Il mondo della spiritualità si divide fra “spiritualisti” e religiosi, fra confessionali e “gnostici”, lasciando la tecnocrazia libera di catturare il pensiero.
Pubblicato anche su Sfero, Ovidio Network
Ho già scritto e detto più volte come l’incapacità/complicità politica delle forze apparentemente democratiche, inclusa la cosiddetta “area del dissenso”, è in sostanza quella di non riconoscere le necessità del presente, che vede la nostra decadente civiltà finire in una tecno-distopia di controllo globale.
Tali necessità prevederebbero, a mio modo di vedere, che al contrario della sottomissione al marcato gatekeeping antipolitico e al sostegno di tutti i divide et impera immaginabili, le società civili dell’Occidente fossero capaci di dare il via alla costruzione di nuovi soggetti politico-culturali di spessore e di forte presa popolare, tesi a far comprendere il tesoro dell’evoluzione politica messo a punto nel secolo scorso che si chiama Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, quel tesoro che in teoria avrebbe ulteriormente nobilitato le migliori istituzioni evolutesi nel percorso politico dell’uomo: quelle “istituzioni liberali” che si possono sintetizzare con la sovranità popolare, la democrazia diretta o rappresentativa, il suffragio universale e la separazione dei poteri, istituti che andrebbero a comporre il moderno Stato di diritto.
La necessità di una nuova comprensione di questo tesoro, è resa evidente dal fatto che la mala gestione delle istituzioni ha prodotto prassi sempre meno in linea con le loro aspettative valoriali e di funzionamento, tendenza marcatamente aumentata negli ultimi 40 anni che hanno visto lo Stato occupato sempre più a fondo da rappresentanti delle corporazioni globali e dei “poteri forti”, situazione che ha reso generalmente noto il concetto di “stato profondo”.
Vista la tendenza tecno-distopica, solo un recupero qualitativo di tali istituzioni sarebbe uno sforzo politico auspicabile, per quanto ormai “miracoloso”.
Una situazione per certi versi simile l’abbiamo nell’ambito religioso, questione che ho iniziato a trattare qui e qui perché, con tutta evidenza, anche questo campo non comprende l’importanza primaria degli “ecumenici” diritti dell’uomo, forse proprio perché nei diritti è prevista la libertà religiosa: nonostante la tecno-distopia in formazione, addirittura a carattere transumano, al posto di unirsi “politicamente” per far fronte comune anti-distopico, tranne rare, marginali e lodevoli eccezioni di dialogo interreligioso non vedono di meglio che continuare a dividersi delegittimando i presunti avversari del loro campo, rivendicando ognuno l’unica legittimità spirituale e trattando di fatto gli altri in modo antiecumenico.
Poi abbiamo la sostanziale antireligiosità di molti che pretendono invece di parlare di spiritualità, ma che non si rendono conto di quanto la “spiritualità olistica” che professano, ora sempre più infarcita di scientismo e fisica quantistica, sia sostanzialmente una diversa forma di infido materialismo, come cerco di spiegare negli 8 articoli precedenti a questo che potete trovare nella categoria coscienza, conoscenza, trascendenza nel mio blog o elencati a fine articolo.
Dobbiamo quindi comprendere che le macro divisioni nel campo spiritual-religioso non sono solo quelle fra i fedeli delle diverse religioni: c’è una più generale separazione fra fedeli di una religione e quanti al contrario, pur avvertendo la necessità di una consapevolezza superiore sulla realtà, una comprensione per così dire “olistica”, rifiutano l’idea stessa di organizzazione religiosa avvertendo le religioni come enti dogmatici e collusi con il potere, contrarie alla ricerca spirituale e alla libertà dello spirito.
Personalmente ritengo la questione “potere” comunque corretta: un credo religioso o una Chiesa non dovrebbero avere a che fare con il potere in quanto laicità, democrazia e Stato di diritto prevedono che il potere non sia certamente autoritario, antidemocratico e anti diritti umani, ma non debba comunque sottostare a condizionamenti religiosi o di altro tipo anche se certamente, al pari di tutte le associazioni e le espressioni della società civile, le religioni potrebbero interessarsi ed essere ascoltate per ogni decisione pubblica e dovrebbero poter manifestare liberamente il loro eventuale dissenso per la conduzione politica.
Non trovo invece corretto il senso comune antidogmatico, che diventa sostanzialmente antireligioso e che non è solo avverso all’imposizione di verità rivelate e indiscutibili, ma è di fatto contrario all’idea che un percorso di ordine spirituale o religioso possa e debba avere regole rigide sia di ordine deontologico, sia procedurale, sia comportamentale, specifiche e generali.
