Di Alberto Marabini
Scrivo questo articolo in risposta a quello di Massimo Franceschini sulla medesima materia.
Intanto voglio fare subito una precisazione: penso che il lavoro del Professor Scardovelli in politica sia qualcosa di assolutamente essenziale, insostituibile e rivoluzionario e abbia una portata che va ben oltre il nostro Paese perché dove un certo lavoro sull’introspezione psicologica si è affermato in questi anni (all’estero ovviamente non da noi), lo ha fatto all’interno della società civile e anche da quelle parti non ha ancora minimamente scalfito la politica.
A Massimo voglio ricordare come diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato l’impatto che le diseguaglianze hanno sulla salute psicologica e fisica delle persone: cito a piene mani dal libro “Le Radici psicologiche della diseguaglianza” della professoressa Chiara Volpato che il problema lo spiega perfettamente con un’amplia raccolta di citazioni e ricerche:
“Nelle società fortemente disuguali, i problemi sociali sono più frequenti e drammatici. Circa quarant’anni fa, una pionieristica ricerca epidemiologica sulla salute pubblica ha collegato mortalità e disuguaglianza di reddito, mettendo in relazione i dati dell’indice di Gini con la mortalità infantile e l’aspettativa di vita in 56 nazioni (Rodgers, 1979). Negli anni successivi gli studi si sono moltiplicati, provando l’esistenza di un’associazione positiva tra disuguaglianza e problemi di salute.[] Un’enorme mole di dati attesta oggi, in modo inequivocabile, che i problemi sanitari e sociali sono meno frequenti nei paesi più egualitari.
Due meccanismi spiegano l’esistenza del gradiente sociale: la deprivazione materiale e lo svantaggio psicosociale. La prima riassume quei fattori socio-economici che mantengono le classi meno favorite in una posizione di svantaggio all’interno di ambienti degradati, caratterizzati dall’assenza di servizi sociali e sanitari. Il secondo sottolinea la percezione che i membri degli strati più sfortunati della popolazione hanno di vivere nel posto sbagliato, con una collocazione insoddisfacente nella gerarchia sociale, percezione che provoca, a livello individuale, insoddisfazione e ansia, che possono facilmente convertirsi in comportamenti antisociali, e, a livello collettivo, una diminuzione di quel capitale condiviso fatto di fiducia e partecipazione che aumenta la qualità di vita dell’intera società.”
e ancora
“Le società disuguali sono società infelici: più una società è disuguale, più è infelice sia dal punto di vista economico sia da quello del benessere collettivo. [] Le società disuguali sono infatti società violente. È stata provata l’esistenza di un legame forte e sistematico tra disuguaglianza e violenza, che indica una relazione diretta tra l’aumento delle disparità economiche e l’aumento dei crimini contro la proprietà e la persona (Rufrancos et al., 2013). [] Molti atti violenti derivano dal tentativo di far fronte a sentimenti di vergogna o umiliazione, frequenti soprattutto tra i giovani appartenenti alle classi sociali sfavorite. La presenza di forti disuguaglianze socio-economiche aumenta, infatti, la differenziazione tra le classi e la competizione per lo status, cosa che rende la società nel suo insieme più pericolosa e violenta. [] La disuguaglianza costituisce quindi un fattore di divisione sociale: nelle società più sperequate peggiora la qualità delle relazioni sociali, diminuiscono la fiducia e l’empatia tra le persone, aumentano il risentimento sociale e il disprezzo verso i meno fortunati, si abbassa la partecipazione alla vita della comunità. Il rafforzamento della gerarchia sociale incide sulla personalità rendendo gli individui meno amichevoli, fiduciosi, cooperativi; più si accentuano le disparità, più aumentano razzismo, sessismo, omofobia.”
E noi che viviamo in un paese in cui il consumo di psicofarmaci è aumentato in maniera vertiginosa in questi anni dovremmo ben sapere che l’impatto psicologico delle diseguaglianze e del decadimento civile è andato oltre ogni limite, finanche ad arrivare allo sviluppo sociale di un fenomeno come quello del narcisismo.
Ma non voglio fermarmi qui e riallacciandomi al discorso appena fatto sul narcisismo cito direttamente dall’articolo di Massimo perché all’inizio esordisce dicendo che “Questo articolo intende evidenziare svariate problematiche interne al movimento alternativo, ed al suo “spettro culturale” che, purtroppo, vanno a sommarsi alla sua ormai evidente incapacità ad unirsi, dovuta a personalismi, tatticismi e ideologismi vari.”
