Il primo esperimento di uno scritto libero a mo’ di flusso continuo di coscienza, formato da 1000 parole come conteggiate da Word
Qui il video del brano letto da me
Pubblicato anche su Sfero
Il potere della parola è ormai diluito nel chiacchiericcio globale di strani percorsi inattesi destinati al nulla informatizzato a meno di forze imperscrutabili che lo risveglino dal torpore dei mille eco senza senso forti come mattoni di muri invalicabili per conformismo o inutile protesta ad una realtà che ormai non può più esser cambiata per mano dell’uomo posseduta da una tecnica antiumana come le scarne membra di uno zombie sconsacrato all’anelito di vita al pari dei fedeli vassalli di un controllo senza remora ai protocolli destinati a sollevar l’uomo dal fare a mo’ che l’esser non possa più riconquistare i suoi domini arrovellato com’è nel vuoto universo digitale che pensa sia fatto delle sue idee che invece vi scoprono la fine che merita chi non ha saputo riconoscer l’inferno che stava costruendo con la stessa vuota protervia alimentata dall’oblio di pensiero creativo che più non alberga nei sogni ormai confusi dall’ingenua apparenza di sapienza affogata nell’inutile nulla che si alimenta delle inopportune voci di conviviale scherno apocalittico nell’ineffabile senso del ridicolo globale in cui si avvolge il pianeta che ora vogliamo solo fuggir rallegrati dallo spettacolo globale come unica oasi di ristoro dallo squallore del presente anch’esso funzionale allo status quo ordito da sfere di tragica indecenza prestate ad assecondare il male che alloggia in ognuno sopito per i più ma ben veglio in quelli che si fanno padroni del destino mentre non sanno del fatale errore sì da condannarli all’oblio perenne dal quale non resta che trovar la via d’uscir dal fato ché siamo capaci di squassare l’universo con un sol battito di ciglia al grido di libertà talmente forte da rimuover le magagne incrostate di ognuno che han coperto la ricchezza dell’essere di cacca sì maleodorante che il miasma avrebbe indicato altra strada dalla necessaria penetrazione nel regno dei morti per rivoltarlo a mo’ di calzino bucato dal quale fuoriuscire il provocante medio del libero pensiero capace di inventare mondi ma oggi arrovellato in labirinti di angoscia auto costruita sulle orme d’informazione deforme a guisa di storta mantella su scarna figura infreddolita dalla sola idea del glaciale futuro raccontato dalla scienza del dominio che punta il dito sui consumi che la stessa ha forgiato come avido contrappasso all’aver sfidato una ragione che insulsa pensava di aver sorpassato la fede senza capire come l’intelletto possa ogni cosa che riesce a considerare pena la suprema condanna alla contraddizione eterna e che al di sopra del potere c’è la scelta di sintesi creative dal momento che non hanno inizio e fine per alcuno dei senzienti chiamati al dare e all’avere in piena franchigia consapevoli che il tempo è gabbia del corpo ma convenzione per l’essere che può recalcitrare alle sue spire con piena licenza di immortalità neanche meritata sì propria di quello spirito che ha poi scolorito la vita in tappeto verde per dadi truccati mentre era specchio dell’ineffabile tradito dalla voglia di possesso giacché immemore dell’imperio creativo fra ambiti di pari nel gioco infinito della creazione reciproca di comunicazioni sincrone al formarsi di idee senza biasimo per aver osato manifestarsi altre dalla creazione che le affida alla sorte dell’ingegno fra enti senzienti e autoconsapevoli delle forme e del destino che altrimenti annega nel buio di visioni notturne algide come il ghiaccio di un riflesso condizionato dall’amnesia perenne che inghiotte tutto in un unico presente dal quale illude il prima e il poi per espellere ogni certezza che non sia immagine della sua protervia mentre pretende di sapere ignorando allo stesso momento in cui crede di poter conoscere altro da ciò che origina dal sé incapace di essere iniziato al cammino di libertà consapevole che non può avere rimorsi perché senza paura come può esserlo un bimbo che deve solo vivere nell’amore prima che venga tradito dall’incapacità di gestire le esperienze che a fortuna regalata potrà re-imparare strada facendo a patto di saper schivare le trappole del sommo divisore che gioca con le paure ancestrali di immemori coglioni viziati da un piacere tanto intenso quanto effimero come il soffio di cenere piovuto da un cielo virato al grigio per il deflagrare dell’umana idiozia a guisa di lampi planetari talmente accecanti da farci precipitare nella suprema angoscia di chi non sa più cosa sia meglio ricordare e per questo si costringe all’oblio della parola definitivamente archiviata a suono da profferire insulsamente senza cognizione di causa effetto che è poi l’essenza della moderna religione scientista di chi parla di Uno che però non è più alcuno se non per ammorbare ogni verbo di un olismo che rimanda sempre al creato dall’ente che lo generava per capire il sé come se il fare non sia abbastanza per vedere mentre l’amnesia imposta rende possibile un gioco che altrimenti sarebbe solo rappresentazione ad uso e consumo come la masturbazione scritta dalle forme di chi inaccessibile ma reso vero con gli occhi della mente che si diletta mentre la vita parca di amore scorre nel glabro tran tran di cittadini che non san più di esser persone o ancor meglio uomini vistisi denudati anche del respiro da collaborazionisti famelici dal vuoto cranico riempito con il meglio dello show globale attrezzato alla bisogna degli squali che si credono privilegiati mentre scavano la fossa per l’anima con la sofferenza impartita attraverso l’etere digitale a mo’ di incriticabile editto dal quale spadroneggiare come villani dal balcone per l’ennesima dimostrazione di imbecillità vomitata su una minoranza ancora stranita da una distopia non prevista nonostante le chiare avvisaglie di inquietanti presagi non pervenuti ai distratti attenti al superfluo dell’averno scambiato per terra ospitale sì meritata da quei buontemponi che vedon bella anche la guerra mentre si adeguano alla realtà iscritta con dannata grazia e col sangue innocente dei ragazzi sacrificati in classi virtuali votate alle agende future di sostenibilità verde come il vomito di lezioso ubriacone mai pago della fine autoinflitta nella ricerca di una levità perduta al primo assalto dei prossimi pari creduti alieni ma sacerdoti del sonno diluente quel potere della parola destinato a perdersi nel buio più profondo dell’ignavia.
1 gennaio 2023
fonte immagine: un collage di miei lavori
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