È del tutto evidente che la spiritualità dei nostri tempi, sostanzialmente materialistica, non sia capace di considerare le deviazioni, le idee errate, le false comprensioni e l’evidente dimenticanza di sé da parte di noi esseri spirituali, un oblio accresciutosi nel tempo nonostante le testimonianze dall’“aldilà” o delle vite passate: questo è certamente dovuto al materialismo imperante e al fatto che la spiritualità di moda oggi non parla di trascendente e vede lo “spirito” come parte della natura e del “tutto”, dove tutto coesiste nell’unica dimensione.
Da ciò possiamo comprendere come sia coerente per questa pseudo spiritualità parlare di “evoluzione spirituale”, appunto come si parlasse di una qualsiasi evoluzione biologica, incapace così di considerare che noi esseri spirituali abbiamo la potenzialità di tornare al logos della nostra dimensione trascendente, in quanto abbiamo appunto dimenticato chi siamo, le nostre prerogative di ordine spirituale ed il perché pensiamo di essere qui, incapaci di pensare alla dimensione trascendente e creativa che ci è propria se non come sostegno/consolazione fine-vita.
Non parlerei quindi di evoluzione da un punto di vista spirituale, quanto piuttosto di necessità di rompere la sopravvenuta dimenticanza dell’essere spirituale che siamo, questione di cui parlavo nell’articolo precedente.
Da tutto ciò, capiamo come la spiritualità di moda oggi non possa considerare l’idea di un necessario recupero delle “mancanze” dello spirito, oltre al fatto che tale recupero non sia affare semplice data la “posizione” di partenza da ente così potente quale siamo, vista la nostra partecipazione alla creazione e alla dimenticanza di questa; coerentemente, si può capire come le regole procedurali e comportamentali necessarie ad affrontare un percorso così delicato siano ancor meno comprese dalla contemporanea spiritualità “anarcoide”, cui basta evitare tensioni e “vibrare alto”.
A questo punto, occorre far menzione di un’altra questione, un’altra divisione, che è un vero e proprio divide et impera interno alla spiritualità di cui ancora non ho parlato: quello fra alcuni confessionali cattolici più conservatori e l’idea della “gnosi”.
Questa divisione si inserisce in quella più generale fra “spiritualisti” e religiosi, ma prende il via dal mondo religioso cristiano, laico e non, teso ad attaccare qualsiasi cosa possa ricondurre all’idea di “gnosi” e “gnosticismo”, termini che non sono necessariamente sinonimici.
Per ben comprendere cosa si intenda per gnosi mi affido ad alcuni stralci da una trattazione di Aldo Natale Terrin, prete cattolico e grande saggista, che fu docente di Fenomenologia della religione presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova; in uno dei tanti saggi che ha dedicato alle varie religioni del mondo premetteva correttamente come il soggetto “gnosi” non fosse affatto semplice e storicamente lineare da affrontare, descrivendola così:
«Dal punto di vista più pertinente e specifico, il termine “gnosi” deve essere almeno inizialmente elaborato a partire dal sé e in qualche modo dall’antica espressione greca “Conosci te stesso” del tempio di Apollo a Delfi. Quando si parla di gnosi non si ha a che fare infatti con conoscenza qualunque: la gnosi non è una qualche realtà che si trova “là fuori”. Non è una conoscenza che possa essere fondata razionalmente attraverso una riflessione sul mondo esterno. Non è una conoscenza che parte dal mondo della percezione esterna. È un altro modo di comprendere, che non avviene attraverso il sillogismo o il ragionamento razionale. Né, d’altra parte, può essere rivelata da un Dio trascendente, come avviene nel mondo cristiano.
Invece essa ha il suo fondamento in una sorgente interiore che fa capo all’esperienza personale e che si alimenta dell’immaginazione e dell’“intuizione spirituale”. In questo senso, si legge nel Vangelo di Tommaso: “Non dice forse Gesù: chiunque trovi se stesso è superiore al resto del mondo?” Si tratta, dunque, di un’altra conoscenza basata in particolare “sull’auto potenziamento del soggetto conoscente”. […]
La gnosi è una “conoscenza spirituale”, dove l’auto-conoscenza è nello stesso tempo la conoscenza di sé e la “conoscenza di Dio”: in questo senso si potrebbe dire che le due parti (il sé e Dio) sono le facce di una stessa medaglia. […]
L’esperienza diretta di una verità trascendente vale per tutti i rappresentanti del mondo gnostico antico: cristiani, ebrei, gnostici, o anche manichei. E qui emergono in particolare due modi di darsi di questa emergenza: con esperienze “extra-corporee” in contesti rituali o con “ascesi celesti”, che sono legate a differenti gradi di ascesa.
