di Giovanni Lazzaretti
Premessa
Nella vicenda che vado a narrare ho avuto solo una parte secondaria.
Ma l’ho vissuta intensamente e ho avuto anche il privilegio di qualche confidenza particolare: così posso ricostruire gli eventi con una buona precisione.
Scrivo affinché un pezzo di storia del mio paese non vada perduto.
Scrivo soprattutto perché non si perda memoria dell’intelligenza e del cuore di don Vincenzo, che prese per mano Roccamarina e i suoi abitanti, e li condusse… vedremo dove.
Una sera, a cena
«Donna Liliana, avevo capito che fosse una riunione riservata. Ma qui siamo una comitiva!»
«Non so. Son cose di mio marito. Mi ha solo chiesto di preparare la cena per 24, i suoi amici più stretti e le loro signore. Il resto son cose sue, le saprete a tempo debito.»
«Ma via, donna Liliana! Volete farmi credere che non sapete nulla?»
«Fatica e sofferenza, è tutto quello che so.»
«E come lo sapete?»
«Ha iniziato dicendo “Cara sposa”. Quando inizia con “Cara sposa”, c’è sempre qualcosa di grosso. C’è sotto la fregatura, se mi si passa il termine.»
«Don Vincenzo non viene a cena?»
«Salta gli antipasti e il primo. Ma arriverà.»
Don Vincenzo arrivò, si sedette, mangiò con gusto e chiacchierò piacevolmente del più e del meno, senza mai accennare al motivo dell’invito. Al momento del caffè ci fece alzare da tavola.
«Il caffè lo prendiamo giù nel mio studio.»
Il caffè per gli uomini, mentre le signore rimasero in sala a chiacchierare. Scendemmo le scale ed ecco, lo studio di don Vincenzo era irriconoscibile.
Aveva una nuova porta che dava sul cortile esterno. Da qui un breve pedonale portava a un cancello, anch’esso nuovo, separato dal cancello d’ingresso della casa.
Sulla sinistra della stanza una serie di bilance, ognuna delle quali portava un cestello. Nei cestelli c’erano dei foglietti colorati. Le bilance erano collegate a un computer e sul video c’era scritto 4.000.000.
A destra altre bilance, altri cestelli, altro computer. Qui il video indicava 1.000.000,00.
Nessuno, com’è ovvio, ci capiva qualcosa.
«France’, butta 50 euro in quel cestello. E tu, Anto’, 1 euro in quest’altro. Giova’, 20 centesimi qui dentro.»
Il video segnò 1.000.051,20.
«Bilance molto sensibili. Maribetta ha lavorato bene.»
Maribetta era Maria Elisabetta, la sua quarta figlia.
La famiglia di don Vincenzo era molto unita: tra Chiara, Gianluca, Guido, Maria Elisabetta, Matteo c’era una conflittualità ordinaria, da fratelli che si vogliono bene.
Non si può dire quindi che Maribetta fosse la preferita di don Vincenzo. No, era una cosa diversa; era “la complice”. Don Vincenzo aveva grandi idee e poco spirito pratico; Maribetta coglieva le idee e le concretizzava.
Qualche cosa adesso si capiva: se uno non sbagliava a scegliere il cestello, bilance e computer contavano gli euro.
«Non che io abbia bisogno di una precisione assoluta, ma comunque meglio precisi che imprecisi.»
«Don Vince’, avete bisogno di precisione, ma per fare cosa? E poi tenete un milione di euro così, in una stanza?»
«Ho venduto il Palazzaccio all’impresa di Cosimo Cantone: un milione di euro tondi tondi.»
Don Vincenzo lesinava le parole, era palese. Così ognuno di noi si mise a girellare per lo studio, guardando la strana faccenda nei dettagli.
Foglietti di valore
Carmine toccò un tasto e un cestello espulse un foglietto rosso, mentre il numero a video scendeva a 3.999.970: evidentemente il foglietto, per qualche strano motivo, valeva 30.
«Don Vincenzo, questo qui vale 30. Ma 30 cosa? Euro?»
Don Vincenzo taceva. E sorrideva. Anche gli altri foglietti multicolori avevano un valore, lo verificammo facilmente: 50, 40, 30, 20, 10. E i foglietti più piccoli valevano 5, 4, 3, 2, 1.
Fu Peppino a scoprire il metodo fantasioso che dava valore ai foglietti. Me lo fece notare e mi venne da sorridere: simpatica idea, tipica dell’amore di don Vincenzo per la famiglia.
«Amici, veniamo al dunque. Un computer conta gli euro e l’altro conta i foglietti. Avete stabilito che questi foglietti hanno un valore.»
«Sì, don Vincenzo. Ma che valore? Dobbiamo pensarli come euro?»
«Pensateli come volete: l’uso che ne dovrete fare ve ne chiarirà la natura.»
(L’uso che ne dovremo fare? Ahi, ahi, pericolo. Adesso don Vincenzo ci dà qualche incarico dei suoi…)
«Da adesso smetterete di usare gli euro. Andate in un negozio, che so, gli alimentari di Gerolamo Fattore, fate la spesa, chiedete il conto e poi pagate coi foglietti…»
«Coi foglietti? Ma non accetterà nessuno, don Vincenzo!»
