di Giovanni Lazzaretti
24.04.2022
Chiudevo l’articolo precedente ricordando che «il denaro non ha più bisogno degli uomini», e volevo spiegarmi con una pillola apposita. Ma poi ho pensato «perché sforzarsi»?
Maurizio Blondet, o meglio, il bibliofilo che interloquisce con lui negli “Adelphi della dissoluzione”, l’ha spiegato benissimo e in forma colloquiale. Il testo è del 1994, possiamo quindi dargli una valenza “profetica”. Lo riporto in appendice, con un mio commento finale.
Piccola posta
Caro Giovanni, buona Pasqua! Condivido la maggior parte dei tuoi giudizi sulle nefandezze degli americani e sono anche contro la strategia di Zelensky. Per me avrebbe fatto meglio ad arrendersi come Dubček nel ’68.
Ma la strage di Bucha non si può negare. C’è la testimonianza di decine di reporter di tutto il mondo, che non possono essere considerati tutti al soldo di Zelensky o di Biden, c’è la testimonianza del cardinale Krajewski, inviato dal papa. Io personalmente conosco una signora ucraina, a suo tempo filo russa, che conferma, da sue informazioni private, le atrocità di cui sono accusati i soldati russi.
Attenzione al pregiudizio! [grassetto mio, NdR]
La memoria storica non può portare a conclusioni in contrasto con i fatti. Un caro saluto. Remo G.
Caro Remo, per fare un esempio il card. Krajewski è arrivato a Bucha il 15 aprile
https://www.farodiroma.it/attraverso-krajewski-la-preghiera-del-papa-sulle-fosse-comuni-di-bucha/
Ha pregato davanti a fosse vuote o a fosse chiuse. Non può sapere nemmeno lui se i morti sono filorussi epurati dalle brigate ucraine rientrate in città. Non può nemmeno sapere se gli 80 morti nella fossa comune ci sono davvero, visto che sono senza nome e senza cognome.
I reporter possono essere tutti in buona fede, ma, ovviamente, sono arrivati tutti a scena pronta: anche loro non sanno chi ha ucciso e chi sono “ontologicamente” i morti.
Non esiste guerra senza atrocità, ma su ogni atrocità specifica e mediatizzata dobbiamo necessariamente glissare. Altrimenti dovremmo cominciare a contabilizzare le atrocità fatte in 8 anni nel Donbass, scene che nessuno ci confeziona in TV.
Per farti un esempio: non cito nemmeno, parlando di Iraq, la strage di Haditha. Essendo stata “mediatizzata” per un certo periodo, la lascio perdere. Quello che conta è il macro-crimine dell’attacco all’Iraq, non i singoli episodi. Grazie. Giovanni
***
Questa è la risposta che ho scritto a Remo. Poi mi sono interrogato per conto mio sulla parola “pregiudizio”.
Giudizio e pregiudizio
Come ricordavo la volta scorsa, sono stato certamente filoamericano “a prescindere” fino all’invasione di Grenada, 1983. Divenni esitante con l’invasione di Panama del 1989, con l’arresto di Noriega “per traffico di droga e violazione dei diritti umani”. Queste erano motivazioni da polizia, non da diritto internazionale. Qualcuno aveva stabilito che gli USA dovevano essere il poliziotto del mondo?
Il mio pregiudizio pro USA veniva dal fatto che giudicavo le loro azioni in relazione all’URSS. Non avevo ancora assimilato la semplice lezione di Guareschi.
Don Camillo chinò il capo. “Però – borbottò – non sono stato soltanto io a lanciare martelli… Anche lui…”
“Non ha importanza, don Camillo: un cavallo più un cavallo fa due cavalli”.
Le colpe di uno non vengono né giustificate né compensate dalle colpe dell’altro. Le colpe si sommano.
Col 1991 le cose divennero chiare. Una bega tra islamici (Iraq che invade il Kuwait, ossia si riprende la propria costa che gli Inglesi ritagliarono “sapientemente” in anni lontani) diventa una questione mondiale (morire per l’Emiro del Kuwait?), dove la guerra di “liberazione” diviene immediatamente una guerra d’invasione dell’Iraq.
Dopo la guerra di “liberazione” del Kuwait, c’è la fase dei bombardamenti “umanitari” nella ex Jugoslavia. La sintesi: una serie di pezzi della ex-Jugoslavia entreranno a suo tempo nella NATO, e i Serbi (che non sarebbero mai entrati nella NATO) vengono bombardati.