Dunque, il progresso in questo doppio tipo di conoscenza è pensato come un “viaggio spirituale”, dove il traguardo conoscitivo ultimo si raggiunge soltanto per tappe, per gradi. […]
Ma si può ulteriormente ampliare il discorso sulle tappe nell’“ascesa spirituale”, mettendo a confronto i vari “sentieri” nell’ascesa a Dio tracciati dallo Gnosticismo, dall’esoterismo e dall’ermetismo. Ora, facendo la comparazione, si noterà un’affinità quasi assoluta. In tutte queste forme di gnosi l’esperienza del sé come “viaggio” appare fondamentale: si rivela anzi una caratteristica particolare di tutto il mondo gnostico. […]
Il titolo più importante della conoscenza è di essere già per se stessa legata alla salvezza e dunque “salvifica”. La conoscenza non ha carattere teorico: non è un insieme di informazioni su come stanno le cose, ma piuttosto è una “conoscenza esperienziale”, basata sull’esperienza che si fa con il corpo e perciò essa stessa è “efficace”, “trasformativa”. Nell’auto-consapevolezza è il corpo stesso che entra in gioco. Ora, poiché il nostro corpo riflette tutte le leggi e le strutture del cosmo, succede che, conoscendo le leggi segrete della salvezza, “si viene trasformati”. Questa metamorfosi è frutto di una percezione superiore, non più legata ai sensi, è invece connessa a tutta la realtà “cosmica” e porta con sé l’“immagine”, lo “specchio” stesso del divino. Potrebbe essere paragonata a uno stato di “perfetta razionalità”, dove la razionalità non è più quella che si sviluppa dall’intelligenza umana, ma da un’intelligenza cosmico-universale, di origine divina. […]
Dobbiamo però ricordare che la gnosi non è soltanto quella “antica”, ma c’è anche una gnosi “nuova”, “moderna” che ha elementi in comune con quella antica, ma ha anche delle sottolineature particolari. In questo senso dobbiamo fare i conti con una specifica caratteristica della gnosi moderna che è l’immaginatio (l’immaginazione). Questa nella gnosi degli ultimi secoli è lo strumento principale per raggiungere la sapienza, data la sua forza creativa: essa infatti è in grado di cambiare il sé e il mondo nello stesso tempo. Ora, si potrebbe osservare che proprio questa gnosi, tramite l’immaginazione ha assunto un suo ruolo preciso, venendo a costruire una “terza dimensione” molto importante nel rapporto tra “religione” e “scienza”. L’immaginazione sta infatti a metà strada tra religione e scienza, come si dà a vedere ad esempio nella Teosofia e nell’Occultismo. In tal senso l’esoterismo occidentale, che porta al suo interno il concetto di gnosi, poté sviluppare molti esercizi di immaginazione in rapporto a Dio, all’uomo e alla Natura, come fece ad esempio il mistico Jacob Bohme.
Lo stesso processo avvenne più tardi per il movimento dei pensatori romantici che presero ispirazione dalla gnosi di altre religioni, come la Cabala ebraica, il culto egizio di Iside, come anche dall’Induismo e dal Buddhismo.
Dunque, l’immaginazione con il tema dello “specchio di Dio nella Natura” ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione della gnosi moderna. Tutto questo ha prodotto nuovi temi e nuove prospettive facendo interagire religione, scienza e arte nello stesso tempo. […]
Dio nel mondo gnostico, per un certo aspetto, è un Dio lontano, “remoto” per cui egli è al di là di tutti gli universi creati. Per altro aspetto, è un Dio che è “dentro l’uomo”, che agisce in lui, che si manifesta attraverso la conoscenza e che fa parte dello stesso processo conoscitivo proprio dello gnostico. Per esemplificare, non ha perciò le sembianze di una persona come nelle “religioni teistiche”, ma è piuttosto l’anima, l’energia, la forza immanente del mondo ed è allo stesso tempo, però, il traguardo verso l’infinito che sospinge ogni ricerca. Le visioni di Dio e dell’uomo sono dunque complementari. […]
Come si vede in questo concetto di “salvezza” come “libertà e liberazione” manca un “Salvatore” a cui invece fa riferimento la religione cristiana. […] Si direbbe che nelle religioni orientali come nella visione gnostica il processo centrale della salvezza consiste nel passaggio dall’ignoranza alla conoscenza spirituale, senza bisogno di un Sahosyant, di un Salvatore, che venga dal cielo a riscattare l’uomo. […]
Così la tesi centrale potrebbe essere quella propria delle Upanishad antiche secondo cui:
“Noi veniamo da Dio,
noi partecipiamo della sua Essenza,
noi ritorneremo a Lui”.