Ah, lupus in fabula! Perché uno degli argomenti preferiti di Scardovelli è proprio il portato della cultura neoliberale: il come quell’alienazione dell’io verso la realtà che ci circonda e in cui ognuno di noi vive, porta ad uno sviluppo smodato di un ego malato che si impossessa della nostra psiche a detrimento di sé stessi ma anche degli altri.
Questo vuol dire che una persona invece di essere libera di esplorare ed essere sé stessa e lo spazio di libertà concessogli dal suo esistere ed essere un individuo, cerca la soddisfazione dei suoi vuoti esistenziali utilizzando la mappa di valori concessagli dalla società che ha intorno.
Pensa alla gente che passa le ore a parlare di “Uomini e Donne”, che vive nella realtà creata da Barbara D’Urso! Che spende una vita intera in un ufficio inutile facendo un lavoro inutile, all’interno di un Paese e di una Società avviati al fallimento, innescando spesso un conflitto concorrenziale assurdo con i propri colleghi solo perché nella vita non avrebbe altro!
Pensa alle ossessioni della codipendenza! A come la gente si butti in qualsiasi cosa (droga, sesso, gioco) pur di trovare un senso alla propria esistenza!
E questo dovrebbe rispondere alla domanda che Massimo si pone nell’articolo: “il cambiamento di sé stessi è indispensabile per cambiare la società. Politicamente, cosa vuol dire?” Vuol dire semplicemente che se non sai nel profondo chi e cosa sei, cosa c’è nella tua anima e che cosa vuoi dalla tua vita, come potresti avere un’idea chiara di cosa e come vorresti cambiare nel mondo? Se permetti non è esattamente come imparare a cucinare un uovo!
Il personalismo imperante nel movimento alternativo non deriva altro che da questo: il mettere prima degli obbiettivi politici di cambiamento del Paese il soddisfacimento di obbiettivi “altri” (la fama, la carriera, la poltrona, il prestigio, la supremazia sul branco, la figa) che sono frutto proprio della mappa dei valori della società neoliberale.
L’incapacità di guardare oltre l’oggi e di capire se stessi e i propri sogni e progetti a lunghissimo termine facendosi ottenebrare da obbiettivi stupidi e perdendo completamente di vista quello che conta.
Questo, oltre al fallimento di interi progetti politici, oltre a portare un’enorme quantità di zizzania ed amarezza fra persone che cercano di liberare il Paese porta una quantità di sofferenza psicologica malsana ben evidente sia per la vittima che per i carnefici, e anche questo è uno dei tanti livelli di lettura del lavoro di Scardovelli.
Massimo infatti si chiede ancora “C’è qualche “autorità” che possa certificare il cambiamento “necessario” e quanto ciò sia reale, sincero e senza doppi fini, tanto per dire?” :a certificare il bisogno del cambiamento ci sta solo la sofferenza esistenziale stessa e a validarlo ci sta la fine di tale sofferenza.
E non finisce qui, perché non si farebbe giustizia di come il narcisismo, il personalismo e lo sviluppo di un ego malato sono le cause delle sofferenze di tante famiglie distrutte italiane (quanti se ne sono scappati coi soldi, quanti li hanno spesi al gioco e con le prostitute, quanti hanno buttato via la famiglia in cerca di un po’ di riconoscimento sociale) e del decadimento psicologico e morale bene evidente nelle nuove generazioni.
Non so proprio caro Massimo cosa ci trovi di esoterico in tutto questo che è il pane quotidiano di tante persone in tanti uffici, in tante case, in tanti luoghi di lavoro di una società che si regge in piedi sulla violazione del diritto alla dignità degli altri? Come ti sembra “oltre-politico”, che “esula dalla politica” in una società che vorrebbe vederci regredire a livello infantile, bloccare il nostro naturale desiderio di divenire adulti, autonomi, liberi? Come si può ipotizzare che l’ambito del governo di una società liberata possa essere offerta a uomini non “sviluppati personalmente” dopo i disastri che abbiamo visto portati avanti da gente come Berlusconi, Renzi, Luigi di Maio assieme a quei tanti parassiti membri delle classi dominanti che vivono nello Stato?
Come dicevo nel titolo “Scardovelli santo subito” Massimo, perché per altro è il continuatore di una nobile stirpe di psicologi e umanisti del calibro di Reich, Fromm, Jung che in barba all’uso che oggi ne fanno i tribunali ci hanno insegnato che una materia squadrata come la scienza poteva avere un prefisso come psico e, ancora più rivoluzionario, che la mappa del mondo che vogliamo si trova nel posto meglio nascosto dell’universo, dentro noi stessi e in fondo al nostro cuore.
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