Il presidente e la nOmismatica

di Giovanni Lazzaretti

Il nostro Presidente Sergio Mattarella ha un rapporto stretto con la parola “inaccettabile”. Quando pronuncia un discorso che abbia la parvenza di un sussulto morale, la parola “inaccettabile” c’è sempre.
E così sono inaccettabili: il femminicidio, gli incidenti sul lavoro, l’omofobia, la disoccupazione al sud, la tratta delle persone, l’uso di armi chimiche, erigere muri, contestare le vaccinazioni, attribuire meriti al fascismo, eccetera.
In bocca a lui la parola “inaccettabile” è una parola depotenziata. Ad esempio, dire che il femminicidio è
inaccettabile davanti a una platea concorde nel ritenerlo inaccettabile, è come dire niente. Ben diverso sarebbe un discorso del tipo: «E’ inaccettabile la sessualizzazione della società. Il femminicidio è la conseguenza inevitabile della sessualizzazione.»
Inaccettabili le morti sul lavoro? Ovvio. Ben diverso dire: «E’ inaccettabile che lo Stato imponga regole gravose alle ditte e al contempo faccia mancare il denaro per metterle in pratica. I morti sul lavoro sono la conseguenza inevitabile.»
Dopo il veto su Paolo Savona, che ha portato alla prima rinuncia di Giuseppe Conte e all’arrivo provvisorio di Cottarelli, per una volta la parola “inaccettabile” Mattarella non l’ha pronunciata, ma ne è stato travolto.
“Inaccettabile il veto di Mattarella su Savona!”, su decine di migliaia di siti.
Vediamo un po’ cosa c’è davvero di inaccettabile in questa vicenda.
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«Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.»:
l’art.92 della Costituzione descrive una concertazione tra Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio. Il Presidente del Consiglio si presenta al Presidente della Repubblica con una lista di nomi e con una serie di personaggi di riserva; i nomi non graditi vengono sistemati “al chiuso” e poi esce la lista dei ministri ufficiale.
Evidentemente Giuseppe Conte si è presentato a Mattarella senza personaggi di riserva. Come mai? Faccio due ipotesi. La prima è che, dopo 3 mesi di consultazioni e trattative, un veto di Mattarella su un nome appariva come evento impensabile. La seconda ipotesi è che davvero un sostituto di Paolo Savona non c’era.
Ricordate i 250 miliardi di euro di debito da cancellare? La proposta aveva fatto ridere e/o indignare l’Italia deibredditieri e degli ignoranti. La proposta non compare nel contratto di governo, ma c’è ugualmente, nascosta sotto la generica voce “gestione del debito”.
Nella “gestione del debito” ci sta tutto. Ci sta anche che Paolo Savona, ministro dell’Economia nella prima ipotesi di governo, si presenti in Bankitalia da Ignazio Visco.
«Ministro Savona, qual buon vento?»
«Caro Governatore, son venuto a concordare il congelamento di 250 miliardi di debito.»
«Ministro, le ricordo che dopo il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981 l’ente che dirigo è autonomo.»
«Governatore le ricordo che lei guida un Istituto di Diritto Pubblico.»
«Credo che il non toccare quei 250 miliardi sia nella mia autonomia.»
«Governatore, qui non è questione di autonomia. Qui è questione che gli italiani si sono rotti i coglioni di esserebvessati da parametri che si basano su un debito che non esiste.»
«E quindi cosa vorrebbe fare?»
«I titoli non si convertiranno in euro alla scadenza: resteranno nel vostro attivo, con scadenza a 99 anni. Tra 100 anni ne riparliamo. Vi daremo lo 0,1% di interesse, importo che poi tornerà allo Stato attraverso le imposte dello Stato su Bankitalia e attraverso la girata finale dell’utile Bankitalia allo Stato. Lo Stato catalogherà quel debito come “debito concordato irredimibile con la propria banca centrale”. L’Europa dovrà accettare che questa dicitura non entri, com’è ovvio, nel rapporto Debito/PIL.»
Per fare un discorso simile a Visco ci vuole uno che capisca perfettamente il sistema monetario, i mercati finanziari e la struttura del bilancio di Bankitalia. Quindi Savona non era facilmente sostituibile. Certamente non era sostituibile nel chiuso di una stanza in un colloquio diretto tra Mattarella e Conte.