Ora, questa tesi è presente in Oriente in tutte le grandi Upanishad, come per esempio nella Brhad-aranyaka Up. Ma nello stesso tempo costituisce anche il messaggio centrale dell’altra grande Upanishad che è la Chandogya Up ed è presente in ogni visione che si definisce “gnostica”. Come si vede qui è assente la figura del Salvatore, che è un elemento specifico della religione cristiana, manca l’idea di una salvezza dal di fuori, perché tutto fa capo alla conoscenza e ritorna al mondo della conoscenza come “salvezza”.
Ma si può dire che lo stesso messaggio vale anche per il mondo buddhista e in particolare per la meditazione presente nel Buddhismo, dove si ripete […] che la “mente è tutto ciò che abbiamo per arrivare allo scopo, perché la mente è in se stessa «il primo e principale rifugio a se stessa»”. La mente qui non è altro che la capacità conoscitiva ed è perciò l’unica possibilità di salvezza».
Mi pare che questi stralci facciano ben comprendere il particolare divide et impera presente nella spiritualità, che sto cercando di evidenziare: quello fra chi pensa, certo legittimamente, che le verità ultime siano un fatto rivelato da Dio, altrimenti impossibili da raggiungere per gli uomini, e fra chi pensa “gnosticamente” che ogni uomo in quanto essere fondamentalmente spirituale possa elevarsi dalla materialità dell’esistenza con i suoi mezzi, dato che tutta la conoscenza possibile è già dentro di lui, senza bisogno di un “salvatore”.
Il concetto che uomo e Dio siano due facce della stessa medaglia è tanto affine con la visione che ho cercato di esprimere nei precedenti 8 articoli, anche se ho sempre avvertito come una “definizione” di “Dio” possa risultare problematica, riduttiva e confondente da questa dimensione materiale.
Se quindi la mia visione è per certi versi “gnostica”, l’idea che ci possa essere necessità di un’organizzazione religiosa, che chiamiamo tradizionalmente “Chiesa” e che abbia la funzione di preservare metodi e percorsi, può essere certamente un’idea formalmente più affine a qualsiasi religione esistente che si sia strutturata intorno al suo credo, alle sue procedure e alle sue gerarchie.
Per concludere, vorrei rispondere a quei cattolici che accusano il mondo della gnosi delle peggiori nefandezze, alcune delle quali non sono certo invenzioni, invitandoli a ricordare come dal mondo delle religioni in genere, almeno di quelle storiche, si sono comunque prodotti crimini contro l’umanità di portata devastante: come già dicevo nel precedente articolo scagli la prima pietra chi fra laici e religiosi, confessionali, politici e ideologici, non abbia una storia di deviazioni e contraddizioni drammatiche dal suo percorso e dagli ideali professati.
Ciò testimonia come non solo la politica e le ideologie, ma anche la religiosità e la spiritualità, in quanto “fatti umani”, siano tutti fenomeni soggetti alle contraddizioni presenti nell’uomo stesso e nella sua mente, certo non risolvibili tagliando un aspetto così importante del suo essere come quello religioso, secondo me assolutamente necessario a comporre un percorso di consapevolezza, libertà e responsabilità onnicomprensivo.
Ad ogni modo e per concludere, vorrei fare un invito a quanti sono interessati alla spiritualità e alla religione, cioè quello di favorire l’unione anti-tecno-transumana di tutti gli attori del loro ambito, oltre a un ulteriore invito a comprendere questo: una guerra interreligiosa o inter-spirituale è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, ma sicuramente è una delle prime a far comodo alla tecnocrazia materialista e antiumana.
Tiratene le conclusioni.
25 settembre 2024
fonte immagine: istruzioni a Microsoft Bing
Di seguito i precedenti 8 articoli della serie, in ordine di pubblicazione:
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/02/12/filosofia-e-verita/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/04/06/dal-materialismo-imperante-la-narrazione-della-distopia-incombente/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/04/19/scopriamo-la-liberta-dello-spirito-puo-salvarci-dalla-tecno-distopia/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/05/10/la-materia-non-puo-essere-un-assoluto-e-il-suo-culto-e-gabbia-dello-spirito/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/07/05/credere-nellunica-dimensione-porta-al-tecno-totalitarismo/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/08/06/il-problema-nella-ricerca-della-coscienza/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/08/22/la-questione-della-realta-e-fondamentale-per-capire-il-nostro-essere/
– https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/09/20/le-deduzioni-possibili-dallessere-spirituale-e-dalla-creazione-chiamata-realta/
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