di Massimo Bordin
Ci sono cose di cui non si parla mai perchè se venissero divulgate chi le conosce diventerebbe autenticamente un problema, un pericolo. Una di queste cose di cui non si parla mai è la formazione del debito pubblico in italia. Se tutti capissero cos’è davvero accaduto, gli italiani diventerebbero un problema. Per l’Europa, per la Germania, per gli Stati Uniti, per tutto il sistema liberista.
Sostenere che il Debito Pubblico italiano sia un guaio è come sostenere che la terra è piatta. Il debito pubblico è diventato un problema perchè le lobby economiche finanziarie lo hano fatto diventare un problema, ma non lo è affatto sotto il profilo tecnico.
Come sapietemente descritto dagli economisti delle teorie monetarie moderne, il debito pubblico statale è il credito dei cittadini, cioè l’opposto di quello che viene raccontato, ma capire questo richiede studio e ragionamenti controintuitivi, difficili da spiegare a chi si infarcisce la testa di slogan mainstream. Più facile allora guardare a quello che è accaduto al debito pubblico italiano in questi anni, alla sua storia.
Molti, infatti, si chiedono per quale motivo il debito pubblico italiano sia così alto, tra i più alti del mondo e senza dubbio è il più alto d’Europa. E’ del tutto inutile argomentare che Stati Uniti e Giappone l’hanno enormemente più alto! Sempre viene ribattutto che la Germania ha un debito più basso, la Spagna più basso, la Francia più basso, l’Olanda più basso, e così via.
Come mai l’Italia ha un debito così alto?
Mentre scrivo il debito si aggira sui 2342 miliardi di euro. Questa condizione fa si che l’eurozona imponga di mantenere il deficit abbondantemente sotto il 3 per cento, il che significa che la consistente quantità del debito ci impedisce di spendere e di investire come gli altri paesi.
“Non possiamo fare le cose perchè abbiamo il debito”. Questo è il mantra, e via coi soliti paragoni con il buon padre di famiglia che non può spendere se ha debiti, la necessità di privatizzare vendendo le aziende di Stato, ecc. ecc.
Lo Stato – ORIGINARIAMENTE – emette titoli (cioè… fa dei debiti) per tutelare i suoi cittadini da meccanismi inflattivi, favorire i risparmi dei privati e regolare i tassi di interesse tra banche ai fini di regolare i mutui ed i prestiti tra le banche.
Per questo lo Stato ha implementato il debito, non perchè gli manca la moneta da spendere, perchè potrebbe benissimo – lo stato – creare il denaro con un click e stamparlo, visto che da tempo non siamo più in regime di gold standard. Invece, lo Stato deve fare tutto un giro assurdo per favorire il risparmio dei suoi cittadini e consentire alle banche di prestare denaro a chi fa impresa. PUNTO. Lo stato non ha alcun bisogno di emettere titoli (debito…) per avere dei soldi da spendere per ospedali, scuole, ecc ecc . Potrebbe anche stampare direttamente. La valuta delle nazioni non è più basata sui metalli preziosi da numerosi decenni.
Durante gli anni delle grandi guerre, nella prima metà del Novecento, gli italiani non risparmiavano un tubo. Poi, con alta inflazione e gli italiani che iniziavano allora a risparmiare un poco (anni 70 e 80), nacque la necessità di coprire il risparmio dal rischio di un aumento costante dei prezzi e tutti i cittadini che lavoravano compravano i bot ed i cct. Gli stipendi venivano tutelati dalla scala mobile. I risparmi dall’acquisto di bot.
Dunque, ab origine, lo Stato emetteva titoli (debito) con lo scopo di favorire meccanismi virtuosi (risparmio privato, prestiti, ecc) e lo emetteva in cambio di un interesse.
Negli anni ’80, per decisione politica di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi (riposino a fanc, ehm, in pace), la banca centrale italiana (la Banca d’Italia) cessò di porre freni al debito pubblico tramite l’acquisto diretto dei titoli di Stato. I due istituti – banca d’Italia e Ministero del Tesoro – cessarono di farsi da sponda l’un l’altro sul mercato delle obbligazioni statali.
Ciò comportò un AUMENTO spropositato dei tassi d’interesse.
La spesa per interessi crebbe in Italia dall’8% del Pil nel 1984 all’11,4%, livello di gran lunga maggiore del resto d’Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò dal 4,1% al 4,4% e quella dell’eurozona dal 3,5% al 4,4%. Nel 1993 il divario tra i tassi d’interesse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue.
Detto diversamente,
gli interessi sul debito italiano aumentarono enormemente a causa di un calo della domanda … ma NON della domanda dei privati, ma della domanda della Banca centrale italiana.
Secondo gli studi proposti da scenarieconomici.it, in 30 anni – dal 1980 al 2012 – l’Italia ha pagato 3100 miliardi di interessi sul debito.
Sulla base di questi studi i cravattari romani delle mafie rom e nostrane, da Spada a DePedis, sembrano innocui istituti di beneficenza.
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