di Ciro Cozzolino
Questa mattina chiama al telefono un amico e racconta del furto di identità prima e della chiusura successiva del loro blog culturale da parte di un hacker. Gli dico che sarebbe bene andare alla Polizia Postale, di portare loro l’e-address che hanno individuato come account per l’attacco, poi spiegarsi come è uscito il dato sensibile per hackerare il blog culturale. Le statistiche sul crimine illustrano che spesso gli omicidi sono commessi da uno dei familiari o dalla figura più vicina alla famiglia, il famigerato maggiordomo della casa. Questo intende che capiterà per pura casualità ma le notizie sensibili di solito escono dai loro possessori.
Gli attacchi cosiddetti di hackeraggio contro piccoli siti vengono perpetrati da chi odia il sito per i contenuti, da chi si esercita per imparare bene le operazioni per raccogliere consenso nella sua cerchia, per estorsioni che, per alcuni generi, sono note come ransomware ossia sequestro dei file di qualsiasi rilevanza in possesso della vittima.
Questo genere di attacco è molto diffuso ma una parte molto piccola e molto dispendiosa di energie confronto quelle possibili irrompendo nei ‘Big Data’ internazionali, confronto anche a dei casi in cui sono complici delle industrie del settore marketing per fare che esse prevedano le tendenze dei consumatori.
Dalla fonte giornalistica di corinto.it di Arturo Di Corinto noto specialista ricordo alcuni avvenimenti, per me scandalosi e oggettivamente gravi per la sicurezza dei cittadini del mondo e per le istituzioni ad essi garanti. Forse anche per questo il Censis certifica un calo di fiducia dei cittadini italiani nei confronti delle piattaforme social, dei motori di ricerca e dei servizi online.
“Abbiamo il furto dei token di Facebook, poi il baco di Google plus e l’annuncio della sua chiusura, infine le denunce di Clusit sull’aumento del furto di credenziali usate per attacchi informatici. In aggiunta qualche giorno fa la vicepresidente di Google Susan Molinari ha ammesso che Google consente ad aziende terze di leggere le nostre email.”
La nostra fonte ha anche raccolto le opinioni del Presidente AGI, Agenzia che si occupa della materia che prima introduce la sua opinione con uno scandalo e poi ha descritto le reazioni delle istituzioni e organismi internazionali.
“Come lo scandalo Cambridge Analytica, anche il caso degli accessi ai contenuti degli account Gmail concessi indiscriminatamente a terze parti dimostra ancora una volta la natura di business company dei colossi della rete. Nell’odierno capitalismo estrattivo i dati di milioni di utenti vengono sfruttati come una miniera da sviluppatori, società di ricerche, aziende di marketing, società di servizi di ogni genere.”
“Contro questi abusi, il nuovo Regolamento europeo rappresenta oggi un formidabile strumento per costringere gli Over The Top a gestire con maggiore trasparenza i dati personali dei loro utenti, a proteggerli con misure adeguate e a limitare in un perimetro chiaro gli usi che di questi dati essi possono fare. Prova ne sia il fatto che – proprio in base alle disposizioni del Regolamento – nel recente gravissimo caso di data breach che ha coinvolto 50 milioni di utenti, Facebook si sia affrettata a darne – come doveroso- immediata comunicazione al pubblico e alle autorità di protezione dati.”
Egli prima rassicura con la capacità della GDPR di fermare questo fenomeno perché fa argine all’illecito trattamento dei dati di Facebook svolto da Cambridge analytica che all’epoca era la regola e non l’eccezione. Il Gdpr consente di intervenire anche rispetto a imprese situate fuori dall’Ue che operano nei confini dell’Unione.
Anche Google non ha ancora ammesso la rilevanza del possibile databreach collegato alla vulnerabilità di Google+ per questioni di reputazione. Sarebbero coinvolti 500 mila profili.
Utilizzo per la chiusura la domanda del giornalista al Presidente AGI. La risposta la deve dare ognuno di noi e si deve essere capaci di porre argine prima ancora di attendere interventi di legislatori spesso impreparati forse complici di questo affaire economico ma anche di portata politica. Si manipolano Voti e coscienze umane facendo applaudire barbari che fomentano tensione e odio razziale.
La domanda: “Il prefetto Alessandro Pansa, capo del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio, ha detto che gli stati si sono distratti e che quattro o cinque aziende multinazionali hanno su di noi più dati dei servizi segreti. Abbiamo regalato la nostra libertà per un piatto di lenticchie?”
Per me siamo stati inadeguatamente distratti dalla bellezza di potere dire qualsiasi cosa a chiunque per rimanere intrappolati da persone che ci ascoltano per capire chi siamo e come attrarci in qualcosa più grande di noi.
Ciro Cozzolino.
Sistemista, Programmatore.
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