«Direte così: “Gerolamo, ci hai fatto un conto di 35 euro e 80 centesimi. Questi foglietti valgono 72, il doppio del tuo conto. Tu vai da don Vincenzo, lui ritira i foglietti e ti dà 72 euro”. Dite che accetterebbe?»
Accetterebbe? E chi poteva dirlo? Don Vincenzo era un’autorità in paese. Ma lo era fino a questo punto? Immaginavo già me stesso dal barbiere, dal calzolaio, dall’elettricista, dal meccanico a spiegare all’infinito questo discorso dei foglietti colorati che raddoppiavano gli euro…
«Vi do un po’ di foglietti, senza esagerare per non intasarvi il portafoglio. Quando li finite, venite qui, beviamo un caffè e vi rifornisco. Tranne pranzo e pennichella, mi troverete sempre in studio.»
«Don Vincenzo, ma così vivremo alle vostre spalle!»
«Alle mie spalle? Solo perché vi regalo dei foglietti colorati?»
«Ma i foglietti li cambiate in euro.»
«Questo è un rapporto tra me e gli operatori economici del paese. Voi semplicemente annunciate il cambio, ma sono io che lo eseguo. Allora, amici: accettate?»
E chi poteva dire di no a don Vincenzo? Accettammo e prendemmo la nostra dose di foglietti.
Recuperate le mogli al piano di sopra, salutammo donna Liliana e partimmo per questa strana avventura.
I Syf, sei giorni dopo
“Partimmo” è una parola grossa. 6 giorni dopo eravamo sul sagrato della chiesa dopo la Messa domenicale; con una serie di sguardi capimmo che eravamo perfettamente fermi: non un solo foglietto aveva cominciato a viaggiare.
«Sentite, amici, secondo me da soli non ce la faremo mai a smerciare questi… questi SyF. Se andassimo a fare una tavolata in pizzeria? Così ci sosteniamo a vicenda.»
Buona idea. Scegliemmo la pizzeria di Antonio Ciccone. Era un chiacchierone col quale si poteva discutere senza litigare: se non accettava i foglietti al primo colpo, si poteva insistere.
Non ci eravamo neanche seduti e la lingua di Antonio si era già attivata.
«Che onore, tavolata insolita! C’è addirittura Eliseo Mangifesta che non ha mai messo piede in una pizzeria! Occasione speciale, eh?»
«Già, già.»
Tagliammo corto. Antipasto, pizze, acqua, vino, birra, dolci, caffè, liquorini. E il conto. Antonio venne col suo foglietto scribacchiato, tradizionale tentativo del pagamento in nero.
«Senti, Anto’. Il conto è di 210 euro. Questi foglietti li chiamiamo SyF e valgono 420. Vai da don Vincenzo, li consegni, e lui ti dà 420 euro.»
Ci guardava allocchito, ovvio.
«Non ti fidi, Anto’?»
«Voi al mio posto vi fidereste?»
«Anto’, tu sei un giocatore di poker. Fa’ conto che il tuo avversario abbia messo 210 euro sul tavolo. Puoi rinunciare. Oppure metti anche tu 210 euro e vai a vedere. Perdi 210 o prendi 420. A te la scelta.»
Il richiamo al poker fu vincente. Antonio fece la ricevuta, prese i foglietti e ci salutò.
E, sembrerà strano, ma per quei foglietti fece la notte insonne.
E’ vero, si raddoppia
La mattina alle 8 era già davanti alla casa di don Vincenzo, e il cancelletto si aprì senza bisogno di suonare.
«Antonio Ciccone, dovevo immaginarmelo. Un giocatore di poker è abituato alle sfide!»
«Era uno scherzo, eh, don Vincenzo? Non ho badato che ieri era il 1 aprile. I vostri amici si sono fatti una bella mangiata gratis. Non mi arrabbio, beninteso, mica ero obbligato. Ma la tentazione era troppo forte.»
Don Vincenzo sorrise, batté 420 sulla tastiera del computer e i cestelli scodellarono 8 banconote da 50 e una da 20. Poi preparò due caffè.
«Tutto bene a casa, Anto’?»
«Tutto bene, don Vincenzo. Moglie, suocera, figli, nipoti, tutti in salute. E vanno benino anche gli affari.»
«Gli affari miglioreranno ancora.»
Dopo quaranta minuti Antonio usciva coi suoi 420 euro: in mano, ostentati, e col sorriso sulle labbra, perché gli sembravano il frutto di un miracolo.
Certo, si chiedeva come poteva reggere all’infinito questo gioco. Ma quello era un problema degli altri. Lui la sua mano di poker l’aveva vinta.
E anche noi 12 avevamo finalmente rotto il ghiaccio. I SyF cominciavano a viaggiare.
Potenza dei chiacchieroni
«Ti devo 30 euro. Eccoti 60 SyF. Portali a don Vincenzo e lui ti darà 60 euro.»
Quante volte avrei dovuto ripetere la filastrocca?
Mai, in realtà.
