenso, da più parti ideologiche, laiche e non.
Impresa difficilissima data la tendenza a seguire leader mediatici che appunto vanno a nozze con il sistema.
Tentare comunque è un obbligo etico.