di Tyler Durden
02.01.2021
Ormai siamo tutti profondamente consapevoli dell’impatto quasi pressoché devastante che il nuovo coronavirus ha avuto sui mercati petroliferi e sull’industria dei combustibili fossili in tutto il mondo. (Se questa vi suona come una novità mi chiedo sotto quale roccia viviate e se c’è posto per un’altra persona). Ma mentre gran parte della narrazione qui in Occidente ha riguardato lo storico crollo del prezzo del petrolio in quello che alcuni ora chiamano Aprile nero, la catastrofe del commercio del petrolio in realtà è iniziata molto prima e può essere in gran parte ricondotta alla scommessa sbagliata di un solo uomo, il magnate delle materie prime di Singapore Lim Oon Kuin.
La storia dell’instabilità del mercato petrolifero che ha dilaniato l’Asia, a partire dalla Cina, non è tanto una storia di compagnie petrolifere in difficoltà, ma una storia di banche, quel settore poco attraente e dietro le quinte che troppo spesso ottiene zero titoloni sui giornali ma il pieno controllo di tutto. E’ iniziata nel lontano gennaio, quando la maggior parte di noi aveva appena iniziato a prendere coscienza di una strana e spaventosa malattia che stava devastando la città cinese di Wuhan. Lim Oon Kuin, seduto nel suo ufficio a 2000 miglia di distanza a Singapore, ha assistito agli sviluppi della notizia e ha preso una decisione. Decise che la Cina avrebbe ripreso il controllo di questa epidemia prima che si trasformasse in una pandemia e iniziò ad accumulare carburante, aggiungendone un bel po’ alle sue già vaste riserve. Non dovrebbe sorprendere che quella scommessa non sia andata molto bene. Mentre il coronavirus si diffondeva in tutto il mondo e affondava la domanda di greggio, così come i prezzi del petrolio, a Singapore si è innescata una reazione a catena di prestiti inadempienti, che ancora si riflette sui mercati globali oggi.
“Le banche hanno cercato di recuperare i prestiti dalla società di Lim, Hin Leong Trading Pte, innescando uno dei più grandi scandali dell’industria petrolifera di questo secolo,” questo quanto ha riferito Bloomberg sul pessimo affare, che ha lasciato un segno permanente nel mercato del petrolio.
“L’impero di Lim è crollato, dovendo 3,5 miliardi di dollari a 23 banche, e la ricaduta della débacle si sta riverberando ancora nel 2021, scuotendo ampi tratti della vasta e spesso opaca industria globale del commercio del petrolio da 4 trilioni di dollari”.
Anche se questo può apparire un evidente disastro, come la maggior parte dei crolli finanziari, ci sono sia vincitori che vinti.
I vinti sono, come sempre, i più piccoli:
“Centinaia di piccole imprese commerciali, molte delle quali hanno solo pochi impiegati, che troveranno oneroso, se non impossibile, soddisfare le crescenti richieste di informazioni da parte delle banche che sono diventate diffidenti nel prestare loro denaro”
Questo per dire che i grandi come Trafigura Group e Vitol Sa faranno aumenteranno il loro volume d’affari che, invece, i loro piccoli concorrenti hanno perso, rafforzando il loro oligopolio sul commercio. Non solo beneficiano di una maggiore fiducia da parte delle società finanziarie che sono diventate sempre più avverse al rischio, ma possiedono anche il capitale per affrontare i maggiori costi operativi.
E, come al solito, i paesi meno sviluppati sopporteranno il peso delle ricadute economiche di questo cambiamento epocale. Man mano che le banche diventano più avverse al rischio, ridefiniscono le priorità dei loro modelli di business e si ridimensionano, questo avrà un impatto maggiore sulle piccole imprese all’interno delle piccole economie proprio nel momento in cui sono alle prese con tutte le altre difficoltà economiche legate a questa pandemia. In questo caso, le grandi banche erano davvero troppo grandi per fallire. Lo stesso non si può dire per i più deboli.
Ciò è vero, ovviamente, per molti settori del mercato, non solo per il commercio di materie prime. Stiamo assistendo a un consolidamento radicale a livello mondiale poiché le grandi aziende sono in grado di resistere alla tempesta finanziaria della pandemia da covid-19 e i più piccoli si stanno piegando. Basta guardare le strade principali delle nostre città: mentre i ristoranti di mamma e papà faticano a fare una sola vendita, ci sono le code lunghe fino a tutto l’isolato per il drive-thru al McDonald. Mentre i negozi locali chiudono, Amazon diventa sempre più il Golia globalizzato che già era.
Più di ogni altra cosa, la storia di Lim Oon Kuin e della sua pessima scommessa sul petrolio è una lezione pratica sull’effetto farfalla e sulla potenza fuori misura del fin troppo opaco settore commerciale. Il suo non sarà mai un nome famigliare, ma l’impatto della sua scommessa sul petrolio continuerà a farsi sentire in tutto il mondo negli anni a venire.
Tratto da: https://www.zerohedge.com/energy/how-one-bad-oil-bet-sparked-global-trading-disaster
Traduzione a cura di Renato Nettuno
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