Avevamo sottovalutato la potenza della lingua di Antonio Ciccone. Ogni volta che portava il conto a un tavolo si metteva a raccontare. «Per caso pagate in SyF? Lo sapete che un gruppo ha pagato in SyF e mi sono ritrovato col doppio di euro?». La gente ascoltava e memorizzava.
Così quando entravo in un negozio non dovevo spiegare nulla. Il negoziante sapeva, sorrideva e spesso mi serviva per primo. Ma più la cosa avanzava, più i miei pensieri si incupivano. E un giorno andai a sfogarmi.
«Già qui, Francesco? Hai preso i foglietti due giorni fa.»
«Non è questione di foglietti, don Vincenzo. E’ questione d’insonnia. Mi sveglio alle 2 e non dormo pensando a questa storia.»
«Allora hai bisogno di un caffè doppio.»
Il caldo conforto del caffè…
Tirai fuori tutto quello che mi stava sul gozzo.
«Don Vincenzo, stiamo vivendo alle vostre spalle. Noi non siamo dei bisognosi. Se proprio volete disfarvi di quel milione, perché non lo date ai poveri? E poi avete 4 milioni di SyF, e solo 1 milione di euro: come può funzionare? Non potrete cambiare tutti i SyF in euro.»
«Francesco, non hai colto in pieno la gravità della situazione. I foglietti sono molto più di 4 milioni, perché escono di qui e in fretta ritornano. Mentre gli euro escono e basta. Guarda i computer.»
Il video dei SyF segnava 3.994.752 e quello degli euro 938.555.
«La gente li accetta, ma non si fida e corre a cambiarli. Vedi? La differenza tra foglietti ed euro era di 3.000.000 all’inizio: adesso è salita a 3.056.197, e salirà ancora.»
Sospirai e presi il terzo caffè.
«Francesco, come mi definiresti dal punto di vista economico?»
«Direi un benestante.»
«France’, niente giri di parole. Io sono un ricco. E, come sai, i ricchi hanno qualche problema col Regno dei Cieli. Così bisogna fare una scelta. Quale? La proposta di Gesù al giovane ricco? “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri”. Oppure quella di Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco? “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri” “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. Liberarsi dei beni o gestirli bene?»
«Voi li gestite bene, don Vincenzo!»
«Un giorno me lo dirà Lui se li ho gestiti bene. Certamente ho fatto delle scelte. Primo: cerco di avere beni e non soldi. Quando compro un bene il denaro va nel fresco ruscello dell’economia. Quando trattengo i soldi, restano nell’acqua stagnante della finanza. Secondo: cerco di farmi venire delle idee.»
«Questa dei foglietti è una delle vostre idee…»
«Certo. Avevo il Palazzaccio di nonno Eusebio. Splendida posizione, fabbricato fatiscente. Arriva Cosimo Cantone che ha fatto fortuna negli Emirati e mi offre 1 milione al netto delle spese. Accettare era d’obbligo, e ho convinto facilmente la famiglia che col milione potevo fare una delle mie pazzie.»
«Li avete convinti FACILMENTE?»
«Sì. Cos’era per noi il Palazzaccio? Nulla. Così ho proposto che quel milione fosse come il Palazzaccio, ossia nulla. Potevo distribuirlo ai poveri, come facevano nella prima Chiesa di Gerusalemme; ma durò poco, tanto che San Paolo dovette fare collette per i poveri di Gerusalemme. Distribuire non è sempre l’idea migliore.»
«Quindi voi siete convinto che questo giro dei SyF è meglio che distribuire il milione di euro.»
«Ne sono convinto, ma non sarà un percorso facile.»
Un’auto che deve frenare
Don Vincenzo tacque per qualche istante.
«Francesco, c’è un automobilista che va da Roccamontana a Castelvecchio. Il ponte sul Rezzone è crollato nella notte e nessuno se n’è accorto. Descrivimi il movimento dell’auto.»
«E questo che c’entra, don Vincenzo?»
«Descrivi, per favore.»
«L’automobilista avvia la macchina, parte, accelera, arriva alla velocità di crociera, al curvone di Cabassa rallenta un po’, dopo la svolta si accorge che il ponte è crollato, frena con decisione, guarda il burrone, tira un sospiro di sollievo, inverte la marcia, torna a casa e dà l’allarme.»
«Perfetto. Questo è il percorso che dovranno fare i foglietti colorati.»
«C’è un burrone, don Vincenzo?»
«C’è un burrone. Ho promesso che nell’impresa andrà solo quel milione; quando finirà, non potrò cambiare i foglietti. E il paese non mi loderà per il milione distribuito, ma mi maledirà per i foglietti non cambiati. Quindi l’auto deve frenare prima del burrone. Però c’è un problema: io ho avviato l’auto, voi la porterete alla velocità di crociera, ma la frenata spetta all’intero paese. Comunque per ora l’auto sta andando molto piano.»
«Sì, don Vincenzo, più che tanto non riusciamo a spendere. E poi bollette, tasse, non si pagano in SyF.»
