di Riccardo Saporiti
29.07.2019
Dietro la battaglia legale sull’uso dei dati sui ritardi dei treni resta un interrogativo: perché informazioni di interesse pubblico non sono in formato open?
Da una parte c’è Trenitalia, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa del trasporto ferroviario passeggeri. Dall’altra c’è Trenit, startup creata da Daniele Baroncelli con sede al TechHub di Londra, che ha sviluppato un’app scaricata su oltre 3 milioni di smartphone. In mezzo ci sono i dati relativi ai treni che ogni giorno percorrono le ferrovie italiane.
Meglio, c’è il fatto che Trenit utilizzi proprio questi dati per fornire ai propri utenti informazioni in tempo reale rispetto a eventuali ritardi. E c’è una causa intentata da Trenitalia che contesta l’uso definito illegittimo di questi dati, che ha avuto come primo effetto la sospensione del servizio. Ma anche dell’app che, almeno dai device Android, non è più scaricabile.
Ma perché Trenitalia ha intentato la causa? Ora, l’azienda del Gruppo Fs ha sviluppato un portale che si chiama Viaggiatreno e che in buona sostanza offre lo stesso servizio di Trenit. Tanto che è da siti come questo che l’app estrae i dati che utilizza. Nelle note legali si legge chiaramente che “Ogni diritto sui contenuti è riservato ai sensi della normativa vigente. I contenuti di ViaggiaTreno non possono, neppure in parte, essere copiati, riprodotti, trasferiti, caricati, pubblicati o distribuiti in qualsiasi modo senza il preventivo consenso scritto della società Trenitalia Spa”.
C’è anche scritto che non è possibile linkare al sito senza un’autorizzazione da parte di Trenitalia. Ed è per questo motivo che il lettore dovrà affidarsi ad un motore di ricerca per trovare il portale. La precisazione relativa alla proprietà intellettuale dei dati è importante. Secondo il Codice dell’amministrazione digitale, infatti, se non ci sono specificazioni, la licenza di utilizzo delle informazioni è open by default.
Questo vale, oltre che per le pubbliche amministrazioni, anche per i gestori di servizio pubblico e per le società a controllo pubblico. Tra le quali rientra anche Trenitalia che, oltre a gestire un servizio pubblico come il trasporto ferroviario, è di proprietà delle Ferrovie dello stato che a loro volta hanno come unico azionista il ministero dell’Economia.
Ora, si potrebbe eccepire sul fatto che Trenit abbia potuto operare per 5 anni, visto che è stata rilasciata nel 2014, e lo abbia fatto, per dirla così, alla luce del sole, dato che è stata scaricata da 3 milioni di persone, prima che arrivasse la causa da parte di Trenitalia. E anche sottolineare che occorre capire sulla base di quali criteri l’azienda concederebbe l’utilizzo dei dati: il decreto legislativo 36/2006, all’articolo 8, afferma che i limiti al loro impiego “non possono costituire ostacolo alla concorrenza”.
Ma sarà un giudice a stabilire chi ha ragione. Sullo sfondo resta un’interrogativo: è giusto, dal punto di vista etico e non giuridico, che un’azienda pubblica non consenta l’accesso a dei dati rispetto al quale è evidente l’interesse pubblico? Interesse dettato dalla necessità di sapere in tempo reale se il treno che si deve prendere è in orario oppure no.
È questa la domanda che sta dietro a questa lite. Ed è una domanda, si passi l’espressione, molto antica. “Quando, era il 2010, si è iniziato a parlare di open data in Italia, i temi più rilevanti erano due: le modalità di spesa dei soldi pubblici e i trasporti”, ricorda Vincenzo Patruno, membro dell’associazione onData che si batte per la trasparenza e la diffusione degli open data.
“Questo tentativo di porre dei paletti da parte di Trenitalia mi pare assurdo”, prosegue, “legittimamente può inserire dei disclaimer, ma voler creare delle rendite di posizione [legate al possesso dei dati, ndr] è anacronistico. Tanto più che non stiamo parlando di un’azienda privata”.
Non solo: “è dimostrato che aprire i dati genera un vantaggio economico”. Si creano nuove aziende, come Teseo, che permette di calcolare tragitti per spostarsi con i mezzi pubblici in Sardegna. Il tutto grazie a un’app che si basa su dati rilasciati dalle aziende pubbliche di trasporto. Ma i vantaggi sono possibili anche per chi i dati li detiene.
L’esempio forse più significativo è quello di Lufthansa, compagnia aerea tedesca che da ha pubblicato un sito riservato agli sviluppatori. Interrogando le Api, interfacce che permettono si sviluppare applicazioni sulla base di dati in possesso dell’azienda, si ottengono non solo informazioni sui voli. Da fine giugno, infatti, c’è anche la possibilità di sviluppare applicazioni che permettano di prenotare i biglietti.
Azienda che, in prospettiva, potrebbe veder così nascere nuovi canali di vendita per i propri voli. Oltretutto creati in maniera del tutto gratuita. Lo stesso potrebbe succedere a Trenitalia se aprisse i dati agli sviluppatori. Al momento, però, l’azienda preferisce citarli in giudizio.
Aggiornamento del 30 luglio 2019 – dopo la pubblicazione di questo articolo, Trenitalia ci ha inviato la seguente precisazione:
Nessun ostacolo alla sharing economy. Trenitalia, come è stato dimostrato in altre occasioni, è aperta alla condivisione delle informazioni, a patto che ciò avvenga rispettando regole certe e ben definite.
Trenìt! estraeva e diffondeva, senza alcun accordo, dati ottenuti interrogando il sistema di vendita di Trenitalia. Ciò costituisce una violazione della disciplina vigente che vieta a terzi non autorizzati di reimpiegare a scopo di lucro informazioni, soprattutto se di natura commerciale.
Inoltre, presentando un incompleto pacchetto di offerte di Trenitalia, l’app non offriva al cliente un confronto equilibrato. Tema che, in un settore a mercato, è fondamentale per garantire ad ogni viaggiatore la possibilità di scegliere, con consapevolezza, fra tutte le opzioni di viaggio disponibili.
I dati relativi alle offerte commerciali di Trenitalia sono stati acquisiti da Trenìt! attraverso continue, perduranti e massive interrogazioni del sistema Trenitalia: ogni giorno circa 800mila richieste, con picchi che hanno superato le 14mila richieste ogni 10 minuti. Sistema di vendita la cui realizzazione è stata sostenuta da Trenitalia grazie a consistenti investimenti.
La posizione di Trenitalia è stata al momento riconosciuta fondata dal Tribunale di Roma.
Articolo tratto da:
https://www.wired.it/lifestyle/mobilita/2019/07/29/trenitalia-trenit-dati-treni/
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