L’articolo 92 lascia intatta la questione: in caso di dissidio non sanabile tra Presidente della Repubblica e
Presidente del Consiglio quale volontà deve prevalere? Di primo acchito direi quella del Presidente della
Repubblica, visto che il Presidente del Consiglio “nasce” da lui. Quindi il veto posto da Mattarella non lo vedo come “inaccettabile”. Quello che è inaccettabile è ciò che ha fatto dopo.
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Dopo il veto, il Presidente ha pronunciato un discorso, scritto da uno che ha poca dimestichezza con la
nOmismatica.
Mattarella ha detto, in estrema sintesi, che operatori economici e finanziari sono andati in allarme perché con Savona l’uscita dall’euro sarebbe stata probabile o addirittura inevitabile. Da questo allarme nasce l’impennata dello spread, che aumenta il debito pubblico. Nascono le perdite in borsa che bruciano risorse e risparmi.
Aumenteranno gli interessi su mutui e finanziamenti. Saranno a rischio i risparmi. Mattarella ha anche ricordato che prima dell’Unione Monetaria gli interessi bancari erano al 20%.
«È mio dovere essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo si riafferma concretamente la sovranità italiana».
Non so chi siano i consulenti di Mattarella, ma tutto ciò che descrive non è il mondo dei risparmiatori italiani: è il mondo degli speculatori finanziari.
Il 30% degli italiani è a livello di povertà: non hanno quindi risparmi e non possono perderli. Attendono solo che un nuovo sistema monetario faccia rivivere il mercato interno. Poi c’è la larga fascia dei risparmiatori da conto corrente + titoli di Stato e/o buoni postali. Questi attenderanno che i titoli arrivino a scadenza e dello spread non gliene fregherà nulla. Lo spread (pilotato dagli speculatori internazionali) potrà interessare lo Stato solo al momento delle aste dei titoli, non certo quotidianamente. I mutui a tasso fisso non sono influenzati dal mercato, quelli a tasso variabile sono basati sulle varie forme di Euribor. Se la borsa cala, non sono certo i risparmiatori ordinari a soffrirne.
E bisogna ricordare che, se qualcuno vende un titolo ribassato, c’è qualcun altro che lo compra ribassato.
Insomma, Mattarella ha innescato il panico sul nulla: questo sì, è davvero inaccettabile. Ha trasmesso ai cittadini normali una forma di paura che riguarda solo gli speculatori. Un tempo c’erano i tassi al 20%? Poiché a quel tempo tutti i nostri parametri (occupazione, risparmi, debito) andavano ben meglio di adesso, significa che non è il tasso d’interesse a rendere buona o cattiva l’economia e la politica che la guida.
Da questo inaccettabile discorso di “panico istituzionale”, fatto da uno che non ha mai avuto approcci con la nOmismatica, Mattarella partorisce Cottarelli, l’uomo delle forbicine taglia-spese. Da trent’anni procediamo coi taglia-spese. E da trent’anni procediamo col debito crescente e creato solo da interessi passivi, con l’austerity progressiva, con la disoccupazione insopportabile, con gli occupati a calo di stipendio e di ore, coi fallimenti, col livello di povertà che aumenta.
Partorire un Cottarelli significa dire: «Continueremo ad agire come abbiamo sempre fatto, anche se sappiamo benissimo che la ricetta non funziona». Cottarelli è uno che tiene i conti “sotto controllo”: ossia rende i poveri sempre più poveri, e i ricchi sempre più ricchi, esito naturale del “pareggio di bilancio”. Inaccettabile.
Mattarella, non essendo nOmismatico, certamente non ha compreso le linee di novità del contratto Movimento 5 Stelle – Lega: al secondo giro ha accettato il governo M5S+Lega, con Savona ministro spostato dall’Economia; ma tiene sempre pronto all’uso il suo Cottarelli «a tutela dei risparmi deli italiani». Ne parleremo, a Dio piacendo, in un’altra occasione.

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