«Allora vi do tre direttive. Primo: ognuno di voi scelga 6 amici, totale 72 uomini. Vi rifornirete di foglietti per voi e per loro. Secondo: pensate in grande. Dovete rifare un bagno? Rifatelo! L’auto ha un po’ di anni? Regalatela a un bisognoso e compratela nuova!»
«In paese c’è solo il concessionario delle X. Le X non mi piacciono.»
«France’, i ricchi, i poveri, il Regno dei Cieli… e ti fai problema per una marca di auto?»
«Scusate, don Vince’.»
«Terzo: per bollette e tasse, fatti venire un’idea. E’ mezzogiorno, mi ritiro.»
«Buon pranzo, don Vincenzo.»
Perbacco, anch’io ho qualche idea!
Vi sembrerà strano, ma prendendosi il tempo per pensare le idee vengono. Un giorno fermai Pippo Staniscia, disoccupato cronico.
«Pippo, come stai a soldi?»
«Patrimonio 215 euro. Avete un lavoretto per me?»
«Ti do questa bolletta da pagare. Vai in posta, paghi i 180 euro coi tuoi soldi, mi porti la ricevuta, ti do 360 SyF, vai da don Vincenzo e i 360 SyF diventano 360 euro.»
«Scherzate?»
«Non scherzo.»
«Allora siete matti, voi e anche don Vincenzo. Comunque accetto. Dovrò urlare un po’ con mia moglie per farmi dare i 180 euro, ma ce la farò.»
Da quel giorno chi aveva problemi economici stazionava attorno alle nostre case per vedere se avevamo qualche bolletta da pagare. Il movimento in SyF cresceva rapidamente, e cominciarono ad arrivare segnali nuovi.
«Anto’, sei andato a cambiare i SyF?»
«Tesoro, oggi no. Tra andare e tornare, bere un caffè e chiacchierare passa almeno un’ora. Li cambio una volta a settimana.»
Eh sì, cambiare i SyF costava tempo. Un caffè con don Vincenzo era piacevolissimo, perché don Vincenzo era uno che sapeva ascoltare. Ma un’ora è un’ora, e non sempre uno ha un’ora a disposizione.
Man mano che l’abitudine cresceva, la paura calava e il cambio veniva differito.
I SyF stavano fermi per tempi lunghi, finché un giorno ci fu la svolta.
Donna Amalia, un genio dell’economia
«Ecco la carne, donna Amalia. Sono 30 euro tondi tondi.»
«Sempre cifra tonda, eh, Rosario? C’avete la bilancia che va a scatti? … Gesummaria, ho lasciato a casa il borsellino…»
«Vi faccio credito, non temete.»
«No, no. Non mi piacciono i sospesi. Vi dò 30 SyF.»
«Donna Amalia, mi prendete in giro? Se pagate coi SyF dovete darmene il doppio!»
«Il doppio? Oh, Rosario, ma a me i SyF mica me li regalano! Me li ha dati Elisa Zappa per certi lavori di cucito. Su, prendete!»
Incredibile.
Rosario Gervasi, che normalmente pensava solo alle donne, stava pensando. Pensava che in fondo, se don Vincenzo cambiava, euro e SyF erano la stessa cosa.
«Beh, Rosario? Ti sei allocchito? Non hai altri SyF nel cassetto?»
«Certo, come tutti.»
«E allora dov’è il problema? Quando vai a cambiarli, cambierai anche i miei.»
Donna Amalia allungò con decisione un pezzo da 40 SyF.
«E il resto come ve lo do, donna Amalia? 10 euro o 10 SyF?»
«Che importanza ha? Se son euro, son euro. Se sono SyF, don Vincenzo li cambia.»
Da quel momento tutta Roccamarina metabolizzò ciò che aveva già capito: se don Vincenzo cambiava, euro e SyF erano la stessa cosa.
Il SyF cominciò a circolare come seconda moneta.
E io tornai a far visita a don Vincenzo.
L’auto frena…
«Come va, don Vincenzo?»
«Sono 7 giorni che non offro più caffè, Francesco. Nessuno viene a cambiare. L’automobile ha frenato prima del burrone.»
«Quanti euro avete?»
«95.774 euro; e 2.912.540 di foglietti in circolazione.»
Mi vennero i sudori freddi.
«Tranquillo, France’. L’automobilista ha visto il burrone e ha frenato in tempo. Adesso però deve tornare indietro, e qui ho più che mai bisogno del tuo aiuto.»
«Don Vincenzo, ma voi riuscite a dormire di notte?»
«No. Sto sveglio e prego.»
…ma deve tornare indietro
Come un’auto che si è fermata sull’orlo del burrone. L’immagine di don Vincenzo era azzeccata: gli restavano 95.774 euro e circolavano 2.912.540 SyF. Ma per fortuna nessuno più cambiava SyF in euro, li usavano come nuova valuta.
Don Vincenzo riconvocò a pranzo il gruppo dei 12 e le signore, e a tavola i SyF furono l’argomento unico. Anche le signore avevano ragionamenti e aneddoti da narrare: di fatto erano state loro a imporre nei negozi i SyF come oggetto indifferente rispetto agli euro.