Nel 2001 c’è l’Afghanistan, come “guerra al terrorismo”: 21 anni di tragedie, per poi tornare punto a capo. Nel 2003 c’è la più clamorosa, la “guerra contro le armi di distruzione di massa”: distruzione dell’Iraq, nascita dell’ISIS. Nel 2011 c’è la “guerra della no-fly-zone” in Libia (in realtà è la prima “guerra bancaria” della storia dell’umanità), assieme alla guerra per procura in Siria.
C’è sempre un nemico, e c’è sempre una scusa buona per dare un titolo presentabile alla guerra perpetua che accompagna gli USA dalla caduta del muro di Berlino in poi.
I miei pregiudizi sono finiti nel 1989. Adesso ci sono i giudizi. E i giudizi sono la constatazione di un mondo USA + satelliti impegnati nella bugia continua, per giustificare la guerra continua, in un ruolo auto-assegnato di poliziotti del mondo.
Adesso c’è la “guerra per la difesa della democrazia”. Sarà proprio così?
La Russia non è una grande potenza. Così dicono.
La narrazione della guerra d’Ucraina in TV è molto semplice: impostato il tutto come la guerra della mia infanzia (i cowboy buoni contro gli indiani cattivi), la narrazione si riduce a ripetere ossessivamente gli slogan e ad addebitare continuamente nefandezze ai cattivi, senza contraddittorio.
Ma c’è anche una narrazione “colta”, su Internet. Questa narrazione si rivolge a chi ha capito le ragioni o alcune ragioni della Russia, e tenta di smontarle in 5 mosse.
(a) Nessuno è erede dell’URSS, quindi la Russia non è erede dell’URSS
(b) la Russia non è una grande potenza
(c) di conseguenza la Russia non ha diritto a “zone cuscinetto”
(d) le promesse di non espansione della NATO vennero fatte quando c’era ancora il Patto di Varsavia 1990-1991; esistono viceversa gli accordi di Budapest 1994 in cui la Russia si impegna a non violare l’integrità territoriale dell’Ucraina, in cambio del suo disarmo nucleare
(e) ed esistono accordi del 1997 sul divieto di creare in Europa “sfere d’influenza”.
Provo a confutare questa narrazione.
(a) La Russia è l’erede dell’URSS, per il semplice fatto che l’URSS era una metamorfosi della Russia. Dal disfacimento dell’URSS viene fuori una Russia mutilata, ma la Russia è certamente l’erede: ha ereditato la capitale, gli archivi, l’arsenale nucleare, il diritto di veto all’ONU, i titoli sportivi, per dirne qualcuna.
(b) La Russia è una grande potenza. E’ lo Stato più vasto del mondo, ha la popolazione n.9 nella classifica mondiale, è n.1 nell’esportazione di petrolio, n.1 nell’esportazione di grano, n.2 nell’esportazione di concimi azotati/fosfati, n.2 nell’esportazione di potassio, n.5 nell’esportazione d’acciaio. E’ una potenza nucleare. Ha tecnologia sufficiente per andare nello spazio. Ha diritto di veto all’ONU. E’ uno dei rarissimi stati che potrebbero vivere in maniera autarchica, con un ragionevole livello di sussistenza per il proprio popolo (nessuno avrà fame o freddo in Russia, ha ricordato Putin).
(c) Una grande potenza ha diritto a zone neutrali di protezione. E’ un diritto di buon senso, legato semplicemente all’osservazione delle carte geografiche. Il fatto che gli USA non ne abbiano bisogno per la loro collocazione geografica, non inficia in nulla il diritto altrui. E’ un diritto del resto che gli USA hanno rivendicato contro Cuba (embargo eterno) e addirittura contro la minuscola Grenada.
(d) Il disarmo nucleare dei piccoli Stati nati dalla deflagrazione dell’URSS era l’ovvio. Quelle armi non erano dovute a tecnologia locale, ma a tecnologia URSS, della quale la Russia è la logica erede. Kazakhstan, Bielorussia e Ucraina non erano strutturalmente idonei a detenere arsenali nucleari, essendo semplicemente ripartizioni amministrative di uno Stato unitario, divenuti Stati a seguito della disgregazione.
(e) La NATO è una “sfera d’influenza”? Certo che la è. E’ la sfera d’influenza peggiore, perché maschera come alleanza difensiva un’organizzazione che finora ha fatto solo atti offensivi. Quindi la NATO è la prima ad aver violato totalmente l’accordo del 1997, creando una colossale sfera d’influenza armata che ha inglobato in pochi anni Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro, Macedonia del Nord. E quel che verrà.
