di Francesco Cappello
Difficile che i tanti novelli difensori della scienza e dei suoi giusti criteri di ricerca della verità si siano accorti del conflitto di interessi e della interferenza tra quei criteri e il proliferare di brevetti, i diritti di proprietà intellettuale, la fonte (interessata) dei finanziamenti della ricerca scientifica. La conoscenza viene privatizzata al fine della massimizzazione dei profitti che se ne possono trarre. Man mano che i fondi pubblici per la ricerca pubblica vengono negati avanza l’asservimento della scienza e della sua produzione alle esigenze di profitto dei singoli. Questo genere di vincoli privati sui risultati della ricerca scientifica ostacolano la sperimentazione di qualsiasi terapia. Si pensi ai brevetti sui farmaci o a quelli sui ventilatori che ostacolano il miglioramento di tali tecnologie terapeutiche… ecc. ecc. Scriveva RaJ Patel nel suo “I padroni del cibo“:
“Una delle tattiche con cui l’industria di settore tenta di legittimare le sue azioni è il controllo del sapere stesso. Da un lato le agenzie pubblicitarie stanno tentando di indorare la reputazione dell’industria dei pesticidi, ma forse il meccanismo più efficace per impedire danni di immagine è consistito nel puntare dritto al luogo in cui la scienza può essere valutata: l’Università. Secondo quanti esprimono critiche sulla direzione in cui sta andando il sistema alimentare, soprattutto all’interno della comunità scientifica, nelle istituzioni accademiche la libertà è una specie in via di estinzione. …. I laureati odierni sono stati plasmati da questo ambiente, in cui il successo è garantito nella misura in cui ci si adatta a restare in una università gestita secondo le linee guida degli affari.”
La democrazia economica ovvero il governo democratico dell’economia previsto dalla Costituzione è la vittima principale della condizione odierna. Oggi il dominio sovranazionale controlla sempre più efficacemente, a proprio vantaggio la sfera pubblica. Allo scopo le grandi Corporations, multinazionali mercantili, industriali e finanziarie che integrano al loro interno colossi bancari, facenti parte dello stesso gruppo, si servono di istituzioni sovranazionali, loro creature, che controllano le sovranità statali. I grandi potentati finanziari pilotano i programmi elettorali, promuovono i loro rappresentanti politici e le loro carriere al fine di stabilire quali leggi vadano promulgate e quali siano da rimuovere, il tutto a soddisfacimento delle loro convenienze. Finanziano in modo strumentale la ricerca scientifica per piegarne gli esiti a proprio vantaggio: oggi la bravura di chi fa ricerca è fortemente condizionata dalla capacità a procacciarsi i finanziamenti necessari al suo lavoro. Lo Stato, infatti, taglia sempre più i finanziamenti destinati a sostenere la ricerca pubblica; e l’Università appare sempre più spesso guidata/pilotata da interessi privati.
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