Al momento del caffè, uomini al piano di sotto nello studio, donne a tavola a continuare le chiacchiere.
«Don Vincenzo, stavolta parliamo noi.»
«Dite pure, amici.»
«I SyF stanno circolando, ma se solo il 4% chiedesse il cambio, voi non avreste euro a sufficienza!»
«Esatto, sono sull’orlo del burrone. Non sono caduto, per grazia di Dio, ma basta una spintarella.»
«Ecco, noi vorremmo evitare la spintarella. Don Vincenzo, se non vi offendete, vi diamo degli euro e ci prendiamo dei SyF.»
«Se il popolo ha decretato che euro e foglietti sono equivalenti, fate pure il cambio: non mi farete un regalo, farete solo un cambio alla pari. Però questo bel gesto non sarà risolutivo.»
«Sì, abbiamo fatto i conti. Avevate 4.000.000 di SyF, ne avete 1.087.460 mentre 2.912.540 sono in giro. Anche se li cambiassimo tutti voi arrivereste a 1.183.234 euro, mentre in giro ci sarebbero 4 milioni di SyF.»
«Questo dovrebbe suggerirvi delle considerazioni.»
Qui tacemmo tutti.
Don Vincenzo riprendeva le redini.
«Parto da una considerazione culturale: il popolo di Roccamarina ragiona di moneta, e ragiona bene. Se ci pensate, non sono stato io a stabilire che euro e foglietti erano la stessa cosa, ma è stato il popolo. E voi, non io, avete proposto un metodo per togliermi dal ciglio del burrone. Veniamo alle cose tecniche. La prima è ovvia. Visto che avete assegnato ai foglietti un valore di 4 milioni globali…»
«Don Vincenzo, non siamo stati noi ad assegnare il valore di 4 milioni! Era il vostro computer che diceva così!»
«Sì, Arnaldo. Ma all’inizio mi chiedeste “4 milioni di cosa?”. Voi e il popolo avete decretato che erano 4 milioni di un “qualcosa” che valeva come gli euro. Però, con foglietti per 4 milioni ed euro per 1 milione, è ovvio che il cambio alla pari non regge. Poteva reggere se la circolazione di foglietti si fosse limitata a 1 milione: ma non era il mio intento, altrimenti perché ne avrei stampati 4 milioni?»
«Tutto chiaro, don Vincenzo.»
«Adesso datemi una soluzione, basata su 3 elementi: primo, il popolo si è messo a ragionare; secondo, il cambio alla pari non è la soluzione; terzo, i foglietti non sono accettati come deposito bancario.»
Fu Silvano Bellaspiga a rompere il ghiaccio.
«Don Vincenzo, se il cambio non è la soluzione, se i SyF sono più degli euro, l’unica soluzione è che i SyF siano richiesti più degli euro. Richiesti per spenderli, visto che non si possono depositare.»
«Grazie, Silvano. Prima i foglietti erano presi con paura, poi con abitudine, poi con indifferenza rispetto all’euro. Adesso devono essere DESIDERATI più dell’euro. Agiremo così. Primo: mi porterete degli euro prendendo foglietti in cambio, 200.000 euro sono sufficienti. Secondo: cesserete di diffondere foglietti col metodo del doppio valore; i negozianti li disabituerete un po’ alla volta, facendo pagare alle vostre mogli, in euro. Terzo: organizzerete una festa nel mio parco per negozianti e artigiani.»
«Perché una festa, don Vincenzo?»
«Perché gli operatori economici di Roccamarina hanno un di più di 904.266 euro e di 2.912.540 foglietti euro-equivalenti. Sono più ricchi e più contenti, una festa ci vuole proprio. E qui, France’, tocca a te.»
Una festa con finale a sorpresa
Ero pratico di queste cose: attrezzature, catering, decorazioni, palchetto, orchestrina, inviti personalizzati. Unica stranezza, don Vincenzo mi aveva imposto di non pagare i fornitori, ma di consegnare loro una lettera da parte sua.
Il parco brulicava di persone; verso mezzanotte don Vincenzo salì sul palchetto: pensavamo a un saluto di circostanza; ma, invece delle frasi attese, arrivò la bomba inattesa.
«Carissimi, vedo che i foglietti hanno beneficato tutti. Non tutti, in realtà; adesso dovete aiutare chi ha il reddito fisso. Da domani metterete due prezzi. Paghi in euro? Prezzo pieno. Paghi coi foglietti? Metà prezzo.»
Tutti perplessi e silenziosi. Tutti tranne Antonio Ciccone, che sembrava pagato per far da spalla a don Vincenzo.
«Perché no, don Vincenzo? Per primo accettai i SyF e per primo vi ubbidirò. I SyF mi hanno cambiato la vita, anche se non mi spiego il perché: so solo che crescono i clienti e cresce il conto in banca. Mi fiderò anche stavolta!»
Colto di sorpresa, mi sforzavo anch’io di capire le implicazioni della mossa di don Vincenzo. Antonio Ciccone aveva dato il suo ok, ma chi altri avrebbe aderito? Qualche giorno dopo feci visita a don Vincenzo.
«Ti aspettavo, France’. Sei stato in ricognizione?»