Resta l’ultimo punto in sospeso. La Russia aveva promesso di rispettare l’integrità dell’Ucraina nei confini 1994. In ogni caso? Anche se l’Ucraina si fosse messa a tirare missili sulla Russia? Ovviamente no. Il Memorandum di Budapest vietava le armi contro l’Ucraina “se non per legittima difesa”. Prevedeva inoltre che Russia, Gran Bretagna e USA non dovevano minacciare “l’indipendenza politica dell’Ucraina”.
Il colpo di Stato di Euromaidan 2014, l’attacco al Donbass, la politica violentemente antirussa (contro i Russi d’Ucraina!), l’uso del territorio ucraino per manovre NATO hanno cambiato completamente lo scenario rispetto a Budapest 1994. Qualcuno non se n’è ancora accorto. Ne parleremo (a Dio piacendo) in prossime puntate.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
Appendice
Il denaro non ha più bisogno degli uomini
da Maurizio Blondet, “Gli Adelphi della dissoluzione”, Ares, 1994
«Il denaro e gli esseri umani hanno preso strade diverse.»
«Per un certo tempo sono stati una cosa sola, durante la rivoluzione industriale. Avevi bisogno della gente per fare prodotti, Adesso non c’è più bisogno di corpi umani per fare prodotti. Allora li usi diversamente, ne fai commercio, guerriglia, li sprechi.»
«L’uomo e il denaro non hanno più bisogno l’uno dell’altro. Il denaro si produce da solo. E l’uomo verrà speso o sarà investito come lo è stato il denaro in passato. Il rischio allora era di perdere tutto il denaro. Adesso il rischio è di mettere in pericolo moltissima gente.»
«Così la pensano all’ONU. E pensano lo stesso nella haute finance, nel neocapitalismo. Da qualche parte è stato deciso: niente più sviluppo economico, basta con lo sviluppo industriale.»
«E nemmeno più democrazia. Non serve più, a loro: oggi moltiplicano il denaro attraverso il denaro, senza bisogno di produrre nulla. Così i corpi umani diventano low cost stuff. Disposable commodities.(1) In certe zone del mondo vale già pochissimo, la materia prima umana».
***
Ma chi sono “loro”?
«Interessi organizzati e potenti. Postindustriali. Deindustrializzatori, Zero-growth (2). Ecologisti, perché bisogna frenare lo sviluppo industriale. Ieri no, lo cavalcavano. Oggi lo devono frenare. Così tirano fuori le storie per far paura. The Ozone hole. The Pollution.(3) La sovrappopolazione. Le risorse che si stanno esaurendo.»
«E insieme, tirano fuori una nuova religione adatta ai tempi futuri.»
Commentino finale
E’ un brano da meditare.
Se continuiamo a pensare che i governanti lavorino per il nostro bene, la storia ci risulterà incomprensibile.
Noi non serviamo più, a “loro”.
E di conseguenza anche la democrazia è un inutile impiccio. La si tiene in vita come “proceduralismo democratico”, eliminandone la sostanza. (4)
Il fatto che “loro” vogliano “salvare” 3 miliardi di uomini, scartandone 4 miliardi, non deve farci pensare che quei 3 miliardi potranno tirare un sospiro di sollievo, del tipo «Ci è andata bene».
No. Perché quei 3 miliardi vedranno morire familiari, parenti, amici, e in generale la loro rete di relazioni. Per poi entrare a far parte dell’esercito dei paria.
Come potranno quei 3 miliardi umanamente resistere a questi eventi?
Ecco che serve una religione nuova.
La religione cristiana con la sua compassione deve sparire. I cuori reggeranno allo scempio solo se ridiventeranno cuori di pietra.
La nuova religione è quella del ritorno agli “dei crudeli”.
Hermann Rauschning, nei suoi “Colloqui con Hitler”, scritti dopo aver abbandonato il nazismo, descrive il piano generale del Fuhrer:
una casta di signori scelti per il sangue
una fascia di devoti
una vasta platea di servi, con la caratteristica di essere analfabeti e pagani.
Hitler diceva che il capitalismo ha lo stesso schema, solo che la casta dei signori è basata sul denaro invece che sul sangue. Non sbagliava di molto, purtroppo.
Teniamoci stretto il “cuore di carne” nato dalla Resurrezione di Gesù. Ne avremo bisogno.
NOTE
- Roba a basso costo, prodotti usa e getta.
- Crescita zero
- Il buco dell’ozono (andava molto in quegli anni), l’inquinamento.
- «Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia». San Giovanni Paolo II, Centesimus Annus e Veritatis Splendor
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