«Sì, don Vincenzo. Poca roba. Pizzeria Antonio Ciccone, Alfonso il barbiere, panetteria Gilda Bonora, Teo Salemme fruttivendolo. Anche Celso l’arrotino, ma è una bottega in via di chiusura. E voi chiedevate un’adesione di massa…»
«Le adesioni arriveranno. Non credo che abbiano rifiutato la proposta, credo invece che ognuno stia riflettendo. Per ogni tipo di attività basterà che aderisca uno, gli altri seguiranno a ruota: non c’è niente di peggio che passare la giornata con la bottega vuota.»
Tornano le corporazioni
Tornai in centro. Barberia di Alfonso Orlando, piena. Barberia di Antenore Testa, vuota. Barberia di Domenico Lentini, vuota; ma vidi arrivare un cliente.
«Domenico, è vero che fai i capelli per 8 SyF?»
«No, i capelli costano 15. Euro o SyF, quello che ti pare, ma 15.»
«Va beh, Domenico. Ci vediamo.»
Il martedì Alfonso Orlando aveva iniziato il prezzo SyF ridotto. Il giovedì, dopo due giorni di negozio vuoto, cedeva Antenore Testa. Domenico Lentini era una testa dura, ma il sabato cedette anche lui.
In un mese tutto il paese aderì. Tutto il paese ASCOLTO’ don Vincenzo, anche se a dir la verità nessuno OBBEDI’. Ogni attività dovette porsi tre domande: quanti euro mi occorrono? Quanti SyF riesco a spendere in paese? Quanti euro riesco a prendere dagli stranieri? (“straniero” era chi non abitava a Roccamarina, chi non aveva i SyF nel portafoglio).
Non applicarono il metà prezzo, ma ognuno applicò l’equa riduzione per la sua attività. Dovettero agire in maniera corporativa: barbieri coi barbieri, fruttivendoli coi fruttivendoli, panettieri coi panettieri.
«Don Vincenzo, ognuno ha messo una riduzione diversa.»
«Così dev’essere. Il barbiere sa fare i suoi conti, non ha bisogno di ascoltare me che non sono barbiere. Ho dato l’idea, e ognuno ha ragionato. Vivaddio, hanno PENSATO con la loro testa, cosa rara.»
In quel momento buttai l’occhio sui computer.
«Ma, don Vincenzo… Il computer segna 530.450 euro!»
«Certo, non dovevamo aiutare quelli a reddito fisso? Cinque minuti fa è uscito Tano Melluso, il bidello: gli è arrivato lo stipendio, ha prelevato degli euro, me li ha portati, gli ho dato foglietti per pari importo, e lui paga in paese a prezzo ridotto.»
«Ma così in breve finirete i SyF rimasti!»
«E dov’è il problema? Avevo l’obbligo morale di cambiare foglietti in euro, non ho l’obbligo di cambiare euro in foglietti: li cambierò finché ce n’è.»
«L’automobile ha invertito la marcia, don Vincenzo!»
«Ha invertito la marcia, e tornerà presto a casa.»
«Quindi tutto bene? O avete in serbo altre sorpresa?»
«Le sorprese ce le riserveranno altri. Ma per me non sarà una sorpresa. Potrò solo dire che è giunta l’ora.»
Una repubblica fondata sui SyF
Vivevamo in una favola bella.
Col passare dei mesi ci davamo da fare per rendere i SyF più efficienti: ogni nuovo servizio, ogni nuovo bene che veniva venduto a Roccamarina comportava la possibilità di pagarlo in SyF, e quindi accresceva l’area dei prezzi ridotti.
Più i SyF erano spendibili, più la comunità ribassava i prezzi, fino a quel limite del 50% che don Vincenzo aveva certamente meditato a lungo.
Un giorno Antonio Ciccone creò la sezione “Pizze di Roccamarina”: 7 pizze fatte esclusivamente con ingredienti comprati a Roccamarina e pagabili solo in SyF.
Ma la novità più grossa fu Pippo Staniscia, disoccupato cronico, che aprì bottega col cartello “Pippo calzolaio volontario”.
«Pippo, cosa ti salta in mente? Non ti ci vedo tra registri e commercialista…»
«Don France’, io sono disoccupato e calzolaio volontario. Niente partita Iva, niente carte, niente euro. Avete delle scarpe rotte? Ve le riparo. Poi, se volete, mettete dei SyF nella cassettina. E non credo di dover pagare l’Iva su dei foglietti colorati…»
«Qualche spesa in euro dovrai pur farla.»
«Nessuna. Quando mi serve del materiale, o lo trovo in SyF in paese oppure porto la lista a don Vincenzo. Lui compra la roba in euro e io lo pago in SyF. Comunque un po’ di euro li ricevo da mio figlio che fa il cameriere all’estero.»
«Dov’è andato, in Germania?»
«Macché Germania, don France’. E’ all’estero, a Roccamontana.»
Per Pippo Staniscia eravamo diventati una sorta di Repubblica indipendente fondata sui SyF. O meglio, fondata sul lavoro. E tutto il resto era “estero”.
Arriva il comandante
Una mattina arrivò la sorpresa: le strade di uscita dal paese vennero bloccate dalle Forze dell’Ordine. Alcune auto giravano con altoparlanti a chiedere la consegna dei SyF.
Il comandante delle operazioni andò direttamente allo studio di don Vincenzo: il cancello si aprì senza suonare.
«L’aspettavo, comandante. O meglio, ero incerto: manderanno Delfino o Terlizzi? Hanno mandato Terlizzi.»
«Perché ha combinato questo pasticcio, don Vincenzo? Lei è una persona stimata, un’autorità…»
Don Vincenzo sembrava non ascoltarlo.
«Cos’è venuto a fare, comandante?»
«A sequestrare delle pseudo banconote illegali.»
«E cos’è per lei una banconota?»
«Una banconota… è una banconota! Carta di qualità, disegni, numeri, firme…»
«Ha già visto le pseudo banconote illegali?»
«No, ma le vedrò presto. Le stiamo sequestrando in tutto il paese.»
«Le do i miei foglietti, allora. Eccoli qua, serie completa.»
Il comandante li prese in mano, li guardò, li voltò, li esaminò.
Poi fissò don Vincenzo con sguardo interrogativo.
«Questi sarebbero i SyF? Ma non ci sono numeri! C’è solo la sua firma e la scritta “pagabili a vista al portatore”.»
«Non solo questo. C’è anche lo stemma di famiglia e le foto dei miei figli.»
«Senta, don Vincenzo, non mi prenda in giro! Noi sappiamo per certo che li cambiano con gli euro, quindi DEVONO avere un numero stampigliato da qualche parte!»
«Ma, comandante, sono solo giochetti di paese. Se uno è del paese, può ricordarsi che Chiara è la primogenita e quindi è il numero 1; Gianluca è il 2; Guido il 3; Maribetta il 4 e Matteo il 5. C’è anche la mia foto: se io sono lo zero, si può leggere 10 20 30 40 50. Ma, capisce bene, è un giochetto che funziona a Roccamarina, non certo in un tribunale. Nei foglietti piccoli ci sono invece le foto dei miei nipoti: Emanuele il n.1, Francesco 2, Pietro 3, Raffaele 4, Riccardo 5. Belli, vero?»
«Foto di figli e nipoti? Ma li chiamano SyF!»
«Chissà che vuol dire, io li ho sempre chiamati foglietti. Vede qui, nello stemma? C’è un’ostia raggiante con la scritta “Symbolum Fidei Nostrae et Spes”. Symbolum Fidei, SyF. Non saprei darle un’altra spiegazione. Cosa vuole, in queste cose il popolo è sovrano. Gli piace SyF, li chiamino pure SyF.»
«E il pagabili a vista?»
«Per il “pagabili a vista”, è bene che legga la frase intera, anche se è scritta piccola. »
«“Per me e per la mia famiglia chiedo preghiere, pagabili a vista al portatore.”»
«La firma è mia, che chiedo preghiere, mentre il “pagabili a vista” riguarda il Padreterno. Pregare Dio per i vivi e per i morti è opera di misericordia, e Dio paga a vista.»
«Quindi mi hanno mandato a sequestrare dei foglietti di preghiere…»
«Sì, comandante. Qualcuno voleva interrompere l’esperimento. E poiché lei è intelligente, efficiente, integerrimo, l’hanno mandata allo sbaraglio. Forse adesso verrà irriso come “sequestratore di santini” o qualcosa di simile.»
«Comunque vada, secondo lei sono nei guai…»
«Sì, è nei guai, comandante. Ma non abbia troppi timori. Tenga, le do un foglietto che non ha mai circolato: c’è sopra la foto di mia moglie. E mia moglie vale molto. In bocca al lupo, comandante.»
Ci furono brevi indagini e la rapida archiviazione “perché il fatto non sussiste”. I foglietti sequestrati non potevano in alcun modo essere configurati come “pseudo banconote illegali”. Vennero dissequestrati e restituiti a don Vincenzo.
Tornato a casa, don Vincenzo avrebbe potuto restituire i SyF ai legittimi proprietari, e far ripartire l’esperimento. Ma aveva perso le forze.
Donna Liliana aveva azzeccato la previsione iniziale: “fatica e sofferenza”.
Il discorso dal palco
Da marzo a ottobre nella piazza di Roccamarina stazionavano un palco ben attrezzato e una distesa di sedie.
Ogni sera, dopo cena, Don Vincenzo andava sul balcone a dare un’occhiata alla piazza: se vedeva movimento, usciva e si sedeva in platea, in seconda fila. Che fosse sfilata di moda, conferenza, o concerto rock, era indifferente: gli avvenimenti di paese gli piacevano sempre.
Stavolta vide sul palco… il suo studio: scrivania, computer, bilance con gli euro, ben più di un milione, bilance coi SyF dissequestrati. Il tutto realizzato in evidente combutta tra il Sindaco e Maribetta.
Quando la piazza fu colma, il Sindaco salì sul palco e disse poche parole: «Cittadini, abbiamo vissuto un periodo di felicità e adesso siamo in un periodo di tristezza. Il protagonista direi che è uno solo. Don Vincenzo, se volete salire…»
Don Vincenzo salì, e aveva ritrovato l’energia.
Maribetta salì anche lei sul palco, anche se il padre non l’aveva chiamata.
«Cittadini e amici, avete vissuto con me l’esperimento e avete visto che funziona. Questa sarà allora una lunga nottata, perché ognuno di voi verrà qui, dichiarerà quanti SyF ha perso, e li riavrà. Ma prima devo pagare alcuni amici.»
Che lunga fila. Il muratore che gli aveva rifatto lo studio, il falegname per la porta, il fabbro del cancello, l’elettricista, la tipografia dei SyF, il fornitore di bilance, il venditore di computer, il catering e l’orchestrina della festa.
Tutti avevano ricevuto da don Vincenzo solo una lettera con la scritta “Vi pagherò, se potrò”. Si erano fidati e ora venivano pagati.
«A questo punto il computer segna 1.007.415 euro. Maribetta, per favore, consegna 7.415 euro a monsignor Gambino per le spese della chiesa. Ecco, io sono tornato al milione di euro iniziale e tra poco il popolo riavrà i suoi SyF. Quindi, viene da dire, io che c’entro? C’era bisogno di me per tutto questo marchingegno? Vi dico di no. Quei milioni di SyF che riavrete in mano sono la benzina necessaria per il nuovo motore che VOI, non io, avete messo in moto: nuovi beni, nuove competenze, nuove idee per il paese. Io ho fatto da detonatore, ma non sono io che do valore ai SyF. Io sono lo zero, il valore lo date voi, col vostro lavoro.»
Antonio Ciccone, primo ad accettare i SyF, primo a ribassare i prezzi, inventore delle pizze in SyF, si sentì autorizzato a intervenire dalla platea.
«Don Vincenzo, ve lo dico sinceramente: sembra che i SyF reggano finché reggete voi. Se non ci foste voi, si ha l’impressione che i SyF perdano valore.»
«Non è così, Antonio. Dimentica le foto di figli e nipoti, e lo stemma di famiglia. Sui foglietti basta che ci sia una cifra, la firma del Sindaco, e un metodo che renda difficile la contraffazione. Gli euro sono pezzi di carta a corso forzoso gravati da debito. I SyF sono pezzi di carta a corso volontario non gravati da debito. Ma non ho bisogno di spiegarvi nulla. Voi già lo sapete, perché voi li usate!»
Non ci furono applausi alla fine, ma si capiva che il clima era tornato gioioso. Ognuno fece la sua fila e riebbe la spettanza di SyF.
La nuova vita del comandante
Il 1 aprile portai mia moglie Anna nella pizzeria Ciccone a festeggiare il compleanno. Era anche l’anniversario della prima erogazione dei SyF.
Tante chiacchiere e un’ottima cena. Alzandomi per andare alla toilette, vidi il pizzaiolo e strabuzzai gli occhi.
«Ma, Anto’, il pizzaiolo…»
«Ha visto, don Francesco? Sì, è il comandante Terlizzi. Gli hanno reso la vita impossibile e se n’è andato. E’ venuto a cercare lavoro in paese, è passato anche da me, e aveva in mano come “lasciapassare” un SyF che non avevo mai visto…»
Antonio mi allungò il SyF speciale, quello con la foto di donna Liliana. Anch’io lo vedevo per la prima volta.
«Di fronte a questa stranezza, potevo dirgli di no? Mi sembrava di avere davanti don Vincenzo che mi diceva “Anto’, pensaci tu!”. L’ho messo alla prova, ed è un pizzaiolo nato. A breve porterà tutta la famiglia a Roccamarina. Certo, nessuno è perfetto…»
«E cioè?»
Antonio non rispose.
Al momento del conto ci allungò il foglietto scritto a mano. E alle sue spalle si levò una voce…
«Anto’!!! Ci risiamo?»
«Ecco, don Francesco. Provate voi a fare del nero quando alle spalle avete un pizzaiolo, integerrimo tutore dell’ordine… Mi toccherà diventare onesto.»
Epilogo
Don Vincenzo morì l’11 agosto, onomastico di Chiara, la sua primogenita.
Al funerale c’era tutto il paese, per affetto e non per dovere.
Il suo studio rimase intatto, coi computer, le bilance, e con dentro il milione di euro. La famiglia li usa per prestare senza interesse e senza scadenza. Prestiti d’onore che tornano sempre indietro.
E anche oggi, se passate a Roccamarina, vedrete circolare le strane banconote senza numeri.
Chiara 1 Gianluca 2 Guido 3 Maribetta 4 Matteo 5.
E accanto a loro sempre lui, don Vincenzo, lo zero che dà valore a tutto.
Questa favola monetaria, pur essendo totalmente frutto di fantasia, trae ispirazione dall’esperimento del SIMEC che si svolse a Guardiagrele (CH) nel 2000.
Vuole essere un omaggio a Giacinto Auriti, ideatore del SIMEC, nell’anniversario della sua morte, lo stesso giorno di Don Vincenzo (11 agosto 2006).
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